Con passo deciso, mi diressi verso il negozio.
Era Sabato mattina, e le strade, come al solito, erano affollatissime.
Le persone sembravano uno sciame d'api, frenetiche e variopinte.
In sottofondo alla musica proveniente dalle cuffiette sentivo frammenti di discorsi, urla, risate.
Avrei voluto andarmene subito da lì, mi sentivo fuori posto, erano tutti così gioiosi e schiamazzanti.
Imboccai un vicolo semivuoto parallelo alla strada principale, e finalmente, giunsi al negozio.
C'ero entrata qualche anno prima, ma era tutto così diverso.


Davanti a me si presentò una lugubre porticina di legno massiccio, corrosa dal salino del mare;  tutto, in quella città, era umido e salato. La saracinesca era abbassata, e non si sentiva alcun suono all'interno.
Bussai piano, ma non ebbi nessuna risposta. Soltanto un eco rimbombante.
Provai ancora.
All'interno del negozio si sentì un trambusto, e, dopo qualche minuto, sentii un chiavistello girare nella toppa.
La porticina si aprì e dallo spiffero di luce che spuntava dalla porta intravidi una piccola stanzetta che doveva essere molto vecchia e impolverata. Era arredata con mobili antichi e sapeva di tutt'altro che di un negozio di dischi.
-Cazzo, possibile che mi sia sbagliata?- Pensai.
Nel frattempo, colui che mi aveva aperto la porta mi guardava con aria interrogativa e piuttosto scocciata.
Supposi che, dato che ormai mi trovavo lì, avrei dovuto dargli qualche spiegazione.
-Ehm. Mi scusi.. E' il numero 34 di Christie Road?-
Per tutta risposta, udii un grugnito.