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Autore: Dea Elisa    09/01/2011    1 recensioni
E poi lui.
E quello che c'è stato.
Anzi, quello che
non c'è stato, perché secondo la sua teoria non era successo niente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio di troppo

19 giugno 2010

 

Un bacio non è più di un bacio.

Un istante di gioia nel cullare periodico nel tempo.

Un intervallo in un mondo parallelo, il perdurare di un attimo lungo la linea interminabile dell’esistenza.

 

Arrivi a casa e trovi tua figlia al telefono.

E chissà da quanto tempo è attaccata a quella cornetta, con la quale ha instaurato ormai un rapporto simbiotico.

 

“Ciao” la saluti ad alta voce, ma lei era troppo persa a spettegolare con la sua compagna di faccende che preferivi non sapere, perciò alza solo il braccio che agita in aria, per rispondere al saluto.

O forse era solo una silenziosa tecnica persuasiva affinché venisse lasciata in pace.

 

Ti spogli velocemente ed entri sotto la doccia, dove un getto caldo ti aiuta a toglierti di dosso tutte le tristezze della giornata.

Malati destinati alla morte, i pianti delle persone a loro care, le facce ipocrite dei medici intorno.

E poi lui.

E quello che c'è stato.

Anzi, quello che non c'è stato, perché secondo la sua teoria non era successo niente.

Ma forse è un troppo, non un niente.

E tu continuavi ad illuderti, a sperare che cambiasse.

L’hai visto da te, cos’ha comportato quel bacio.

Un Malosti uguale a prima.

Un Malosti che non vuole niente da te, che non ti considera, che gioca con la tua pazienza quando è in carenza di affetto.

Il problema è che tu di affetto gliene vorresti dare un surplus di quello che potrebbe sopportare.

E finisci nella trappola del rifiuto.

 

Stargli lontano sarebbe l’unica soluzione.

Non incontrare la sua espressione sprezzante tutti i giorni, non ascoltare le sue narcisiste parole.

Non farsi venir voglia di tentare il miracolo.

 

E così, quando alle nove e quaranta saluti sulla soglia di casa Elena che esce sorridente alla volta dell’ennesima serata con le amiche, intravedi davanti al vialetto d’entrata che conduce alle scale del tuo appartamento una persona.

Un uomo che sembrava spaesato.

Un uomo che saluta tua figlia.

D’istinto ti rifugi in casa, ma un suo scatto ti impedisce di chiudere la porta, che trattiene con una mano.

 

“Ho bisogno di parlarti.”

 

“Qual buon vento!” ora fai tu la restia.

T’incammini alla volta della cucina, come se non sapessi che avrebbe chiuso la porta per poi raggiungerti.

In teoria stavi ancora sparecchiando la tavola.

E non te ne fregava niente se fosse poco decoroso davanti ad un ospite.

Imbucato, per giunta.

 

“Per quello che è successo oggi…”

 

“Non è successo niente, oggi.”

Avresti voluto aggiungere un bel sparisci dalla mia vita, ma sarebbe stato troppo falso.

 

“Sì, è quello che ho detto anche io-“

 

“Sono felice che c’intendiamo.”

Era sicuramente venuto per scusarsi. Ma non ha senso scusarsi, almeno non quando quello che si pensa è la verità.

Pieghi la tovaglia e la rimetti al suo posto.

Ti appoggi al bancone della cucina, le braccia distanziate tra loro.

Sospiri.

“È strano quante bugie si dicano nell’arco di una vita” consideri, evitando di guardarlo.

 

“Mi sa che noi abbiamo raggiunto il limite, e in poco più di qualche anno” aggiunge lui, avvicinandosi.

 

“Perché non te ne vai? Perché non mi lasci in pace? Lo vedi anche tu che con te-“

Si era avvicinato troppo.

E stavi ricadendo nel limbo della follia.

 

Un bacio è solo un bacio.

Qualcosa che interrompe lo scorrere lento, monotono e inesorabile del tempo.

Ma senza il quale tanti rischi non si correrebbero. O tanti sbagli non si compirebbero.

 

Ti distanzi da lui, con la leggera pressione di una tua mano sul suo petto.

“È stato un errore, Riccardo.”

 

Anche se forse era la cosa più giusta da fare.






   
 
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