IL FRINIRE
DELLE CICALE
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E'
ormai notte. Dalla finestra entrano i raggi della luna che illuminano i
pettorali del mio saru anticamente scolpiti. Si è addormentato infine. Dopo
questa notte di fuoco. Un'altra come tante. Mi ritrovo così appoggiato al suo
petto tentando di prendere sonno. Lui mi dondola inconsciamente, ritmicamente
col suo respiro in un altalena di piacere. Che pace. Il suo viso ha un'espressione
così dolce... Le labbra appena socchiuse, quelle che ho bramato così lungo, ed
ora consumate dal mio orgoglio giacciono rilassate in un'espressione
compiaciuta. Dopo che coi miei denti e la mia lingua le ho consumate in questa
placida notte d'agosto. E nonostante tutto hanno pronunciato il mio nome per
tutto il tempo, in ogni istante: sanzo, sanzo, sanzo... Quanto vorrei baciarle
ancora e ancora e ancora. Non posso aspettare che sia mattina e che si svegli.
Devo farlo ora. Si, lo bacio e lo bacio di nuovo come se fosse la prima volta,
come se ne dipendesse la mia vita, sulle guance, sulle gote, sulle piccole
dolci labbra. Sanno di miele. Il viso si contorce e digrigna ma non l'ho
svegliato. Ormai ha 18 anni ma quando è con me torna a essere un bambino,
ingenuo nella sua fragilità. Nel suo petto pulsa un cuore stanco, ferito nel
corso di mille battaglie. Riposa dopo il traffico di questo giorno. Solo i
sogni possono dargli la giusta pace che merita. Il suo battito è tanto
piacevole: culla le mie notti da quasi 3 anni. E io non posso vivere senza il
suo caldo respiro. Che dolce sensazione questo silenzio rotto dal frinire delle
cicale e dal vento nei campi. Solo con lui riesco a percepire queste
piccolezze. Ai suoi occhi tutto è ovvio, tutto è semplice, tutto è vita. Ai
suoi occhi tutto è limpido.e ogni cosa traspare da ciò. I suoi occhi... mi
hanno rapito quel giorno, non l'avrei mai liberato se non mi avesse guardato
con quegl'occhi... del colore del sole più gialli dell'oro fino, la gioia che
brilla adogni istante nei suoi occhi. Quegli occhi che troppo spesso ho fatto
piangere. Sono di fronte allo specchio del bagno. E' colpa di questa figura che
non riconosco se l'ho fatto soffrire così tanto. Sono un buffone. Mi cingo a
lui nella speranza di fargli dimenticare il dolore e di cancellare i miei
errori. Mi vergogno della mia superficialità.
GO=
Sanzo
Mi
volto e lo vodo lì, con gli occhi inumiditi dalle lacrime. Proprio un bambino.
SA=
Cosa c'è?
GO=
Mi sono svegliato e tu non c'eri, ho pensato che te ne fossi andato.
Il
mio bambino, come è fragile gli basta uno stupido come me per sentirsi libero.
SA=
Andiamo, torniamo a letto.
Lo
prendo in braccio, lui si stropiccia gli occhi e appoggia la testa sulla mia
spalla. E mentre lo cullo si assopisce e si addormenta con le braccia conserte.
Lo porto a letto, lo adagio dolcemente fra le lenzuola sfatte. Mi corico
accanto a lui e lo abbraccio. Ora che finalmente è mio non lo lascerò più
scappare. E mentre le cicale cantano la loro ninna nanna anch'io non riesco avegliare
sui suoi sogni. Ma lui sarà veramente contento di stare qui con me? La mia
presenza non turba le sue notti? Suscitandogli incubi con immagini ignobili? A
volte mi chiede se sia fiero di adorare un sole tanto meschino.