Film > Symbiosis/Like Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: Mika_mika    13/01/2011    2 recensioni
[LIKE MINDS - Nigel/Alex]
Fanfiction tratta dal film "Like Minds", conosciuto in Italia come "Symbiosis - Uniti per la morte".
Missing moment che calca sui rapporti morbosi da Nigel e Alex, sulla loro connessione mentale e sull'inizio della fine. Come e dove è tornata in mente a Nigel la storia di Maraclea. Quando Alex avrebbe potuto capire, ma era troppo accecato per cogliere davvero.
(Se qualcuno ritenesse insufficiente il raiting arancione, pregherei di comunicarmelo, grazie ^^)
Dedicata ad Anle, che si è data al betareading, perchè Like Minds è un gran film tanto sconosciuto e la cosa non cessa mai di tormentarci.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




La piccola campana del college scoccò distrattamente l’una e un quarto di notte, accompagnando il rintocco principale con uno più piccolo e fine.
Se ne rese solo distrattamente conto, senza che questo disturbasse i suoi respiri pesanti in un crescendo cullato.
Avrebbe dovuto dormire e ne era conscio, ma in quel momento la razionalità che calcava su quanto sarebbe stata fastidiosa la sveglia alle 7 del mattino non lo distoglieva dal voler assaporare la libertà rinnovata di una stanza singola.
Voleva proprio godersela.
Teneva la guancia premuta sul cuscino, con volute di calore che gli salivano per tutto il corpo, al contempo provenienti e dirette all’eccitazione che accarezzava con tanta solerzia. Dietro le palpebre chiuse, la visuale della pelle morbida di Susan baciata dal sole, delle sue lunghe dita che sfregavano la corona del suo personaggio con un panno, non faceva che acuirgli la sensazione di tensione. Il desiderio divorante che le sue mani fossero quelle di lei.
Gli piaceva immaginarla impacciata, titubante. Eppure così talentuosa, come se sotto sotto fosse fatta per atti del genere. E avrebbe cercato la sua approvazione in ogni momento. E lui gliel’avrebbe data, guidando la sua mano, senza trattenersi dall’accarezzarle un seno per il gusto di sentirla mugolare. Per il gusto di sentirla chiamare il suo nome…
«Jack…»
Un soffio suadente nel suo orecchio, da dietro la sua schiena, che no, proprio non era quello a cui stava pensando.
Eppure gemette strozzato, quando l’unica risposta corretta e doverosa sarebbe stata “vai a fare in culo”.
Sapeva che era dietro di lui, chinato al lato del letto, mentre lui era beatamente rivolto verso il muro.
Ne sentiva il respiro ad accarezzargli i capelli sulla nuca.
«E’ una meraviglia, vero, Jack? Così morbida e leggiarda…innocente…ma sarebbe ancor più una visione sulle sue ginocchia…»
Una parte di lui avrebbe voluto tirargli una gomitata in pieno viso. Perché quelli erano i suoi pensieri. E la voce di Nigel era l’ultima dalla quale avrebbe voluto sentirgli espressi.
Ma il buio e il calore vischioso dell’eccitazione, sotto le coperte, distorcevano la sua realtà, rendendo facile la confusione tra sogno, immaginazione, desiderio.
Era tutto così splendidamente ovattato, attraverso i suoi occhi socchiusi.
E Nigel continuava a sussurrare, sussurrare, sussurrare.
Con quell’inflessione sorniona e morbida, che sembrava lenirlo e schernirlo al contempo.
Non riusciva a bloccare la mano. E nemmeno voleva. Forse perché Nigel non l’aveva richiesto.
E respirava spezzato, con le labbra socchiuse, appesantito nel suo affanno.
«Dwellar ti direbbe che non si fa…che si diventa ciechi, lo sai, vero?...Ti senti cieco, Jack?»
Reclinò leggermente la testa all’indietro, con la sensazione di aver sfiorato la fronte di Nigel. Ma era un gesto senza violenza, e l’altro evidentemente si ritrasse quel poco che bastava a mantenere una distanza di nemmeno un centimetro, ma al contempo a non concedere contatto.
Gemette piano, ancora, in una specie di rantolio. Ed effettivamente la penombra della stanza gli appariva offuscata, mentre continuava ad indulgere nelle sue carezze.
«E’ solo un effetto del piacere, Jack, non si diventa ciechi veramente. E’ la sensazione del respiro che manca che ottenebra la vista. E una serie di altre piccole cose…»
Cristo, avrebbe voluto ammazzarlo. Lui e questa mania di fare il clinico in ogni dannata situazione. Come se lui fosse l’ennesimo ranocchio da sezionare, con una strana erezione supplementare.
Non lo stava sfiorando, non con qualcosa che non fosse la sua voce. Ma era come essere avvolti nelle spire delle sue parole, in quel tono cadenzato e soverchiante. Come una lingua che ti scorre addosso. Impossibile sia da arrestare che da azzittire.
«Alla fine è tutto un bigottismo illogico. E’ risaputo da così tanto tempo che un uomo produce talmente tanti spermatozoi, specialmente nel pieno dell’adolescenza, da doversene liberare volente o nolente. E’ solo una questione tecnica, non è vero, Jack?»
Continuava a mischiare la sua ossessione medica con questi perpetrati sfottò che lo mandavano fuori di testa. Letteralmente.
Non riusciva più a sentire il controllo di niente. Del suo corpo, dei suoi pensieri. Del suo nome.
Udiva la sua stessa voce gemere rocamente e strozzatamente, e c’era un che di doloroso nei tendini del braccio destro, provato dai lunghi colpi sempre più veloci.
Nigel parlava così, e lui non riusciva a controllarsi. Proprio non poteva evitarsi di immaginare l’altro steso a letto, come lo era lui in quell’esatto momento. Solo molto più composto, dritto a guardare il soffitto, con la mano che si muoveva clinicamente su e giù. Ad ottimizzare i tempi di raggiungimento dell’orgasmo.
Il flusso libero di pensieri gli mandò una tale vampata di calore lungo tutta la colonna vertebrale, e poi indietro verso il suo membro, che per un attimo pesò di essere vicino all’autocombustione.
Non aveva idea di quale potesse essere la visuale del tutto dall’ottica dell’altro.
Sapeva solo che lo sentiva.
Lo sentiva.
Ben più di quanto riuscisse a sentire qualsiasi altra cosa, a partire dal piumone fino ad arrivare a se stesso, addirittura, in quella stanza.
Sentiva lui e il suo respiro denso e pesante contro il collo, unico contatto laddove non c’era niente dell’altro che fisicamente lo sfiorasse.
«Potresti anche venire, Jack…»
Era un sussurro un po’ più roco nei toni rispetto agli altri, ma forse era solo la sua immaginazione. Forse era solo la pressione dei suoi stessi gemiti contro la gola.
Era un suggerimento, che suonava come un comando, e gli riverberò per tutto il corpo.
Come se lo avesse preso e accartocciato su se stesso.
Per un attimo, un lunghissimo, infinito, dilatatissimo attimo, si sentì ben più che cieco. Accecato. Come se il corpo vitreo gli avesse strappato la retina e non ci fossero che lampi nella sua visuale.
Era un piacere così vibrante che si sentiva tremare persino le ossa.
E durò così a lungo che pensò che sarebbe prima ceduto il suo cuore, in un infarto di protesta, piuttosto che quell’orgasmo ben oltre i livelli dell’estasi.
Ma anche dopo i peggiori tsunami l’acqua in qualche modo comincia a ritirarsi, e così anche lui lentamente smise di tremare, con l’ondata ovattata che si stemperava.
Tornò a respirare, sentendosi la gola come carta vetrata, e forse aveva gemuto un po’ troppo. Magari anche urlato un po’ troppo.
Il silenzio era teso e appesantito dal poco ossigeno, e nessuno dei due parlò, mentre lui lentamente recuperava la cognizione di sé e di quel che gli stava intorno.
Non riusciva a sentirsi imbarazzato, non ancora. Non riusciva a sentire o a pensare niente, a dire il vero, come se si fosse svuotato di qualsiasi cosa, compresa la capacità di muoversi.
Un fruscio sommesso gli diede segno che Nigel si era alzato.
Non era in grado di spostarsi da sdraiato sul fianco dov’era, sommerso dalle endorfine al punto tale che i muscoli erano una percezione accessoria. Ma poté sentirlo chinarsi sul suo orecchio, in un soffio dritto sulla sua pelle sudata e sensibile che gli spedì un brivido tremante.
«Te la porterò, Jack. Ti porterò la tua amata Maraclea»
Una frase di significato assolutamente imperscrutabile. Non fu nemmeno così certo che l’avesse detta davvero, che tutto quello fosse accaduto davvero. In mezzo a quel buio ovattato, che dilatava ogni percezione, si limitò a chiudere gli occhi.
Accompagnato dal sommesso tonfo di una porta, Nigel uscì.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Symbiosis/Like Minds / Vai alla pagina dell'autore: Mika_mika