Correva nel
buio della notte, balzando da un ramo all’altro degli alberi
scuri che
caratterizzavano il bosco.
Si sentiva
confuso e spaesato, per un motivo che ancora non riusciva a capire.
Continuava a
correre e a correre, udendo il silenzioso rumore che provocavano i suoi
piedi a
contatto con il legno della pianta.
Cercava a
tutti i costi di liberare la mente dai cattivi pensieri e di
concentrarsi nel
paesaggio tetro di quella sera.
Atterrò
con
grazia sul suolo fangoso del fitto bosco e si fermò per un
momento.
Dove si
trovava Kagome?
Stava bene?
Era ferita?
Di nuovo
quelle domande assillavano la sua testa, mettendo a dura prova la calma
dell’hanyou.
Riprese a
camminare più lentamente di prima, pronto a cogliere
qualsiasi rumore o
movimento sospetto.
Che non
tardò ad arrivare.
Riprese a
correre immediatamente, fino ad arrivare al Dio Albero.
Il
mezzo-demone rizzò le orecchie, continuando a sentire lo
strano rumore che
proveniva proprio dall’albero in cui era stato sigillato per
cinquant’anni.
La sua
attenzione venne attirata da una ragazza che, ai piedi della secolare
pianta,
stava piangendo silenziosamente.
Aguzzò
la
vista e solo dopo capì che quella ragazza era proprio la sua
amata Kagome, che
stava cercando ovunque da parecchie ore.
Si
avvicinò
e cominciò a chiamarla.
Ma la
ragazza non smetteva di piangere, quasi non si fosse accorta della sua
presenza.
Continuò
a
chiamarla, questa volta alzando leggermente il volume della voce.
Lei continuava
a non rispondergli.
L’hanyou
improvvisamente si sentì mancare l’aria per pochi
secondi, per poi cadere con
le ginocchia a terra.
Alzò
lo
sguardo e impallidì: di fronte a lui adesso c’era
sé stesso umano e sé stesso
demone.
Cercò
volutamente di ignorarli, avvicinandosi nuovamente alla giovane in
lacrime.
Solo ora il
mezzo-demone si era reso conto che era legata alle mani e alle caviglie
dalle
radici del Dio Albero.
Riprese a
chiamarla, ora veramente preoccupato.
Perché
non
riusciva a sentirlo?
Le sue zanne
e i suoi artigli improvvisamente si fecero più lunghi del
solito, e un’ondata
di calore gli attraversò velocemente il petto.
L’Inuyasha
umano e quello demoniaco si avvicinarono a quello mezzo-demone,
afferrandogli le
braccia.
“Uccidila,
è
solo un peso per te” gli sussurrò
nell’orecchio destro la sua parte demoniaca,
tentatrice.
“Proteggila,
è la cosa più preziosa che hai”
ribatté la sua parte umana, saggia.
“Perché
la
ami così tanto Inuyasha?
E’ solo un
umana, morirebbe comunque!”
“Perché
dovresti ucciderla? E’ la tua vera forza!”
L’Inuyasha
demoniaco, stufo di aspettare ancora, si lanciò verso la
ragazza, la sua sete
che doveva essere placata il più presto possibile.
L’Inuyasha
umano corse in soccorso dell’amata, avrebbe sacrificato la
sua vita a costo di
proteggerla, e da qualunque cosa.
Il
mezzo-demone, approfittando della battaglia dei due, corse a liberare
la
ragazza dalle radici che la tenevano ancorata al terreno.
E quando lo
fece la ragazza smise di piangere, volgendo i suoi occhi umidi verso la
figura
dell’hanyou.
“Inuyasha…”
sussurrò flebilmente.
“Stai
bene
Kagome?”
“Grazie…” disse, e subito dopo
scomparve nel nulla.
Si
voltò
verso la sua parte umana:
“Ben
fatto,
Inuyasha… non abbandonare mai le persone che ami”.
Dopo aver
detto ciò, sparì.
Poi si
voltò
per l’ultima volta verso la sua parte demoniaca:
“Non
ti
libererai così facilmente di me! Io sono parte di quello che
sei…”
Ringhiò,
per
poi scomparire anche lui.
Subito dopo
Inuyasha si svegliò, abbandonando il suo sogno.