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Autore: Nezu    10/01/2011    6 recensioni
[Latino/Italiano] Alzò lo sguardo per incrociare quello profondo e severo di Latino, dritto di fronte a lui come una statua, un po' attempato come lo ricordava, ma ancora forte e vigoroso.
Italiano non batté ciglio a quella vista, ma scosse la testa ridendo amaramente.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La forza di andare avanti
Fandom: Original
Personaggi: Italiano, Latino, nominati Francese, Spagnolo e Inglese
Pairing: Latino/Italiano
Prompt: "Come sei volgare!"
Rating: arancione
Avvertimenti: language, anthropomorphism, slash, one-shot, leggero (o forse no) angst, teoricamente inchest (ma non viene messo in evidenza e in più, insomma, si parla di lingue °_°).

La forza di andare avanti

Erano anni che cercava di sopravvivere senza di lui, senza il suo punto di riferimento, senza quella mano sempre là, pronta ad essere afferrata per guidarlo nella giusta direzione.
E sentiva che, poco a poco, anche lui sarebbe scomparso: veniva mutilato ogni giorno, le sue condizioni peggioravano, eppure era ancora lì, in piedi, fiero, altezzoso, complicato come al solito.
Italiano si guardò attorno con la fronte leggermente corrugata: i suoi fratelli più stretti, Francese e Spagnolo, sembravano passarsela meglio di lui. Per non parlare di quel bastardo di Inglese, che adesso che si era imposto in mezzo mondo se ne andava a testa alta, senza sforzarsi minimamente di comprendere gli altri.
Invece lui, Italiano, era in crisi e mai come in quel momento si era sentito completamente solo.
Sospirò scocciato.
< Quid accidit*?>
Sbarrò gli occhi, incredulo: doveva essere la sua immaginazione, un dannato scherzo della sua mente, uno scherzo schifosamente crudele e sadico.
Alzò lo sguardo per incrociare quello profondo e severo di Latino, dritto di fronte a lui come una statua, un po' attempato come lo ricordava, ma ancora forte e vigoroso.
Italiano non batté ciglio a quella vista, ma scosse la testa ridendo amaramente.
< Perché ridi?>
A quella domanda lo sguardo del più giovane si fece più duro.
< Tu. Sei uno scherzo della mia mente, vero?>
Latino inarcò un sopracciglio.
< Dovrei?>
< Certo. - proseguì sicuro l'altro - Tu sei morto. Secoli fa, non l'ho dimenticato. Sei un fottutissimo cadavere, sepolto sotto metri e metri di terra in questo Paese di merda.>
Il più vecchio fece un gesto di stizza, guardandolo con aria di rimprovero.
< Come sei volgare! Chi ti ha insegnato a comportarti in questa maniera? Io no di certo.>
Italiano strinse i pugni, la rabbia cominciava a montare.
< No, di certo non tu. Tu mi hai abbandonato, Latino! Mi hai lasciato solo in questa merda, a farmi distruggere pian piano, pezzo dopo pezzo. Lo vedi come sono ridotto, vedi cosa sono diventato?! E tu dov’eri mentre mi facevano questo? Se davvero non sei morto dove cazzo eri?!>
Una mano – che di certo non era un prodotto della sua immaginazione – lo prese per il bavero e un attimo dopo la schiena di Italiano cozzò con il duro terreno; sentiva il respiro dell’altro – anche questo più che reale – mischiarsi col suo, il peso di Latino tenerlo fermo a terra.
< Io sono sempre stato con te, ogni singolo istante. E mi rincresce, Italiano, mi urta davvero nel profondo l’avere conferma del fatto che tu non te ne sei mai reso conto.>
Italiano arrossì violentemente a sentire quelle parole, ma non trovò la forza di rispondere.
< Guarda i tuoi fratelli. Anche loro erano nella tua stessa situazione, eppure non vagano disperati gettando la colpa sugli altri e ricoprendo il mondo di insulti. Ti sei mai chiesto perché?>
< Loro sono amati! – il grido di rabbia uscì dalle labbra di Italiano prima che questi se ne rendesse conto – Loro piacciono. Gli altri li guardano con rispetto perché sono musicali, perché sono facili. Il loro popolo ne è fiero e non li maltratta!>
< Al contrario di te.>
Si accorse solo in quel momento delle lacrime che scendevano copiose sul suo viso.
< Al contrario di me.> bisbigliò evitando di guardare Latino negli occhi.
Quest'ultimo sospirò scuotendo la testa.
< Sembra proprio che tu abbia perso la rotta. Non puoi state neanche un attimo sine me.>
Italiano non rispose, ora che la rabbia era passata si sentiva incredibilmente fragile.
< Ho bisogno di ricordare com'ero un tempo. Di trovare la forza di andare avanti, di continuare ad esistere...>
Il più vecchio sorrise, scompigliandogli la testa.
< Allora lascia che io ti aiuti.>

Erano passati secoli dall’ultima volta che si erano visti ed effettivamente Latino non conosceva più il suo protetto come un tempo: molte cose erano cambiate, Italiano stesso era cambiato, eppure in fondo rimaneva sempre lo stesso, complicato, a volte incomprensibile, altre volte fin troppo chiaro.
Ed era più che chiaro mentre si lasciava andare ai gemiti, senza remore, senza preoccuparsi delle apparenze, e lo era ancora di più quando si muoveva contro Latino a ritmo delle sue spinte.
La lingua morta – in quel momento più viva che mai – sorrise, mordendogli piano l’orecchio, respirando l’odore dei capelli dell’altro, una mano ferma sul fianco e l’altra a tormentargli i capezzoli.
<Nunc meministi*2?>
Italiano si limitò ad annuire: sì, in quel momento ricordava perfettamente com’era un tempo.




* < Che succede?>
*2 < Ora ricordi?>
   
 
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