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Autore: Abbykat    15/01/2011    1 recensioni
Squall, Irvine, e Selphie in un interludio accanto al fuoco davanti alla Tomba del Re Senza Nome. Sarebbe meglio essere semplicemente dimenticati?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irvine Kinneas, Selphie Tilmitt, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

PERSISTENCE OF MEMORY
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly

"Starà bene?" Squall udì Irvine chiedere a Selphie.

Se avesse aperto gli occhi, lo sapeva, avrebbe potuto vederli entrambi attraverso l'apertura della tenda, ma persino senza guardare sapeva che Irvine era in piedi vicino all'entrata, bloccando il luccicare in movimento del loro piccolo fuoco da accampamento. Così non aprì gli occhi. Invece, rimase fermo nel suo sacco a pelo, fingendo di dormire. In ogni caso muoversi faceva male; le magie di guarigione e le pozioni avevano risistemato le ossa rotte, ma come sempre si lasciavano dietro il dolore profondo e logorante che risultava dal forzare il corpo attraverso un processo per cui ci sarebbero volute settimane e che invece veniva concentrato in pochi minuti.

"Starà bene," sentì dire a Selphie da un po' più lontano, oltre il fuoco da accampamento. Si erano accampati in un punto riparato tra due pilastri vecchi e coperti di muschio, e il fuoco era stato sistemato tra le pietre distrutte e sbriciolate delle rovine davanti alla vecchia tomba. Sarebbero potuti tornare a Deling City, ma era già scesa la notte quando erano usciti all'aperto, e quando Irvine aveva suggerito che sarebbe stato meglio riposarsi e aspettare la mattina, Squall era stato troppo stanco e dolorante per non concordare.

"Non lo so," disse Irvine, con il dubbio che gli scivolava nella voce più del solito. "Ha subito molto oggi. Quei fratelli hanno colpito davvero forte; trovarsi con le ossa rotte a quel modo non è uno scherzo."

"Squall è davvero forte," disse una voce di Selphie. "Non preoccuparti. Abbiamo abbastanza Energia per curarlo. Sarà come nuovo quando si sveglierà."

Sentì il rumore basso degli stivali di Irvine sulla pietra mentre il cecchino spostava a disagio il peso da una gamba all'altra, in piedi vicino alla tenda. Alla fine si allontanò, e l'ombra che proiettava si mosse con lui per permettere al fuoco di luccicare debolmente attraverso le palpebre di Squall. "Nessuno è così forte," disse da lontano, e Squall lo sentì cadere a sedere vicino al fuoco. "Era davanti a prendere la maggior parte dei colpi per tutto il tempo. Non penso di averlo nemmeno sentito lamentarsi. Nemmeno una volta."

"Quella è una cosa da Squall. Lui è fatto così." Selphie non sembrava preoccupata. "Ti ci abitui."

"È solo che è strano," disse Irvine. "Voglio dire, mi sono rotto le costole in passato. Fa un male boia. Come si fa a non lamentarsi quando qualcuno ti picchia sulle costole con una mazza dannatamente grossa? Come si diventa così?"

"Non so," disse Selphie, anche se non sembrava che si stesse pensando molto. "Siamo SeeD, combattiamo un sacco. Prima o poi ci facciamo male per forza, no? Forse lui c'è solo abituato."

Ci fu una pausa, il silenzio interrotto solo dei suoni notturni e dal crepitio basso e sibilante del fuoco.

"Dimmi una cosa," disse Irvine. "Da quanto ti alleni al Garden?"

"Mamma mia," disse lei dopo una breve pausa. "Ho un po' perso il conto. Si mescola tutto insieme, capisci? Penso circa cinque o sei anni... forse sette? Qualcosa di simile."

"Ti mancano mai gli amici che avevi prima di andare al Garden?"

"Io..." La sua voce esitò un poco. "Io non ho realmente ricordi così lontani, non più."

Irvine rimase in silenzio per un momento, e quando parlò di nuovo, per quanto la sua voce rimanesse tranquilla, c'era un qualcosa di strano che Squall non riusciva a indicare per bene, come se lui dovesse sforzarsi per continuare a mantenersi tranquillo. "Non ricordi niente di loro?"

"Mmmh," disse lei, un piccolo e vago suono inarticolato di conferma che veniva probabilmente accompagnato da una scrollata di spalle. "È passato tanto tempo, e io ero davvero giovane. Chi si ricorda le cose di quando era piccolo?"

"È piuttosto triste." La voce di Irvine era così bassa e calma che non sembrava nemmeno lui.

"...Penso di sì," disse Selphie. "Seriamente però, se ci pensi, dopo tutto questo tempo probabilmente non ci riconosceremmo nemmeno, anche se si ricordassimo. Non pensi?"

"Forse," disse Irvine con quella voce bassa. "Mi intristirebbe comunque sapere di essere stato dimenticato."

"Mi sono fatta molti nuovi amici da allora," disse luminosa Selphie. "Sono sicura che l'hanno fatto anche loro."

"Forse," disse ancora Irvine.

Per un momento anche Squall pensò al passato. Non era sicuro di quanto tempo fosse stato iscritto al Garden; non riusciva a ricordare un periodo in cui non avesse vissuto nei dormitori come matricola SeeD. Quando tempo era? I giorni e gli anni sfumavano tutti insieme nei suoi ricordi, tutti uguali uno all'altro.

Non importava comunque, si disse. Quello che importava era la missione davanti a loro, le cose che non erano ancora successe e che potevano ancora andare per il verso sbagliato se non fossero stati attenti.

"E i tuoi genitori?" chiese Irvine bruscamente, la noncuranza rafforzata nella sua voce che strideva dopo la pausa di silenzio. "Ti mancano?" Selphie non rispose, e dopo un momento lui disse, "non dirmi che non ti ricordi nemmeno dei tuoi genitori."

"Non è quello," disse lei velocemente. "È solo - nessuno parla mai dei propri genitori."

"Non pensi che sia un po' strano?" chiese Irvine.

"Non proprio," disse lei. "Voglio dire..."

Difficile parlare di ciò che non hai, pensò cinicamente Squall. La maggior parte delle matricole SeeD erano orfane.

"All'inizio mi mancavano," disse Selphie, anche se non ne sembrava del tutto sicura. "Ma dopo che mi sono abituata a vivere al Garden, mi divertivo così tanto..."

Se Irvine avesse insistito ancora, pensò Squall, si sarebbe alzato e avrebbe messo fine alla cosa. Poi, irritato, si chiese perché avrebbe dovuto. Perché era il leader? Non aveva mai chiesto di essere il leader di niente. Selphie sapeva badare a se stessa.

In ogni caso, rimase fermo e ascoltò attentamente, aspettando che Irvine insistesse sull'argomento.

Non lo fece. Invece, entrambi caddero in un silenzio che durò un poco, riempito solo i rumori del fuoco, e fu Selphie, non Irvine, ad affrontare di nuovo l'argomento.

"Di' un po', Irvy."

"Sì?"

"Tu sei di queste parti, giusto? Sai perché la chiamano la Tomba del Re Senza Nome? Voglio dire, se qui è sepolto un re, non dovrebbe esserci qualcuno che ricorda come si chiamava?"

"È perché la tomba venne costruita quando tutta questa zona era parte della civiltà di Centra," disse Irvine. "A quei tempi c'era una specie di superstizione su questo. Pensavano che ricordare i nomi dei morti portasse sfortuna o una cosa del genere. Quindi nessuno ricordò mai il suo nome, anche se era un re."

"Strano," disse Selphie.

"Sì, beh," disse Irvine con il tono di chi non se ne importa, "le superstizioni sono così. Dopo tutto questo tempo, non è che faccia differenza comunque, vero?"

"Sì, penso che tu abbia ragione."

La conversazione languì dopo quello, ma rimase con Squall, e lui rifletté sull'idea mentre giaceva lì e ascoltava il crepitio morbido del fuoco. Come sarebbe stato, si chiese, essere semplicemente dimenticato dopo la morte... come se nulla di ciò che si era fatto in vita avesse mai importato. Fino a quando, dopo un po', era come se non si fosse fatto esistiti.

Si trovò a pensare di nuovo a Seifer, con una sensazione di disagio che gli si scioglieva nello stomaco. Seifer avrebbe odiato l'idea di essere dimenticato, pensò. Avrebbe offeso il senso che aveva della propria importanza. Avrebbe voluto che tutti ricordassero lui e le cose che aveva fatto, che le storie venissero raccontate e raccontate fino a quando sarebbero diventate leggende conosciute da tutti, e se le cose venivano esagerate nel racconto, tanto meglio.

Nessuna delle due opzioni sembrava una buona cosa a Squall.

Erano quelle le uniche scelte che si avevano quando si moriva?, si chiese. Avere il proprio ricordo distorto al massimo fino a quando le persone potevano dire quello che volevano su di te e nessuno avrebbe saputo la differenza, o essere interamente dimenticati?

Aveva accettato l'idea della sua morte molto tempo prima. Non era che ci fossero molti SeeD in pensione; la vita da mercenario significava sapere che probabilmente non si sarebbe arrivati a compiere più di trent'anni. L'idea di morire non lo spaventava davvero... era chiedersi che cosa le persone avrebbero detto di lui dopo che gli lasciava una sensazione fredda nel profondo, una molto più difficile da sopportare che il dolore che le magie di guarigione si erano lasciate alle spalle.

Come sempre, non riusciva ad arrivare ad una conclusione soddisfacente. Alla fine non c'era nulla che potesse fare tranne girarsi in un tentativo inutile di mettersi comodo, e fare del suo meglio per dormire.

Avevano molto da fare il giorno dopo.

*****
Nota della traduttrice: grazie a Little_Rinoa che ha betato questa storia praticamente all'ultimo minuto! Come sempre, i vostri commenti saranno tradotti e inviati all'autrice periodicamente. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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