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Autore: _Sihaya    15/01/2011    0 recensioni
[Riveduta e corretta]
Quale minaccia incombe su Jage Town? Perchè Rukawa è tornato in città?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akagi Takenori, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Ryota Miyagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sihaya's Wild West'
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Capitolo 1 – Jage Town

Sihaya’s Wild West

(di _Sihaya)

 

- Riveduta e corretta -

 

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Questa fanfiction risale al 2006.

Essendo passato un po’ di tempo ed essendo il mio stile – spero - migliorato almeno un po’, ho voluto risistemarla perché ci sono molto affezionata. L’ho scritta divertendomi e forse, rivedendola, spero di ritrovare un po’ di serenità in un periodo non troppo bello della mia vita.

 

Ho avviato questo lavoro anche per distrarmi un po’ (senza però togliere tempo e concentrazione) dalla stesura degli ultimi quattro capitoli di Lost Memories, che si stanno rivelando un’impresa ancora più ardua del previsto. Quindi non temete, non ne abbandonerò la pubblicazione, userò questa fic solo come valvola di sfogo.

 

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CAPITOLO 1 – JAGE TOWN

 

Era pomeriggio inoltrato a Jage Town.

Il cielo brillava dei colori del tramonto e i rintocchi della campana della chiesa sancivano il termine della giornata lavorativa.

 

Lo sceriffo scese da cavallo guardandosi intorno e salutando le persone di ritorno dai campi e dalle botteghe; i suoi stivali poggiarono pesantemente sulla terra arida. Legò il destriero alla ringhiera e salì i gradini di legno, entrando sicuro nel saloon.

 

Si guardò intorno per controllare che tutto fosse tranquillo. Contrasse le labbra in una smorfia di disappunto riconoscendo il giocatore seduto al tavolo da poker, che più volte aveva visitato le sue celle, e la solita testa calda ubriaca presso il bar, accanto al suo vice.

 

La barista dietro al bancone gli sorrise da lontano e lo salutò con la mano: “Ciao sceriffo!”.

Lui si avvicinò, prese uno sgabello e si sedette accanto al suo assistente.

Lei gli versò un bicchiere di whisky. “Allora che cosa mi dite di nuovo? Avete messo dentro qualcuno oggi?” chiese appoggiandosi al bancone di fronte ai due poliziotti.

 

“N-no…” balbettò il vice sceriffo, imbarazzato dalla prorompente scollatura della ragazza.

 

Lei gli sorrise notando il suo bicchiere vuoto: “Ne vuoi ancora? ” chiese facendolo arrossire.

 

“Ho chiesto se vuoi ancora un po’ di whisky, piccoletto,” ripeté divertita perché non aveva ottenuto risposta.

 

Lui divenne ancora più rosso e scosse la testa: “No… grazie…”

 

“Danne a me se t’avanza del whisky, baby!” accanto a loro un ragazzo dai capelli rossi, ubriaco, allungava impaziente il bicchiere.

 

“Fa’ attenzione a come ti comporti!” lo minacciò il vice sceriffo.

 

“Che vuoi, nanerrrottolo?” fece l’altro alzandosi in piedi a sfidarlo e dimostrandosi almeno una spanna più alto di lui.

 

“Dacci un taglio Hanamichi! Hai bevuto abbastanza!” lo rimproverò la barista.

 

“Non mi dire così!” protestò in tono infantile il rossino, faticando a mantenere l’equilibrio e ricadendo pesantemente sullo sgabello.

 

La barista sbuffò scocciata appoggiando il mento sulla mano: “Vedi di rimetterti in sesto per questa sera Hana! Guai a te se mi rovini lo spettacolo,” lo avvisò. Poi si volse verso lo sceriffo: “Voi ci sarete questa sera vero?”

 

“Certo Ayako!” rispose il giovane assistente con entusiasmo.

 

Lei gli sorrise e lui sentì il cuore balzargli nel petto.

 

“Ottimo. Temo che Hanamichi possa combinare uno dei suoi soliti casini, lo fa sempre ogni volta che invito quella soubrette a cantare da noi. Questa sera non voglio che rovini tutto, mi aiuterai Ryota?” chiese fissando con i suoi grandi occhi neri il povero vice sceriffo che, tutt’a un tratto, sentì la terra mancargli sotto ai piedi.

 

“S-sì Aya, puoi contare su di me,” rispose e lei lo ringraziò regalandogli un altro dei suoi splendidi sorrisi.

 

“Ah-Ha! Ho vinto ancora una volta! Nessuno mi può battere!”

 

Una risata fragorosa scosse all’improvviso il saloon: un giocatore seduto al tavolo del poker era balzato in piedi esultante.

Il suo avversario sbatté le carte sul tavolo, ma non volle ammettere la sconfitta: “Hai barato!” gridò.

 

Sul volto del vincitore si dipinse un sorriso beffardo: “Che cavolo dici! Io non baro, sono un professionista!” si difese.

 

L’altro, provocato dall’arroganza del ragazzo, saltò su tavolo e si gettò su di lui facendolo rotolare in terra. Il tavolo si ribaltò, i bicchieri si frantumarono in terra e le carte si sparsero per tutto il locale.

 

Ayako, disperata, si coprì gli occhi: “Oh no! Il mio bar! Vi prego ragazzi non questa sera!”

 

Il vice sceriffo, scosso più dalla disperazione della ragazza che dal senso del dovere, corse a fermare la rissa appena scoppiata.

 

“Akagi vieni ad aiutarmi!” chiamò mentre cercava di bloccare il baro dai capelli corvini.

 

Lo sceriffo abbandonò a malincuore il proprio bicchiere di whisky e si mosse per aiutare l’assistente. Con la forza di un solo braccio sollevò l’uomo che si era avventato sul vincitore e lo portò fuori dal saloon, gettandolo nella polvere.

 

“Vattene o ti farò passare una notte in gattabuia!”, gridò minaccioso, rientrando poi nel locale per occuparsi dell’altro rimasto.

 

“Hisashi Mitsui! Non credi di averne avuto abbastanza della mia galera!! Se ti becco ancora una volta a derubare un pover’uomo finisci dentro seduta stante e rimani a marcire nella cella sotto ai miei occhi!” tuonò lo sceriffo rivolgendosi al ragazzo, che reggeva il suo sguardo con impertinenza.

 

“Ok sceriffo! Come sempre ai tuoi ordini!” ribatté alzandosi in piedi e trattenendo a stento un sorriso.

 

“Levati quel sorriso idiota dalla faccia e guarda quello che hai combinato! Hai distrutto parte del bar e questa sera dev’esserci lo spettacolo! Non hai alcun rispetto per il lavoro di Ayako!” gridò indignato il vice sceriffo che gli stava di fronte. Lui lo guardò con aria di superiorità e gli mise una mano sulla testa, per sottolineare la sua misera statura. “Hey Ayako! Ma come fai a riporre la tua fiducia in un nanerottolo del genere?” domandò.

 

Il vice sceriffo, furioso, cercò di colpirlo più volte allo stomaco, ma il giocatore d’azzardo si spostò abilmente schivando i colpi rabbiosi.

 

“L’altezza non conta! E’ onesto e veloce con la pistola, ce ne sono pochi come lui di questi tempi!”, rispose Ayako da dietro al bancone.

 

“Mhh… può darsi…” fece l’altro, sempre tenendo la mano sulla testa del vice sceriffo, “ma la velocità non è tutto, serve anche una buona mira! E in questo io sono il migliore!”

 

“Senza dubbio Hisashi!”, disse Ayako sorridendogli e facendo letteralmente impazzire di gelosia il vice sceriffo.

 

Vi sballiate tuutti quuanti! Sono io il migliorrr piscitollero del wescit! ” s’intromise il ragazzo dai capelli rossi, ormai ubriaco fradicio, tenendo in aria il bicchiere in segno di sfida. “Vollete forsce metterrmi alla prrova!? Vi sffido entrrambi! Posscio batterrvi anche a… ad occhi chiu…”, non fece in tempo a terminare la frase che i sensi lo abbandonarono e cadde pesantemente a terra con un grosso e sordo tonfo.

 

Il bicchiere che teneva in mano si spaccò e il liquido si sparse sul pavimento di legno.

 

Ayako si batté una mano sulla fronte, rassegnata, guardando il rossino che ora dormiva gustosamente in terra, avvolto dall’inebriante profumo dell’alcool che si sollevava dal legno umido.

 

“Mpf, idiota.”

 

Una figura alta ed elegante entrò spalancando davanti a sé le porte del saloon. La sua voce colse tutti di sorpresa.

 

Ayako alzò lo sguardo e si portò una mano alla bocca per trattenere un grido.

 

L’uomo avanzò evitando con cura che i suoi stivali di cuoio calpestassero le gocce di whisky sparse in terra. Lento e deciso, si fermò nel centro del locale ad un passo dal ragazzo disteso sul terreno; il lungo mantello bianco-avorio assecondò i suoi passi sfiorando il pavimento.

 

Si fermò a guardare con disappunto l’ubriaco ai suoi piedi, poi alzò gli occhi incrociando quelli della ragazza.

 

Scavalcò l’ostacolo, ancora profondamente addormentato, e si avvicinò al bancone del bar.

 

“Dammi qualcosa di forte,” ordinò arrogante.

 

Ayako obbedì silenziosa cercando di nascondere l’emozione, ma le sue mani tremanti la tradivano.

 

Perché sei tornato Rukawa?

 

Continua…

 

 

   
 
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