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Autore: alessiasc    12/01/2011    2 recensioni
Vidi la sua figura appoggiata al muretto, davanti al cancello di casa mia, a metri e metri di distanza. I capelli marrone scuro, poco più lunghi dell'ultima volta che l'avevo visto, il crestino, appena accennato, il piercing al sopracciglio e l'orecchino che brillavano anche a quella distanza. Un cappellino da rapper blu tra le mani, lo zaino, rosso chiaro e scuro, appoggiato a terra, lo sguardo su di esso. Mi dovetti fermare per riprendere fiato. Il mio cuore accellerò, e mi chiesi cosa ci facesse lì.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vidi la sua figura appoggiata al muretto, davanti al cancello di casa mia, a metri e metri di distanza. I capelli marrone scuro, poco più lunghi dell'ultima volta che l'avevo visto, il crestino, appena accennato, il piercing al sopracciglio e l'orecchino che brillavano anche a quella distanza. Un cappellino da rapper blu tra le mani, lo zaino, rosso chiaro e scuro, appoggiato a terra, lo sguardo su di esso. Mi dovetti fermare per riprendere fiato. Il mio cuore accellerò, e mi chiesi cosa ci facesse lì. Lì, davanti a casa mia.
Forse non volevo nemmeno sapere la risposta, forse era meglio lasciar perdere, non guardarlo nemmeno, passargli davanti velocemente, aprire il cancello e sparire giù per le scale. Abbassai lo sguardo, arrotolai le cuffie attorno all'ipod e percorsi la fine della via, attraversai la strada, e lui era a pochi metri da me. Pochissimi. Riuscivo a sentire la musica che usciva dalle sue cuffie, che da lontano non avevo notato, e, lanciandogli un veloce sguardo, notai che non le stava nemmeno indossando: le teneva in mano e ci giocava. La musica era sicuramente rap, ma non riuscii a riconoscere la canzone in particolare. Non che fossi un'esperta.
Gli passai davanti, alzando appena lo sguardo per incontrare il suo. Lo riabbassai immediatamente, mi infilai una mano in tasca e ne sfilai un mazzo di chiavi, ne afferrai una e cercai di infilarla nella complicatissima serratura del cancello di metallo che circondava il mio palazzo. Mirko dietro di me si mosse, poi sentii un tocco sul braccio, mi caddero le chiavi mentre le sue dita si stringevano attorno al mio braccio, per poi tirarmi verso di lui.
«Ciao!» disse, sorridendomi, con il braccio ancora stretto nella mano destra. Sul pollice aveva un anello d'argento, spesso.
«..ciao?» lo guardai, guardai la sua mano, e poi guardai di nuovo i suoi occhi color nocciola, cercando di mantenere un'aria seria.

You're everything I thought you never were,
And nothing like about you could've been,
But still you lived inside of me,
So tell me how is that.


«Come stai?» chiese, il tono dolce. Non l'avevo mai sentito parlare così. In realtà, non l'avevo mai sentito parlare a me e basta.
«Stavo meglio cinque minuti fa, grazie per averlo chiesto, comunque - dissi decisa, reggendo il suo sguardo che in realtà mi faceva cedere le gambe- mi lasci il braccio?» gli sorrisi, ironicamente. Lui scosse la testa, si abbassò, mi raccolse le chiavi e me le mise sul palmo della mano, aperto in attesa. Infilai nuovamente le chiavi nella tasca, in modo automatico. Solo un secondo dopo mi resi conto dell'errore che avevo appena commesso: questo significava che volevo rimanere lì con lui. «posso riavere il mio braccio, ora?»

You're the only one I wish I could forget,
The only one I loved and not forgive,
And though you've break my heart,
You're the only one.


Scosse la testa. «Non puoi proprio.. non mi chiedi come sto?» ci rinunciai e smisi anche di tirare. Mi sorrise, e con l'altro braccio mi girò completamente verso di se.
«Non chiedo cose che non mi interessano, tu sì a quanto pare» mi scoccò un'occhiata sorpresa. Fermezza, Sarah. Fermezza.
«Io mai, mi interessa come stai!» risi, di gusto, a quelle parole. Non doveva nemmeno pensare a una cosa del genere, non poteva, era impossibile. «Ridi? Io non rido, per niente; mi interessa davvero, come stai. E speravo davvero che a te interessasse come sto io. Bene, anche se non ti interessa, te lo dirò comunque..» si avvicinò a me, lentamente, così lentamente che mi mancò il respiro.
«Mi manchi» «Come posso mancarti?» «Non lo so, però mi manchi.» «Vai via, Mirko, ti prego.» «Perchè?» il nostro discorso era ormai diventato un sussurro infinito, calmo, che mi cullava l'anima. Angelico, i suoi occhi si perdevano nei miei, i miei erano concentrati al massimo.
«Perchè mi fai star male, ed è già dura così, dimenticarti, sai? Certo che sai, te l'ho detto. Vai via, Mirko.» sussurrai.

And though there are times when I hate you,
Cause I can't erase,
The times that you hurt me,
And put tears on my face,
And even now I hate you its pains me to say,
I know I'll be there at the end of the day.


«Non dimenticarmi.» disse, mi strinse più forte, poi lasciò le mie braccia e mi prese i fianchi, il suo corpo si avvicinò al mio. Indietreggiai e finii contro il cancello, chiuso, freddo. Con un movimento fluido del braccio, si mise le mie braccia attorno al collo, i gomiti quasi appoggiati alle sue spalle, le dita intrecciate dietro la sua testa. 
"Vattene, spingilo via e scappa, scappa ti dico." era la voce nella mia testa.
"Questo è ciò che vuoi, e lo sai bene, Sarah, lascia che il cuore ti porti alla felicità" diceva, un'altra parte di me.
E allora decisi di seguire la felicità e lasciai che lo zaino mi cadesse sui piedi, lasciai che il suo corpo toccasse il mio, prima quasi solo sfiorandolo, poi si unirono quasi fossero uno solo. La sua bocca, perfetta, le sue labbra rosee, si avvicinarono alle mie e il mio cuore rimbalzò nel petto, protetto dal suo. Le sue dita mi accarezzavano i fianchi, e la schiena, passando ogni tanto sotto la maglietta. 
E poi il momento tanto sognato, tanto sperato, tanto atteso. Per anni, anni e anni. Ed era lì: il nostro bacio. Il nostro bacio, stava accadendo davvero. Sorrisi mentre la sua lingua calda cercava la mia, che incontrò, così che si legassero, danzassero insieme, sperando in un "per sempre" da film. Bacio che diventa Amore.

I don't wanna be without you baby,
I don't want a broken heart,
Don't wanna to take breath without you baby,
I don't want to play that part,
I know that I love you but let me just say,
I don't wanna love you in no kinder way,
I don't want a broken heart,
I don't want to play the broken-hearted girl,
No broken-hearted girl,
I'm no broken-hearted girl.

 

E allora forse, ma solo forse, quegli anni colmi di sogni e desideri, quegli anni con le lacrime e il cuore spezzato,
tutti quegli anni passati sperando che lo spazzino dell'amore passasse a raccogliere i miei cocci calpestati dai passanti,
gli anni di dolore, di gioia, di desiderio assoluto, quando incrociavo il suo sguardo e credevo che la mia vita fosse completa,
tutti quegli attimi incancellabili che così tante volte avevo provato ad eliminare per stare un po' meglio,
le sigarette consumate sperando di stare un po' meglio,
le canzoni ripetute all'infinito, parole ripetute all'infinito;
Forse niente di questo era stato fatto, sudato, vissuto invano. 
O forse era ancora, un altro sogno, che pareva così reale da illudere anche il cuore.
Il problema è quel forse che subentra in ogni frase,
e distrugge tutti i sogni.

 


 
   
 
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