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Autore: Melian    18/01/2011    3 recensioni
"Rimase immobile sulla soglia per lungo tempo, col capo reclinato di lato e abbandonato contro lo stipite, gli occhi socchiusi e l’espressione assorta."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mokuba Kaiba, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TUTTO QUELLO CHE RESTA


Seto Kaiba percorse l’ampio corridoio della propria casa, nel quartiere elegante di Domino. I suoi passi erano attutiti dalla moquette e la sua figura slanciata e longilinea era illuminata solo dalla luce dei lampioni e da quella - più irregolare - dei fari delle auto fuori dalle enormi finestre.
L’ora di cena era passata da un pezzo e lui l’aveva trascorsa nel suo ufficio, alla Kaiba Corporation, tra le scartoffie. Aveva un nuovo videogioco da ultimare e da spedire sul mercato, un affare che avrebbe reso ancor più famosa la sua azienda e sarebbe fruttato milioni.
Erano ormai passati anni da quando la Kaiba Corporation era divenuta tristemente famosa per la produzione bellica di cui il patrigno di Seto, invece, andava tanto fiero. La vecchia Kaiba Corp. era solo uno sbiadito ricordo. Era solo merito di Seto se, invece della fabbricazione di armi, il nome Kaiba veniva associato ai giochi e alla più avanzata tecnologia informatica.
Seto aveva talento; persino il suo patrigno aveva dovuto riconoscerlo, nonostante quell’uomo fosse un avido, cinico bastardo. Non aveva mai amato i due ragazzini che aveva strappato dall’orfanotrofio, ma li aveva tenuti con sé solo per darsi l’immagine di un uomo migliore di quanto in realtà fosse e perché, non avendo figli, credeva che sarebbe stato assai più facile educare un ragazzino senza ambizioni a sua immagine e somiglianza e renderlo il proprio remissivo e manipolabile erede.
Peccato che Gozaburo Kaiba non avesse fatto i conti con la realtà e, in particolare, con Seto, quel bimbo dagli occhi azzurri così taglienti e il broncio pensieroso, talmente abile e intelligente da averlo prima sfidato e poi battuto ad un’interminabile partita a scacchi, guadagnandosi il diritto di essere adottato assieme al fratello. Quel bambino era, invero, ambizioso e testardo, si era costruito un solido muro che Gozaburo non poteva scalfire ma che, grazie al suo modo spartano di educarlo, aveva rinforzato.
Seto aveva otto anni quando era entrato per la prima volta in quella casa che adesso attraversava in silenzio, con l’andatura sicura di chi conosce perfettamente la strada e la rifà a memoria, senza pensarci. La sua mente navigava altrove. Pensava a Mokuba. Era sempre così impegnato, che riusciva a dedicare poco, troppo poco tempo al fratellino, l’unica persona di cui si fidasse e a cui concedesse i propri sorrisi, con cui si lasciasse andare. Solo con Mokuba svestiva i panni del giovane rampollo multimiliardario, dello studente modello che aveva finito il liceo a pieni voti e preso una laurea in tempi record, dell’abile e consumato giocatore di Magic and Wizard, il Duel Monsters, che rivaleggiava con Yuugi.
Con Mokuba, Seto poteva semplicemente e finalmente essere se stesso, non doveva dimostrare di essere il migliore, di essere all’altezza o di avere tempra come quando Gozaburo lo metteva alle strette, costringendolo a sessioni interminabili di studio e gli rivolgeva parole aspre, oppure come quando doveva tenere testa ai suoi rivali nei duelli. Tutto ciò che a Seto importava, non era l’azienda, non erano i soldi, non era nemmeno il titolo di Campione di Magic and Wizard, ma Mokuba. Cosa gli restava se non il proprio fratellino?
Alla fine, Seto si fermò, abbassò la mano sul pomello di una porta laccata e la schiuse appena, lasciando che solo uno spiraglio di luce penetrasse nella stanza immersa in una placida serenità. Rimase immobile sulla soglia per lungo tempo, col capo reclinato di lato e abbandonato contro lo stipite, gli occhi socchiusi e l’espressione assorta.
Osservava il profilo del corpo di Mokuba sbozzato sotto le coperte, il viso del bambino addormentato e provò la consueta e beata serenità che quella vista riusciva ad evocargli.
Scivolò nella camera, allungò la mano verso il capo di Mokuba e gli scostò i capelli dalla fronte. Sulla bocca di Seto apparve un sorriso appena accennato e mormorò, con voce pregna d’affetto: - Tutto quello che ci resta, Mokuba, è amarci.





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Note dell’autrice:

La storia partecipa all’iniziativa: “Un prompt al giorno” di Fanworld.
Il prompt usato è: “amarsi”.
   
 
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