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Autore: nippon93    09/01/2011    4 recensioni
C’era la neve nei suoi ricordi. C’era sempre stata la neve. In effetti, aveva sempre fatto parte della sua vita.Quel giorno sembrava più bianca del solito, si adagiava nel terreno con una grazia incantevole tutto intorno sembrava coperto da un’aura pura, ma un elemento estraneo si aggiunse a quella perfezione.
Goccia dopo goccia cadeva e la infettava sempre di più…
-Sono felice di averti incontrato, Ivan.
(OC!Siberia)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I CAPITOLO



C’era la neve nei suoi ricordi. C’era sempre stata la neve. In effetti, aveva sempre fatto parte della sua vita, ed era anche impossibile non esserlo, l’inverno in Siberia era veramente tremendo.
Pochi riuscivano a sopravvivere a temperature di -30 e anche più, una volta le dissero che si arrivò addirittura a -73.
Ma a Tanya non era mai dispiaciuto, fin da bambina era stata sempre attratta dalla neve, se qualcuno non la chiamava passava ore sotto di essa a guadarla. C’era qualcosa d’ammaliante, quando cadeva e come ricopriva il terreno tutto si trasformava, i suoni mutavano e tutto quel bianco… .
Era anche per questo che da piccola era evitata, la sua attrazione era vista come un qualcosa di strano e in più lei non si comportava come gli altri bambini. Non faceva mai i capricci, non voleva mai stare con i suoi coetanei, era sempre silenziosa e poi aveva uno sguardo fin troppo adulto per la sua età.
Quel giorno sembrava più bianca del solito, si adagiava nel terreno con una grazia incantevole tutto intorno sembrava coperto da un’aura pura, ma un elemento estraneo si aggiunse a quella perfezione.
Goccia dopo goccia cadeva e la infettava sempre di più…
 
 
I rumori stridenti dei binari stavano a significare l’arrivo del treno alla stazione, per Tanya invece una nuova realtà.
Tanya Sarkov era riuscita ad abbandonare finalmente la sua terra natia, ovvero la Siberia e dopo mesi era riuscita ad arrivare a San Pietroburgo.
La scelta di lasciare la sua amata terra era stata molto sofferta ma le circostanze non le avevano lasciato altre opzioni.
Abitava in un piccolo villaggio non molto lontano dalla ferrovia ma comunque sperduto, la povertà aveva sempre fatto parte della loro vita, passavano le loro giornate cercando di produrre cibo dalla terra, cosa alquanto difficile con il terreno congelato. Vivevano soprattutto di pesca e carne di renna, l’estate con i frutti degli alberi.
Tre mesi fa, nei primi giorni di settembre dilagò un epidemia che raggiunse anche il suo villaggio, il colera è una malattia contagiosa che porta alla morte, la maggior parte dei suoi abitanti fu uccisa dalla malattia. Le autorità decisero di bruciare tutti gli edifici e soppressero tutti gli animali per paura che potessero divulgare ancora di più la malattia.
Ai superstiti non essendo rimasto più niente decisero di raggiungere la ferrovia per essere portati fino in Russia dove avrebbero avuto più speranze di sopravvivenza.
La strada fu lunga e poco piacevole, a parte gli abiti che indossavano non avevano nulla con sé, camminarono per giorni e alla fine alla stazione arrivò una ragazzina stanca e deperita.
Se non fosse stato per la gentilezza di qualche persona forse non sarebbe mai arrivata in quella città, le diedero del pane, latte e qualche uova prima di partire e anche pochi rubli.
Il viaggio fu lungo, rimase seduta in un vagone pieno di paglia e sporcizia, altra gente si trovava lì dentro, persone scappate da epidemie e povertà, storie tutte uguali.
Quando il treno si fermava Tanya usava i soldi per comprare qualcosa da mangiare per poi nasconderlo sotto il vestito in modo che nessuno la vedesse.
Se avessero saputo di quel cibo l’avrebbero aggredita pur di averlo anche loro, la notte col buio, razionava il pane comprato e se lo mangiava.
Ma pochi avevano la sua fortuna, ogni mattina trovavano corpi senza vita e in silenzio li buttavano dal treno sia uomini, donne che bambini.
Quando il treno finalmente arrivò a San Pietroburgo per Tanya si accese la nuova speranza di una vita piena di opportunità e forse serenità, non chiedeva altro.
Non appena scese dal vagone, nonostante la stanchezza o la fame camminava verso l’uscita sorridente perché il peggio era passato. Adesso era in una città! Non esistevano carestie o epidemie e in una città così grande avrebbe trovato più facilmente lavoro.
Camminava a testa alta, non guardava nessuno tanto era la sua voglia di ricominciare, quando uscì dalla stazione rimase a guardare meravigliata quella nuova realtà.
Tanya era abituata a un ambiente con poche persone, al silenzio e alla semplicità invece adesso vedeva un via vai di gente indaffarata, grandi edifici e poi quei trasporti!in treno aveva sentito parlare della gente che per spostarsi usava automobili e tram. Il solo pensiero di chissà quali altre meraviglie avrebbe visto la eccitava come mai prima.
-Signorina lo vuole un bel gelato?
Tanya si voltò, alla sua destra un uomo stava dietro un piccolo banchetto e la stava chiamando, incuriosita si avvicinò.
-Non vorrebbe un gelato?
La ragazza guardava perplessa l’uomo che le indicava delle vaschette metalliche sopra il bancone, non capiva cosa le chiedeva.
-Mi spiace ma non capisco che vuole dire…
il gelataio la fissò stupito e incredulo, ma non sapeva da quale realtà era sfuggita quella ragazzina.
-Come posso spiegarti…è una cosa che si mangia… . Facciamo così siccome non hai mai assaggiato il gelato ti faccio uno sconto così mi devi dare solo tre rubli affare fatto?
Tanya cercò i soldi nelle tasche le erano rimasti solo tre rubli, sapeva bene che non doveva spenderli così facilmente ma quell’uomo le aveva messo una gran curiosità. Teneva quei soldi in mano, guardava il gelataio in maniera confusa, divisa su un’ardua scelta.
-Non saprei…
-Fidati di me, è una delle cose più buone al mondo…non te ne pentirai.
E infatti fu così. Quel gelato valeva tutti quei rubli, Tanya non aveva mai mangiato nulla di così buono e fresco. Aveva preso il gusto alla vaniglia, leccare quella prelibatezza le sembrava così divertente. Era questo che voleva, prendere comodi tram per spostarsi e mangiare gelati. Cos’altro si poteva volere di più?
Mentre mangiava il suo gelato, cercando di gustarselo il più possibile, osservava.
La gente lavorava o andava al mercato, guardava i negozi, i giardini e persino le strade con quei grandi lampioni. Quella città sembrava uscita da un libro di favole, per un momento stette sotto quel lampione acceso, unì le mani e chiuse gli occhi ringraziando Dio per l’opportunità che le era stata concessa.
Ma quel lampione la fece tornare nel presente, se quel lume era acceso significava che stava calando la notte e che lei non aveva trovato ne un lavoro ne un posto dove andare. I negozi stavano chiudendo e tutti stavano tornando nella proprie abitazioni.
Mentre Tanya vagava senza meta con la notte che calava tutto ciò che la circondava sembrava mutare e avere un aspetto più tetro. I suoi passi la portarono in un quartiere lugubre e sporco, poche persone vi erano e tutte avevano uno sguardo maligno.
La sua mente le diceva di andare via ma dove?
-Signorina..
un anziano signore le venne incontro, era mal vestito, puzzava d’alcool e mostrava un sorriso senza denti.
-Signorina ha dei rubli per me…ne bastano pochi.
Tanya sentì il sangue nelle vene gelarsi, voltandosi vide altre persone come l’uomo che aveva di fronte, non poteva chiedere aiuto a nessuno. Intanto lo sconosciuto l’aveva presa per un braccio e con  l’altra mano si avvicinava alla tasca del cappotto, Tanya terrorizzata lanciò un urlo e scappò via fino all’altra strada, nascosta dietro un vicolo.
Intanto che riprendeva fiato sentì dietro di sé il calore del fuoco, dentro a un bidone era acceso un falò, Tanya lo raggiunse bisognosa di riscaldarsi un po’. Avvicinò le mani gelate alle fiamme in cerca di conforto ma la breve tranquillità non durò a lungo.
Due ragazze poco vestite e un trucco pesante le si avvicinarono e avevano un’aria di sfida.
-Vuoi forse rubarci i clienti?Vattene via, questa è la nostra zona.
Tanya cercava di dare un senso a quelle parole, lei voleva solo scaldarsi o forse in quella città era chiedere troppo?
-Ci hai sentito?
-Ragazze non vedete che è una mendicante?
Alla discussione si aggiunse un uomo ben vestito, si avvicinò a Tanya lanciandole sorrisi rassicuranti ma che invece le ricordava solo i serpenti.
L’uomo le mandò via dicendogli di tornare al lavoro e esse se ne andarono subito, poi rivolse le sue attenzioni a Tanya.
-Scommetto che hai fame e vorresti un posto per scaldarti vero?
Tanya continuava a tenere le mani vicino al fuoco cercando di non guardare negli occhi quel tizio.
-Dai vestiti non sembri di queste parti e sono sicuro che non hai soldi con te.
Le si fece sempre più vicino e continuava a parlarle con voce suadente fino a sussurrarle nell’orecchio.
-So come farti guadagnare dei soldi in fretta…e non ti mancherebbe mai un tetto sopra la testa e del cibo sulla tavola.
Quelle parole si trasformarono in immagini nitidi nella sua mente, lei seduta vicino al fuoco che mangiava tranquilla e serena e quell’uomo viscido poteva aiutarla. Si girò verso di lui interessata e guardandolo negli occhi.
-Cosa dovrei fare?
Sempre sorridendo le mise un braccio su le spalle e la indirizzò verso il vicolo buio.
-Il lavoro è semplice ma prima devo vedere la mercanzia a disposizione.
-Ma… io non ho niente con me.
-Non preoccuparti.
Il sorriso sul suo volto scomparve, Tanya sentì crescere dentro di sé una brutta sensazione, come fosse caduta in una trappola.
-Io ho cambiato idea.
-Dai non essere timida.
L’uomo le si avvicinò e mise le mani sui suoi vestiti quasi volesse togliergli ma Tanya lo spinse via con tutte le sue forze e scappò via con tutte la sue energie rimanenti.
Continuò a correre anche quando cominciò a mancarle il fiato e i piedi davano segnali di cedimento, guardava la terra sotto di sé per paura di vedere altri orrori.
Si fermò solamente quando notò la neve sotto i suoi piedi, non aveva la minima idea di dove fosse, dagli alberi e dalle panchine doveva trovarsi in un parco. Sentire la neve sotto i suoi piedi le ridiede un po’ di serenità e si buttò sopra di essa.
Stando lì distesa le venne un forte desiderio di piangere, ma non ci riuscì, non c’era mai riuscita in tutta la sua vita. Era scampata al freddo, alla fame, al colera, a tre mesi in un vagone con poco per vivere. Era sopravvissuta alla Siberia ma non alla Russia, sembrava quasi uno scherzo crudele credere che c’è l’avrebbe fatta da sola e adesso stava pagando la sua ingenuità. Forse il suo destino era di finire come quella gente che aveva visto prima?Preferiva rimanere lì e attendere.
Il cielo era coperto da nuvole e non si vedeva nemmeno la luna, piccoli fiocchi cominciavano ad adagiarsi sul suolo, qualcuno si posò sul suo viso, le venne da sorridere, la neve aveva sempre fatto parte della sua vita ed era anche adesso presente alla sua fine. Chiuse gli occhi pensando alla neve, voleva che fosse il suo ultimo pensiero.
-È pericoloso addormentarsi la notte qui. Si rischia di non svegliarsi più.
Tanya aprì gli occhi, davanti a lei si trovava un ragazzo alto con i capelli cinerei che ricadevano finemente sulla fronte senza nascondere i suoi bellissimi occhi di un ceruleo meraviglioso. Aveva lineamenti maturi e un espressione gentile, il corpo era avvolto da un lungo cappotto marrone che metteva in risalto le sue spalle ampie, portava grossi stivali invernali e una pesante sciarpa bianca che gli copriva il collo.
Tanya non rispose, era troppo stanca e debole per muoversi o solo parlare.
-Dovresti andare a casa prima che la temperatura si abbassi ulteriormente.
Il giovane ragazzo non le toglieva gli occhi di dosso, era uno sguardo di compassione e meraviglia.
-Non hai un posto dove andare vero?
Tanya cercò di scuotere la testa per rispondergli ma forse il movimento fu impercettibile ai suoi occhi.
-Non sei nemmeno di queste parti, perché non vieni con me?
La domanda la colse di sorpresa ma per quanto ne fosse allettata non era sicura di potersi fidare, l’esperienze di oggi le erano bastate.
-San pietroburgo è pericolosa di notte, vieni con me, ti prometto che non ti succederà niente.
Il ragazzo le porse mano per aiutarla ad alzarla, i suoi occhi erano così dolci e sinceri, non mentiva, Tanya richiamando a sé le sue ultime forze afferrò la sua mano calda e protettiva e si alzò ma le gambe non le cedettero e sarebbe caduta se lui non l’avesse afferrata senza fatica sorreggendola con una mano dietro la schiena. I loro volti erano molto vicini e Tanya poté notare i suoi denti bianchi e perfetti e il suo respiro caldo e pieno vita.
-Non c’è la fai proprio eh?
Senza dare alcun segno di fatica la sollevò e l’appoggiò dietro la sua schiena mentre la sorreggeva per le gambe.
-Sei comoda?Casa mia è poco distante, cerca di tenere le braccia intorno al mio collo.
Tanya fece come gli aveva detto e appoggiò la testa sulla sua spalla, nonostante il suo misterioso salvatore avesse un corpo robusto era comunque piacevole adagiarsi su di lui.
-Io mi chiamo Ivan e sono lieto di fare la tua conoscenza.
E quel nome fu l’ultimo pensiero prima del sonno.
 

oK Cel'ho fatta, dopo tanto ora la posso pubblicare. Questo capitolo mi è venuto in mente in un giorno pieno di neve e... continuate a leggerla per piacere e commentate.
  
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