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Autore: Daphne_Descends    23/01/2011    2 recensioni
Per Elaine Mason rendere fieri e soddisfatti i genitori non era mai stato un peso, nemmeno quando questo aveva significato trasferirsi in campagna, frequentare un collegio prestigioso e fidanzarsi con un perfetto sconosciuto.
Poi era arrivato Chris e le sue certezze avevano cominciato a crollare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Due mesi, una settimana e tre giorni

 

 

Due mesi, una settimana e tre giorni.
Era esattamente il tempo che aveva passato nello Hampshire, dal trasferimento della sua famiglia dalla capitale, e per una volta i suoi genitori sembravano pienamente soddisfatti della nuova sistemazione.
La villa che avevano ereditato era più grande di quella di Londra e la tranquillità del quartiere si espandeva di giardino in giardino, aleggiando sulle case ricche ed eleganti. L’intero villaggio era abitato da famiglie benestanti, stabili o di passaggio, e la magnificenza delle abitazioni colpiva l’occhio dei passanti.
Seduta composta su un divano imbottito, le mani giunte in grembo e l’espressione impassibile, Elaine Mason assisteva alla conversazione tra sua madre e la signora Evans, appuntamento ormai quotidiano dell’ora del tè. I suoi occhi erano fissi fuori dalle grandi vetrate, sul giardino curato e in piena fioritura; non partecipava mai di persona alle discussioni, limitandosi a sorseggiare la sua tazza di Earl Grey e porgere l’orecchio quando era richiesta la sua attenzione. Nonostante si annoiasse spesso, non avrebbe mai disobbedito alla madre: voleva che la accompagnasse dagli Evans, con la speranza che riuscisse ad incontrare quello che era stato scelto come suo promesso sposo. Ma Lionel Evans sembrava essere sempre occupato e, benché fossero passati tre mesi dal loro fidanzamento, lei non l’aveva visto nemmeno una volta.
Non era contro i matrimoni combinati, credeva fermamente che la sua famiglia potesse fare la scelta migliore per il suo futuro, e non le importava di non avere mai visto quello che, nel giro di pochi anni, sarebbe diventato suo marito. Era convinta che l’amore arrivasse dopo le nozze, poco a poco avrebbe potuto amare quello sconosciuto, chiunque fosse stato, qualunque aspetto avesse avuto.
Il tè terminò ed Elaine posò la tazzina di porcellana finissima sul piattino, senza il minimo rumore, ignorando i sandwich e i pasticcini disposti in bella mostra sui vassoi.
«-sarebbe la scelta migliore, magari aggiungendo un po’ di chiffon all’altezza del corsetto» stava dicendo la signora Evans, versandosi dell’altro tè «Opterei per l’assenza di maniche e uno strascico lungo».
«Personalmente credo sarebbe meglio usare lo chiffon per la gonna» ribatté sua madre, occhieggiando una delle paste «alleggerisce l’effetto, lo stesso per il velo. Tu cosa ne pensi, cara?» si voltò verso la figlia, imitata dalla signora Evans, ed entrambe la guardarono curiose.
Elaine sbatté le palpebre, prendendosi il tempo necessario per riflettere, e alla fine rispose «Riuscirei a muovermi meglio con la gonna in chiffon, il taffettà si potrebbe utilizzarlo per il resto dell’abito».
«Magnifica idea!» cinguettò sua madre, prendendo l’ennesimo pasticcino con aria soddisfatta.
La signora Evans le sorrise con approvazione «Ti vedo un po’ pallida, cara, vuoi prendere una boccata d’aria?»
Elaine lanciò uno sguardo al giardino invitante «Se non è di troppo disturbo, ne sarei felice».
«Certo che no! Io e tua madre dobbiamo parlare ancora di molte cose» risero entrambe e lei si alzò, lisciando il tessuto dell’abito primaverile che indossava, prima di congedarsi con un cenno del capo ed uscire dalle portefinestre del salotto.
All’esterno, l’aria era fresca e profumata e il sole illuminava il verde delle foglie e dell’erba; Elaine si incamminò verso uno dei sentieri secondari dell’immenso giardino, camminando lentamente e godendosi quei pochi attimi di tranquillità.
Le piaceva passare il tempo con se stessa e i propri pensieri, ma sua madre era convinta che una ragazza di buona famiglia non dovesse farsi trovare senza nessuna accompagnatrice, quindi, il più delle volte, era sempre sotto gli occhi vigili della signora Scott, la loro fidata governante.
Sospirò lievemente, desiderando avere con sé il libro che aveva iniziato a leggere, per poterlo continuare all’ombra di uno dei tanti alberi di casa Evans, ma purtroppo si dovette accontentare di proseguire la sua passeggiata senza meta.
Una risata rumorosa proruppe da qualche parte alla sua sinistra, seguita da un tonfo attutito; Elaine si diresse in quella direzione, adocchiando ai piedi di una quercia un libro colorato. In realtà, una volta che lo ebbe tra le mani, si accorse che si trattava di un fumetto; riuscì appena a girarlo, prima che una voce maschile le giungesse alle orecchie.
«Ehi, quello è mio, me lo passi?»
Alzò lo sguardo celeste verso le fronde dell’albero e, proprio lì, accomodato su un grosso ramo, si trovava un ragazzo dai capelli scuri; le fece un sorriso pigro, che non si estese agli occhi, e allungò la mano verso di lei, che gli porse il fumetto senza fare una piega.
Lui la fissò incuriosito per qualche istante «Non mi chiedi cosa ci faccio qui?» chiese divertito.
«Mi sembra chiaro che stesse leggendo» rispose impassibile, guadagnandosi una grossa risata.
«Non mi chiedi nemmeno se ho il permesso di stare qui?» continuò lui, lasciando da parte il fumetto e sporgendosi leggermente «Per quello che ne sai, potrei anche essere uno che ha scavalcato il cancello e si è intrufolato all’interno» i suoi occhi verdi brillarono maliziosi, in attesa di una reazione.
Ma lei gli rispose senza scomporsi, così come non si scomponeva mai per nessun’altro motivo «Non è casa mia e non ho l’autorità di domandarle nulla».
«Mi dai del “lei”?» ridacchiò lui incredulo «Avremo la stessa età!»
«E’ buona educazione essere formali con gli sconosciuti».
Lui la studiò attentamente e poi fece un sorriso sarcastico «Mi chiamo Chris e adesso non siamo più sconosciuti» cominciò, ignorando tutte le regole del bon ton «Mi dici che ci fa una bambolina come te qui?»
Elaine ignorò la provocazione e rispose alla domanda di quello che per lei rimaneva uno sconosciuto, come le avevano insegnato fin da piccola «Ho accompagnato mia madre al suo incontro quotidiano con la signora Evans».
Il ragazzo perse il sorriso e si accigliò «Frena un po’!» esclamò, balzando giù dal ramo e facendole spalancare leggermente gli occhi «Vuoi dire che tu saresti la figlia dei Mason?!» poi imprecò silenziosamente, una volta che lei ebbe assentito «Beh, allora ciao» borbottò, prima di allontanarsi a grandi passi, lasciando la ragazza a fissarlo vagamente confusa.
Se fosse stata educata diversamente, avrebbe scrollato le spalle per manifestare la sua indifferenza, ma si limitò a girare sui tacchi e rientrare nella villa, ritrovandosi ben presto di nuovo seduta al fianco della madre, nel ricco salotto, ad ascoltare le due donne parlare delle loro famiglie.
«-non è per niente contento, gliel’avrà ripetuto decine di volte, ma Lionel continua a non ascoltarlo: è un gran testardo».
«Anche Oscar è molto ostinato, per fortuna invece la nostra Elaine non ci da mai motivo di preoccupazioni» le fece un sorriso, battendole una mano sul ginocchio.
La signora Evans sospirò abbattuta «I figli maschi sono una fonte di gioia, sì, ma soprattutto di cruccio. Avrei tanto voluto una figlia come te, Elaine, e pochi anni ancora e potrò realizzare il mio sogno!» le due donne ridacchiarono allegramente e ripresero a chiacchierare.
«Per quando potremo organizzare la festa di fidanzamento?» chiese sua madre, fremente: organizzare feste ed eventi era il passatempo che preferiva.
«Devo soltanto trovare una data in cui Lionel non possa scappare: non ama particolarmente questo genere di festeggiamenti» rivelò la signora Evans, arricciando il naso aristocratico in una smorfia «Proprio non riesco a capirlo, è un bel giovane, si divertirebbe! Non trovi anche tu, Elaine? E poi che senso avrebbe se mancasse il futuro sposo?» risero di nuovo.
«Spero sia presto: non si sono ancora conosciuti!»
«E’ strano che non vi siate incontrati nemmeno a scuola» osservò la signora Evans, voltandosi a fissare la ragazza, con una strana espressione «Se chiedi a qualcuno, sono certa che ti porteranno da lui. Almeno non avrà più scuse per assentarsi ogni volta che ci vediamo» aggiunse, guadagnandosi tutta l’attenzione della signora Mason «E’ un po’ contrario a quest’idea del matrimonio combinato, perché vuole sempre fare di testa sua, ma ho come l’impressione che abbia un po’ di timore ad incontrare Elaine. Strano, perché non è mai stato un ragazzo timido» rivelò dispiaciuta e confusa.
E fu così che Elaine Mason scoprì che Lionel Evans, il suo fidanzato, non era un ragazzo impegnato, ma uno che preferiva evitarla, e ci riusciva sempre molto bene, nonostante abitassero nello stesso villaggio e frequentassero lo stesso istituto.
Da ormai ben due mesi, una settimana e tre giorni.

 

 





 

N/A: Ho deciso di cimentarmi nella scrittura dell’ennesima storia, semplicemente perché quando mi vengono in mente delle idee non se ne vanno più ed è meglio scrivere e farci qualcosa (di buono o vagamente decente, a seconda dei punti di vista). Così ho cominciato questa storia, diversa da tutte le altre che ho scritto, soprattutto per la protagonista. Metto subito in chiaro che Elaine non la capisco e per questo non è molto semplice e automatico scrivere di lei (al contrario di Chris, che è più naturale), però lei è così e se non fosse così non ci sarebbe nemmeno la storia, quindi cercate di vedere le cose dal suo punto di vista, per quanto difficile: lei è contenta di ubbidire ai genitori e fare quello che le dicono. Non è un personaggio totalmente passivo, è passiva, sì, ma a suo modo.
Spero che vi possa piacere, sia lei sia questa storia.
Alla prossima!

   
 
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