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Autore: rumandmonkey    24/01/2011    4 recensioni
Io e te. Quelle tre parole l’avevano colpito e steso, anche se era sicurissimo che per Julius quella frase non aveva il significato che lui gli aveva dato.
Partecipante alla Challenge Dal Nome Alla Storia (Only Slash) di NonnaPapera
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita all’università non era esattamente come Dave se l’era aspettata. Dopo un anno di Campus aveva capito che le feste, le confraternite e le sbronze non facevano per lui e che la priorità assoluta era prendere quella maledetta laurea per uscire il prima possibile da quell’inferno fatto di professori infami, corsi massacranti ed esami impossibili.

Si sentiva completamente fuori dal mondo; ogni sera c’era una festa diversa, organizzata da una confraternita diversa, ma la gente era sempre la stessa, e anche il copione non cambiava mai; alcool, musica, ragazze facili e ragazzi che dopo qualche volta iniziavano a domandargli come mai lui non trovasse mai una ragazza che ci stesse: dopotutto era un bel ragazzo, nessuna lo avrebbe rifiutato, nemmeno da sobria.
Dopo il primo semestre aveva iniziato ad evitare questo genere di eventi il più possibile per svariate ragioni: innanzitutto perché più che feste sembravano quelle orge private che ogni tanto si organizzano nell’alta società, poi perché non si sentiva a suo agio con quella musica insopportabile ed odiava svegliarsi con il mal di testa ed infine perché non era assolutamente pronto a rivelare ai suoi compagni di campus la sua omosessualità.
Era sicuro che quasi nessuno l’avrebbe capito e anche chi l’avesse fatto, non avrebbe resistito alla tentazione di fare qualche battutina, perciò aveva deciso di non dare in pasto alla folla uno “scoop” così grande; e poi era una cosa che sapeva solo Julius, il suo coinquilino e unico vero amico in tutta l’università: era una sorta di piccolo segreto tra loro.
Dave non riusciva a capire come fosse possibile che uno come lui fosse diventato tanto amico di uno come Julius, che al contrario di lui, era sempre preso da qualche festa o da qualche altro evento che – a detta sua – gli impediva di seguire i corsi come avrebbe dovuto.
Erano diventati amici sempre più intimi, sapevano tutto uno dell’altro e si accettavano per quello che erano , con tutti i loro pregi e i loro difetti, con la fissazione di Dave per il tè in tutte le sue forme e quella di Julius per il caffè, con le loro piccole manie e i loro rituali quotidiani, che li avevano uniti sempre di più, giorno dopo giorno, come giorno dopo giorno, senza nemmeno rendersene conto erano arrivati a non riuscire nemmeno ad immaginare la propria esistenza senza l’altro.
Fu Dave il primo a rendersene conto, durante una nottata insonne, passata a tendere l’orecchio ad ogni rumore, in attesa che Julius tornasse da un’altra maledettissima festa.
Non riusciva a ricordare con precisione da quanto tempo si riferisse alle feste con termini dispregiativi; forse era da quando gli strappavano il suo amico o da quando aveva sentito uno strano senso di solitudine senza lui in casa, talmente forte da non riuscire a dormire la notte.
Si tuffò sul divano con una bottiglia di Heineken ghiacciata in una mano e un libro di Bukowski nell’altra; se non poteva dormire, poteva almeno leggere.
Il libro durò poco più della birra, e Dave fu costretto a rimanere da solo con i suoi pensieri finché all’alba non comparve sulla soglia un Julius stanco e traballante.
“Julius, dove sei stato fino a quest’ora?” chiese Dave, in tono leggermente apprensivo.
“In giro, solita roba. Ogni tanto dovresti uscire anche tu, ti farebbe bene” biascicò in risposta Julius.
“Si, certo, come no. Piuttosto a te farebbe bene rimanere a casa una sera ogni tanto. Guarda in che stato sei ridotto!”
“Vado a farmi una doccia” tagliò corto scomparendo nel corridoio che portava al bagno, lasciando Dave di nuovo a tormentarsi mentre preparava la colazione per entrambi.
Era normale preoccuparsi così per un proprio amico? In fondo era adulto e vaccinato, era in grado di fare le sue scelte…
Tentò di convincersi che le sue erano solo paranoie, che era normale stare in pensiero per una persona a cui si vuole bene, ma una voce nella sua testa sembrava determinata a non dargli tregua; dal profondo della sua coscienza gli gridava incessantemente che quella stretta allo stomaco che provava ogni volta che usciva di casa non era preoccupazione, ma gelosia, gli diceva che quello che provava per Julius andava ben oltre l’amicizia, ma Dave cercava di non dargli ascolto per non compromettere i loro rapporti.
Fu il ritorno di Julius in cucina ad interrompere quel fiume di pensieri che chissà dove l’avrebbe trascinato.
“Allora, che programmi hai per la mattinata, Dave?” chiese Julius
“Programmi? Mi prendi in giro per caso? C’è lezione con quel bastardo di Flitch, stamattina”
“Dunque?” Julius mandò uno dei suoi sopraccigli a far compagnia ai suoi capelli color miele.
“Quel pazzo vuole sentirsi ripetere solo gli appunti che dà a lezione e ho l’esame tra meno di un mese. È vitale la mia presenza alle sue lezioni!” Dave rischiò quasi di gridare, preso dall’isteria pre-esame.
“Che sarà mai un’assenza? Dai, è una bella giornata, ti propongo un pic-nic al parco, io e te. Gli appunti può prenderteli quella tizia che ti fa il filo.”
Io e te. Quelle tre parole l’avevano colpito e steso, anche se era sicurissimo che per Julius quella frase non aveva il significato che lui gli aveva dato.
“Ok, va bene per questa volta. A patto che da domani inizierai a frequentare i corsi.” Concesse Dave.
“Si, signora maestra” scherzò Julius.
I due passarono la mattinata al parco, stesi in totale relax con lo sguardo fisso al cielo e alle nuvole che vi transitavano svogliatamente, spinte dal vento leggero di metà maggio; tra loro c’era un silenzio magico: non uno di quei silenzi imbarazzanti di chi non ha niente da spartire, ma uno di quelli carichi d’intensità, di bellezza, che sembra quasi un delitto infrangerli.
Era il silenzio di due persone che non avevano bisogno di parole vuote a riempire la loro giornata.
“Guarda quella nuvola, Dave” disse Julius all’improvviso.
“Quale?” chiese il ragazzo, un po’ disorientato.
“Quella lì, che sembra una saetta!”
“Si, ora la vedo!” Esclamò entusiasta.
“Ti ricordi l’ultima festa a cui sei venuto? Quando ti ho detto che ero talmente ubriaco che se Zeus mi avesse lanciato un fulmine non sarei riuscito a scansarmi?”
“Credevo fossi troppo ubriaco per ricordartelo.” Disse Dave ridacchiando. “E’ stata la cazzata più colossale del secolo, credo. Come se da sobrio fossi in grado di schivare un fulmine, lanciato da un Dio, per di più.”
“Già… che idiota” ammise ridendo anche lui.
“Qualche giorno fa mi è capitato di leggere da qualche parte che Julius significa ‘sacro a Giove’ o qualcosa del genere. Ho pensato che non potevano darti nome più azzeccato di questo.” Disse Dave, pensoso.
“In che senso?” domandò Julius, corrugando la fronte.
“Be’, conosci la leggenda, no? Zeus era un libertino, uno che amava fare baldoria, diciamo così. Tu un po’ gli somigli; il tuo amore sfrenato per le feste delle confraternite, il tuo portarti a letto ogni volta una persona diversa, mi ricorda il comportamento di Zeus. E poi come lui, sai di poter contare su qualcuno che ti vuole bene incondizionatamente, qualsiasi cosa accada. Lui aveva Era, tu hai me.”
“Tu saresti la mia Era?” chiese Julius sorridendo.
“Non sarò la regina dell’Olimpo, ma nemmeno tu sei il re degli Dèi, perciò potresti accontentarti, no?”
Rimasero in silenzio ancora un po’, ad ascoltare i loro pensieri, prima che Dave rompesse la quiete.
“Certo però che Zeus era proprio uno stronzo!” esordì, piccato.
“Vacci piano! Zeus amava davvero Era, solo che non sapeva come dimostrarglielo.”
“E tradirla con tutte le divinità e ninfe del mondo secondo lui era un buon modo per farlo?” chiese Dave punto sul vivo, come se stessero parlando di vicende personali.
“No, scemo. Quello era un modo per attirare la sua attenzione nel bene e nel male.” Spiegò Julius.
“E dopo? Alla fine Era rimaneva sempre lì in un angolo, a leccarsi le ferite che suo marito le aveva inferto, più o meno consapevolmente. Mi sono sempre chiesto perché l’avesse sposata.” Controbatté l’altro.
“Perché l’amava più di chiunque altro! Ragiona, Zeus era il dio più potente dell’Olimpo, se l’avesse ritenuta un peso, avrebbe potuto eliminarla con uno schiocco di dita!”
La discussione si stava lentamente e pericolosamente spostando sul piano personale ed entrambi i ragazzi lo avvertivano, eppure nessuno dei due sembrava intenzionato a lasciar cadere quel piccolo dibattito.
“Potresti avermi convinto. Forse Zeus non era così tremendo, magari Era avrebbe dovuto dargli la possibilità di dirle ciò che provava veramente per lei.” Concesse Dave.
Gli occhi di Julius corsero a cercare i suoi, per fissare le sue iridi scure come la notte in quelle verde smeraldo dell’altro e i loro sguardi si fecero immediatamente seri.
“Dave, tu me la daresti una possibilità di dirti quello che provo veramente per te?” chiese Julius, con una dolcezza a cui Dave non era abituato.
Riuscì solo ad annuire silenziosamente, dal momento che quella timida richiesta di Julius lo aveva lasciato senza parole.
“Be’, ecco, io credo che tu sia un ragazzo fantastico e io non voglio fare lo stesso errore di Zeus, non più. Voglio stare con te, Dave” C’era voluta una certa fatica per tirare fuori quelle parole, ma alla fine ce l’aveva fatta e gli aveva detto tutto ciò che provava con un candore ed una dolcezza disarmanti.
“Voglio stare anche io con te.” Sussurrò Dave, vicinissimo alla bocca di Julius, prima di posare delicatamente le sue labbra su quelle dell’altro, accarezzandole piano, godendosi ogni momento di quel bacio tanto desiderato che ora gli stava facendo battere forte il cuore.
“Finché un fulmine non ci separi?” domandò Julius ancora stretto a Dave
“Si, finché un fulmine non ci separi.” Rispose Dave, sorridendo.

Challenge dal nome alla storia (only slash) di NonnaPapera


Rumandmonkey's space: La dedica di questa storia è divisa in due. Innanzi tutto è dedicata a mia cugina, che non l'avrebbe mai letta, nemmeno sotto tortura, ma a cui voglio comunque regalare una cosa fatta con il cuore, anche adesso che non c'è più. Nonostante le discussioni e tutte le piccole inevitabili cose che succedono solo vivendo a stretto contatto, ti ho voluto bene, te ne voglio ancora e te ne vorrò per sempre.
In ultimo, ma non per questo meno importante, (anzi tutt'altro, direi) è dedicata a fef, che si fa carico di tutti i miei problemi senza fare una smorfia. E di smorfie ne dovrebbe fare parecchie, vista la quantità di casini in questo periodo. Ti voglio bene, anzi, RawR <3
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