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Autore: Yuril    10/01/2011    2 recensioni
A volte nel buio, prima di addormentarsi durante la notte ti capita di fissare il soffitto o almeno quello che credi lo sia.
Potrebbe essere un qualunque altro punto della stanza, ma chi sa perché la prima cosa che di solito viene da pensare è che sia proprio il soffitto, che si guardi in alto anche al buio. Perché di solito prima di addormentarsi si pensano alle cose belle, ai sogni e ai più intimi desideri, magari repressi nel corso diurno della giornata.
Può essere doloroso, ma anche piacevole lasciare scorrere liberi quei pensieri così intimi e delicati da renderci incredibilmente vulnerabili al nostro stesso vorticoso flusso di coscienza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Grido




 
A volte nel buio, prima di addormentarsi durante la notte ti capita di fissare il soffitto o almeno quello che credi lo sia.
Potrebbe essere un qualunque altro punto della stanza, ma chi sa perché la prima cosa che di solito viene da pensare è che sia proprio il soffitto, che si guardi in alto anche al buio. Perché di solito prima di addormentarsi si pensano alle cose belle, ai sogni e ai più intimi desideri, magari repressi nel corso diurno della giornata.
Può essere doloroso, ma anche piacevole lasciare scorrere liberi quei pensieri così intimi e delicati da renderci incredibilmente vulnerabili al nostro stesso vorticoso flusso di coscienza.



 

Disteso in questo buio la mia mente corre subito a lui, Gokudera. Riempie la mia mente sia durante il giorno che durante notte, persino nei miei sogni.
Mi fa sentire stranamente vivo pensare proprio a lui, che solitamente tende ad avere atteggiamenti a dir poco bruschi e schivi nei miei confronti, e nonostante questo mi basta poter anche sedergli accanto che mi sento così…Felice?
E’ davvero solo questo a farmi sentire così?
D'altronde cos’è la felicità? Credevo di averla provata, eppure più sono vicino ad Hayato più questa meravigliosa sensazione si accresce, inevitabilmente il cuore comincia a battermi all’impazzata e quasi alle volte sono costretto ad allontanarmi per paura di potere esplodere da un momento all’altro.
Soffrire per la troppa felicità? Per cosa soffro dannatamente?
C’è qualcosa che mi lacera e al contempo mi esalta nello stargli vicino, non riesco a capire.
Forse sono davvero solo un’idiota del baseball.
Sono davvero stanco, forse sarebbe meglio addormentarsi a questo punto.
 
Già…Domani c’è scuola….Aspetta un momento, il test non sarà mica domani!?
 
Mmh…Vedrò come fare, se Tsuna e Gokudera sono con me non c’è molto di cui preoccuparsi.





 
Toccato.




 
Cos’è stato?!
Mi era sembrato di sentire qualcosa sfiorarmi la gamba…
Me lo sarò immaginato.
 

...
 


Strano, sembra non riesca ad addormentarmi.

 


 



I pensieri corrono veloci, proseguono inarrestabili nel buio che lo avvolgeva facendogli perdere la cognizione del tempo. Tutto ruotava attorno a ricordi, riguardanti Gokudera, la family, gli allenamenti di baseball.
Eppure anche se molto a rilento aveva via,via che proseguiva in questo lungo rimembrare delle cose, la sensazione di stare dimenticando qualcosa di importante.

 




Mi sembra ieri di avere conosciuto Gokudera, è buffo pensare a quanto possono rivelarsi interessanti le persone; non mi sarei mai aspettato questo attaccamento a lui da parte mia. Attaccamento? Va bene chiamarlo così?
In effetti se non è in giro mi sento a disagio, come se mi mancasse sempre qualcosa…








 
Un’altra volta, toccato.



 

Qualcos’altro folgoro nuovamente la coscienza di Yamamoto, ancora una volta aveva sentito qualcosa sfiorargli un braccio, e dall’altra parte sentiva come un peso su una gamba. Gli si raggelò il sangue nelle vene, nonostante non credesse a questo tipo di cose e non fosse una persona che si spaventasse facilmente, quella sensazione di stare dimenticando qualcosa di importante cominciò a gravargli. Come se inconsciamente capisse quanto fosse decisivo quello che proprio non riusciva a rimembrare.


 


D-devo restare calmo. E’ semplicemente che sono sveglio da troppo tempo e non riesco a prendere sonno, oramai comincio a farmi venire pure le paranoie Ahahaaha….
 
Chi sa che ore saranno…





 
Tempo.




 

Lo sguardo vagava nel buio, era sempre stata così scura la sua stanza? La spia del televisore, quella doveva esserci, eppure non ve n’era traccia. Riprese a pensare a lui, ancora per chi sa quanto tempo, ancora una volta fuggiva dalla realtà di fondo.
 



 Che importava se era buio?

 



 
Queste emozioni, quello provo per lui, mi fanno dubitare del possibile significato che hanno; la felicità che mi causa la sua presenza è qualcosa di tanto forte quanto incontrollabile, diverse volte ho dovuto combattere contro la tentazione di abbracciarlo o  di prendergli la mano.
Ma non sono desideri adeguati solo a qualcuno che ha una cotta per una ragazza?
Perché dovrei volere fare qualcosa del genere a Gokudera? E poi, sai… quanto ne risentirebbe il nostro “rapporto”.
Ma in fin dei conti che rapporto abbiamo?
E’ sembrato non in poche occasioni che si preoccupasse per me, eppure qualunque cosa faccia sembra che io lo irriti sempre e fatalmente.
 



…Siamo davvero solo amici?

 






Nessun rumore.
 





Sospirò. Eppure non udì il suono di quel gesto che credeva aver compiuto.
Il flusso di pensieri ancora una volta lo trascinarono a fondo, come la corrente del mare, in un giorno di tempesta, dove per quanto tu possa nuotare in realtà è come se stessi immobile, la corrente ti trascinerà sempre più lontano e a fondo, ineluttabilmente.





 

Tutto quello che mi interessa è potergli stare vicino, perché per lui al contrario la mia sola presenza è così di disturbo?
Sono una tale rogna? Solo per lui arrivo pensare a questo, eppure perché continuo a credere che sia proprio colpa mia??
 

 
 
….
 


 
Probabilmente la verità è che è impossibile attribuirgli una colpa, per me…
 
E’ impossibile arrabbiarmi con lui, forse una volta è successo, ma solo perché non mi ha permesso di essere al suo fianco in una situazione dove la sua vita era in serio pericolo, la sua vita ha la priorità…per me?
 
Cosa c’è che non va in me?
 


Mi piacerebbe prepararti il bento, Gokudera... anche se è stupido.
 
Ho questa insensata voglia di pranzare da solo con te, magari dovrei parlare con te di tutto questo, forse potresti capire. Magari…
Spero che tu mi possa perdonare a tenerti lontano da Tsuna il tempo di una merenda, e spero che anche lui non la prenda troppo a male se lo lasciamo solo per un po.
 


Ma davvero, io ho bisogno di parlarti, ho bisogno di toccarti….

 
 








E invece tu fosti toccato.
 





 
Ancora una volta un peso sul braccio lo fece sussultare, adesso era troppo, non capiva cosa stava succedendo, ma restare al buio non gli piaceva più. Allungò la mano verso il comodino alla ricerca della lampada, eppure niente. Mancava la lampada, l’interruttore, il comodino.
Scattò a sedere cominciò a sudare freddo.
Improvvisamente sentì qualcosa sfiorargli il viso.
Era qualcosa di caldo, delicato….Come una mano, come una carezza.
Si portò una mano al viso. Ma non sentì nulla. Ci riprovò più volte, eppure non riusciva a sfiorare il suo viso, provò con altre parti del suo corpo,  ma non sentiva nulla.
Cominciava ad agitarsi eppure come era la sua dote naturale mantenne un’apparente calma, doveva fare mente locale e capire in che razza di situazione fosse.
Non poteva lasciarsi sopraffare dalle situazioni, doveva lottare e uscirne come aveva sempre fatto, era più che ovvio e giusto.

 


 


Non riesco a capire, forse sto ancora sognando, sarà una specie di stato di dormi-veglia, ed è per questo che non riesco a svegliarmi o toccarmi. Eppure cosa sono queste sensazioni, che cosa mi sta succedendo???  
Sembra che qualcosa mi stia toccando sfiorando o che si stia appoggiando a me.
Anche in questa situazione tra tutti, l’unico a cui riesco a pensare sei tu, Gokudera…
 


Solo tu.
 


Vedi, quante cose mi fai provare? Irrimediabilmente la tua presenza mi ha invaso l’anima, ha riempito la mia vita di strane ma piacevoli sensazioni, quando potrò svegliarmi e dirti tutto quello che provo?
 





 
Per quanto tempo?







 
Yamamoto sorrise nel buio, che come una bara lo avvolgeva e intrappolava. I suoi sentimenti per Gokudera erano sempre più chiari, ma la situazione in cui si trovava al contrario non gli quadrava per niente, tutto restava intrappolato nell’ombra.
Disperatamente in quell’’oscurità cercava un’ appiglio, una luce che lo guidasse a una qualche possibile soluzione, ma nulla.



 



Dovrei provare come negli allenamenti? Proviamo… Devo smettere di pensare, svuotare la mente e concentrarmi intensamente sul mio corpo, così forse riuscirò a riprenderne coscienza e finalmente muovermi da questo baratro.





 
Cercò di mettere da parte con un grosso sforzo i pensieri che fino a qualche momento prima gli invadevano la mente. Grazie ai suoi duri allenamenti sia con Reborn che con suo padre aveva acquistato una buona capacità di concentrarsi ed espandere la mente.
Cominciò ad avvertire qualcosa, inizialmente era un fastidio ma via che proseguiva era sempre più ingombrante e doloroso, per un momento non gli sembrava di respirare, aveva qualcosa conficcato in gola. Forse era per quello che non riusciva a parlare.
Tornò lentamente anche la consapevolezza del resto del corpo, aveva il collo bloccato, sentiva le mani le braccia, e qualcosa che gli pungeva rispettivamente un polpastrello e l’avambraccio.



Semplicemente orribile, cos’era tutto quello?!





 

Q-questo fa male, non riesco a capire, dove mi trovo? Tsuna! Gokudera! Reborn!
Fa male ovunque, perché?PERCHE?





 
Più prendeva consapevolezza di “quel” corpo, più sentiva dolore ovunque, l’addome bruciava, tirava e faceva male da morire. Non riusciva più molto a restare calmo, nessuno era lì vicino, ne Tsuna ne Gokudera avrebbero come al solito spiegato realmente come stavano le cose, nessuno.
Non c’era nessuno. Se pure il suo spirito fosse forte, a quel punto  vacillava, in un mare di incertezze e dolore, entro il quale stava rischiando di  annegare istante dopo istante.
 
Sentì un nuovo pizzicore a un braccio, e sebbene si fosse agitato per l’improvviso attacco, si accorse che lentamente il dolore cominciava a lenirsi. Il cuore, il suo battito, solo allora si accorse di poterlo sentire e si stava placando. Eppure non era un rumore comune, sembrava il bip di una qualche macchina.
 






Sto solo sognando, non è vero?


 
 
Se solo tu fossi qui! Gokudera! Non smetterò di chiamarti!

Perché tu puoi sentirmi!



Vero!?





 


 
Nessuna risposta. Il silenzio inesorabile lo fece sprofondare ancora più nella verità imminente.
Lo sentiva, più forte che mai, stava dimenticando qualcosa, un dettaglio un misero dettaglio gli impediva di ricordare. Ma quando era andato a letto? Che giorno era? Dove si trovava??



 



Io…Non lo sopporto, deve pur esserci qualcuno che possa spiegarmi che diamine succede!

GOKUDERA!



TSUNA!
 






Neanche un filo di voce, non sentiva nulla, fuoriuscirgli dalla bocca, non la sentiva muoversi, aveva solo la sensazione di quel qualcosa fisso in gola, temette che gli impedisse di respirare ma forse invece era il contrario.
Cerco di calmarsi nuovamente eppure proprio in quel momento si accorse di riuscire a sentire un brusio in lontananza, uno strano rumore di eco misto a rumori sconnessi. Lentamente tutto si fece più chiaro e poté sentire il fragoroso schiantarsi di qualcosa contro una parete nelle vicinanze.



~  ~  ~





-COSA CAZZO SIGNIFICA!?! – altro fracasso, indistinguibili oggetti si frantumano, come le speranze dei due amici al capezzale del letto di Yamamoto.  
L’infermiera era appena andata via, dopo avere soministrato altro sedativo allo spadaccino,i due amici avevano chiesto delle condizioni dell’amico e l’altra aveva semplicemente replicato quanto già detto qualche tempo prima dai medici.

- Gokudera-kun!!!-

Tsuna afferrò Gokudera per un braccio cercando di tirarlo a se, di fermarlo. Il fidato braccio destro era deciso a fracassare ogni vaso con fiori presente nella stanza.
Gokudera per la prima volte spinse via il boss a malo modo. E subito dopo calò il silenzio.
Improvvisamente diede un calcio a una sedia, facendola cadere più in là.

-MALEDIZIONE! I-io….IO….-

Diede immediatamente le spalle al decimo, Tsuna cominciò a piangere nel tentativo di chiamare ancora una volta l’amico alla ragione.

-Sai, c-credo…Che andrò a prendere qualcosa da mangiare…T-tu vuoi qualcosa Go-gokudera-kun? –

Il suo incredibile sforzo del parlare nonostante la voce rotta dai singhiozzi, non sapeva che altro fare, l’altro era così irrimediabilmente sconvolto e addolorato, che sentì improvvisamente di non poter realmente fare nulla per lui, il dolore era ancora troppo vicino anche per lui, le sole buone intenzioni purtroppo con Gokudera non sembravano funzionare.

-No, non ho fame, g-grazie Judaime…-

Così lo lasciò solo, e poco dopo avere oltrepassato la soglia il decimo boss dei Vongola si accasciò contro la parete adiacente, portandosi una mano alla bocca, singhiozzando silenziosamente con la fronte poggiata contro le ginocchia.

Lasciò che le lacrime bagnassero il jeans.
 
Gokudera rimasto solo nella stanza pensò a quale disonore come braccio destro e come amico nel trattare Tsuna a quel modo, ma data la situazione forse poteva essere indulgente con se stesso almeno per quel caso.
Volse le verdi iridi verso il letto. Ascoltando il bip meccanico dell’elettrocardiogramma sentì una fitta al cuore e allo stomaco assalirlo, si portò la mano sulla zona dolente per poi sfiorarsi il viso e asciugarlo dal sudore.
Osservando Yamamoto in quell’orribile stato su quel letto, con tutte quelle macchine che disperatamente lo constringevano alla vita, non poté fare altro che pensare di non meritare nessuna indulgenza, da parte di nessuno, soprattutto da parte di quel fin troppo tacito idiota del baseball.
Non voleva ammettere con se stesso che quella vista lo annichilivano nel profondo eppure sentiva come l’esigenza di parlare con quel morto vivente, perché è così che i medici lo avevano definito in termini scientifici.
-Co-come…è potuto accadere?-
Bisbigliò mentre raccogliendo la sedia lanciata via poco fa l’andava a malincuore a posizionare di lato al suo letto. Deglutì pesantemente prima di sedersi, gli sembrava irreale quella situazione, e inaspettatamente dolorosa, anzi, mortalmente dolorosa.

-Quei coglioni….Dicono che non ti sveglierai…MERDA!-

Imprecò ancora, non si era nemmeno reso conto di stare cominciando a parlare, la cosa era seccante, quando mai aveva desiderato di parlare a Yamamoto?!
Mai come quella volta aveva voglia che si svegliasse appositamente per sentire tutto quello che avrebbe avuto necessita di dirgli, tutto, ecco.
Perché solo ora? Aveva avuto tante occasioni di parlare con lui, perché ora che voleva farlo doveva essere così?
Si morse il labbro fortissimo, tanto da farlo sanguinare, se solo fosse stato sveglio… lo avrebbe ascoltato?
 
Gli vennero in mente tutti i suoi sorrisi, che in quel momento gli sembravano così nostalgici e preziosi, le sue parole gentili che non aveva mai saputo apprezzare, la sua stupida e fastidiosa risata.
 
Si guardò le mani, e tremavano incredibilmente.
Quelle sensazioni, cosa erano? Si sentiva terribilmente solo, invaso da un vuoto atroce:                        
Perché?
 
Rimase in silenzio alcuni minuti con lo sguardo ancora basso, le mani tremavano ancora, fino a che qualcosa le bagnò, gocce di sudore?
No, la vista si era appannata, erano lacrime? Si portò le mani agli occhi, era incredulo, piangere per Yamamoto?                                               
Ma stiamo scherzando?!?
 
Eppure tornando a guardarlo si rese conto che davvero il vederlo così conciato gli faceva venire la tachicardia, male allo stomaco e male… all’anima.
Il respiratore conficcato nella bocca probabilmente fino alla gola, le flebo al braccio, il collo bloccato e quel dannato bip dell’elettrocardiogramma: le odiava, quelle dannate macchine e quei bastardi dei medici e quel figlio di puttana che aveva fatto quello all’amico, ma anche lo stesso Yamamoto, lui lo detestava più di tutti, nonostante la vittima di tutto fosse proprio lui, non riusciva proprio a non essere furioso con lui e di conseguenza ad odiarlo.
 
Doveva darsi un contegno, non poteva di certo lasciarsi andare alla disperazione, ora che Yamamoto era in quelle condizioni doveva restare molto vicino al Decimo. Già, vicino a Tsuna…

Lo sguardo si posò sulle palpebre dell’amico, così serrate, le ciglia folte. Dov’erano i suoi occhi color nocciola ridenti e allegri?

Senza accorgersene aveva allungato una mano verso il viso dell’altro, sfiorando timidamente la cute dell’altro, non era che tiepida e sudata.
Carezzo la guancia dello spadaccino chiedendosi il perché di un gesto così idiota, tanto probabilmente non poteva sentirlo. Avrebbe davvero voluto che lui sentisse quella carezza dopo tutto?
Rimase per qualche istante immobile le dita sfiorarono per qualche altro istante la morbida pelle dell’altro dormiente, scostandogli di poco anche i capelli dalla fronte. Non gliel’aveva mai detto ma adorava quella testona scompigliata e irrispettosa.
Gli venne da piangere più forte e senza quasi pensarci finì per poggiarsi sul braccio dell’altro cominciando a bagnarlo.
Tra i singulti e i silenziosi lamenti prese a parlare all’altro finalmente aprendosi all’amico come mai fatto in vita propria.

-          Yamamoto…s-sei un’idiota…Ti sembra…il momento di rimanere così?!? In …queste condizioni!?!? -

Con un po’ di coraggio la sua mano corse a sfiorare quella inerte dello spadaccino, ne apprezzò il contatto molto più di quanto si fosse aspettato gli potesse piacere, era calda più del resto, così calda da ricordargli che nonostante tutto la vita scorreva ancora in quel corpo.

Aveva mai usato parole tanto gentili con lui? Probabilmente no.


Si pentì di essere sempre stato così duro con lui, così tanto da provare ancora più dolore, quasi da non riuscire a respirare.
Strinse le dita ancora tremanti a quella mano inerte, sperando che così facendo lo avrebbe tenuto più stretto a se, più stretto alla vita, che a quelle orrende macchine e l’aria di morte morte che aleggiava sul suo amico.
 
 

 
Yamamoto poteva sentire invece, poteva sentire fin troppo bene.
Se avesse potuto manifestare il suo strazio nell’ascoltare tutto quello e non poter fare altro che restare immobile e tacito intrappolato in quel baratro, starebbe già piangendo. Figurativamente stava avvenendo, emanò un grido di dolore nell’oscurità, ma nessuno al di fuori di lui poteva sentirlo. Nessuno.
Riusciva persino ad avvertire di tanto in tanto la presa di Gokudera sulla sua mano, e le calde lacrime che gli bagnavano il braccio, poteva sentire i suoi singhiozzi e lamenti, eppure non poteva fare niente.





 
Perché deve essere così!? Perché non posso fare niente!?!? GOKUDERA! Ascoltami…Io…Smettila di piangere…Devo dirti che…io ti…

 
 


-Ti amo…Takeshi-
 

 





Yamamoto gridò ancora e più a lungo del precedente, un urlo carico di disperazione, dolore e frustrazione, la morte sarebbe stata più indolore di tutto quello.
Avrebbe dato anche la vita solo per poter ricambiare quelle parole, magari stringerlo a se, fargli sentire che non era solo, farlo smettere di piangere, ma non poteva fare niente.
Il suo grido si espanse nell’oscurità mentre invisibili lacrime gli rigavano il volto immaginario.



Quello che lui non sapeva era che non rigavano solo il suo immaginario viso.

 





Gokudera sollevò lo sguardo bagnato dopo alcuni minuti passati poggiato sul braccio dell’amico, si stropiccio un po’ gli occhi dicendosi che doveva calmarsi, quando lo notò.
 
- Ma tu…tu stai piangendo? – disse incredulo, osservando che dalle palpebre irremovibili e chiuse dell’altro cominciavano a fuori uscire delle lacrime.

Non capiva come una cosa simile potesse accadere, ma qualcosa gli diceva che non tutto era perduto, che doveva credere nel suo risveglio. Credere in quella testona vuota, e nella sua voglia di vivere.

Gli strinse nuovamente la mano e non con poca difficoltà parlò ancora a quel morto vivente.
 
- Io…resterò qui… Te lo prometto...-

 

Eppure alle volte, solo la volontà di vivere non basta...
   
 
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