« Sai. » Dice lui facendo un gesto ampio con il braccio e srotolando il paesaggio che gli sta intorno, invitandolo a mostrarsi come se fino a quel momento si fosse nascosto dietro la sua mano. « Ogni volta che mi trovo in un posto così alto, mi viene in mente Il Re Leone. »
Lei stringe la ringhiera con entrambe le mani e vi si arrampica sporgendosi fuori dal ballatoio per sentire quel senso di vertigine che soltanto l’altezza riesce a darle, poi accenna un sorriso sarcastico.
« Perché un giorno tutto questo sarà tuo? » Lui non può fare altro che incassare la sua ironia, ma lo fa abbassando lo sguardo e ridendo a sua volta, agrodolce, con le rughe pronunciate intorno alla bocca.
« E’ un modo di pensare grandioso, no? » Domanda continuando ad accarezzare la skyline dei palazzi con le dita tese. « E lo sai, non c’è niente che mi piace come l’idea di sentirmi grandioso. » Lei lo sa.
Aspetta che una folata di vento le scompigli i capelli per sporgersi ancora di più oltre la ringhiera, per sentire l’adrenalina darle alla testa, poi lui la vede tendere le spalle come una tuffatrice che si prepara al salto, chiudere gli occhi e cominciare a ruggire contro l’orizzonte attirando l’attenzione di alcuni passanti e dei bambini.
Lui la osserva e ride, rauco; le è finita una ciocca di capelli tra le labbra e l’espressione che fa mentre ruggisce è più buffa che solenne, ciononostante incrocia le braccia sulla ringhiera e la lascia fare.
« Un giorno. » Decide, lo fa ad alta voce. « Tutto questo sarà anche tuo. »
Lei risponde voltandosi leggermente verso di lui e spostando la ciocca che ha tra le labbra.
« Vuoi sposarmi? » Osserva divertita, poi torna a guardare il loro regno e ricomincia a ruggire senza lasciargli il tempo di pronunciare quel “forse si”.