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Autore: V a l y    18/01/2011    6 recensioni
La chiamano La Esmeralda. Come lo smeraldo, la pietra preziosa dal colore unico, un raro esemplare di bellezza. La sola donna che sia stata in grado di ammaliarlo.
{Partecipante all’iniziativa di Fanworld “Un prompt al giorno”. Prompt usato: “Castigo”}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo, La Esmeralda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sotto i raggi dorati e rubizzi del sole in declino, sembra ballare con il fuoco. Braccia esili, gambe tornite visibili tra un'alzata veloce e l'altra della gonna, la sua carne turbina e si contorce in un'armonica serie di movimenti. La lunga treccia nera è come un'estensione naturale del corpo che si adegua a ogni azione, si posa sulla spalla nuda e scura, scende sulla schiena, si libra in aria fluttuante come la punta alta di una fiamma.
La chiamano La Esmeralda. Come lo smeraldo, la pietra preziosa dal colore unico, un raro esemplare di bellezza. La sola donna che sia stata in grado di ammaliarlo.
Da diversi giorni, Claude si reca alla piazza di Notre-Dame per poterla ammirare, spinto da ciò che tempo fa definiva un ecclesiastico e casto sguardo al Signore. Perché la bellezza è ciò che più si avvicina a Dio. La si rimira come si rimirerebbe un'opera artistica, lo splendore di una statua classica, di un quadro rinascimentale.
Ma quella debole convinzione vien presto sostituita da un sentimento spiazzante e vergognoso, che ripudia con tutto il cuore. E per quanto cerchi di ignorarlo, per quanto cerchi di evitarla, La Esmeralda è sempre presente anche quando non c'è.
Claude la guarda in mezzo alla folla. E' solo un uomo tra i tanti, che lei non nota, e certamente non sa quel che gli arreca. Neppure immagina la tortura di quelle gambe, di quello sguardo. La Esmeralda, ciglia lunghe e occhi neri, labbra piccole e rosee, la creatura più bella che abbia camminato a Parigi, più divina che umana, una donna salamandra.
La Esmeralda, la sua tentazione, il suo castigo. Non può essere che questo.
Frollo si domanda perché Dio gliel'abbia mandata, quale sia l'assurda ragione di quella prova. Gli è sempre stato devoto, sotto ogni forma di dedizione, come arcidiacono, come cristiano, come uomo. Ha allevato un neonato deforme abbandonato dalla madre, si è preso cura di suo fratello Jehan alla morte dei genitori affetti dalla peste, si è consacrato giovanissimo nel sacerdozio e nei voti religiosi. Nei suoi comportamenti sussiste un attaccamento alla filantropia che non disubbidisce ad alcun tipo di valore cristiano. E allora, si domanda, perché? Ma per quanto cerchi risposta, le vie del Signore sono sempre imperscrutabili.
In un'ultima piroetta, in un ultimo roteare di gonna, a mostrare steli di gambe brune sotto una corolla di tessuto rappezzato con tante stoffe colorate, Esmeralda finisce la sua danza. Si avvicina con la capretta Djali al suo pubblico, protendendo un sacchetto vuoto per le monete, fronteggiando gli spettatori uno a uno. E quando lo raggiunge, a Claude manca il respiro, si impietrisce come uno di quei tanti gargouille che assediano la cattedrale.
Esmeralda scuote il sacchetto per spronarlo a donarle qualche soldo e gli regala un sorriso, candido e femminile, il gesto più comune, più terreno e al contempo più celeste che lui abbia mai visto. Prende due monete a caso dalla manica della tonaca, senza guardare quali, e porge timidamente la mano alla gitana, sospesa a mezz'aria sul sacchetto. La mano si schiude appena, ma non lascia uscire niente. Claude è un burattino nelle mani della sorte che non riesce a mantenere il controllo delle proprie azioni, stregato dalla presenza di quella splendida sedicenne. Eppure, è sempre stato un uomo morigerato.
Esmeralda, allora, che al contrario dell'arcidiacono vive senza premurarsi di troppe cerimonie d'etichetta, gli toglie le monete dalla mano, sfiorandogli impudicamente il palmo con le dita fini e aggraziate. Quel tocco, così disinvolto e fresco, che lo scuote e lo tormenta. Lui, che non sa cosa siano le carezze, che non ne ha mai ricevute neppure da bambino, che ha sempre vissuto nascosto dalle intimità dei rapporti umani, per la prima riscopre la parte più terrena di sé.
Si dirige ancora stravolto ad ampie falcate a Notre-Dame. Tra le spesse mura di pietra e salvezza divina, si porta una mano al cuore in tumulto, udendo indistintamente la lontana litania di una messa serale. Prende le scale a chiocciola ed entra nella sua stanza sulla torre. La Esmeralda è lì che l'aspetta, sorridendo, prendendogli una mano tra le sue per baciarla, per portarsela sui seni, tra le gambe. La testa che ricade all'indietro dal piacere, i capelli di fuoco, infiammati come una salamandra, roventi come la tentazione.
E, vulnerabile come non mai, immergendo lo sguardo nei fogli sul suo scrittoio, lontani da quella fantasia terrena, Claude comincia a pensare di nuovo a quella penitenza ingiusta, sbagliata. Perché in realtà sono quelle mura, quella tonaca, quel rosario attorno al collo ad essere il suo castigo.
In un gesto violento e nervoso fa cadere i libri e il calamaio, odiando se stesso per quei pensieri scellerati. Si sbottona l'abito clericale, afferra il flagello e comincia a frustarsi.
  
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