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Autore: Lily_Rose    10/01/2011    13 recensioni
Arianna, IV B. Attratta e impaurita dagli uomini nello stesso tempo.
Daniele, V F. Le donne non hanno segreti per lui (o forse sì?).
Tra colpi di scena e scherzi del destino, capiranno cosa vuol dire davvero innamorarsi?
“Anche se non mi fido degli uomini, sono innegabilmente attratta da loro. Non posso impedirmi di fissare –talvolta imbambolata- certi ragazzi che, fisicamente parlando, mi stendono gli ormoni fino al knock-out.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XIV

Dagli occhi di Daniele (II)

 
 
 
 
Se sono venuto a questa festa, stasera, il motivo è uno soltanto: lei.
Pensavo che avrei risolto tutto, che mettendo Cinzia tra le mani di Matteo avrei eliminato il mio rivale… ma, al solito, Arianna non ha reagito come pensavo. Ed ora mi ritrovo al punto di partenza: non so che ci vuole fare con Riva ed ho la tremenda sensazione che voglia stare con lui. Di sicuro, in questo momento loro due sono insieme al piano di sopra.
Se sono geloso? Da morire, ma soprattutto incazzato. Sono incazzato perché non ci capisco niente.
- Hai una sigaretta? – chiedo a Fede quando lo incrocio nel chiostro, dopo aver scaricato Cinzia ed aver vagabondato un po’ da solo, perso nei miei pensieri.
- Oh, bentornato. – mi fa quello, sarcastico. – E’ tutta sera che sparisci, che cazzo succede?
- Ma sì, lascia stare. Hai una siguaretta?
Fede mi guarda nauseato.
- Ho già finito le mie. – spiego.
- Sì, come ieri, come l’altro giorno e come quello prima ancora.
Ultimamente sto fumando un po’ troppo, non posso negarlo. – Dai, a buon rendere…
- Mi presenti quella? – mi fa Fede, indicando una biondina a pochi passi da noi. È il prezzo per la mia sigaretta.
La biondina non la conosco, ma non è un problema. – Certo. – gli dico, prendendo il pacchetto dalla tasca del mio amico. Non faccio in tempo ad aprirlo, però, perché la mia attenzione viene catturata da un movimento dall’altro lato del chiostro.
In queste settimane ho sviluppato una specie di radar per i capelli rossi, e…sì, quelli sono capelli rossi.
Tutto il resto del mondo si eclissa ed io inizio a camminare verso di loro.
- Ohu, dove vai? – chiede Fede seguendomi. La sua voce è fastidiosa, ma cerco di ignorarla.
Mi fermo vicino ad una colonna. È lei. Ed è da sola. Il fatto che quel coglione di Riva non si veda da nessuna parte mi riempie d’orgoglio, anche se so benissimo che lui potrebbe essere in qualche posto che l’aspetta.
- Ma sarai scemo, oh… - mi raggiunge Fede. – Che hai, adesso?
Accendo la sigaretta e non rispondo.
- Sì, buonanotte. – mi fa il mio amico.
Arianna sta parlando molto animatamente con un’altra ragazza, che se non ricordo male si chiama Silvia ed è in classe con lei. Non posso avvicinarmi per sentire cosa dicono, quindi tento di leggere il labiale.
Sono patetico.
E poi il labiale non lo so nemmeno leggere.
- Stai guardando la rossa? – mi fa Fede.
Ovviamente non rispondo, nemmeno questa volta. Anche perché Arianna ha smesso di parlare, e si sta dirigendo verso le scale per salire di nuovo al piano di sopra.
- Ciao Fe’, a dopo. – dico.
- Ohu, e il mio pacchetto…? – si lamenta quello, ma io sono già ai piedi delle scale.
Non ho mai seguito una donna, penso, ma c’è sempre una prima volta. Per quanto mi riguarda, mi andrebbe pure bene se fosse l’ultima. Se avessi lei, non mi interesserebbe più nessun’altra, non chiedetemi perché ma lo so.
La raggiungo – cammina un po’ barcollando, non dev’essere molto sobria – e resto dietro a lei di una decina di passi. La vedo entrare in un’aula vuota, e la gelosia mi brucia dentro come non ha mai fatto prima. Riva la sta aspettando lì?
Dò una rapida occhiata all’interno, aspettandomi di vedere qualcosa che mi manderà in bestia più di quanto sia già. Ma Arianna è sola, non c’è nessuno con lei.
Potrei avvicinarmi e parlarle, ma a giudicare dal suo aspetto questa sera Arianna non è del tutto in sè. Non ne capisco il motivo, ma qualcosa mi dice che è meglio aspettare.
Mi allontano nuovamente, ma proprio quando mi sto mettendo l’animo in pace e sto pensando di accendermi un’altra delle sigarette di Fede, vedo Riva dirigersi verso lo stesso corridoio da cui provengo io. Verso quella stessa aula.
Per qualche lungo istante, la rabbia mi impedisce di pensare.
Coglione, coglione, coglione.
Accendo la sigaretta e inizio a bermela come se fosse l’ultima della mia vita.
Allora lo stava aspettando. Allora si sono dati appuntamento. Allora il coglione sono io.
Non posso crederci. Non è possibile che abbia vinto lui.
Eccomi qui, un perfetto idiota che credeva di sbarazzarsi di Riva e che invece è stato fottuto. Ma complimenti, complimenti davvero.
Devo vedere coi miei occhi, altrimenti non crederò. Forse non crederei nemmeno se vedessi, ma accantono il pensiero mentre ritorno sui miei passi, nello stesso corridoio e –di nuovo- verso quell’aula.
Avvicinandomi sento le loro voci. Quella di Arianna è un tantino incazzata, oltre che decisamente su di giri.
- No… - le sento dire mentre appoggio la schiena alla porta.
- Arianna? – la chiama Riva.
Guardo all’interno dell’aula. La scena ha un che di comico: Arianna è inginocchiata a terra e quell’altro deficiente le tiene una mano sulla spalla come se fosse il suo padre confessore. Sono fortunato che quel ragazzo –decisamente- non sa bene dove mettere le mani.
- Vai via! – dice ancora lei, con quella voce da pazza sbronza.
Due semplici parole. Ma è come se qualcuno, dentro di me, urlasse “Ora!” e mi spingesse con forza all’interno della stanza. Un secondo dopo sono già ad un passo da lei.
Riva alza gli occhi e mi riconosce subito, lo vedo da come si affretta a smettere di toccare la mia ragazza. Allontana la mano e, per me, quello è un segnale di resa.
- Ti ha detto di andare via, l’hai sentita o no? – gli chiedo. La sua risposta la ignoro del tutto, anche perché ho ben altro a cui pensare. Sollevo Arianna da terra e la volto verso di me. I suoi occhi arrossati mi sembrano bellissimi.
- Quanto hai bevuto? – le chiedo, anche se so che probabilmente non mi capirà. Ma non importa. In vino veritas, e le sue due parole di poco fa mi hanno detto tutto quello che volevo sapere. Ora Riva non è più una minaccia. Ora siamo solo io e lei.
Quando si divincola, un secondo dopo, mi prende in contropiede. La lascio fare, guardandola mentre si allontana. Sta sbattendo contro tutte le pareti della scuola, non andrà lontano.
- Ma si può sapere perché ti metti sempre in mezzo? – dice la voce di Riva in sottofondo.
Lo guardo un’ultima volta con un sorriso storto. – Per sorvegliare quel che mi appartiene. – gli dico allontanandomi.
Sei fuori gioco, ragazzo mio, penso mentre m’incammino sulle tracce di Arianna.
 
 
 
- Ehi…hai visto Arianna? – dico alla sua amica giù in chiostro. Pensavo che la mia fuggitiva non sarebbe andata troppo lontana ma non riesco a vederla da nessuna parte.
Silvia sembra stupita di essere interpellata da me, ma lo nasconde subito con molta maestria. – Ciao. Daniele, giusto?
- Esatto. Hai visto Arianna? – ripeto. – Siete amiche, no?
Silvia dà una rapida occhiata lì intorno. – Sì, era qui fino a trenta secondi fa. Credo sia uscita.
- Ok, grazie. – faccio per andarmene, ma Silvia mi trattiene per un braccio.
- Senti... – mi dice, ed ora ha un’espressione molto seria. – Arianna non è…molto sobria, stasera. – mi avverte.
- Lo so.
- Trattamela bene. – mi ammonisce poi.
Ovviamente.
Prima, però, devo trovarla. Se è uscita, immagino che ora sia zuppa d’acqua, visto che sta diluviando. Rubo –prendo in prestito- un ombrello dall’ingresso ed esco a cercarla. Entrare nella testa di una donna non è semplice -entrare nella sua, poi, è impossibile- ma immagino che stia cercando di tornare a casa quindi forse la troverò al parcheggio dei motorini. Sempre se prima non è caduta o rotolata da qualche altra parte a vomitare.
Invece no. Eccola là.
Bagnata fradicia, se ne sta dritta in piedi davanti al cancello del parcheggio, guardando fisso davanti a sé, come una statua. Starà facendo una fatica immane per non cadere, presumo.
Arrivato dietro di lei, le circondo le spalle con un braccio e la riparo con l’ombrello.
Sentendo la mia presenza, si volta verso di me e mi guarda senza dire una parola.
- Andiamo a casa, che dici? – le chiedo.
- Sono troppo stupida. – è la prima cosa che mi dice.
La spingo lievemente verso la direzione da cui siamo venuti. Lei si fa condurre, docile. – No, stupida non direi, magari un po’ avventata. – rispondo. Chissà se riesce a capirmi.
- Sono stupida, non si gioca con i sentimenti. – sentenzia. La sua voce da ubriaca mi fa ridere, ma cerco di stare serio.
- Hai giocato con i sentimenti di qualcuno? – le chiedo, ma credo che la domanda non l’abbia neanche sentita, visto che prosegue nel suo discorso imperterrita.
- Non si gioca con i sentimenti. Io non sono capace. E poi.. eppoi.. eeeee poi non serve a niente, Daniele ama Cinzia.
Mi sento in dovere di intervenire. – No, guarda, ti posso assicurare che Daniele e Cinzia non…
- Stanno insieme. – afferma lei.
- No, credimi. Non stanno insieme.
- Ho sbagliato ad ascoltarla...
Chi?
- Ho sbagliato, perchéééé... io quelle cose non le so fare.
Cosa?
- Io non sono fatta per lui.
Lui chi?
- Lui chi? – le chiedo, mentre le apro la portiera della macchina. Per fortuna sono venuto con questa, stasera. Non avrei potuto portare Arianna da nessuna parte se fossi venuto in moto, l’avrei persa alla prima curva.
- Ma tanto lui sta con Cinzia.
Sospiro e la faccio accomodare sul sedile del passeggero. – Se ti riferisci a Daniele, lui non sta con nessuna. – ribadisco, ma è come parlare al vuoto. – Anche perché a lui piace Arianna. – dico poi, e la guardo. Niente, nessun segnale di vita.
- Ho sbagliato ad ascoltare Silvia. – è la sua risposta del tutto arbitraria.
Ridacchio e salgo dalla mia parte. – Ok, ok, adesso ascoltami. – le giro la faccia verso la mia. – Ti sto riportando a casa, ok? Ce le hai le chiavi, vero? È molto tardi, non vorrei svegliare tua madre, anche perché non so se vorrebbe vederti in questo stato…
Arianna mi sta fissando le labbra con quella sua espressione catatonica. Mi sorge il dubbio che non abbia capito una parola, quindi ci riprovo.
- Ok, con calma. Ora ti porto a casa, va bene? A casa, casa. – tento di nuovo.
Lei fa sì con la testa. Ottimo.
- Ce le hai le chiavi?
Espressione vacua.
- Le chiavi, Arianna. Le chiavi di casa.
Un nuovo sì. Stentato, ma pur sempre un sì.
- Perfetto. – metto in moto. – Bene, ora prosegui pure col discorso di Daniele che ama Arianna. – le sorrido.
- Daniele non ama Arianna. – afferma lei, seria. – Ma tu.. ma tuuuu… ma tu chi sei?
- Io sono quello che ti porta a casa.
Arianna guarda fuori dal finestrino, con la testa appoggiata al sedile. – Lei è a Milano.
- Chi? Chi è Milano?
- Se non avessi ascoltato Silviaaaa… ora non mi verrebbe… non mi verrebbe da vomitare.
- Chi è a Milano, Ari?
- E’ a Milano.
- Chi, Arianna?
- Mia madre.
È un’ottima notizia. – Tua madre stasera è a Milano?
- Sììììì...
- Bene. Così non ti vedrà in questo stato ed io non dovrò spiegarle chi sono e perché sei ubriaca.
Arianna mi guarda in silenzio.
- Ti viene da vomitare? – le chiedo.
- Nooooo... – mi risponde.
Non so se crederle. – Senti, e di Silvia che mi dici?
- Silvia… Silvia… Silviaaaaaa… - inizia lei. Passa almeno un minuto prima che inizi una nuova frase. – Silvia me l’ha detto.. devo farlo ingelosire. Solo che.. solo… solo che… io non sono capace. No no…
- Aspetta. Silvia ti ha detto di far ingelosire chi? Daniele?
- Sì.
Mi viene da ridere, ma mi trattengo. – Perché, Ari?
- Matteo mi fa venire la nausea. – dice invece, ma per me è una risposta più che valida.
- Quindi a te piace Daniele? – le chiedo.
Arianna si volta di nuovo verso di me. – Sìììì… ma tu chi sei?
- Non mi riconosci?
Mi guarda fisso per almeno un minuto. – Non vedo niente. – dice poi, e chiude gli occhi. – Ho sonno…
- Non dormire, siamo quasi arrivati.
Parcheggio sotto casa sua due minuti dopo. Le prendo la borsa e inizio a rovistare alla ricerca delle chiavi. Fazzoletti, portafoglio, lucidalabbra, assorbenti… Eccole!
- Domani vado da lui e glielo dico. Gli dico tuttoooo… – prosegue intanto Arianna, ancora con gli occhi chiusi.
Scendo e le apro la portiera, facendola appoggiare a me. – Ecco, brava. Te lo consiglio anch’io. Vai da lui, glielo dici e mettete tutto in chiaro.
- Ma lui sta con Cinzia...
E che cazzo. – No, ti ho detto di no, ora smettila.
- Di me non gliene frega niente. Hai da bereeee..?
- Eh?
- Ho bisogno di qualcosa di forte…
Rido. – No, direi che non è proprio il caso.
- Anche Silvia l’ha detto. Stasera beviiiii. Doveva servirmi per  Matteo, sai.. per quella.. per quella.. per quella... queeeeellaaaa…
Lo sapevo, si è incantata. – Quella, cosa? La cosa della gelosia?
- Sììì… Io non ne sono capace, ma bere… beeeere risolve i problemi.
- No, bere non risolve i problemi, li sposta soltanto. Fidati.
Apro la porta di casa e faccio appoggiare Arianna allo stipite, mentre dò un’occhiata all’interno. Non dovrebbe esserci nessuno, ma non so quanto fidarmi delle parole di una ragazza in quelle condizioni.
- Signora Rossetti? – chiamo, andando verso le camere. Se c’è, le farò venire un colpo, ma almeno non penserà che ci sono i ladri.
Nessuno mi risponde, perciò decido di accendere le luci e di tornare a recuperare Arianna, la quale è ancora appoggiata con la testa allo stipite, come l’ho lasciata.
- Non dormire. Prima ti devo mettere a letto.
Si appoggia a me, ma tiene gli occhi chiusi. – Daniele ha sempre un sacco di ragazze tra le mani. – dice, e per un attimo mi sembra perfettamente lucida. – Non ho speranze.
La guardo in faccia. No, non è tornata lucida, e a giudicare da come mi si sta abbandonando addosso non ho molto tempo prima del crollo definitivo. – Lascia stare Daniele, non si è comportato bene stasera. – le dico.
- Oh, ma la colpa è di Silvia. E poi mia, perché io sono stupida. – fa lei, chiudendo il cerchio.
- Ok, ora a letto però. Dov’è camera tua?
Arianna mi ha appoggiato la testa sulla spalla. – Mmmhh…
- Sì, vabbè, faccio da me.
Ho quattro porte davanti. Una è il bagno, l’altra una camera con un letto matrimoniale quindi la scarto, l’altra una stanza chiusa e poi una con la porta appoggiata. Ci dirigiamo verso l’ultima, ma è Arianna che stavolta guida me. Con un ultimo guizzo di lucidità apre la porta e, appena vede il suo letto, si butta sopra a pancia in giù, schiacciando la faccia contro il materasso.
- Sì, però non soffocarti. – dico voltandole il viso delicatamente, in modo che possa respirare.
Nessuna risposta, ovviamente. Il suo respiro si è fatto più pesante.
- Stai dormendo? – chiedo, ma non per sentirmi rispondere. Lo faccio un po’ per rompere il silenzio e un po’ perché ora non so cosa fare. Vado via? Resto? La madre è a Milano, forse potrei…
Le tolgo le scarpe e la copro con una coperta che ho trovato ai piedi del letto.
- Sei fradicia. – le dico ancora, sfiorandole la schiena con le dita. – Potrebbe venirti la febbre. O un raffreddore. – valuto, più per me stesso che per lei.
So cosa dovrei –cosa vorrei- fare, ma Arianna dovrebbe essere un minimo vigile per permettermi di farlo. Così è impossibile, oltre che ingiusto.
Mi sto facendo scrupoli per lei.
Il punto è che non si tolgono i vestiti ad una ragazza quando questa sta dormendo. Mi correggo, ad Arianna questa cosa non si fa.
- Pazienza, raffreddore sia. – le dico. Poi mi concedo di darle un bacio sulla tempia e me ne vado, spegnendo la luce.
 
 
 
 
 
 
 
(to be continued…)
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Buonasera, bellezze ^^
Non sono sicura che il prossimo capitolo sarà l’ultimo perché forseforseforse m’è venuta un’altra idea.
Quindi diciamo: sorpresa. Forse la storia finirà, o forse no.
Intanto spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia strappato qualche sorriso.
Faccio il prima possibile per il prossimo aggionamento, spero di farcela per il finesettimana.
Un bacione e grazie, grazie, grazie di cuore per l’affetto con cui mi state seguendo.
 
Lily

   
 
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