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Autore: Xecestel    21/01/2011    2 recensioni
Nella città di Tartatà scoppia il caos, quando un assassino sconosciuto comincia a fare stragi di dipendenti di varie multinazionali. Così due curiosi personaggi, l'ispettore Giovanni Rossi e il capitano Giacomo Bianchi, si mettono sulle tracce del colpevole, tra mistero e comicità.
Genere: Comico, Demenziale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CASO R.O.B.I.N. H.O.O.D.

CAPITOLO I: RAPPORTO

 

Giorno: 6 Gennaio 2010

Luogo: sede della multinazionale ‘Maltratta & Co.’

Arma: frecce.

Vittime:  tutti i lavoratori dell’impresa

 

Detto così ha l’aria di essere la supposizione di un giocatore di Cluedo, con la sola differenza che il luogo del delitto NON è Tudor Hall, eppure è questo il rapporto che i miei agenti di polizia mi hanno fatto trovare nel tavolo stamane, dopo avermi convocato urgentemente alle 5 della mattina successiva alla strage.

Io sono l’ispettore Giovanni Rossi, lavoro in polizia da molti anni, sono scapolo e non sto a raccontarvi la storia della mia vita, non perché ho un passato oscuro e misterioso di cui non voglio parlare ma perché semplicemente la mia vita è sempre stata una noia mortale e non c’è nulla da dire.

“Tutto chiaro, ispettore Rossi?” mi dice un agente, spuntato dietro di me in questo istante.

Mi prende in giro? Cosa c’è da non capire in 4 righi contati di rapporto? La firma, al massimo, ma capire le firme fa parte della mia preparazione!

“Ci sono due cose che non capisco, a dire il vero” gli rispondo con tono di sfida “La prima è: perché diavolo mi avete chiamato URGENTEMENTE alle 5 di mattina??”

Lui, con fare assolutamente calmo e pacato, mi risponde:“Be’, ispettore, siamo svegli da mezzanotte e non ci piaceva l’idea che lei e il capitano vi sareste svegliati tardi, con comodo. Ma il capitano, lo sappiamo, è molto vecchio, quindi abbiamo deciso di svegliare solo lei”.

Come fa ad essere così calmo mentre lo dice?? E poi non è vero che il capitano è vecchio! È ancora un giovanotto! Ha solo 79 anni!

L’agente continua: “Qual è l’altra cosa che non capite?”

“L’altra cosa è” rispondo guardandolo con un’occhiata arrabbiata (del resto come si può non essere nervosi, dopo essersi svegliati alle 5) “la firma”.

 

Alle 11 meno un quarto si fa vivo il capitano.

“Capitano, ben svegliato!” lo saluto, mentre sorseggio la mia quindicesima tazza di caffè.

“Ciao, Gianni” mi risponde sputacchiando mentre parla, come di consueto “Ho saputo che ti sei svegliato presto, stamane, per essere informato di un caso importante”

“Come lo sa?” gli chiedo restando con un’espressione incuriosita e posando la tazza sul tavolo.

“Be’, mi sono svegliato alle 5 meno dieci e ho chiesto se c’era qualche caso nuovo in centrale” mi risponde come se fosse la cosa più normale del mondo “Il segretario mi ha detto che eri qui e quindi ho dormito fino a dieci minuti fa”

“E non poteva venire anche lei?”

“Non sono così pazzo da venire a quell’ora!”

Eppure lo è abbastanza da svegliarsi a quell’ora!

Mi alzo per andare a prendere il rapporto, quando il capitano mi interrompe: “E il caffè non lo finisci?”

Mi volto un po’, per guardarlo, poi mi giro di nuovo nella direzione precedente e rispondo: “No, gli ha sputato dentro”

“Ancora con questa storia che sputo! Io non sputo mentre parlo!” urla voltato verso la finestra.

Istantaneamente arriva la donna delle pulizie per passare la pezza sul vetro, sotto lo sguardo allibito del capitano.

 

Prendo il rapporto dalla mia scrivania e lo mostro al capitano nel suo ufficio.

Lui lo prende con l’espressione di chi è un veterano del mestiere e può risolvere un caso anche solo leggendo il rapporto. Si accorgerà che c’è qualcosa di strano, chiunque se ne accorgerebbe.

Infatti, pochi minuti dopo (è un po’ lento a leggere perché ci vede poco ma si ostina a non voler usare occhiali), mi dice: “Qui c’è qualcosa di strano…”

“Già, se n’è accorto anche lei?”

“Già… Ah, ecco, manca il nome del caso!”

Lo guardo con un’espressione che lascia intendere che mi ha fatto crollare un mito.

“No, capitano” gli dico “La cosa strana è l’arma usata!”

“Già…” dice riflessivo “L’arma… TROVATO!”

Ha avuto un’idea, ora per il crimine non c’è scampo!

Si dirige di corsa (per quanto possibile per un settantenne) verso la sua scrivania e prende una penna. Lo fa sempre per riflettere: scrive i dati in nostro possesso e li collega con delle frecce, facendo delle supposizioni.

Quando finisce me lo mostra, ma non vedo assolutamente nulla.

“Cosa dovrei guardare?” gli chiedo esaminando meglio il foglio.

“In alto” risponde.

Sollevo lo sguardo e vedo, vicino a ‘nome del caso’ un’enorme scritta: ‘Caso R.O.B.I.N. H.O.O.D’.

Abbasso il foglio e guardo un po’ il capitano. Oggi è più stupido del solito, forse dovrebbe andare in pensione.

Mi guarda con una faccia allegra che se la guardi ti dimentichi di essere arrabbiato e ti sembra sbagliato contraddirlo, quindi l’unica cosa che riesco a dire è: “Perché la punteggiatura?”

“È un nome in codice” mi risponde con gli occhi che gli luccicano.

“E che vuol dire?”

“Nulla, ma fa tanto effetto ‘missione segreta’” risponde sempre con una luce negli occhi.

Poveraccio, avrebbe tanto voluto fare l’agente segreto…

   
 
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