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Autore: cocacoladdict    18/01/2011    0 recensioni
Diana una ragazza come tante,
ma con il carattere di nessuna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia vita non è mai stata come avrei desiderato io, non vivo nella città miei sogni, non appartengo alla famiglia perfetta, non ho una buona reputazione né a scuola né nell' ambito sociale.
Sono una ragazza che ha la testa sempre tra le nuvole, non ho mai i piedi saldati a terra ne con la testa e neanche fisicamente, questo perchè sono anoressica perciò basta un colpo di vento per potermi alzare da terra letteralmente, ho una chioma di capelli rossi, rosso quanto il fuoco vivo, ed è forse per questo che da grande secondo i miei calcoli sarò anche una piromane.
Vivo in una squallida cittadina a due ore di viaggio da Milano, tra i monti dove non c'è letteralmente un cazzo, zero negozi, zero ragazzi, solo tanti vecchi in giro che spuntano come funghi, ed essendo cresciuta qui mi conoscevano tutti.
Ovunque vado devo far attenzione a quello che faccio, basta un niente che mia madre lo sapesse, sono peggio delle spie.
Ah dimenticavo il mio nome è Diana, e volete sapere da dove è uscito 'sto nome? Ecco, quella stronza di mia madre fuma come una turca, e indovinate un po' la marca delle sue sigarette preferite. Bella madre che mi ritrovo, una che non sa neanche badare alla propria famiglia, e non si preoccupa minimamente del benessere della figlia. Dai, diciamocelo non gliene fotte un cazzo di niente oltre al fumo e al sesso, però c'è da dire una cosa, lei mi da quanti soldi voglio perchè suo padre non che mio nonno è uno di quei fottuti ricconi, sempre vestiti da pinguino con il sigaro in bocca.
Odio pure lui quando odio mia madre, infatti non l'ho mai chiamato 'nonno' in vita mia, 'Nicola' questo era il suo nome. Comunque dicevo, anche se sono piena di soldi sono comunque costretta a vivere in questo paesino di merda. Per il semplice motivo che mia madre ha aperto un locale a luci rosse, di cui ne è la direttrice, c'erano parecchi clienti e molti erano quei vecchi di cui parlavo prima; assume puttane una dopo l'altra e qui stranamente le ragazzine si fanno vedere solo di notte. Nicola non era per niente contrario, anzi lui è uno dei clienti più accaniti, è un uomo che mi faceva ribrezzo anche perchè viene a trovarci solo per andar li, lui abita a Milano in centro città.
 
La mia felicità era terminata a quattro anni, quando i miei hanno divorziati, e mio padre lo vedo solo due volte al mese, perchè lui vive a Roma, ben lontano da qui. Con lui si che sarei felice di nuovo, ma purtroppo quel bastardo del giudice riteneva più gusto che dovessi vivere con mia madre, io ero totalmente contraria, mio padre non oppose resistenza visto che sapeva che sicuramente non l'avrebbe vinta lui, a mia madre non gliene poteva importare di meno.
Quella donna l'unica cosa che sa fare è sganciarmi settimanalmente cinque bigliettoni da cento, solo per farmi star zitta e non romperle, io che non sono una spendacciona tenendone da parte da più di mezzo anno, mi son fatto un bel gruzzoletto, così che in un momento in cui lei non si trovasse a casa io me la sarei filata senza problemi, son rimasta così a lungo accanto a lei solo per i soldi che mi dava, ma di quei soldi ormai m' era venuta la nausea, ho bisogno di felicità. 
Volevo scappare da mio padre, ma c'era una cosa che mi fermava nel partire, lui, Richard.
Non siamo fidanzati, non me lo ha mai proposto, eppure ci baciavamo e facevamo l'amore, come una normale coppia solo che non ci chiamavamo con nomignoli 'diabetici' lui mi chiama  Judith, questo era il nome che volle darmi mio padre ed era una cosa che avevo confessato solo a Lui, solo che nei documenti avevo il nome di un pacco di sigarette, bella roba.
Di lui ne sono totalmente attratta, non sono innamorata assolutamente no, ma è un ragazzo meraviglioso sia fuori che dentro.
Ci conosciamo da circa tre anni, mi è sempre stato vicino non aveva pregiudizi nel mio strano modo di vestire, o per il mio comportamento sempre scazzato siamo molto simili anche lui era molto solitario di amici ne ha da vendere, eppure non lo vedevo mai sorride, con un sorriso sincero. Non mi spiegò mai di questo suo sorriso 'finto' mi diceva solo - l'importante è farlo, se la gente ci casta allora possiamo ritenerci buoni attori- e mi dava ogni volta un buffetto sulla fronte.
Viveva con il fratello maggiore, di ventisette anni, mentre lui ne aveva venti, mi fa strano pensare tanti anni di differenza eppure se la intendono alla grande. Non si somigliano per niente, Richard è alto e mingherlino, con i capelli neri come la pece e gli occhi ambrati, mentre Dylan è alto pure lui ma di costituzione era il doppio, erano muscoli e si notavano anche bene, era castano ed occhi azzurri. Uno ha preso dalla madre e l'altro dal padre. Di carattere invece sono molto simili se non uguali, ubriaconi, sempre con la sigaretta in bocca, parolacce a vanvera, però nell'intimità, sono molto riservati.
Anche se li conosco da tre anni l'unica cosa che ho capito di Richard è che mi voleva un gran bene.
La prima volta che ci siamo visti è statè casualmente nei corridoi della scuola , ci guardavamo entrambi, lui sorrise mentre io avevo stampato in volto quell' espressione da ebete, ma la prima volta che abbiamo avuto un dialogo sempre se così poteva chiamarsi visto che non emise una parola, eravamo fuori da scuola lui aveva scoperto che abitavamo abbastanza vicini e non so che intenzioni avesse ma mi porse il suo casco, anche se ne aveva uno solo tanto in quel paesino non c'erano manco i poliziotti; io che non avevo paura di certo di un ragazzo, lo presi e me lo misi, andava ai 70/km e io continuavo a urlargli -idiota, frenaaa e vai piano!- ma figuriamoci se mi dava retta, i suoi capelli emanavano un forte buon odore, chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi solo su quello. Dopo circa 10 minuti di viaggio fermo davanti al locale di mia madre, scesi e bisbigliai un -grazie- da allora tutti i giorni si offriva ad accompagnarmi a casa, non capivo se volesse provarci o se gli piaceva darmi filo da torcere facendomi innervosire per capire il motivo di ciò. Ma poi mi resi conto che era solo per farmi un piacere visto che in quel periodo dell' anno non faceva proprio caldo ma neanche si congelava. Era primavera, nel mese di maggio, il diciassette sarebbe stato il mio compleanno.
Ed ora mi ritrovo qui il giorno del mio compleanno, diciotto anni finalmente.
Seduta sul balcone a ripensare a tutti quei momenti, voglio andarmene da qui, magari con lui, ma voglio andarmene.
   
 
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