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Autore: Dea Elisa    11/01/2011    1 recensioni
Odiavi troppo quella donna, o forse perché l’amavi troppo, e per l’ennesima volta era colpa di quell’insensato dualismo dei sentimenti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorridi

4 giugno 2010




Era una giornata buia e tetra, una di quelle che costringono a tenere le luci accese a mezzogiorno, comportando un inutile dispendio di energia elettrica, considerando l’enorme dimensione di quel pronto soccorso.
Sergio se ne sarà fatto una ragione.

Dalla finestra si distinguevano solo grossi nuvoloni dello stesso colore dell’asfalto.

Si dice che la natura sia lo specchio dell'anima, almeno nella concezione simbolista.
Beh, se fosse stato davvero così, avresti cancellato il sole dal sistema solare, per dire addio al caldo, addio alla vita e addio al mondo.
E con lui a tutta la sofferenza che gli teneva dietro.

La vedesti camminare in corridoio accanto a quello pseudo-specializzando.
Chissà perché la tua gelosia non sembrava mai troppa.

Un lampo illuminò per mezzo secondo quella fascia di mattonelle bianche raggiungendo i piedi della donna, che proseguiva il suo tragitto.

Peggio di un pugno allo stomaco.
Peggio dell’afasia ad un concerto.
Peggio di un calcio negli stinchi.
O di una pallottola nel cuore.

Odiavi troppo quella donna, o forse perché l’amavi troppo, e per l’ennesima volta era colpa di quell’insensato dualismo dei sentimenti.

L’unica cosa che facesti fu rifugiarti nella gelida sala medici, e bere un sorso della ancor più ghiacciata acqua del frigorifero.

Come se ti avesse intercettato, Cristiana entrò nella stanza un attimo dopo di te, sorridendo.
Un sorriso sincero, solare, gioioso.
Sorrideva alla pioggia?
Al cielo plumbeo?
A Guidi?
A te?
Alla sua felicità e di conseguenza al tuo dolore?

Rimanesti a contemplarlo finché non sparì, lasciando spazio a qualche parola.
“Mi ha lasciata. E invece di piangere rido. È normale?”

Che fosse normale o no, non aveva importanza.
Perché ora sorridevi anche tu.





   
 
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