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Autore: chocolate eyes    16/01/2011    8 recensioni
E' una piccola one-shot scritta in un momento di follia ieri sera, dopo aver visto per l'ennesima volta l'episodio 2x08 di The Vampire Diaries, niente di tutto ciò che trovate scritto è accaduto nella serie. Spero vivamente che accada però ahahah. Il pairing ovviamente Delena (; con accenni a tutti gli altri personaggi.
Dalla storia
“Non andrò più via. Te lo prometto”
Spero vi piaccia (;
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva appena finito di lavare i piatti come ogni sera, ma stranamente quella sera le appariva diversa, come se fosse stata catapultata in un’altra dimensione con la sua quotidianità. Faceva freddo quella notte, a Mystic Falls tirava un vento gelido, strano per una cittadina calda come quella, strano perché le temperature non erano mai scese di tanto. Eppure lei sentiva freddo, era fredda dentro.

“Vado a dormire…”
“Hai preso la tua tisana?”, chiese inconsapevolmente la zia Jenna. L’unica a non sapere nulla, l’unica persona estranea nel mondo in cui viveva, estranea all’interno della sua stessa vita. Nessuno le aveva mai raccontato nulla per non farle correre rischi. Intratteneva una relazione con un giovane professore che di notte si trasformava in un ammazza vampiri. In casa faceva entrare chiunque, perché non sapeva che genere di mostri fossero. Il ragazzo di sua nipote, anzi l’ex ragazzo, era un vampiro con un fratello dalle manie omicide, ma lei questo non poteva saperlo, per loro erano semplicemente 17enni alle prese con gli ormoni impazziti.
“Si l’ho presa, mi aiuta a dormire. Buonanotte Jenna!”
“Buonanotte Elena”, rispose la donna abbracciando la giovane e lasciandole un dolce bacio sulla guancia.

Si era ritrovata con due nipoti da accudire nel giro di una notte, l’anno prima, dopo l’incidente che tolse la vita alla sua unica sorella ed al marito. Si era ritrovata a fare da mamma, lei che era la più irresponsabile della città. Era cresciuta anche lei in quella situazione, adesso era più forte, nonostante tutto ce l’aveva fatta. Ed era proprio fiera dei ragazzi che aveva tirato su, o almeno della nipote cosi perfetta che viveva con lei.
Elena salì in camera sua chiudendosi la porta alle spalle, schiuse la finestra nonostante il freddo avesse ghiacciato ogni cosa nelle vicinanze, e si mise a scrivere nel suo diario. Quanto tempo che non prendeva tra le mani quel quaderno dalla copertina rossa, il quale era diventato il suo migliore amico in quell’anno, un confidente silenzioso e accondiscendente delle sue paranoie, un qualcosa che non avrebbe mai potuto contraddirla. L’aveva gelosamente nascosto dentro un cassetto, sperando che suo fratello non continuasse a leggere i suoi pensieri più segreti. Si sentiva potente Elena nello scrivere tutto quello che le passava per la testa, nello scrivere tutti i problemi e le possibili soluzioni, nel fare una lista sui pro ed i contro della sua vita.
Aprì quel quaderno e si mise a rileggere dettagliatamente tutti gli eventi trascorsi in quell’anno, prese la pena e l’appoggiò sul primo foglio bianco ma in realtà non riuscì a scrivere nulla semplicemente perché non voleva violare quella purezza della pagina con qualche frase o citazione sul suo stato d’animo. Non voleva più dedicare ogni singolo minuto della sua esistenza ad una persona che l’aveva salvata si, ma non l’aveva mai amata abbastanza. Perché più passavano i giorni e più si rendeva conto che il grande amore con Stefan era in realtà un riflesso della mancanza di un padre, un padre che la proteggeva proprio come faceva lui. Riappoggiò la punta della penna sul quel foglio ma poi ci ripensò ancora, voltandosi a guardare fuori dalla finestra e a perdersi nell’oscurità. Velocemente tutto ciò che accadde nell’ultimo periodo le si presentò davanti agli occhi con un film, Katherine e Stefan, Jeremy ed il diploma, Tyler e Caroline… e poi ancora l’imminente matrimonio tra la zia ed il professore di storia. L’uccisione di Klaus per mano di Damon ed il ritorno dei genitori in città, pentiti e pronti a fare una vita con la figlia. Avvenimenti più o meno importanti, che ora assumevano sembianze strane, particolari. E poi la finestra si aprì di colpo, come un déjà-vu, facendo volare il quaderno e facendo cadere sulle sue gambe una lettera. Una lettera che non avrebbe mai voluto ricevere, una lettera che non sarebbe dovuta esistere. Ricordava ancora la prima volta che l’aveva presa tra le mani.

L’estate prima…
Damon aveva ucciso Klaus una volta per tutte, dopo che quest’ultimo aveva reso prigionieri il fratello e quasi tutte le persone care ad Elena. La ragazza ed il maggiore dei Salvatore avevano tagliato tutti i rapporti dopo quell’uccisione, lei aveva di nuovo la sua famiglia e lui aveva lasciato un biglietto dicendo che sarebbe partito. Poi un pomeriggio Elena trovò una lettera vicino al suo peluche sul letto. Non era firmata ma la calligrafia elegante era riconducibile solo ad una persona. Damon. Posò la borsa e aprì di corsa la lettera con un groppo in gola

“Cara Elena, ti scrivo questa lettera perché per quanto possa essere insensibile, freddo e senza cuore, non ci riesco più con te o forse non ci sono mai riuscito abbastanza. Quando l’anno scorso sono tornato a Mystic Falls volevo semplicemente vendicarmi con mio fratello, e riprendermi ciò che mi apparteneva. Sono successe tantissime cose fino ad oggi, avvenimenti che mi hanno distrutto, hanno distrutto la mia corazza mostrandomi più debole di quanto io stesso credessi. Prima la falsa con Katherine, 150 anni di sofferenze inutili perché lei ha sempre e solo amato mio fratello, successivamente ho scoperto che sono stato trasformato nel mostro che sono oggi, grazie all’ innato egoismo di mio fratello. Ho sempre preso la colpa per tutto, ho pagato per i miei errori ma non sono mai riuscito ad accettare ciò che provavo per te, non sono mai riuscito a scendere a compromessi con il mio cuore. Se cuore può essere definito. Tu cosi uguale a lei, la mia ossessione per più di un secolo, tu caratterialmente diversa. L’angelo ed il diavolo. Tu che hai giocato con me come se fossi l’ultimo dei tuoi pupazzi, tradendo la mia fiducia alla prima occasione perché accecata da un sentimento puro e profondo come quello che provavi per mio fratello o forse che provi ancora. Ed io… io che ti ho sempre salvata, io che ho tirato fuori il meglio ed il peggio di te. Io mi sono sempre fatto da parte. Lo sto facendo anche adesso, qualcuno potrebbe pensare che questo sia uno dei tanti gesti di un qualche egoista. Forse è cosi. Eppure non riesco a farne a meno, scherzando ti ho sempre detto la verità, anche quella sera per l’ennesima volta con le lacrime agli occhi mi hai detto che è e sarà sempre Stefan. Cosa sono per te? Cosa sono diventato? Avrei preferito di gran lunga il tuo odio ed il tuo disprezzo, la tua indifferenza…ma non questa situazione. Ho fatto tanti errori anche con te, con l’unica persona che non merita di essere trattata male, l’unica persona che non meritava tutto quello che ha passato. Oggi mi ritrovo qui, in viaggio verso un luogo non definito, verso una meta che mi porti il più possibile lontano da te, dai miei errori. Questa è la cosa più stupida che abbia mai fatto in vita mia. L’ho fatta, anzi la sto facendo perché ti amo Elena Gilbert, si hai capito bene…questo pazzo è innamorato follemente di te, ed è proprio perché ti amo che sto fuggendo via. Proprio perché ti amo sto facendo questo, non posso più mentire, non posso mentire a mio fratello, a te ma soprattutto non posso mentire a me stesso. Non posso nascondere più i miei sentimenti e questo mi spaventa ma allo stesso tempo mi fa pensare che allontanarmi sia la soluzione migliore. Per quanto egoisticamente possa affermare il contrario, non ti merito ma con questo non ti sto spingendo tra le braccia di mio fratello, probabilmente neanche lui ti merita. Voglio che rifletta su ciò che di bello hai passato insieme a lui, e se ti riesce su ciò che di bello hai passato insieme a me. Sono patetico, dio non avrei mai immaginato di potermi ridurre cosi.
Non cercarmi ti prego, non farlo per nessun motivo. Se e quando starò meglio sarò io a cercarti, sarò io a voler sistemare la situazione.
Te lo prometto.
Goditi i tuoi 17 anni Elena.”


Posò la lettera e guardò la piccola rosa sul comodino. Si buttò con la testa fra i cuscini piangendo, al solo pensiero che lui fosse andato li. Piangeva perché riusciva quasi a sentire ancora il suo profumo. Piangeva perché avrebbe voluto fermarlo, avrebbe voluto urlargli quanto di più malsano aveva da dirgli o semplicemente l’avrebbe guardato negli occhi, in quelle pozze cosi avvolgenti e si sarebbero guardati senza parlare, infondo non avevano mai avuto bisogno di tante parole loro due. Eppure era stato un vigliacco, l’aveva lasciata senza dire niente. Dopo averle sconvolto l’esistenza era andato via un pomeriggio qualunque d’agosto.
Fine flashback….

Erano passati quasi quattro mesi da quella lettera. Per l’esattezza erano passati tre mesi e ventotto giorni da quando aveva letto la prima volta quel messaggio. Tre mesi d’inferno in cui Elena aveva eretto un muro contro quel mondo in cui era entrata ma nello stesso tempo lo aveva distrutto. Dopo la rottura definitiva con Stefan ed il chiarimento sui propri sentimenti, il ragazzo le aveva offerto una spalla su cui piangere, adesso era diventato il migliore amico, ruolo che forse gli spettava da sempre. Non c’era stato giorno, da quando Damon era partito, in cui il pensiero della giovane non fosse rivolto a lui, eppure si autocommiserava ogni tanto, perché pensava che era rientrata nel gruppo ristretto di quelle persone che capiscono quanto sia importante una persona soltanto quando la si perde. Non riusciva a non pensarlo, prevaleva di più la rabbia piuttosto che la simpatia, perché forse era troppo presto per parlare d’amore. C’era stata indifferenza i primi tempi in cui si erano conosciuti, tramutata in odio poi quando lui aveva quasi ucciso suo fratello, c’erano state le frecciatine taglienti, gli sguardi omicidi e quei silenzi, che dio, avrebbero ucciso chiunque ma non lui. Le era stato sempre accanto, a proteggerla anche quando doveva fare il lavoro sporco, anche quando la vedeva stringere prepotentemente le braccia del fratello e sussurrargli solo un misero grazie. Non era mai andato via. E questo lei l’aveva capito troppo tardi, l’aveva capito soltanto quando lui era troppo stanco per continuare la sua lotta interiore, troppo stanco anche solo per accorgersi che il suo muro d’indifferenza si era sgretolato.
E adesso in quella fredda notte di Dicembre Elena guardava il suo telefono provando a comporre il suo numero per la prima volta. Per sentire solamente la sua voce e magari riattaccare come una stupida quattordicenne. O semplicemente per urlargli contro tutto il suo malessere fin quando sfinita avrebbe chiuso il telefono senza voce. Avrebbe voluto dirgli di restare, Elena, avrebbe voluto dirgli di parlarne, di restare ancora per lei, di lottare ancora per lei. Infondo era l’unica che spesso lo aveva capito, l’unica che nonostante tutto gli aveva dato un minimo di fiducia. Nasconde quella lettera dentro una scatola sotto il letto, mettendo anche il suo diario. Non ha più voglia di scrivere, non vorrebbe più pensarlo in realtà, ma la sua mente la tradisce, il suo corpo la tradisce, il suo cuore furioso la tradisce. Tutto in lei la tradisce. Chiude la finestra e si mette sotto le coperte. Domani è un altro giorno si ripete sempre, e ritorna a nascondersi da tutto.


Mystic Falls, dicembre.

Alla fine era ritornato a casa. Si era ripromesso di non tornare mai più e invece non ce l’aveva fatta. In quei mesi ne aveva combinate di tutti i colori per cercare di pensare a quella ragazza che era riuscita a farlo tornare ragazzo, era riuscito a farlo ritornare umano. Stronzate. Era tornato peggio di prima. Pensava che fuggire come una ragazzino alla sua prima cotta gli avrebbe fatto dimenticare tutti i sentimenti che provava per lei, sentimenti fino ad allora sconosciuti che lo rendevano terribilmente patetico agli occhi di persone che conoscevano solo il lato duro, spietato di Damon. Adesso era tornato, tornato per chiarire con il fratello, quel fratello che aveva già capito tutto da tempo, quel fratello che aveva curato le ferite amare di una ragazza si era accorta troppo tardi dei suoi sentimenti, quel fratello che aveva sempre cercato. Era tornato per pareggiare i conti con i genitori naturali di Elena, genitori che volevano ritrovare un equilibrio con la figlia anche se in misura minore.
Continuò a darsi del fottuto patetico quando si appoggiò all’albero del giardino di casa Gilbert, intento a fissare un minimo di movimento da quella finestra ora debolmente illuminata dalla luce dei lampioni in strada.
Adesso si rendeva conto di aver fatto solo una grandissima cazzata ad allontanarsi da lei, perché ne donne, ne tempo, ne distanza erano serviti ad affievolire quel sentimento che era riaffiorato dopo oltre un secolo e per una persona che era la copia esatta del suo primo amore. Niente era servito. Niente era bastato. Con un balzo arrivò al suo balcone e con una delicatezza che non gli si addiceva aprì la finestra e si immerse nel mondo dove tutto riprendeva colore, dove tutto inspiegabilmente aveva senso.
Si sedette su una poltrona e guardò la ragazza dormire. Fece suo ogni dettaglio. Dalla vena che spiccava proprio al centro della fronte della ragazza, al modo in cui dormiva che le ricordava vagamente un bimbo con quella mano stretta a pugno come per coprirla. Il peluche, l’orso che non aveva mai lasciato occupava una piccola porzione di letto, stretto tra le sue braccia. Il respiro calmo, finalmente tranquillo, segno che gli incubi avevano smesso di occupare le sue notti. Si avvicinò per accarezzarle una guancia e quando lo fece, si bagnò le dita. Aveva pianto. Fece per allontanarsi, per maledire ancora una volta la sua impulsività, quando una mano lo bloccò. Alzò gli occhi verso Elena, che si era messa a sedere di scatto, guardandolo e poi tirandogli uno schiaffo con una potenza tale che fece voltare di lato la testa del ragazzo. Rimasero immobili nelle loro posizioni per quella che poteva sembrare un eternità e poi un singhiozzo più forte degli altri fece alzare gli occhi del ragazzo verso la figura esile davanti a lui che tremava come una foglia. Quei grandi occhi color nocciola era diventati lucidi, pozze liquide che lo fissavano tremanti. Con una calma innaturale, il ragazzo si sistemò meglio sul letto accogliendo tra le sue possenti braccia il corpo della ragazza che adesso piangeva senza frenarsi, liberando tutta la tensione e la preoccupazione accumulatisi nel corso dei mesi di lontananza da lui.
E Damon sa, sa che tutto questo è sbagliato, sa che non dovrebbe trovarsi lì, ma non riesce a vedersi in nessun altro posto. Si odia, si odia perché si era ripromesso di farle condurre una vita migliore, una vita degna della sua età, si odia perché non avrebbe voluto catapultarla in un universo troppo complicato per lei giovane ed indifesa. Ma non riesce a lasciarla, non riesce a separarsi da lei, perché lei è ciò che di più giusto potesse capitargli.

“Sei tornato”, il sussurro della ragazza è cosi lieve che per un attimo pensò di non aver udito alcunché. “Non sto sognando vero?”, continuò alzando poi gli occhi verso di lui e distaccandosi un po’ ridandosi quel contegno ormai perduto da tempo. Si asciuga gli occhi come una bambina e non le importa niente se adesso è tutta rossa e gonfia in viso. Lui la guarda aspettandosi la più brusca delle reazioni invece inaspettatamente appoggia leggere una mano sulla guancia colpita carezzandolo piano.
“Sono qui. Sono tornato per restare”, riesce semplicemente a dire. E continua a fissarla mentre adesso gli occhi di lei si velano di una luce nuova, diversa dalla rabbia e dal nervosismo di prima.

Sorride adesso Elena, sorride facendosi prendere per pazza, mentre Damon continua a fissarla incredulo per questo cambio repentino d’umore. Non c’è più tensione nell’aria, attorno a loro c’è solo una soffice patina di sollievo e qualche sensazione nuova, unita ai loro sguardi carichi di qualcosa di diverso, qualcosa che fa paura ad entrambi. Qualcosa che è difficile da ammettere, ma che c’è, esiste.

“Damon…”
“Non dire niente adesso, se domani vorrai odiarmi sarai libera di farlo, ma questa notte…ti prego non riempiamola di parole inutili”

E’ stanco Damon. Stanco di parlare, di esprimere pensieri che potrebbero essere fraintesi. Stanco di ascoltare le opinioni di tutti. Stanco di tutto ma non di lei, dei suoi occhi. Non ha cattive intenzioni, non ha intenzione di fare nulla se non guardarla tutta la notte, anche da lontano.
Elena dal canto suo non voleva minimamente sprecare quel tempo parlando, l’avrebbero fatto dopo. Magari si sarebbero seduti attorno ad un tavolo ed avrebbero parlato pacificamente, o meglio, avrebbero urlato per tutto il tempo. Ma poi avrebbero fatto pace ed era quello il momento più bello.
Inaspettatamente si avvicinò alle labbra del ragazzo e le sfiorò velocemente. Contenta della reazione suscitata nel moro, approfondì quel contatto, ricambiato dopo qualche attimo di incredulità, e gli sfiorò quei serici capelli andando poi a rivolgere le sue attenzioni su quel viso perfetto. Damon si era aspettato tutto ma non questo, e la sorpresa suscitata in lui fece accendere emozioni sepolte da tempo. Si scostò ansante dopo un po’, quando il bacio di casto aveva ben poco. Elena leggermente assonnata lo guardò profondamente, intenta a proseguire quello che aveva iniziato, ma un flebile ed innocuo sorriso da parte del ragazzo la frenò.

“Damon…”
“Avevo bisogno di questo, giuro. Avevo soltanto bisogno di questo.”
“Cosa…”
“Cercavo una spiegazione a questa follia. Avevo un disperato bisogno di te, di un contatto con te.”
“Adesso che sei qui non andrai più via, non ti lascerò fuggire ancora.”, disse la ragazza sbadigliando sonoramente e accoccolandosi al corpo statuario del giovane. Un turbinio di emozioni passò attraverso i suoi occhi e sorrise come un bambino nel vederla stringersi al suo petto.
“Non andrò più via. Te lo prometto”

Fece in tempo a lasciarle un bacio leggero prima di lasciarla tra le braccia di Morfeo. Elena quella notte dormì tranquilla, stringendo ogni tanto il corpo accanto a se come per assicurarsi che fosse ancora li, che non l’avesse lasciata sola. Avevano un disperato bisogno l’uno dell’altra, ma soprattutto entrambi sapevano che nel cuore di uno non c’era posto per nessuno al di fuori dell’altra e viceversa.




Salve a tutti, carissimi lettori. Lo so è una follia, ma è la mia piccola follia (:
Davvero questa coppia mi è entrata nelle vene, non riesco a non pensarli cosi dannatamente sbagliati ma perfetti nel loro errore. Sto scrivendo ancora su di loro, sperando di farne una fan fiction vera e propria.
Sfortunatamente non mi appartengono ma appartengono a julie e kevin, vabbè aggiungerei per fortuna.
Ora vi lascio. Mi raccomando commentate xP le risposte le troverete come messaggi personali (:

SPAZIO PUBBLICITA' : ho scritto una fan fiction NIAN, questo è il link se vi va di leggerla sarei felicissima (: THE SWEETEST SIN

Baci Vale
   
 
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