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Autore: claws    13/01/2011    3 recensioni
Le manifestazioni si erano solamente addormentate.
Heracles tastò la superficie del comodino per raccogliere l'ultima sigaretta del pacchetto; insieme ad essa brandì l'accendino. Si portò alla bocca la cicca, l'accese, si gustò la prima malsana boccata di nicotina.

[Accenni lievi manifestazioni][Accenni Grecia/Giappone][≈800 parole]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte.

Le manifestazioni si erano solamente addormentate. Il giorno dopo sarebbero rinate dal sonno, più vigorose di prima, come delle fenici ardenti.

Heracles tastò la superficie del comodino per raccogliere l'ultima sigaretta del pacchetto; insieme ad essa brandì l'accendino. Si portò alla bocca la cicca, l'accese, si gustò la prima malsana boccata di nicotina.

Ricordava come Kiku odiasse il fumo. Non poteva neanche fumare una sigaretta con calma, quando il giapponese era in casa sua, per non parlare di quando il greco si trovava in Giappone a visitare la terra del compagno. Perfino gli occupanti felini del suo appartamento avevano cominciato a non essere infastiditi dall'odore acre delle sigarette.

Sadiq ne consumava tante, si ricordò. Non sentiva Turchia da un po', a dire il vero, da quando Kiku aveva lasciato la Grecia di tutta fretta, scusandosi per un impegno urgente: negli ultimi giorni di Aprile. E da quei giorni non lo aveva più visto - qualche telefonata, sì, ma nulla di rilevante.

Qualche tempo prima della sua partenza Kiku era riuscito -finalmente - ad aprirsi e a dirgli ciò che provava. Poi, come uno spirito, era scomparso dalla sua vita.

Che buffo, proprio all'avvento delle manifestazioni dei primi di Maggio.

Inspirò un'altra boccata, percepì la gola graffiarsi.

In fondo, come una sigaretta, stava aspettando che Kiku muovesse il primo passo.

Cercarlo lo avrebbe messo solamente in difficoltà, sapeva quanto Giappone tenesse ai rapporti con gli altri, specie a un legame intimo come il loro, che doveva essere dosato, poco alla volta, lentamente.

A volte quell'eccessiva lentezza portava Heracles alla follia.

E allora per districare i nodi che si erano creati nella sua testa si fumava qualche benedetta sigaretta: erano le sue compagne di pomeriggi vuoti, a cui poteva raccontare ciò che non riusciva a spiegare, perchè loro si disperdevano nell'aria, nella cenere, e dei segreti svelati non rimaneva che un'eco.

Per lui le sigarette erano una fuga dalla realtà.

Benchè il ritorno al presente risultasse ogni volta più faticoso e greve, quei ritagli di giornata trascorsi con una cicca accesa in mano erano riti che ormai erano stati assimilati dal greco come tatuaggi sulla pelle.

Fuori dalla finestra socchiusa il cielo era blu cobalto, ma i lampioni luminosi rendevano impossibile distinguere le stelle.

Ricordava le loro notti trascorse su un prato dell'isola di Egina [1], quando raccontava al giapponese la storia di ogni stella che riuscivano a riconoscere - mentre qualche gatto ronzava attorno a loro chiedendo delle coccole. Ogni tanto si assopivano l'uno sul petto dell'altro, per riaprire gli occhi all'arrivo dell'alba, ridendo per la loro completa incoscienza nel riposarsi sull'erba con le temperature che la notte toccava.

La sigaretta stava per terminare, la cenere era discesa lenta fin sul pavimento, dove sonnecchiavano le lenzuola sfatte e qualche micio di casa. Heracles era seduto accanto alla porta-finestra della stanza, da cui entrava uno spiraglio di brezza, e contemplava la Plaka [2] dormiente.

Kiku, una volta, gli aveva detto che era una persona che si infiamma con estrema facilità. Glielo aveva confessato quando, mentre erano a passeggiare assieme, avevano incontrato Sadiq a un chiosco, dove stava comprando delle sigarette. Lì cominciarono a litigare per chissà quale futile motivo e Giappone aveva preso a ridere, una risata sincera e genuina.

Gli mancava parecchio, quella risata. E gli mancava anche Pochi quando si strusciava sulle sue caviglie, in una tacita richiesta di cibo, o carezze. Quanto assomigliava al suo padrone quello shiba, e quanto lui assomigliava ai suoi coinquilini felini.

Le sigarette avevano un effetto fenomenale: portavano alla luce talmente tanti ricordi che tutto veniva offuscato da una nebbia bigia, e così non ricordava più nulla nei particolari, solo scorci, qua e là, della sua esistenza.

Ma ciò che risplendeva in quel grigio erano Kiku e il suo odio verso il fumo.

Forse se n'era andato anche per la mania del greco di fumare una sigaretta alle due di notte, a porta e finestra chiuse, dopo l'amore. Era un rituale che il moro non aveva mai compreso - forse non l'aveva mai nemmeno considerato degno di essere rispettato.

Sulla Plaka si levò un grido, poi lo scoppio di un ordigno, forse un petardo.

Le manifestazioni sarebbero ripartite presto: allo stesso modo il giorno seguente, alla stessa ora, Heracles si sarebbe alzato dal letto acciuffando una cicca, e se la sarebbe gustata guardando quello sprazzo di cielo visibile dalla finestra, rimestando quella confusione di ricordi che aveva espresso solamente al fumo e alla cenere.

Un giorno Kiku sarebbe riuscito a sopportare il pungente odore delle sigarette?

Sarebbe tornato, abbassando lo sguardo, e lo avrebbe investito di «scusami», con il viso deliziosamente rosso?

Come ogni sera accendeva una sigaretta, così Grecia in quei momenti esprimeva un desiderio, e inspirava la prima boccata. Il gioco valeva soltanto per il primo tiro.

Ora capiva Kiku quando gli diceva che non era altro che una sciocchezza, quella della nicotina di notte.

Lui attendeva, come una sigaretta accesa, che tutto tornasse alla sostanza primitiva, in perfetta armonia: sigaretta alla cenere, Heracles a Kiku.





[1] Isola che si trova nel golfo Saronico, non distante da Atene.

[2] Uno dei quartieri più antichi di Atene, ai piedi dell'Acropoli.









Note Autrice:

Volevo parlare di Heracles e delle sigarette, ed ecco che tutto ciò che ho in testa si mescola per dare qualcosa di assolutamente confusionario. Al solito, insomma xD

L'ispirazione mi è venuta traducendo una canzone di Giorgos Alkaios, "San Tsigaro", cioè "Come una sigaretta". Non ho buona memoria riguardo alle manifestazioni dell'ultimo anno, ma ricordo le fotografie, il sangue, il fumo, il fuoco. Per quanto sia ignorante, riprenderò l'argomento, prima o poi, dopo essermi documentata per bene.

Ditemi che cosa ne pensate, se avete domande chiedete pure - perchè di sicuro qualcosa non sarà chiaro, incasinata e ingarbugliata com'è questa storia xD sono a vostra disposizione ^_^ Grazie per aver letto!

claws_Jo





Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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