Come autrice di questa fanfiction mi permetto di definirla "inconcludente". Mi sono limitata ad imaginare e a scrivere i pensieri di Doumeki sul futuro e sul suo "rapporto" con Watanuki.
Non era né
caldo né freddo, al tatto risultava ruvido e un attimo dopo liscio, pareva
possedere sfumature perlacee ma al tempo stesso anche riflessi di tutti i
colori. Più osservava quell’uovo, più se lo rigirava tra le dita e più esso
sembrava cangiare e mutare sotto il suo studio attento.
Da quest’uovo non nascerà nulla. Questo è ciò che gli aveva detto la
precedente padrona del negozio. Quando sarebbe stato il momento, lui avrebbe
dovuto utilizzarlo; in che modo o a quale scopo però non gli era dato saperlo.
Era sicuro però che sarebbe stato necessario un fattore scatenante ben preciso
e a questo fattore lui poteva dare con sicurezza un nome e un cognome: Watanuki
Kimihiro.
Molte cose
erano dipese e dipendevano da quel ragazzo: in primo luogo l’esistenza di quel
negozio era stata prolungata, dopo la scomparsa di Yuuko, proprio per la scelta
compiuta da Watanuki di restare ad occuparsene fino al ritorno della Strega
delle Dimensioni. La sua vita stessa era scandita dalle richieste o ordini, a
seconda di come le si volevano considerare, di quel ragazzo. Molte persone trovavano
in quel conforto in quel luogo grazie al fatto che ci fosse qualcuno disposto,
pagando un prezzo adeguato si intende, ad esaudire i loro desideri.
Spostò lo
sguardo dall’uovo all’indice della mano sinistra. Il dono che gli era stato
fatto da Watanuki era rimasto lì dalla sera del suo compleanno. Lo portava
sempre con sé come l’uovo. Senza sapere quando avrebbero potuto essergli utili.
Watanuki quella
sera del 3 marzo gli aveva detto: “Quando sarai in pericolo, colpisci senza
indugio. Di chiunque si tratti.
Di chiunque si tratti… il significato di quelle parole era
cristallino e indecifrabile allo stesso tempo. Watanuki aveva evidentemente
compreso anche se stesso in quel “chiunque”, ma la domanda che continuava a
porsi in continuazione era “Perché?”
Cosa avrebbe potuto spingerlo a dover colpire il proprietario del negozio, il
suo ex compagno di scuola, la persona per cui aveva dato metà del suo occhio
destro e una quantità enorme di sangue, la persona per cui faceva la spesa, con
cui beveva sake fino a tarda sera… Perché?
In un sorso
svuotò l’ennesimo bicchierino di sake, sentiva l’alcool che gli scorreva nelle
membra riscaldargli piacevolmente il corpo. Seduto sulla veranda del negozio a
guardare la luna nel cielo senza nuvole, ripensava alle mille e più serate
passate in quel modo con Mokona, Yuuko e Watanuki…
Erano
passati alcuni anni dalla scomparsa della strega, molte cose erano cambiate, ma
quel luogo e quel cielo sembravano sempre gli stessi.
Dall’interno
sentì dei passi che si avvicinavano. Non erano di Maru e Moru, né di Mokona. Le
due bambine e la creaturina nera erano a dormire nel letto del padrone di casa.
Infatti fu quest’ultimo ad apparire da solo sulla porta scorrevole. Quella sera
indossava un semplice kimono grigio e lo vide rabbrividire un attimo quando fu
investito dalla fresca aria di fine inverno. Aspirò dalla pipa accesa, soffiò
fuori il fumo e si sedette a un metro di distanza da lui.
-Ancora non
ti sei stancato di bere? E’ da quando abbiamo finito di cenare che sei qui e
adesso sono quasi le undici.
Il tono in
cui era stata posta la domanda poteva suonare di critica, ma entrambi sapevano
che se Watanuki fosse stato lì con lui e non all’interno a svolgere il suo
compito di sognatore sarebbe stato in grado senza problemi di tenere il suo
ritmo nell’ingurgitare liquore. Decise quindi di non rispondere e di porre
un’altra domanda.
-Visto
qualcosa di interessante?
-Ho solo
fatto due chiacchiere con Haruka-san, ma non abbiamo affrontato nessun
argomento particolarmente rilevante.
-Capisco.
Stettero in
silenzio per qualche minuto. Lui continuava a riempire e a svuotare bicchierini
di sake mentre Watanuki fumava con quella eleganza che sembrava aver ereditato
dalla strega.
-Tra poche
settimane sarà il primo aprile.
-Già.
-Kunogi ha
già pronto il biglietto del treno per venire qui.
Un sorriso
affettuoso spuntò sulle sottili labbra del suo compagno:
-In fondo è
l’unico giorno dell’anno in cui le concedi di venire a trovarti.
-Lo so, e le
sono grato per non aver insistito al riguardo.
-Kunogi ha
capito che lo fai per il suo bene e l’ha accettato.
-Himawari-chan
è davvero una brava ragazza, proprio come la piccola Kohane…
-La
bottiglia è finita.
-Come
finita!?! Ubriacone che non sei altro! Anche senza l’aiuto di Mokona ti sai
dare da fare eh! Beh meglio così, se è finita vuol dire che te ne andrai a
letto finalmente.
-Tu cosa
fai?
-La luna è
molto bella stasera. Fumerò ancora un po’ e poi andrò a riprendere possesso del
mio letto: quei tre sono riusciti a monopolizzare la mia camera.
-A domattina
allora.
Watanuki
alzò lo sguardo su di lui quando si mise in piedi.
-Sì, a
domattina.
Prima di
mettere piede all’interno, lo vide girare di nuovo lo sguardo verso il cielo, portarsi
la pipa alla bocca, inspirare ed espirare. Il fumo saliva a spirali e si
disperdeva nell’aria notturna.
Una volta
dentro si diresse verso la camera degli ospiti che ormai poteva considerare
tranquillamente la sua camera. Il futon era già pronto, spense la candela che era
stata adagiata sul tatami e si sdraiò. L’indomani sarebbe arrivato in poche
ore, il giorno sarebbe tornato, la sua vita sarebbe continuata come tutti i
giorni. Quella di Watanuki invece era sospesa: per lui i giorni che sarebbero seguiti
non avrebbero portato alcun mutamento visibile perché il proprietario del
negozio aveva pagato la possibilità di restare in quel luogo, in attesa della
strega, con il suo tempo interiore. Per questo non sarebbe invecchiato di una
sola ora rimanendo intrappolato ai tempi in cui frequentavano insieme il liceo.
Mentre lui ormai era un uomo adulto e sarebbe invecchiato insieme a tutte le altre persone che conoscevano.
Ancora ricordava
con esattezza quel giorno quando, nello scendere le scale, era stato raggiunto
da un calcio rotante e si era ritrovato davanti questo ragazzo alto poco meno
di lui, con gli occhiali e un espressione molto indispettita. Quell’“incontro”
era stato solo il primo di una lunga serie. E tutte le volte, l’altro si era
premurato di sbattergli in faccia l’antipatia che provava nei suoi confronti.
Ma molto presto, volenti o nolenti, si erano accorti entrambi che i loro
destini erano irrimediabilmente intrecciati.
Estrasse
l’uovo dalle pieghe del kimono e lo rigirò tra le dita nell’oscurità della
stanza. Il momento in cui avrebbe dovuto usarlo sarebbe arrivato presto o
tardi… cosa sarebbe successo a Watanuki dopo che lui l’avesse fatto nessuno
poteva ancora saperlo. Sentiva però che dalla sua scelta sarebbe dipeso il
futuro del proprietario del negozio.
Com’era
strano che due persone come loro che a primo sguardo si erano subito trovate in
contrasto, fossero cosi legate dal destino… No, a pensarci se la Strega delle
Dimensioni fosse stata ancora lì avrebbe sicuramente avuto la spiegazione
pronta: “A questo mondo non esistono le casualità, esiste solo l’inevitabile”