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Autore: RedMarauder    11/01/2011    4 recensioni
piccola shot interamente dedicata a Van Pelt, e raccontata da lei!
credo troppo nel suo amore per Rigsby, perciò ho scirtto su di loro!
ATTENZIONE PICCOLO SPOILER DELLA TERZA STAGIONE!
direi, buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grace Van Pelt, Wayne Rigsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GRACE VAN PELT SHOW
 
CBI ore 8:00
 
Sono in ufficio a lavorare al computer. Lo so cosa pensano tutti quanti: l’agente Van Pelt arriva prima di tutti e stacca per ultima, che stakanovista!
Cosa ci posso fare? Ho intenzione di fare carriera!
E poi il mio lavoro mi piace! Sto imparando tanto, non solo cose buone purtroppo. Vedo tanti omicidi, tante persone soffrire. È molto triste.
Ma combattere il crimine mi fa sentire meglio. Provo veramente una grane soddisfazione quando sbatto dentro un criminale: non farà più del male, e pagherà per ciò che ha fatto.
Scrivo rapidamente al computer, per riordinare i dossier che dovrò consegnare Lisbon.
In quel momento entra Cho.
“Buongiorno!” mi saluta.
“Ciao!” alzo lo sguardo dal computer e gli sorrido.
“Metto su del caffè, ne vuoi un po’?” mi chiede.
“Certo, volentieri! Grazie” gli rispondo, tornando allo schermo.
Di tutta la squadra Cho è il più silenzioso. Non che per questo non sia simpatico, anzi è un ottimo collega. Solo che parla poco!
È anche un ottimo agente, quello leggermente più avanti in carica dopo Lisbon. Infatti è lui a sostituirla quando ce n’è bisogno, ed è lui che la accompagna in tribunale duranti i processi.
Cho torna dal cucinino con i caffè.
“Ecco qua!” mi sorride.
“Grazie Cho!” gli sorrido anche io.
Sorseggio il liquido caldo e piacevole. Il mio caffè ideale dovrebbe avere anche un bel po’ di latte e una spolverata di cacao e cannella, ma in ufficio non lo faccio mai.
Dopo pochi secondi entra Lisbon nel bullpen salutandoci.
“Buongiorno ragazzi!”
“Buongiorno capo” rispondiamo.
Viene verso di me, leggermente affannata.
“Van Pelt hai i dossier?” mi chiede.
“Sono in fase di stampa” la guardo “capo va tutto bene?”
“Si, è che stamattina si è rotta una tubatura in casa mia, e la cucina si è mezza allagata!”
Risponde scocciata.
“Oh mi dispiace!” esclamo sincera. Brutta faccenda la rottura di una tubatura.
“Nessun problema, ho già chiamato un tecnico!” mi sorride “vado in ufficio, quando sono pronte le pratiche portamele!”
“Certo!” rispondo e comincio a raccogliere i fogli dalla stampante.
Mentre li sto sistemando entra Rigsby.
“Buongiorno gente!” ci saluta “ho portato le ciambelle, ne volete un po’?”
“Io si” dice Cho mentre ne afferra una.
“Grace?” si volta verso di me.
Incontrare i suoi meravigliosi occhi azzurri mi provoca una fitta allo stomaco
“Si grazie” balbetto, riscuotendomi.
Ne afferro una e comincio a mangiarla mentre finisco il lavoro.
Da quando non stavamo più insieme era sempre doloroso rivederlo al lavoro. Ogni volta che incontravo il suo sguardo mille ricordi affollavano la mia mente.
Ero davvero felice con lui, non avevo mai amato nessuno come lui. Era un amore grande e sincero, e il dolore della separazione pesava ancora adesso.
Già , anche adesso che avevo una nuova relazione.
O’ Laughlin era arrivato all’improvviso. Non che non lo amassi, ma era diverso.
Quando l’avevo incontrato mi sembrava perfetto. Simpatico, bello e intelligente: potevo rifarmi una vita! Andare avanti come aveva fatto Wayne, e riprendere ad amare.
Ero davvero cotta. Ma poi le cose erano cambiate. Non c’era più emozione, né desiderio. Ogni gesto mi sembrava già troppo abituale.
Mi sono stancata, eppure stiamo ancora insieme. Però non c’è giorno che passi in cui io riesca a non pensare a lui.
Ogni cosa che faccio mi riporta al passato. E mi sento di nuovo male..
Mi risveglio tornando al lavoro.
In quel momento arriva Jane: appena in tempo, altrimenti mi avrebbe “letta” e avrebbe sparato uno dei suoi soliti commenti.
“Buongiorno piccola Grace!” mi saluta avvicinandosi.
“Ciao Jane! Tutto bene?” gli chiedo.
“Non mi lamento, e tu?”
“Tutto bene!” rispondo tranquilla.
“JANE!” arriva un richiamo piuttosto alto dall’ufficio di Lisbon.
“Che hai combinato stavolta?” chiedo sottovoce ridendo, mentre Lisbon raggiunge il povero consulente rimasto pietrificato accanto a me.
“Non lo so!” risponde lui ad alta voce.
Lisbon lo guarda male “Non sai, cosa?” chiede.
“Parlavo con Grace” sorride a Lisbon.
Va sempre così fra loro: lei si incazza, lui le chiede scusa con i suoi soliti sorrisi furbeschi, lei lo perdona e poi la giostra ricomincia.
Mi chiedo quanto riusciranno a resistere ancora prima di strapparsi i vestiti a vicenda!
Oh no, cancello l’ultimo pensiero sul mio capo prima che Jane possa “vedere”! Tira già una brutta aria!
“Jane, perché con te devo sempre avere lo stesso limite di sopportazione di una maestra d’asilo?” chiede lei esasperata.
Jane le sorride “Perché sono un bambino adorabile?” risponde lui sornione.
Mi volto a guardarlo, e soprattutto per vedere la reazione di Lisbon.
I suoi occhi diventano più scuri e vedo la rabbia salire
“No, perché sei un assurdo rompipalle che non sa fare altro che combinare continuamente casini e rovinarmi la carriera!” risponde lei infuriata.
“Ah..era quella risposta!” fa lui evasivo.
“Che hai fatto stavolta?” chiede Rigsby appoggiandosi alla mia scrivania per guardarli.
“Ha insultato il procuratore del caso!” sbotta Lisbon.
“Jane!” esclamo sospirando.
“Tecnicamente non l’ho insultato, gli ho solo detto la verità, ovvero che è un essere umano poco intelligente, assolutamente inadatto al lavoro che fa e che la sua competenza è irrilevante visto che non sa guardare alle soluzioni più semplici. Gli ho detto anche che deve smettere di sentirsi superiore, perché non lo è!” esclama soddisfatto.
Lisbon sbuffa chiudendo gli occhi: sta cercando di non ucciderlo!
“Vuole delle scuse formali e tu gliele farai!” gli ordina puntandogli il dito contro il petto con violenza.
“Ahia, vacci piano!” esclama lui
“Jane ti prego!” lo supplica lei, ancora arrabbiata.
“D’accordo, come vuoi, gli chiederò scusa, ma sappi che lo penserò comunque!”
“Pensa quel diavolo che ti pare basta che non lo fai uscire da quella dannata bocca!” sbuffa lei girando i tacchi e tornando nel suo ufficio.
Jane rimane li davanti a noi immobile.
Si volta pensieroso dopo qualche secondo
“dite che le devo chiederle scusa?” chiede a tutti.
Lo fissiamo tutti senza dire niente.
Lui annuisce “D’accordo, vado!”
Lo vediamo sparire nell’ufficio di Lisbon: non si sentono urla, quindi non stanno litigando.
Finisco il mio lavoro sui dossier e vado a bussare all’ufficio di Lisbon.
“Avanti!” dice lei.
Dal suo tono di voce ha perdonato Jane..per ora!
Lui se ne sta disteso sul divano di Lisbon sorridente come sempre.
“Ecco i dossier capo!” dico porgendoli.
“Grazie Van Pelt! Oggi facciamo un po’ di lavoro di archivio, pronti a scendere fra 5 minuti!”
“Ok” rispondo e torno di là.
“Preparatevi ragazzi si scende in archivio!” annuncio quando torno nel bullpen.
Rigsby e Cho si guardano esasperati.
“Uno di noi resta su come sempre, ce la giochiamo?” propone Wayne.
“Ci sto!” dico io alzando le spalle.
Cho si avvicina con me.
“Morra cinese!” propone Cho.
“Ok” risponde Wayne.
Diamo il via e lanciamo: io ho buttato carta, mangiata dalla forbice di Rigsby, battuto dal sasso di Cho.
Quest’ultimo si gira soddisfatto “Buon lavoro ragazzi!”
Io e Rigsby ci guardiamo sbuffando, mentre Lisbon arriva e ci richiama ridendo, capendo che tocca a noi.
Giù in archivio viene anche Jane.
Almeno ci divertiremo un po’!
 
Stiamo risistemando da quasi un’ora.
Ho le braccia indolenzite per il peso degli scatoloni che sto spostando, ma dobbiamo continuare.
Io e Rigsby stiamo lavorando due file più avanti di Lisbon e Jane.
Li sentiamo battibeccare.
“Jane, per favore!” sospira Lisbon.
“Ammettilo Lisbon, ho ragione, ci ho indovinato di nuovo. Potrei andare avanti all’infinito, ormai ti leggo nel pensiero. So tutto di te!” commenta lui ridendo.
“Va bene, come ti pare. Passami quello scatolone, scansafatiche!”
Io e Rigsby ce la ridiamo alle loro spalle.
Parliamo sottovoce per non farci sentire
“Dici che un giorno riusciranno a smettere di pizzicarsi?” mi chiede lui.
“Non credo succederà mai, ma staremo a vedere!” commento ridendo.
Sono in bilico su questa maledetta scala a sistemare i fogli.
Apro il primo della scatola “20 luglio 2001...è nella fila sbagliata il 2001 è dall’altra parte dell’archivio. Documentalo sul foglio così lo rimettiamo a posto!”
“Ok” risponde lui scrivendo e prendendo la scatola.
“Devi controllare l’ultimo a sinistra!” mi dice indicandolo.
Mi allungo per prenderlo, ma è più lontano di quanto avevo calcolato.
Mi sbilancio per prenderlo, ma perdo l’equilibrio.
Sento i piedi scivolare dalla scala e la mano appoggiata  allo scaffale battere violentemente contro l’asse di metallo.
Scivolo giù con un gemito.
Penso di cadere a terra ma lui mi prende al volo.
Mi ritrovo improvvisamente fra le sue braccia, con il viso a pochi centimetri dal suo.
Pochi secondi prima ero lassù e ora sono qui..mi gira la testa per stargli così vicino.
“Gr-grazie” balbetto imbarazzata.
“Figurati” risponde lui senza staccare gli occhi dai miei.
“Tutto bene?” sentiamo la voce di Lisbon che ci richiama.
“ Grace è scivolata dalla scala!” dice mentre mi rimette giù.
“Stai bene?” mi chiede.
Per un secondo mi perdo nei suoi occhi e non ricordo più dove sono e perché.
Mi riscuoto sentendo i passi degli altri venirci incontro, e mi ricordo della mano.
Guardo il polso: è un po’ gonfio.
“Ho sbattuto la mano” dico.
“Grace tutto bene?” chiede Lisbon quando arriva.
“Si, certo, mi fa male solo la mano. Ho perso l’equilibrio” rispondo.
Ora che mi fermo a pensarci la mano mi fa davvero male!
“Vieni andiamo a metterci del ghiaccio!” mi dice Rigsby.
Mi avvio, ancora un po’ stordita, su per le scale con lui.
Andiamo nella piccola infermeria del dipartimento, dove un’infermiera un po’ vecchiotta mi porge del ghiaccio, mentre cerca nell’altra stanza le bende.
“Sei sicura che non vuoi andare al pronto soccorso?” mi chiede Wayne preoccupato.
“No tranquillo, non è rotta. Sarà una distorsione, o niente di grave!” rispondo sicura e riabbasso lo sguardo sulla mano.
L’infermiera torna e mi benda la mano in modo che non mi faccia male.
“Tieni ancora un po’ il ghiaccio cara!” mi dice comprensiva.
“Certo!” le sorrido ed esco con Rigsby dalla saletta.
Scendiamo disotto dove anche Jane e Lisbon sono tornati.
“Tutto bene?” mi chiede lei.
“Tutto bene, guarirà presto!” sorrido e mi siedo alla scrivania.
“Bene allora resta tu qui, Cho scendi con noi!”
Cho si alza “Ammettilo l’hai fatto apposta per farmi lavorare!” mi dice facendo ridere tutti.
“Ovviamente!” rispondo con un sorriso.
Scendono tutti e io rimango li da sola.
Mi metto al computer a sistemare del lavoro arretrato.
Nella mia mente ancora bene impressa la scarica che ho provato quando i nostri occhi si sono avvicinati..
 
 
Dopo diverse ore i miei colleghi riemergono dall’archivio.
“Siete stati sepolti dalle pratiche?” commento ridendo le loro facce.
“Simpatica!” commenta Jane seguendo Lisbon nel suo ufficio.
Rigsby si lascia andare sulla sua sedia esausto, seguito da Cho.
“è assurda la quantità di roba che c’è da sistemare la sotto!” esclama Wayne.
Sorrido alla sua espressione e riprendo a lavorare.
 
Ore 19:30
 
Jane è Cho sono già andati via, Lisbon sta uscendo in questo momento.
Io ho ritrovato sul computer un milione di dossier che dovevo consegnare ad Hightower e così mi sono messa a lavorarci.
Ho gli occhi  rossi e stanchi, e comincio seriamente a non capirci più niente.
“Se ti avvicini ancora un po’ entri nello schermo!” commenta Rigsby ridendo.
Anche lui è rimasto per del lavoro arretrato e ne voleva approfittare per finire.
Sorrido anche io “Già , ma non ci vedo più niente. Sono troppo stanca!”
Mi alzo stiracchiandomi “credo che me ne andrò a casa!” esclamo chiudendo il computer.
Afferro borsa e giacca e mi preparo ad uscire.
“Ci vediamo domani!” sorrido a Wayne.
“Buona serata!” mi sorride lui.
“anche a te”.
Vado verso l’ascensore.
Avrà sentito la nota di rammarico nella mia voce?
 
Ore 21:00
 
Sto tornando al CBI.
Come una completa cretina ho dimenticato le chiavi di casa! Me ne sono accorta davanti alla porta e sono dovuta tornare indietro
Come se non bastasse c’era un traffico pazzesco, sono le 9 e io ancora non sono riuscita a mettere piede in casa.
Riprendo l’ascensore e rientro nel bullpen sicura di essere sola.
Quando entro mi blocco: Wayne c’è ancora, ma dorme beatamente appoggiato alla scrivania.
Sorrido fra me.
Appoggio la borsa  e la giacca e mi avvicino.
Lo scuoto piano per la spalla “Rigsby!” lo chiamo piano.
“Rigsby svegliati!”
Lui scatta all’improvviso alzando la testa “Che c’è?”
Rido della sua espressione stralunata “Ti sei addormentato in ufficio!”
“Ah!” risponde lui stropicciandosi gli occhi.
Sorrido e vado verso la scrivania.
“Tu che ci fai qui?” mi chiede.
“Avevo dimenticato le chiavi di casa. Me ne sono accorta appena arrivata, sono dovuta tornare. C’è un traffico bestiale la fuori!” esclamo.
Lui si alza e si stira.
“Penso che me ne andrò a casa” annuncia.
Afferro le chiavi e mi avvio con lui all’ascensore.
Il mio sguardo cade continuamente su di lui. I suoi occhi, i suoi lineamenti, il suo fisico alto e slanciato.
Ho percorso e amato ogni singola parte di quel corpo.
Il cuore comincia ad impazzire nel mio petto e un assurdo calore mi pervade improvvisamente.
Non so quale parte razionale o irrazionale me l’abbia detto, ma l’ho fatto.
Prima che possa allungare la mano a spingere il tasto di chiamata dell’ascensore, lo fermo.
Lascio cadere le chiavi e la borsa a terra. Afferro il bavero della sua giacca e lo tiro verso di me.
Quando le nostre labbra si incontrano sento un’esplosione perforarmi il cuore e lo stomaco.
Mi lascio andare a un bacio lunghissimo e molto passionale.
Carico di tutti quei mesi lontani, privi di quel consueto incontro fra le nostre labbra. Sento lo stupore dileguarsi da lui per lasciare il posto a una vera e propria bramosia.
Era passato troppo tempo dall’ultima volta che eravamo stati insieme: sentivamo il bisogno l’uno dell’altra. Perché nonostante avessimo avuto altri compagni, non c’era niente di paragonabile a fare l’amore insieme.
Siamo noi la coppia perfetta, nata per unirsi. Gli altri sono solo cloni di un amore che noi non possiamo avere.
Desiderosa di poter riprendermi ciò che mi spetta, lo trascino con me verso la  ormai consueta, sala interrogatori.
Richiudiamo la porta alle nostre spalle mentre i vestiti cominciano a cadere.
Non ci stacchiamo mai dal nostro abbraccio. Le sue labbra passano continuamente dalle mie, al mio collo, alle mie spalle.
Le mie mani lo cercano, sento il sapore dei ricordi farsi strada nella mia mente annebbiata.
Questo è meglio del ricordo.
L’attesa e la lontananza hanno dato una nota ancora più forte alla passione.
Finiamo sul pavimento allacciati l’uno all’altra.
Sento il cuore che potrebbe esplodermi.
Mi stringo al suo corpo e mi dimentico dove sono, e cosa sto facendo.
Non mi importa niente.
Sento solo lui, e quell’amore che speravo di aver dimenticato.
Cerco continuamente le sue labbra, con desiderio. Ho paura di non poterle più risentire, di non potermi più lasciare andare come questa sera.
È tutto perfetto, come lo è sempre stato.
La giusta unione di amore, sentimento e passione. Quello che abbiamo sempre condiviso, quando non potevamo. Lo stesso che ci riunisce ora, sempre contro le regole.
Ma chi se ne importa delle regole!
Infrangerei qualunque legge pur di continuare a sentirlo vicino, pur di riprovare quel vortice di emozioni che mi catturano ogni volta che faccio l’amore con lui.
Qualunque cosa pur di amarlo ancora
 
 
Ore 00:30
 
 
Sono a casa mia stesa sul divano.
Ovviamente non sono riuscita a resistere e ora sto piangendo, non so nemmeno perché.
Sono felice e di nuovo innamorata.
Depressa perché so che non dovrei, e mi sento in colpa per aver tradito il mio attuale compagno.
Ma non mi pento.
Quando siamo usciti dal CBI non riuscivamo a staccarci un attimo.
Ho dovuto usare tutta la forza che avevo per smettere di baciarlo e salire in macchina..da sola!
Ho rifatto l’amore con lui eppure non riesco a convincermi che sia stato ingiusto.
Mi costringo a mettermi nel letto.
Ho bisogno di dormire, eppure non ne ho voglia.
Ho paura di sognarlo di nuovo, come spesso è accaduto, e di dover combattere una dura lotta con la razionalità.
Chiudo gli occhi e le immagini della serata ripercorrono la mente.
Non ci siamo detti niente, ne ci siamo fatti promesse.
Temo che domani dovremo fare i conti con quello che è successo e fare due chiacchiere.
Una nuova lacrima scende sulla guancia.
È difficile amare ancora qualcuno che dovresti dimenticare.
Vorrei solo che le cose cambiassero.
Vorrei solo potermi risvegliare di nuovo accanto a lui, e farlo per sempre.
  
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