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Autore: Berenike    15/01/2011    24 recensioni
FANFICTION VINCITRICE DEI NESA 2011 DEDICATI AI TELEFILM NELLA CATEGORIA BEST COUPLE (RICHARD CASTLE/KATE BECKETT) Castle e Beckett, durante un arresto, si ritrovano chiusi in un magazzino buio.
La detective ancora non sa che il brillante scrittore soffre di scotofobia (paura del buio) e di claustofobia...
Come faranno a sopportarsi un'ora nella stessa stanza, al buio, prima che arrivino i soccorsi?
Kate Beckett non era una donna calorosa. Non aveva mai avuto caldo senza motivo, né freddo esagerato. Era moderata, come in tutte le cose.
Ma quella circostanza era diversa: nonostante il buio, sapeva che l'uomo in quella stanza era a petto nudo ed aveva sentito il rumore di una cintura slacciarsi.
Era una situazione decisamente calda, lei era calda. Si immaginò lo scrittore nudo e sentì una vampata investirla.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IMPRISONED



Castle odiava correre. Non lo aveva mai fatto volontariamente, non aveva mai corso per Central Park, né per le lunghe ed affollate vie di New York, né attraverso le vie del suo quartiere lussuoso.
Odiava doverlo ammettere, ma invidiava profondamente tutti coloro che riuscissero a praticare un qualunque tipo di sport, che non fosse guardare la televisione con un pacchetto di patatine in mano.
Fortunatamente la natura gli aveva garantito un fisico scolpito senza grandi sforzi; lui non doveva correre la mattina, né allenarsi nel pomeriggio, poteva mangiare carboidrati e grassi a volontà che, né la sua pancia, né i suoi glutei, né avrebbero risentito.
Questo aveva giovato molto allo scrittore, che nemmeno ai tempi del college amava praticare sport; al tempo stesso però lo avevano reso pigro e tutti quei muscoli non erano che apparenza: appena gli si richiedeva il minimo sforzo, la realtà veniva a galla.
E la realtà era che la Detective Beckett lo avrebbe stracciato in qualsiasi disciplina esistente, con gli occhi bendati ed una mano legata dietro la schiena.
Tutti, tranne lo sport preferito di Castle: guardare la tv con un sacchetto di patatine in mano, e perchè no, anche un po' di panna.
Quel giorno però maledisse la propria pigrizia ed il proprio stile di vita sedentario: durante l'arresto che lui e la sua musa, Kate Beckett stavano effettuando, il killer era riuscito a scappare, buttando a terra Ryan ed Esposito e dandosi alla fuga. La detective gli era subito corsa dietro: le sue gambe toniche e veloci avevano risposto prontamente allo scatto della donna, ed avevano iniziato a correre senza alcun problema.
Nonostante non fossero proprio atleti olimpionici, anche i detective Ryan ed Esposito riuscivano a tener testa al killer, che avanzava a passo lungo e veloce.
Solo Castle era rimasto indietro, le gambe appesantite ed il fiato corto.
-Io... Arrivo... Io... Sto arrivando... Io... Aspettatemi... – ed infine, fermando la sua corsa pigra – ...Io.. Vi aspetto qui. -


Si trovavano in un magazzino portuale, il più grande che lo scrittore di gialli avesse mai visto; era proprio lì che il cadavere era stato ritrovato ed alla fine, dopo numerose indagini, si era rivelato colpevole il ricco proprietario del magazzino. Il ragazzo sembrava aver scoperto qualcosa tra quelle casse ed i pacchi da spedire oltreoceano, e forse l'uomo l'aveva considerato troppo consapevole dei fatti, e così l'aveva ucciso.
Castle si guardò intorno: non sapeva se i detective avessero preso l'assassino, che per la sua età sapeva correre più veloce dello scrittore. Si trovava in un corridoio bianco, anonimo, illuminato dalle lampade al soffitto al neon: ai lati c'erano solo porte su porte, che le squadre del Capitano avevano già perquisito ed analizzato affondo. Non era stato trovato nulla.
Eppure Kate sembrava sicura di quell'arresto, com'era sicura che tutto si sarebbe risolto in fretta.
Pochi minuti dopo, Kate, seguita da Ryan ed Esposito, tornarono con l'omicida ammanettato: a quanto pare allenarsi quotidianamente aveva dato i suoi frutti.
-Io ero proprio dietro di voi! - disse Castle, giustificandosi con Kate.
Questa sorrise e lo guardò, sogghignando insieme agli altri due detective.
Ryan ed Esposito gli fecero vedere i muscoli al loro passaggio, mentre Richard si posò un dito sulla fronte, indicando che lui aveva altro oltre ai muscoli...
Il sospettato fu fatto accomodare dalla detective nella macchina della polizia e fu portato, dai due agenti, in centrale.
-Ci vediamo lì – li salutò Kate -Castle, andiamo? - si diresse poi allo scrittore, che era entrato in una stanza e non sembrava più volerne uscire.
-Beckett, vieni qui... - La chiamò lui, dall'interno del magazzino. Kate si affrettò: aveva forse trovato ciò che gli agenti non erano riusciti a trovare? Ora che avevano il sospettato, avevano bisogno di prove.
-Hai trovato qualcosa? - chiese lei, speranzosa.
-Si... Sai se è mai stato analizzato questo magazzino? -
-In teoria hanno ispezionato tutto il porto in cerca d'informazioni, di qualcosa che contenesse droga... -
-Non stanno nascondendo droga... -
La luce filtrava appena all'interno della stanza buia. Non c'era illuminazione in quella stanza, Kate si avvicinò a Castle che si trovava all'angolo della stanza, nella zona più buia.
-Quel bastardo esporta documenti illegali! - Castle si girò di scatto, facendo sussultare la detective. In mano aveva un orsetto di pezza rotto a metà. Nel fodero erano nascosti parecchi piccoli fogli arrotolati; la detective ne prese uno e confermò: erano documenti falsi.
-Come hanno potuto non accorgersene? - si domandò piano, incredula. Poi guardò Castle: - E tu come hai fatto a scoprire...? -
Richard non rispose con parole, ma con un gesto della mano: indicò la lampadina fulminata sopra le proprie teste, ed alzò le spalle.
-Mi sono insospettito con la lampadina. Con tutte le persone che lavorano qui, possibile che proprio questa luce non fosse stata sostituita? -
E poi, insieme ripeterono il motto preferito dello scrittore:
-Le coincidenze non esistono. -
La detective sorrise e vide, nella penombra, il sorriso di Castle aprirsi insieme al suo.
-Ora dobbiamo andare, torneremo qui questa sera con una squadra e delle torce... -
Non fece in tempo a finire la frase che la stanza si oscurò. Successe tutto in un momento: vide prima il volto di Richard contrarsi in una smorfia ed urlare:
-No! -
La detective si girò verso la porta, a cui dava le spalle e vide una figura scura, incappucciata intrappolarli lì dentro.
-Non così in fretta! - Urlò l'uomo sconosciuto, prima di chiudere la grande porta che separava i due dalla realtà.
Sentirono entrambi un tonfo, poi il pavimento vibrare: la grande porta magnetica si era chiusa, imprigionandoli in quella stanza buia.
Castle e Beckett restarono in silenzio per qualche secondo; lo scrittore fu il primo a parlare.
-Kate... -
-Non chiamarmi per nome, Castle - rispose lei, furiosa.
-Siamo chiusi qui dentro, o sbaglio? - Non sapeva dove fosse la detective, tutto era circondato dall'oscurità.
-Come sei brillante, Castle! Mi sorprende che tu sia riuscito ad avere una laurea... - Non ottenne risposta.
La donna barcollò nel buio, spaventata per la prima volta da quando era diventata detective. Trovò a tentoni la porta e cercò di aprirla: non c'erano maniglie, né corrimano; l'unico modo per entrare o uscire da quella stanza era facendo scorrere il proprio badge nell'apposita fessura alla destra della porta.
-Kate? -
-Ti ho detto di non chiamarmi per nome! - Castle sussultò, ancora in fondo alla stanza. Beckett cercò di rassicurarlo:
-Non ti preoccupare, usciremo da qui. Vieni verso la porta. -
-Ecco, preferirei rimanere qui... -
-Preferisci la compagnia dell'orsetto illegale alla mia, Castle? - Beckett iniziava ad irritarsi. Non poteva immaginare situazione peggiore: lei e lo scrittore, chiusi senza via d'uscita in una piccola stanza senz'aria.
Avrebbero finito per sbranarsi a vicenda, ne era certa.
-Ecco, no... Io... ho paura del buio. - Silenzio.
Il buio aveva inghiottito feroce le ultime parole dello scrittore, come se se ne cibasse.
-Cosa? - Beckett rise sonoramente. Nel buio si spostò i capelli come succedeva in centrale, quand'era nervosa. Non sentendo risposta, continuò a parlare:
-Segui la mia voce, ti guido io... Vieni verso di me... - La detective sentì uno scatolone muoversi, sapeva che Richard stava arrivando.
Non sapeva come, ma quasi si aspettava che lo scrittore avesse paura del buio: questo non fece che confermare la sua teoria per cui Castle era un bambino di quattro anni nel corpo di un adulto.
Un bellissimo corpo, non c'è che dire.
-Non hai una torcia? - chiese lui, sentendo all'improvviso troppo silenzio. Aveva bisogno che la detective rispondesse, aveva bisogno di sentire la sua voce melodica, che era per lui come luce nell'oscurità.
-Ti pare che se avessi una torcia, non l'avrei già tirata fuori? - Silenzio ancora, lo scrittore andò a sbattere contro un secondo scatolone.
-La torcia non serve mai... Come potevo prevedere che oggi ne avrei avuto bisogno? - Richard sembrava essere più vicino. Avanzava a passi lenti e ravvicinati, per paura di colpire qualcosa. Quand'era entrato nella stanza non aveva prestato attenzione a come erano disposti gli oggetti; se ne rammaricò.
-Castle, ma dove sei? Non devi mica percorrere i 100 metri! - scherzò, riferendosi all'episodio precedente in cui lo scrittore era stato battuto nella corsa perfino dal vecchio proprietario del magazzino.
Castle rise, ma nel farlo forse si distrasse ed inciampò su qualcosa, cadendo su qualcuno.
-Castle! - urlò la detective. Lo scrittore gli era piombato addosso dal nulla.
Prendendola alla sprovvista, anche la detective cadde e sentì il corpo caldo dello scrittore sotto di sé.
-Ogni occasione è buona per saltarmi addosso, detective. - disse lui, cercando di rialzarsi.
-Castle, stai fermo! Dove stai mettendo le mani? -
Lo scrittore aveva involontariamente palpeggiato la donna, in cerca di qualcosa su cui aggrapparsi, come una maniglia, un corrimano, qualsiasi cosa.
-Beckett – disse Castle, usando per la prima volta da quando erano arrivati il giusto appellativo – era il tuo... seno quello? -
La detective ringraziò che fosse buio. Arrossì violentemente e disse frettolosamente:
-No... Era... il gomito! - si rialzò senza fatica. Subito dopo di lei, anche Richard fu in piedi.
-Com'è morbido e sinuoso il tuo gomito! - scherzò ancora.
-Castle, non è il momento di scherzare! Dobbiamo cercare di uscire da qui! -
-Certo, scusa... Volevo solo alleggerire la situazione! Allora, come usciamo? -
-Se lo sapessi non saremmo ancora qui. - disse scontrosa la detective. Possibile che lo scrittore fosse di così poco aiuto? O forse sperava che per una volta sarebbe stato lui a trovare la situazione? - La porta si apre solo con il badge magnetico, non c'è modo di aprirla dall'interno. -
-Fantastico – disse lo scrittore, togliendosi il maglione.
-Castle, cosa stai facendo? - questo aspettò qualche secondo prima di rispondere.
-Mi sono tolto il maglione. - rispose semplicemente, come se l'oscurità si fosse portata via anche il buon senso della detective.
-Rimettilo! - disse lei, cercando ancora di forzare la porta.
-Non se ne parla! E perchè poi? - Per un attimo la detective fu certa di avere a che fare con un ragazzino. Era buio, ma dovevano mantenere una certa distanza professionale. Una distanza che ogni giorno andava assottigliandosi...
-Ho caldo, questa stanza è troppo piccola per due persone. Anzi... potresti respirare un po' meno per favore? Consumi ossigeno! - continuò l'uomo.
Kate avrebbe voluto svenire per la mancanza di ossigeno piuttosto che dover sopportare ancora un minuto le parole dello scrittore.
Infine si sedette, stanca e con le mani doloranti per lo sforzo.
-Cosa fai? Perchè ti siedi? - disse lui, cercando di fissare il movimento della detective. Ma non vide nulla, solo oscurità. Tremò appena.
-Perchè è inutile tentare di aprire quella maledetta porta. Dobbiamo aspettare che qualcuno noti la nostra assenza e venga a liberarci...-
Castle si sentì male. Si catapultò verso la porta, trovandola all'istante e cercando un appiglio per la seconda volta.
-No, ci dev'essere un modo! Ce n'è sempre uno! -
Kate rise ancora.
-Non dirmi che oltre ad avere paura del buio, soffri anche di claustrofobia? -
Rise ancora. Forse quattro anni erano troppi. Ne aveva due, massimo tre.
Lo scrittore si tolse un altro strato, e rimase a petto nudo. L'oscurità gli regalava sempre queste sensazioni di calore intenso, ed iniziava a sudare come fosse nel deserto.
-Tu non hai caldo? - disse, aprendosi la cintura dei pantaloni e facendosi aria sul petto con l'orsetto pieno di documenti falsi.
Kate Beckett non era una donna calorosa. Non aveva mai avuto caldo senza motivo, né freddo esagerato. Era moderata, come in tutte le cose.
Ma quella circostanza era diversa: nonostante il buio, sapeva che l'uomo in quella stanza era a petto nudo ed aveva sentito il rumore di una cintura slacciarsi.
Era una situazione decisamente calda, lei era calda. Si immaginò lo scrittore nudo e sentì una vampata investirla.
-Si! C'è decisamente poco ossigeno qua dentro! - disse, togliendosi la camicia e rimanendo in reggiseno.
Provò a sentire dov'era lo scrittore: la sua voce non era molto distante dalla sua, se solo si fossero toccati per un attimo...
-Castle, Beckett! Dove siete? - una voce in lontananza irruppe il loro silenzio.
La coppia non pensò nemmeno a rivestirsi, ma iniziò a battere forti colpi sulla porta, per attirare Ryan ed Esposito verso di loro.
-Beckett, siete qui? - chiesero i detective.
-Si! Liberateci... serve un badge! - disse Kate, informandoli. Sentì Ryan correre verso destra. Forse stava andando a cercarlo. Castle si mise a saltare sul posto:
-Siamo liberi, siamo liberi, siamo liberi...! -
-Beckett, mi senti? - questa volta a parlare era stato Esposito. Kate batté un colpo sulla porta.
-Non è stato Bennet a commettere l'omicidio... non era nemmeno in città! Ha un alibi di ferro... - Kate si consultò con Castle, l'unico che potesse udirla senza problemi.
-Castle, l'assassino dev'essere per forza colui che ci ha rinchiuso qui! -
-Lo troveremo Kate, stai tranquilla. - le prese la mano, cercando di alleviare il suo senso di colpa per aver preso l'uomo sbagliato e per aver lasciato in libertà il vero assassino. Ryan tornò a passi veloci, il badge in mano.
E finalmente la porta si aprì, e la luce filtrò tra le mura scure della stanza.


Ryan ed Esposito guardarono Kate e Richard mentre si riprendevano dopo l'ora passata al buio: si tenevano per mano, e come se non bastasse lei era in reggiseno, lui a petto nudo con i pantaloni slacciati...
-La prossima volta posso rinchiudermi anche io dentro ad un magazzino? - fu il commento di Esposito.
Castle non aveva parole:
-E quella quando te la sei tolta? - disse nervoso, indicando a tratti la maglietta a terra, a tratti il reggiseno di pizzo della detective.
Lei, imbarazzata si rivestì velocemente.
-Faceva caldo! - cercò di giustificarsi.
-Certo, certo... Immagino! - rise Ryan, battendo mano con il compagno.
Kate li fulminò con lo guardo.
-Andiamo, abbiamo un assassino da prendere! -
Tutti la seguirono, confusi. I due detective fecero l'occhiolino a Castle e gli chiesero maliziosi:
-Allora, com'è stato? -
Lui sbuffò, incredulo.
-Magari saperlo... - disse, camminando e rivestendosi allo stesso tempo.
-Vi ho sentito! - urlò la detective, salendo in macchina.



ANGOLO DELL'AUTRICE


Ciao a tutti! Questa volta lascio un commento veloce...!
Volevo scusami con tutti gli autori e lettori di questa fantastica sezione per essere scomparsa sia dalle pubblicazioni che dalle letture... Chiedo umilmente perdono!
Al momento ho gli esami universitari e il pc non posso proprio accenderlo: è per me fonte immensa di distrazione ed accenderlo significa dire addio alla mia concentrazione ed al mio studio...
Questa storia era nei meandri del mio pc e dopo averla riletta e corretta, ho deciso di pubblicarla!
Cosa ne pensate? Io l'ho scritta in un momento di "oscurità" in cui avevo bisogno che qualcuno (qualcuno come Castle e Beckett) mi mostrasse la luce...
E alla fine del testo mi sono immaginata la scena e mi sono messa a ridere, sentendomi più leggera!
Spero davvero di cuore di aver trasmesso qualcosa anche a voi... Vi prego, ditemelo attraverso una recensione!
Non costa molto ma fa felice questa scrittrice pazza che vi adora e farebbe di tutto pur di farvi sorridere :-)
Berenike




AGGIUNTA POSTUMA



La fanfiction IMPRISONED ha vinto i NESA 2011 sui TELEFILM nella sezione BEST COUPLE, ovvero Richard Castle e Kate Beckett.
Questi due non fanno che darmi continue soddisfazioni…



   
 
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