Correvo.
Dovevo raggiungerli. Non potevano partire così. Non poteva partire così.
Quella mattina, entrando al caffè come al solito in ritardo, vidi dipinta sul viso di Lory e di Paddy un’espressione triste, rassegnata.
Quando avevo chiesto alle due ragazze il motivo del loro stato d’animo, queste ultime mi avevano raccontato la novità: GLI ALIENI STAVANO PER PARTIRE, RITORNAVANO SUL PROPRIO PIANETA!
All’inizio ero rimasta intontita. Come poteva essere? Ci avevo fatto l’abitudine ad averli sempre intorno, ad AVERLO sempre intorno.
All’improvviso, di istinto, mi ero fiondata fuori dal locale, diretta verso il parco.
Dovevo trovarli a tutti i costi! Dovevo fermarli.
Vagai in lungo e in largo percorrendo tutto il parco da cima a fondo ma di loro nessuna traccia.
Ero disperata!
Forse se ne erano già andati? No, non potevo crederlo!
Per una frazione di secondo percepì una voce in lontananza; una voce che ben conoscevo.
Mi girai di scatto e cominciai a correre a perdifiato in quella direzione!
Giunta pochi passi dal luogo mi fermai.
Perché li stavo cercando? Perché non potevo lasciarli andare?
Mi resi conto che io non avevo il diritto di fermarli; sono stati lontani da casa per tanto tempo e io mi stavo comportando da egoista.
Ritornai sui miei passi.
All’improvviso mi sentì cinta da un paio di braccia fresche e bianchissime.
Divenni una statua di sale!
Colui che mi aveva abbracciata mi tirò a se e io mi ritrovai premuta contro il suo torace; tra quelle braccia mi sentivo a casa.
Subito dopo il primo momento, tutta l’angoscia, l’ansia e la paura che avevo accumulato in quelle due ore tornò a sopraffarmi.
Mi allontanai da lui solo per poi iniziare a prenderlo a pugni.
-Perché non mi hai detto che sareste partiti? Perché? Dopo tutto il tempo che ti ho dovuto sopportare credo almeno di averne il diritto! Potevi almeno salutarmi! –
Mentre parlavo iniziai a piangere e la mia voce venne rotta dai singhiozzi
-Sei solo uno stupido. Si. Ecco cosa sei! E adesso che ti ho finalmente detto cosa sei parti pure e non farti rivedere mai più da me –
-Ma tu stai piangendo! – Disse asciugandomi una lacrima con il pollice.
-Lo so! Cosa credi? Sono talmente arrabbiata con te che mi sfogo così! –
Prima che riuscissi a finire quest’ultima frase mi ritrovai di nuovo abbracciata a lui; cercai di allontanarlo ma l’unico risultato che ottenni fu che lui mi strinse ancora più forte a se.
Stavo ancora cercando di prenderlo a pugni, ma mi bloccai quando sentì che anche l’alieno stava piangendo. Ne rimasi sconvolta.
Per un po’ rimasi immobile, poi ricambiai l’abbraccio.
-Ghish! –
- TU PENSI DAVVERO CHE PER ME SIA FACILE LASCIARE TUTTO QUESTO? CHE SIA FACILE LASCIARTI? NON TI HO DETTO NIENTE perché FACEVA TROPPO MALE DIRTI ADDIO! IO NON VOGLIO LASCIARTI, NON CE LA FACCIO! –
-Perche? –
- PERCHE?! ANCORA TI CHIEDI IL perché? TE LO CONTINUO A DIRE MA SEMBRA CHE TU ANCORA NON MI CREDA; IO TI AMO STRAWBERRY! MA NON MI ASPETTO CHE TU CAPISCA E MEN CHE MENO CHE TU … -
Lo zittii con un bacio. Sentii il suo corpo irrigidirsi tra le mie braccia, colto di sorpresa.
Dopo poco tuttavia ricambiò il bacio con intensità; mi strinse ancora di più a se e mise una mano dietro la mia testa in modo da approfondire quel contatto ulteriormente.
Io dischiusi le labbra permettendo, per la prima volta, l’incontro tra le nostre lingue.
Mi abbandonai a lui.
Si staccò per un secondo, scrutando l’espressione sul mio viso: pura felicità e questa volta era tutta per lui!
Sorrisi e lui sorrise a sua volta.
Pochi secondi dopo le nostre labbra si erano di nuovo unite in un tenero ed eterno bacio. Per la prima volta sincero.