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Autore: Dea Elisa    18/01/2011    4 recensioni
[Anna/Antonio]
Flash-fic facente parte della serie "Sale oscurate", dove è il buio a fare da padrone alle sorti dei personaggi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa flash-fic fa parte della serie "Sale oscurate", il cui filo conduttore è il buio preso in considerazione da diversi punti di vista e diversi personaggi.
Sono quattro flash-fic, ognuna delle quali è stata inserita nella sezione relativa ai personaggi che coinvolge.

Queste sono le altre:

Sala visite [Dr. House - House/Cuddy]
Sala professori [Grandi Domani - Dante/Lucia]
Sala medici [Terapia D'Urgenza - Malosti/Gandini]





Sala delle feste

A rendere meno buio il buio era la candela che tenevo in mano.

“Posso chiederti perché mi hai portato qui?”

Ti prendo per mano e ti conduco al centro della sala, dove poggio a terra la fonte d’illuminazione.

“Perché riesco a sopportare questa stanza solo di notte, quando nessuno ne calpesta il pavimento. Anzi, riesco anche ad amarlo, questo ambiente, quando non ci sono voci che coprono il silenzio, quando ne sento il freddo penetrarmi nelle ossa, quando le pareti non assistono a tutti quei sorrisi falsi che si scambiano i nobili. Avverti la magia del buio?”

Mi abbracci. “Credo di sì. Ma non sarebbe meglio tornare in camera?”

“Hai paura del buio?”

“No, ma…”

Mi appoggio a te e ti sento sorridere.

“È più di mezzanotte, c’è freddo, io non dovrei nemmeno essere qui, rischiamo di svegliare qualcuno…”

“Perché non fai finta di non essere un dottore?”

“Perché sono un dottore.”

“Credevo di non essermene accorta” rido.

“Mi prendi in giro?”

“Senti, Antonio, se non ti va usciamo da qui.”

Mi avvicino a raccogliere la candela, ma tu mi afferri per un braccio, portandomi contro di te.

“Non ho detto che non mi va.” Mi accarezzi una guancia con un dito e mi stringi più forte. “Che vogliamo fare?” mi sussurri ad un orecchio prima di baciarmi una tempia.

“Quello che vuoi” ti sorrido. “Io non ho sonno.”

“Nemmeno io.”

Mi prendi per mano e mi conduci fuori, abbandonando al centro della sala quella forma di cera che si proiettava danzando sulle pareti affrescate.

Per vivere ancora per qualche ora la magia del buio.




   
 
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