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Autore: Akrois    17/01/2011    2 recensioni
La guarda senza smettere di sorridere. Al diavolo, si sente troppo fottutamente superiore per poter smettere di sorridere. Quel sorriso è la sua vittoria. Quel sorriso è la dimostrazione della sua forza.
Quel sorriso è semplicemente perché potendo si metterebbe ad urlare e piangere e prenderla a schiaffi su quella maledetta faccia sorridente ma non può perché ha promesso di trattarla bene.
- Non morirò.- Jeanne sorride calma lisciandosi con una mano l’abito bianco – Non per mano tua. Io devo portare la Francia alla vittoria.
- Già. E io dovevo svuotare l’English Channel bevendone le acque.- sbottò Inghilterra – Figurati se una misera contadinella poteva portare quel fallimento vivente di Francia alla vittoria!
[Giovanna d'Arco]
Genere: Commedia, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuoco.

 

 

- e là in alto e davanti alla gente

lui appese le ceneri inutili del suo abito bianco-

Giovanna D’Arco –De André-

 

 

 

Quanto costa comprare la speranza di una Nazione? Oh, veramente pochi soldi, Sir.

Cammina deciso, ignorando gli uomini che incespicano in stentati saluti e quelli che s’inchinano come girasoli appassiti quando passa per sparlargli alle spalle quando è lontano.

Il mantello fruscia a terra, il leone d’oro che vi è ricamato sopra luccica sfacciato alla luce rossastra delle torce, alla faccia dei popoli che fanno la fame.

Non vede nulla e nessuno, ormai, i denti stretti e il viso deformato in una smorfia. Gira un angolo, calcia via un topo spaventato e afferra con una mano una torcia accesa, quasi estirpandola dal suo sostegno in metallo.

Continua a camminare. Scende scale, percorre corridoi, svolta angoli e si irrita sempre di più perché quello non è un castello ma un fottuto labirinto.

Il suono di risate e calici sbattuti gli fa comprendere di essere quasi arrivato alla sua destinazione. Spalanca la pesante porta di legno con un gesto teatrale e troppa forza, abbastanza da far cozzare la povera porta contro la parete e far prendere un bell’accidente alle due guardie che stavano sbevazzando al tavolino.

I due uomini saltano in piedi balbettando qualcosa, ma attualmente lui è sordo a qualunque cosa non sia il digrignare dei suoi denti – Le chiavi.- sbotta allungando la mano, facendo cigolare la pelle marrone del guanto – Le chiavi della cella.

Una delle due guardia gli mette il mazzo di chiavi in mano, mormorando qualcosa. Non lo sentì neanche.

Caccia via i due uomini con un gesto della mano, attendendo in piedi nella stanzetta fino all’uscita dei due.

Si volta verso una seconda porta, avvicinandosi ad essa con grandi passi. Infila la chiave con un gesto irritato, la gira con rabbia, apre la porta con odio.

Si trova davanti ad una celletta sporca che puzza di chiuso e fieno bagnato. Da una finestrella (crudelmente alta e stretta) passa appena un filo di luce che illumina, ironia della sorte, il viso di una donna.

- Stai per morire.- annuncia con un gran sorriso sul viso – Stai per morire per mano mia. Come ti senti al riguardo?

Lei si volta e sorride. Che nervi. Ha ancora fiducia.

Ha cercato di scappare due volte, è quasi morta, le sono successe le peggio cose, sta per morire e ha ancora fiducia. Fiducia in chi, poi?

Quel Cristo e tutta la bella Sacra Famiglia ballerina che non l’hanno mai aiutata e mai l’aiuteranno? In quel finocchio inutile di Francia che se ne sta tutto bello e felice nel suo palazzo?

Oh beh, dubita che Francia sia felice. Separarsi dalla persona amata è duro, ma in fondo la retorica aiuta sempre e pensare di essere una “Nazione” che deve “fare dei sacrifici” può servire a superare il dolore, anche quello di una perdita così.

La guarda senza smettere di sorridere. Al diavolo, si sente troppo fottutamente superiore per poter smettere di sorridere. Quel sorriso è la sua vittoria. Quel sorriso è la dimostrazione della sua forza.

Quel sorriso è semplicemente perché potendo si metterebbe ad urlare e piangere e prenderla a schiaffi su quella maledetta faccia sorridente ma non può perché ha promesso di trattarla bene.

- Non morirò.- Jeanne sorride calma lisciandosi con una mano l’abito bianco – Non per mano tua. Io devo portare la Francia alla vittoria.

- Già. E io dovevo svuotare l’English Channel bevendone le acque.- sbottò Inghilterra – Figurati se una misera contadinella poteva portare quel fallimento vivente di Francia alla vittoria!

- Lui lo credeva.- rispose calma Jeanne. Inghilterra sentì pulsare una vena del collo – Lui? Lui chi? Louis?

La risposta era ovvia e scontata e il sorriso paziente di Jeanne ebbe solo l’effetto di irritarlo di più - Francia.

- Lo sapevo che era Francia. Facevo dello humor. Non l’hai capito?

- Purtroppo no.

E col senno di poi Inghilterra avrebbe fatto meglio a dare una ritoccatina al suo humor , se non voleva essere preso in giro per i secoli a venire. Ma non sono fatti di questa storia.

Inghilterra poggiò la spalla alla porta guardandola storto – Io ti detesto.

- Lo immaginavo.

- Sai troppo calma.

- Ho fiducia.

- Ma in chi?!- esclamò Inghilterra puntandole l’indice contro – In cosa hai fiducia?! In cosa puoi avere ancora fiducia tu?!

Jeanne si alzò e allora Inghilterra si accorse che era più alta di lui di almeno una spanna. Che vergogna.

Prese la sua mano fra le proprie – Io ho fiducia in Dio, Inghilterra.- disse con un tono di voce gentile – Dio abbraccerà il mio corpo provato e mi riporterà da Francia, così che io possa adempiere al destino che mi è stato assegnato.

- Bullshit.- Inghilterra tolse la sua mano dalla stretta calda della donna – Ti rendi conto che queste sono tutte stronzate?

- Non credo.- disse Jeanne – Se tu volessi Dio abbraccerebbe anche te. Ma immagino che tu non voglia.

- Infatti non voglio.

- Meglio.- assicurò Jeanne allargando il sorriso già presente - Perché Egli stringe più forte a se i figli che non lo vogliono.

- Il tuo dio è un cretino, allora. – decretò Inghilterra.

- Il mio Dio non è null’altro che un Padre che vuol veder venire a Lui i Suoi figli. Cosa c’è di stupido in questo? Egli ama ogni creatura di questa terra, anche coloro che non Lo riconoscono, poiché ogni creatura merita il Suo perfetto ed inesauribile Amore.

- Tsk.

- Non mi credi?

- Francamente no.

Jeanne si sedette sul pagliericcio, sistemandosi la veste bianca – Posso capire che le mie parole non ti convincano.- disse – Ma un giorno anche tu Lo conoscerai e capirai. Capirai di sicuro.

Inghilterra la voleva prendere a schiaffi sbattere contro il muro spaccarle il viso contro lo stipite della porta fracassarle la calotta cranica cavarle gli occhi dalle orbite strapparle i denti e la lingua pisciare sul suo viso devastato e sputare su quel cervello inutile poi strapparle il cuore e buttarlo dalla finestra.

Si limitò ad uscire dalla cella sbattendo la porta.

E nella sua testa sentiva quella voce dolce che diceva – Capirai che Egli è accanto a te quando meno te lo aspetti- si tappò le orecchie urlando – perché è il suo Amore che ha concesso la vita a tutti noi- sbatté i piedi a terra – anche a voi Nazioni.

Pianse.

 

 

 

Francia guarda circospetto la busta.

Non è nulla di speciale, solo una normale busta di pergamena piuttosto pesante e un po’ sgualcita sugli orli.

Ma sulla lacca rossa che la chiude c’è lo stemma inglese. E tutto ciò che reca lo stemma di quel paio di sopracciglia con le gambe non è una bella cosa.

Cioè, quelle sopracciglia con le gambe in sé non erano una bella cosa, ma sono dettagli.

Infila il coltello fra i due lembi della busta, aprendola con lentezza e precisione.

L’apre e la rovescia sulla scrivania. Un mucchietto di cenere cade sul legno scuro, subito seguito da un pezzo di stoffa bianca bruciacchiata.

Al Re sfugge un sorriso quando sente l’urlo della Nazione.

Ecco come si motiva una Nazione a combattere, altro che Dio, amore e stupidaggini varie.

 

 

 

 

 

A.Corner

 

 

 

Noia e pigrizia.

 

Posto una fic vecchierrima.

 

Se vedete errori segnalatemeli ù.ù

 

E io devo ancora scrivere la Prumano per Nihal oWo

Non temere cara, non l’ho dimenticata: appena la mia musa mi si filerà di pezza la scriverò è_é

   
 
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