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Autore: Liy    20/01/2011    4 recensioni
Un frammento differente.
Uno in cui gli omicidi legati alla leggenda della Strega di Rokkenjima non sono mai accaduti.
Nessuno è morto. La Strega non esiste. La magia non esiste.
[Spoiler ep8][BatoBea][AU-scolastica]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ange Ushiromiya, Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The first of many lies
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde per ora.
Genere: Fluff, slice of life.
Avvertimenti: Long-fic, AU-scolastica.

Note: Liy ma stai scrivendo una LONG-FIC!!? Sì. Non so il perché. Ne avevo voglia - mesi fa - e alla fine ho scritto per un po', mollato lì la bozza e poi ripreso il tutto per l'ennesima volta. Questo capitolo l'ho appena finito. Hika ha detto di postarlo, quindi eccolo qui.

Ho la trama già tutta in testa. Tuttavia, non ho idea di quanti capitoli avrà. Vabbeh, leggete pure!

Ah! Fermi, fermi! Ci tenevo a ringraziare tutti coloro che leggono/recensiscono le mie fanfiction! Grazie mille, mi fa molto piacere sapere che piacciono!

Disclaimer: Umineko, Battler, Beato, etc... non mi appartengono. Come al solito.






Un frammento differente.

Uno in cui gli omicidi legati alla leggenda della Strega di Rokkenjima non sono mai accaduti.

Nessuno è morto. La Strega non esiste. La magia non esiste.

 

 

The first of many lies

Chapter I: I was listening

 

 

06 Ottobre 1987

Il sole aveva appena fatto capolino all'orizzonte quando se ne accorse.

C'era troppo silenzio, troppo freddo.

La sveglia sul comodino lampeggiava sempre lo stesso orario. 6:57.

Quel silenzio. Quel silenzio permeava quella camera dalla notte prima, avvolgendolo nello sconforto più totale.

Fu quando allungò il braccio per afferrarla e stringerla a sé, per chiederle se si fosse ripresa, che si accorse che lei non c'era. Lei non era lì. Non era accanto a lui.

E lo sconforto crebbe ulteriormente quando sul suo cuscino, al posto suo, trovò una piccola farfalla dorata con le ali spezzate.

E, infondo, se lo sarebbe dovuto aspettare.

 

 

04 Ottobre 1986

“Ti sbrighi sì o no?”

Rudolf chiamava Battler da diversi minuti ormai, battendo il piede a terra, impaziente, le braccia incrociate e la sigaretta – spenta – già stretta fra le labbra.

“Non si chiude la cerniera!”

“Come sei arrivato a diciott'anni senza saper chiudere una cerniera!?”, sbuffò Rudolf, lasciando cadere a terra la propria valigia ed incamminandosi per le scale.

“Non è colpa mia, dannato vecchio!”

Dopo aver sentito i vari imprechi dei due uomini al piano di sopra – ed aver riso di loro – Kyrie decise che forse era meglio per lei iniziare ad uscire di casa: prima o poi quei due sarebbero riusciti a sconfiggere quella cerniera.

 

Erano quasi le sette del mattino quando riuscirono finalmente ad uscire tutti di casa.

Soffiava un vento leggero, freddo com'era giusto che fosse in quel periodo dell'anno.

Battler alzò le braccia soddisfatto, il sorriso dipinto in volto mentre, stando in piedi in mezzo alla strada, guardava un punto lontano davanti a sé con aria convinta.

“Aah!”, sorriso ancora più smagliante, “si part-!”

“Waaah!”

BAM.

Sentì un dolore alla schiena, e successivamente al volto – al naso, che sanguinava copiosamente sull'asfalto.

La bici che lo aveva colpito cadde a terra, trascinando con sé la giovane. Thud.

“Ahi, ahi, ahi”, Battler si voltò, notando solo in quel momento la ragazza a terra, “stai ben-”

“Ma sei stupido!? Che ci facevi in mezzo alla strada?”

Ha dei bellissimi occhi, fu la prima cosa che pensò Battler, senza prestare ascolto a nemmeno una delle parole che diceva la giovane davanti a lui, palesemente alterata. Abbassò lentamente lo sguardo, finché non trovò qualcosa che attirò la sua attenzione più di quegli occhi azzurri. Non ha solo gli occhi bellissimi...

“Mi stai ascoltando!?”

“Ah- eh, sì...?”, domandò, senza distogliere lo sguardo dal seno della ragazza. E lei se ne accorse.

Fu seriamente veloce, talmente tanto che non vide arrivare la mano che lo colpì in pieno volto.

“M-Ma che ho fatto ora!?”, piagnucolò lui.

“Non mi ascoltavi!”

“Sì che ascoltavo!”

“Aaah sì~? Cosa ho detto allora?!”

“Non ricordo.”

“E' perché non stavi ascoltando! Eri troppo concentrato su altro, eh~?”, sul volto della giovane comparve un largo ghigno che fece rabbrividire Battler. Lei lo guardava divertita, come allietata dallo sguardo decisamente spaventato e dispiaciuto del giovane.

La ragazza poi si alzò, lentamente, raddrizzando la bicicletta. “Ah”, ansimò, mentre poggiava a terra il piede: doveva aver preso una storta.

“Ah, ti fa male?”

“N- Ah!”, e cadde di nuovo, reggendosi la gamba. “Tsk.”

“Aspetta. Ti aiuto”, si avvicinò a lei, tendendole una mano ma la giovane, invece di afferrarla, si mise a ridere.

“Gyahahahah! Aiutarmi~?”, gli afferrò la cravatta di scatto, tirandola e avvicinandolo a sé, “Credo tu abbia fatto abbastanza per oggi. Grazie mille.”

Battler arrossì lievemente. I loro volti erano decisamente troppo vicini.

“Ah. Ehm... scusa, allora?”

Il ghigno sulle labbra della ragazza si allargò ulteriormente. Faceva quasi paura, dovette ammettere Battler.

“Bene, bene. Un uomo che sa stare al suo posto. Mi piace, mi piace~”

Si alzò nuovamente, portando tutto il peso sull'altro piede. “... Sai che c'è, però? Preferisco gli uomini con un po' di spina dorsale ~” e ridendo, salì in sella alla sua bici, come se nulla fosse accaduto, e si allontanò, lasciando Battler ancora in mezzo alla strada.

“E... Ehi!”

La osservò mentre si allontanava, ancora piuttosto confuso.

Non aveva mai incontrato quella ragazza prima d'ora. Strano.

“Battler...! Battler!”, sentì suo padre chiamarlo e si costrinse a voltarsi verso di lui, di malavoglia.

Lo stava aspettando accanto all'auto, insieme a Kyrie.

Era arrivato il momento di partire, alla fine.

Avrebbe rivisto i suoi cugini e gli zii, finalmente, dopo sei anni d'assenza dalla famiglia Ushiromiya.

 

 

06 Ottobre 1986

Tornare sulla terra ferma fu quasi un sollievo, ma fu ancora meglio poter tornare in una casa che conosceva e lasciarsi andare sul divano.

Sarebbe dovuto andare a scuola il giorno dopo. Se solo il tifone fosse durato un po' più a lungo...

Non gli sarebbe dispiaciuto poter rimare un altro po' a parlare con Jessica e George, o a giocare con Maria. Era stato piacevole il tempo che aveva passato con loro, la sua famiglia che non vedeva da molti, troppi anni. Erano stati tutti così cordiali: lo avevano accolto a braccia aperte, salutato calorosamente e nessuno si era lamentato di quei suoi sei anni d'assenza.

La riunione era stata piacevole, anche se sapeva bene che i suoi genitori e gli altri stavano discutendo sulla divisione dell'eredità: un argomento che, infondo, non toccava i nipoti minimamente.

“Aaah...”, si stiracchiò, lanciando le scarpe dall'altra parte della stanza e togliendosi di dosso frettolosamente giacca e cravatta: si sentiva soffocare.

“Battler-kun, hai svuotato la valigia?”

“Aaah, lo faccio dopo, Kyrie-san! Sono troppo stanco ora!”

 

Un calmo silenzio riempiva le sue orecchie.

Un silenzio ovattato, che tamburellava contro i suoi timpani– premeva, come l'acqua dopo aver passato troppo tempo in apnea.

 

Tornare a scuola il giorno seguente fu più doloroso di un pugno allo stomaco.

Non aveva studiato, aveva sonno e non aveva nemmeno fatto i compiti. E non aveva voglia di sentire la solita ramanzina perché si era dimenticato di fare due stupidi esercizi.

Era stanco morto: avrebbe dormito sul banco quel giorno, già lo sapeva.

“Ehi!”, lo salutarono alcuni compagni mentre si dirigeva al suo posto, trascinandosi a fatica.

Lasciarsi andare su quella sedia – anche se era così scomoda - fu quasi un sollievo... se non fosse stato per il calcio che allontanò la sedia da sotto il suo sedere e lo fece cadere a terra.

“Ahaha~ guarda un po' chi c'è~!”, una voce melodiosa e per niente aggraziata, alcuni passi leggeri vicino a lui mentre i compagni si voltavano a vedere perché fosse finito a terra, “Come va, Signor Incompetente, eeeeh~?”

Un brivido corse lungo la schiena di Battler quando riconobbe la ragazza che aveva davanti. Quei capelli biondi, quegli occhi azzurri... e quelle tette. La riconobbe più a causa di quest'ultime che per il resto.

“Quindi siamo nella stessa classe, eh~ mi stavo giusto chiedendo chi fosse quell'Ushiromiya Battler-san che ieri era assente~”

Parlava senza prestargli attenzione e tenendo un piede premuto sul suo petto, per tenerlo fermo a terra.

Il resto della classe trovò quella scena piuttosto comica: non avevano mai visto Ushiromiya-san che veniva messo sotto da una ragazza. Solitamente erano le ragazze che cadevano ai suoi piedi... mai il contrario.

“Ehi~ e sei anche seduto dietro di me~! Non è fan~ta~sti~co? Ora potrai guardarmi il culo quanto vuoi, eeh~? Gyahahahah!”

“No- Non è vero! Non lo farei mai!”

Sul volto di Battler iniziò a diffondersi un leggero rossore e il ragazzo iniziò a scuotere la testa, sperando che i suoi compagni avrebbero dimenticato in fretta quella scena – l'avrebbero preso in giro a morte, già lo sapeva...

“Eeh~? Eppure ci avevi già pensato o sbaglio~?”

“E-Ehi!”, si scansò di dosso il piede che lo teneva a terra e si alzò in fretta, prima che la – decisamente – strana ragazza potesse tornare a torreggiare su di lui. Sentirsi di nuovo così in alto lo fece sorridere; quella era la sua classe, e non avrebbe permesso all'ultima arrivata di metterlo in ridicolo in quel modo.

“Guarda che se volevi attirare la mia attenzione bastava chiedere, ihihi~!”

Gli si allargò un ghigno in volto quando vide la ragazza di fronte a sé rimanere senza parole, anche se continuava a sorridere e aveva negli occhi una strana luce che, tuttavia, inquietava Battler.

“Eeeh~ adesso non parli più?”

La vide abbassare e distogliere lo sguardo e fece un passo verso di lei, abbassandosi appena per schermirla ulteriormente.

Stuzzicala ancora, si disse. E' una di quelle ragazze che s'atteggiano tanto, ma infondo sono timide e insicure.

Stuzzicala, non saprà più come risponderti di sicuro e solo allora le avrai dato un perfetto scacco matto!

“Allora, Miss Tsundere~?”

Lei alzò il capo di scatto. Un marcato rossore sulle gote e gli occhi sbarrati.

“Tsu-tsundere!?”

“Aaah~ qualcuno qui è proprio tsundere, eeh~”

“Zi-zitto idiota!”

Ouch!”

Per un attimo, tutto tacque in classe. Gli unici rumori venivano dal corridoio; i ritardatari correvano verso le loro classi prima dell'ultimo suono della campanella.

Battler fissava la ragazza con insistenza, incerto, massaggiandosi appena il braccio colpito da uno dei pugni vaganti della sua avversaria.

Provocarla ancora o lasciar cadere la questione?

Non era solito lasciar questioni in sospeso, non finché non otteneva la vittoria.

… Però, le gote arrossate per la vergogna, il dispiacere e la rabbia della nuova arrivata gli imposero di fermarsi ed aspettare. Avrebbero continuato quella loro disputa un'altra volta, dove non c'erano occhi indiscreti ad osservarli e a giudicarli.

Infondo, quella ragazza era nuova e probabilmente non aveva ancora amici.

Sì, il suo doveva esser stato solo un modo per attirare l'attenzione. E lui aveva esagerato, se era quello il caso.

“E-Ehi... scusa”, le tese una mano, sorridendo, “tregua?”

Lei lo fissò, in volto il ritratto dell'incertezza e poi, alzando il capo fieramente ma voltandosi per non guardarlo negli occhi, strinse quella mano tesa. “Tregua”, sospirò.

Pian piano i compagni ripresero a chiacchierare fra di loro, ora che la disputa era finita.

Fu dopo qualche istante, dopo che si furono seduti ai banchi, che Battler decise di poterle parlare tranquillamente: erano tutti troppo impegnati a farsi i fatti degli altri per preoccuparsi anche dei loro.

“Comunque, sono due volte che ti incontriamo e non ci siamo ancora presentati per bene”, uno smagliante sorriso in volto, “Ushiromiya Battler, piacere. Puoi chiamarmi anche solo Battler, ihihi~”

“Mh... eh, piacere mio”, lo guardava perplessa, come se fosse stata indecisa sul da farsi, “io sono Beatrice.”

Sul volto della ragazza affiorò un lieve sorriso, così leggero che Battler nemmeno se ne accorse.

“Non sei qui da molto tempo, giusto, Beatrice?”

“... Beato.”

Battler aggrottò le sopracciglia, non capendo. “Mh?”

“E' così che mi chiamano le persone a me intime. Quindi chiamami pure Beato.”

“Beato, eeeh~ va bene, Beato!”, alzò un pugnò in aria, facendole l'occhiolino, “Dato che sei nuova, mi prenderò io la responsabilità di mostrarti la scuola e i negozi migliori qui attorno! M-Ma sia chiaro che lo faccio solo perché s-sei seduta davanti a me... e perché sei nuova... tutto qua.”

Beatrice sorrise, osservandolo mentre cercava – inutilmente – delle scuse e non poté fare a meno di chiedersi chi fosse veramente tsundere in quel momento.

   
 
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