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Autore: Mameofan    21/01/2011    8 recensioni
Francesca, medico strutturato di un importante ospedale veterinario ha un carattere duro, a tratti burbero, odiata dalla maggior parte dei suoi colleghi.
Negli anni ha lasciato fuori dal suo mondo tutti, tranne la sua migliore amica Valentina che cerca in tutte le maniere di convincerla a mostrare anche agli altri il lato buono di sè.
Un giorno particolare nato sotto i peggiori auspici le mostrerà, grazie ad un sogno rivelatore, il volto della sua metà platonica e per lei diventerà un'ossessione...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mio destino'
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Buongiorno a tutti. Sono in anticipo di un giorno, lo so ma preferisco postare oggi il nuovo capitolo per due motivi: domani sono via tutto il giorno e non so se riuscirei a farlo, quindi preferisco anticipare che farvi aspettare (visto che le mie "recensitrici" sono sempre state buonissime con me!) e poi perchè ormai è pronto..inutile aspettare allora! Questo è il penultimo capitolo..diciamo che buona parte della vicenda si risolve in questa parte per cui posterò l'ultimo domenica sera senza farvi aspettare troppo. Detto questo, ieri sera ho messo giù qualche idea per la continuazione di questa storia.. vorrei sapere se ufficialmente vi interessa un'altra "serie" (chiamiamola così) oppure è più giusto finirla così. Ci tengo molto al vostro parere e sono graditissime delle idee (meglio se in MP). Ok, ora basta con le mie chiacchiere... un ringraziamento veloce ma sentito a chi ha commentato lo scorso capitolo (beh 6 recensioni, grazie!!!!), a chi la sta seguendo dall'inizio e a chi semplicemente legge e le ha messe fra le preferite, ricordate e seguite. Mille volte grazie. Ricordandovi che l'ultima parte sarà postata domenica sera, vi lascio alla lettura, sperando che sia all'altezza dei precendenti capitoli..





Erano passati solo cinque miseri giorni: dall’altro capo della città tutto taceva e cominciavo a tradire i primi segni di nervosismo. Le avevo detto che l’avrei aspettata, che avrei atteso che chiarisse i suoi sentimenti e mettesse ordine alle sue paure ma ero già stufa di aspettare e mi sentivo sull’orlo di una crisi di nervi.

Uscendo da casa di Irene, mi ero fiondata dalla mia amica per raccontarle cosa era accaduto e stavolta è stata lei a stringermi fra le braccia e a dirmi che, questa volta, tutto sarebbe andato nel verso giusto.

Solo lei che meno di 24 ore prima era stata umiliata da quell’animale, aveva trovato la forza dentro di se di pensare positivo, di sorridermi, di accantonare per qualche ora i suoi problemi.

Anche il nostro era un’amore, diverso si, ma era comunque amore. Spropositato per quanto mi riguarda perché, per Vale, avrei dato anche la mia vita se me l’avessero chiesto.

Era la prima volta che mi vedeva in quello stato, avvolta nella mia nuova fragilità ed era la prova lampante che Irene era riuscita in quello che in molti avevano fallito: il muro era davvero crollato e la vecchia burbera, egoista Francesca era solo un lontano ricordo.

Che la ruota stava davvero girando, l’avevo capito proprio quello stesso giorno perché qualche ora dopo, ricevetti una chiamata dal direttore sanitario che mi convocava nel suo ufficio.

Quel pomeriggio mi sono presentata davanti al mio datore di lavoro ancora con la sbornia della dichiarazione fatta ad Irene addosso e con un pizzico di incoscienza che mi dava ancora di più l’aria da dura.

In tutte quelle ore mi ero pure scordata di avere un posto di lavoro traballante ed il mio capo me lo ha ricordato a più riprese davanti a tutto il consiglio ospedaliero, riunito per l’occasione.

Alla fine, nonostante la grave negligenza, il mio lavoro era comunque salvo grazie al mio brillante curriculum e al lavoro impeccabile svolto fino a quel momento. Me la sarei cavata solo con qualche altro giorno di punizione ed una ritenuta ogni mese dallo stipendio per la durata di un intero anno, pari a coprire i danni chiesti dal proprietario dell’animale.

 I soldi non erano tutto nella vita e poteva andarmi molto peggio.

Usciti gli altri membri, il capo mi ha fatto chiaramente capire che sapeva la verità e che era orgoglioso di avermi nel suo ospedale. Il posto di primario, poi, era solo rimandato.. dovevo solo stare tranquilla e crescere i miei odiosi studenti.

Dal sorriso dei miei colleghi che avevo incrociato in corridoio uscendo dall’ospedale, ho capito subito chi era stato a fare la spia al direttore e quindi a salvarmi lavoro e carriera. In fondo non erano così male…

Comunque, nei restanti giorni di sospensione, è inutile dire che vivevo con il blackberry addosso e che sussultavo ogni volta che mi arrivava una chiamata o un messaggio e che Valentina pregava di più di me perché Irene si facesse sentire. Non mi sopportava veramente più.

Una sera c’è mancato poco che mi buttasse sotto la doccia fredda per calmare “ i bollenti spiriti” ma almeno, tutto questo, sembrava salutare per lei perché non le permetteva di pensare troppo spesso ad Andrea.

 

E per fortuna oggi avrei ripreso a lavorare e, nonostante mi toccasse il fastidioso turno da 24 ore, avrei potuto scaricare la tensione contro i miei tirocinanti, giusto per non perdere proprio tutte le vecchie abitudini.

Arrivo al lavoro con qualche minuto di anticipo e comincio subito senza ulteriori indugi in quello che sapevo fare meglio: se non volevo altri casini dovevo imparare a mettere da parte il cuore, almeno quando mi vestivo di bianco e avevo un fonendoscopio al collo.

Tutto sommato la prima giornata stava passando nel migliore dei modi: poche urgenze, molta routine e qualche sorriso di troppo da parte di alcuni colleghi.

Stavo cambiando ma quando è troppo… anche se, in fondo, ero in debito con loro perché se potevo ancora esercitare in questo ospedale era grazie al loro intervento.

Probabilmente avevano notato anche loro i miei cambiamenti e, lavorare in questo modo senza molte tensioni, era più facile per tutti.

Alle 8.30 del mattino dopo, stavo tornando verso la macchina per raggiungere casa mia quando il blackberry si mette a suonare. E’ Vale.

- Ehi..Buongiorno- la saluto con molta enfasi

- Buongiorno a te. Ti ho chiamato per sapere se ci sono novità e per chiederti come è andata in ospedale-

- E’ andata benone Vale. Non ho mai lavorato così bene in vita mia. Certo qualche “idiota” l’ho scaraventato ma coi colleghi… abbiamo pure cenato insieme. Un panino, non farti strane idee…-

- Ma bene! Sono contenta. Madonna ti prenderei a pugni in testa. Tu e la tua cocciutaggine. Invece quell’altra cosa…-

- Calma piatta- il mio tono allegro cambia radicalmente - sto perdendo le speranze ogni ora che passa..-

- Smettila di dire così. Sembri me! E poi vacci piano, mi ci devo ancora abituare alla Francesca dolce, premurosa ed innamorata di adesso.-

- Scema!-

Dall’altro capo del telefono Vale scoppia a ridere e rido anch’io lasciandomi contagiare dal suo buon umore.

- Vado a dormire. Ci sentiamo stasera ok?- le chiedo appena arrivo vicino all’auto.

- Si, certo. A dopo. Ciao tesoro.-

Faccio appena in tempo a salutarla che chiude la chiamata.

Metto in moto e, nonostante il traffico intenso delle 9 del mattino, arrivo a casa in poco tempo. Mi faccio  una doccia ed un thè giusto per rilassarmi, mi vesto con una tuta da casa e mi metto a letto.

Gli occhi si chiudono qualche istante dopo…

 

…. Sono in una spiaggia,in quella spiaggia….

Guardo il mare mentre il vento mi scombina i capelli ed le narici si saturano di sale marino.

C’è silenzio. Un silenzio rumoroso. Solo il dolce rumore delle onde che si infrangono sugli scogli poco distanti lo riempie.

Un paio di occhiali da sole mi impediscono di godere appieno dei colori caldi dell’estate e piccole gocce di sudore percorrono la mia pelle ancora chiara procurandomi intesi brividi lungo la schiena.

In questo paradiso spunta improvvisamente una donna,Irene, che si avvicina a passi lenti verso di me.

Provo ad alzarmi ma non ci riesco. Provo a tenderle la mano… stessa sorte.

Si ferma ad un paio di metri da me senza dire niente.

Quegli occhi li riconoscerei fra miliardi.. quel colore verde smeraldo puntati nei miei come la luce di un faro che indica il mio cammino.

Il mio cuore batte alla velocità della luce, come ogni volta…il cervello ormai sta imparando solo ad assecondarlo.

Mi guarda dolce ma senza muovere un passo. Restiamo così per un tempo interminabile: forse secondi, forse minuti..forse il tempo ha deciso di fermassi in questo meraviglioso momento.

Questa è la donna che si è appropriata  del mio cuore che si dimentica quasi di battere quando le sta troppo distante. Il momento dopo si gira e si butta in mare.

Nello stesso attimo che il pelo dell’acqua va in frantumi, il mio corpo ricomincia a muoversi e corro verso di lei ma è troppo tardi. Ormai è irraggiungibile. Lo conosco fin troppo bene cosa succederà adesso... Ora lei mi sussurrerà quelle parole e si lascerà andare…

Mi sorride ed invece ritorna a riva, verso di me.. le nostre mani si incrociano.. i nostri occhi si chiudono…le nostre fronti si toccano…i nostri cuori cominciano a battere all’unisono.

Tutto sembra un puzzle complicato in cui ogni pezzo si incastra nel posto e nel momento giusto.

Le nostre labbra stanno per toccarsi, per ritornare a vivere ...

 

DRINNN   DRINNN   DRINNN

 

Maledetto palmare. Mi ero dimentica di spegnerlo e questo stava suonando nel momento meno opportuno , in cui l’avrei volentieri spedito contro il muro.

Ancora scossa dal fresco sogno ( o meglio dire dalla seconda versione del solito sogno), guardo il visore riconoscendo un numero sconosciuto.

Anche se il tasto rosso mi attira maggiormente decido di rispondere alla telefonata e di mandare a quel paese lo scocciatore di turno.

- Pronto?-

- Ciao...-

Appena sento la voce dell’interlocutore mi blocco fissando un punto indefinito del muro. Diavolo di un destino… riconoscerei questa dolce voce fra milioni di altre. E’ la sua incantevole, melodiosa voce.

Questa era la telefonata che aspettavo da giorni e, probabilmente, avrebbe deciso buona parte del mio futuro.

- Ciao..- le controbatto con un’emozione che fatico a nascondere.

- Come stai?-

- Tutto bene. Sono appena tornata da un turno all’ospedale. Ho staccato mezz’ora fa-

- Oddio scusami… probabilmente stavi dormendo. Dovevo chiamarti più tardi.-

- Tranquilla, ormai sono sveglia. E poi… lo sai, tu mi puoi chiamare anche nel cuore della notte e non ci sarebbero problemi...-

- Sei troppo gentile.-

- Gentile non è proprio la parola giusta comunque..penso che se mi hai chiamato è perché hai fatto chiarezza dentro di te..-

- Si, è vero. Ho ancora un po’ di confusione in testa, tante domande a cui non ho dato ancora una risposta ma a quella più importante si...- Una pausa. Non sopporto più questa situazione, questo continuo punzecchiarsi, girare intorno alla questione senza arrivare al nocciolo. Probabilmente qualsiasi cosa abbia deciso per la sua vita le costa davvero tanto ammetterlo a se stessa e so che l’unica cosa che posso fare in questo momento è lasciarla parlare, senza forzarla, senza fare assolutamente nulla.

- Ok..- le rispondo in un sussurro. - Allora..vuoi che ci vediamo?-

- No- mi risponde decisa prima di precisare: - cioè si, non lo so. Senti Franci, quello che voglio dirti è già difficile per me accettarlo. E’ un po’ vigliacco ma penso che non mi aiuterebbe guardarti negli occhi…-

- Va bene, cosa desideri che faccia allora…-

- Come ti ho ascoltato io l’altro giorno, desidero che mi stai ad ascoltare tu questa volta..-

- Ok- sussurro  non trattenendo un lungo sospiro. Mi stavo già preparando al peggio perché il momento della verità, nella buona o nella cattiva sorte, era arrivato. Stavo già riunendo tutte le forze che mi erano rimaste per non scoppiare a piangere quando mi avrebbe rifiutato.

Dall’altro capo del telefono la mia mente registra meccanicamente un sottofondo di auto e di un pezzo di carta che si apre. Probabilmente lei, il suo discorso, ha avuto tempo di prepararselo…

- Allora… quello che ti volevo dire è che…… ti odio!

Ti odio perché quando sei venuta a casa mia con la complicità di Paola, è stato un colpo basso e hai usato le parole che sognavo un giorno di sentire dal mio principe azzurro.

Ti odio perché sei quell’ideale che credevo non esistesse: intelligente, sarcastica, sicura di sé tanto da, a volte, sembrare cocciuta ma allo stesso tempo dolce, sensibile, attenta ai miei bisogni e con un cuore unico e meraviglioso. Ma sei una donna.

Ti odio perché hai scelto me per deciderti di abbattere quella fastidiosa corazza e sono stata la prima a conoscere la parte migliore di te.

Ti odio perché sei entrata in punta di piedi nella mia vita ed, in silenzio, ti sei permessa di arrivare al mio cuore senza che me ne accorgessi.

T i odio perché mi hai dato la tua vita senza prima chiedermelo.

Ce ne sarebbero altri di “ti odio perché” che mi sono scritta su questo dannato foglio che sto leggendo ma…

Ma più di tutto ti odio perché… Perché con tutti gli sforzi che possa fare, non riesco ad odiarti…. perché mi hai fatto innamorare di te e adesso se ti sto lontano sto male. Hai ragione… un cuore che sanguina si  dimentica di battere, di farti respirare ma più di tutto, ti fa scordare di come si vive…

Ed io amo vivere per cui, ora lo so, io amo anche te.-

Per fortuna i muscoli come quelli del cuore, del diaframma e di altri essenziali per la vita, sono dotati di fibre involontarie che ci fanno respirare, che danno l’energia necessaria al cuore per pompare il sangue in tutti i distretti del corpo senza che la nostra volontà interferisca con loro.

Essa infatti, unita alle emozioni che proviamo, può solo far aumentare o diminuire il loro lavoro ma mai farlo smettere del tutto.

Nel momento in cui sentivo che la mia vita stava prendendo la strada che agognavo con tutta me stessa da tempo, la mia volontà si sarebbe sicuramente dimenticata di farmi respirare e quindi di vivere.

In questo stesso momento in cui la vita stava ripagando il suo debito dopo avermi tolto tutto.

La felicità era davvero una ruota che girava ed oggi, in questa stessa città, era uscito il mio numero.

 

E' un emozione nella gola

da quando nasce a quando vola
che cosa c'è di più celeste

di un cielo che ha vinto mille tempeste
che cosa c'è

 se adesso sento queste cose per te

 

“Quando nasce un’amore”-Anna Oxa

  
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