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Autore: Ariel Bliss Russo    24/01/2011    6 recensioni
Questa storia comincia dal periodo in cui Kilari Tsukishima, quasi sedicenne, è all'apice del suo successo. Il lavoro da idol ormai fa parte di lei, e ogni giorno diventa sempre più brava, facendo accrescere il successo del suo nome e della sua agenzia, l'agenzia Muranishi. La storia è centrata molto sui suoi sentimenti. Dopo aver scoperto di essere innamorata di Hiroto Kazama, che fa parte del duo Ships con Seiji Hiwatari, stare con l'amico senza poter rivelargli i suoi sentimenti la fa soffrire molto. Tutto si complica quando conoscerà un ragazzo, Haru Yamashita, che poco dopo diventerà un idol come lei. Pian piano, i due cominciano ad innamorarsi e Kilari non sa più per chi batta il suo cuore. Haru o Hiroto? Un avvenimento, però, la sconvolgerà profondamente. Scopre infatti che Hiroto sta con una ragazza, Noeru, e li vede baciarsi in spiaggia. A quel punto, lei non sa proprio cosa fare. Il giorno del suo compleanno si avvicina e il suo cuore è spezzato in due. Il giorno prima del 7 luglio, data che segnerà i sedici anni di Kilari, un litigio tra Haru e Hiroto farà venire a galla i sentimenti che la giovane idol prova per Hiroto. Il giorno dei suoi sedici anni sarà un momento magico...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dalla parte di Hiroto.

Hiroto: E’ tutta colpa mia! E’ tutta colpa mia, scusami piccola.

Piangevo. Lei era fra le mie braccia, il suo viso era bianco come un lenzuolo, tremava, anche se eravamo a luglio. E tutto quello per colpa mia. Ci infilammo tutti, compreso quell’idiota di Haru, nella macchina del direttore e corremmo all’ospedale. Sarà stata una ricaduta di quello che era successo tempo prima, quando la mia agitazione era alle stelle come in quel momento, quando ci eravamo baciati per la prima volta. E adesso lei era lì, priva di sensi, con la testa appoggiata al mio petto. Mi sentivo uno stupido, era tutta colpa mia, solo ed esclusivamente mia. Mi ero innervosito a causa di Haru. L’aveva baciata e io avevo visto tutto. Di questo, dovevo ringraziare Seiji…

Poco tempo prima, in agenzia.

Avevo lasciato Kilari sola all’entrata dell’agenzia ed ero salito per vedere cosa voleva il direttore. Entrai e notai subito che c’era un atmosfera un po’ tesa.

Hiroto: Buon giorno a tutti…

Non mi rispose nessuno, perciò capì che c’era davvero qualcosa che non andava.

Hiroto: Cos’è successo?

Direttore: Hiroto… si tratta di Haru… ha deciso di lasciare l’agenzia!

Hiroto: Cosa? E perché mai?

La cosa non mi dispiaceva più di tanto, ma non aveva senso!

Signora Kumoi: Non ce lo ha detto , ma crediamo abbia a che fare con Kilari… per questo ti abbiamo chiamato…

Ora si che mi importava. Cosa voleva Haru dalla mia ragazza?

Hiroto: Cosa c’entra Haru con Kilari? Che diavolo vuole quello da lei?

Direttore: E’ solo un sospetto di Seiji, Hiroto, calmati! Haru e Kilari, quando tu e lei non stavate ancora insieme, erano molto uniti. Ma da ieri e poi anche oggi, Haru è un  po’ strano, silenzioso, e ora è uscito con questa storia di voler abbandonare tutto.

Seiji: In più è appena passato qui vicino all’agenzia e poi ha prese il vialetto qui vicino per andare dietro l’edificio… - mi avvicinai alla finestra e me lo indicò.

Hiroto: E Kilari non è ancora salita… vado a cercarli!

Fine

Infatti, Seiji aveva ragione, e Haru era con Kilari… Non avrei mai immaginato di vederli mentre si baciavano. La rabbia era forte, non solo perché Haru la stava baciando, ma perché Kilari lo aveva abbracciato, anche se poi mi ero accorto che era lui che la teneva. E dopo il litigio… questo! Non potevo sopportare di vedere la mia unica ragione di vita, ridotta in quel modo.

“Dovrei esserci io al suo posto, dovrebbe essere successo a me, non a lei”.

Kilari: Hiroto… - Kilari piangeva, sussurrava il mio nome, tutto somigliava a quello che era già successo una volta. E ancora una volta era colpa mia. Sapevo che Kilari non riusciva a reggiere una situazione del genere. Eppure l’avevo ridotta io in quello stato, era solo colpa mia.

Finalmente arrivammo in ospedale e il dottore ci disse di portarla in una camera vuota che ci indicò, lì accanto. Fecimo come ci disse e quando arrivò, volle controllarla. Eravamo tutti fuori ad aspettare, io tremavo e avevo paura, ma si doveva sistemare tutto, si ne ero sicuro si sarebbe sistemato tutto. Poi finalmente il dottore uscì e tutti ci avvicinammo a lui per saperne qualcosa, ma ci anticipò nel parlare.

Dottore: Ho letto la cartella clinica della signorina Tsukishima, ho visto che una cosa del genere era già successa. Questo le somiglia per i sintomi che presenta che come reazione della ragazza, ma è tutto apposto, Kilari sta bene.

Ci fu un sospiro di sollievo da parte di tutti. E io ero felicissimo, la mia Kilari stava bene. E volevo vederla.

Hiroto: Seiji, chiami suo padre, per favore? Dottore, possiamo vederla?

Dottore: Certo, come dicevo sta bene, e in più è già sveglia.

Mi illuminai, non tremavo più, ero troppo felice per continuare a stare lì come un palo. Corsi nella camera di Kilari, la aprì, e vidi il mio angelo con ancora le lacrime agli occhi che diceva il mio nome.

Dalla parte di Kilari

Quando mi svegliai, ero molto confusa. La testa mi girava tantissimo, ma ero sdraiata su qualcosa di morbido, un letto forse, e sotto la testa c’era un cuscino. Girai la testa, cercando di guardarmi intorno. Vidi solo un signore, in camicie bianco, che scriveva delle cose su una cartella. Lo guardai. Poteva essere sulla quarantina, alto, capelli neri e occhi castani. Alzò lo sguardo dalla cartellina e vide che ero sveglia.

???: Ben svegliata piccola, sai dove ti trovi?

Kilari: No…

???: Sei in un ospedale, io sono un dottore, sei svenuta poco prima mentre eri con i tuoi amici. Ricordi?

Si, pian piano cominciai a ricordare tutto quello che era successo. Hiroto a casa mia, le crepes, la chiaccherata animata con Haru dietro l’agenzia, il suo bacio improvviso, l’intervento di Hiroto e il loro litigio, poi li avevo fermati urlando, avevo cominciato a sentirmi male e… non ricordavo altro, forse era lì che ero svenuta.

Kilari: Si… si ricordo!

Dottore: Bene, nessun danno alla memoria – scrisse nella sua cartellina e tornò a guardarmi – Bene, vado ad informare i tuoi amici.

Si girò e uscì dalla camera. Sentivo la sua voce proprio davanti alla porta, che parlava ai miei amici di quello che mi era successo. Mentre dormivo, avevo sognato di nuovo Hiroto e tutto si era ripetuto come l’altra volta, credevo di non svegliarmi più. Ma questa volta, una cosa era diversa: sapevo che Hiroto mi amava e che io amavo lui e lo avevo sentito vicino a me tutto il tempo. Perciò mi ero svegliata. Ora dovevo solo aspettare che venisse da me. La lontananza mi uccideva, sapere che lui era vicino a me, ma che ancora non potevo vederlo… era difficile aspettare. Qualcuno aprì la porta ed entrò. Era lui, il mio Hiroto. Il suo viso, come il mio, era rigato di lacrime.

Kilari: Hiroto

Feci per mettermi seduta, poi lui venne verso di me, e mi abbracciò stretta, cullandomi nel suo abbraccio.

Hiroto: Scusa amore mio, scusa. E’ tutta colpa, non avrei dovuto reagire in quel modo, mi dispiace, mi dispiace…

Mi stringeva forte a se e le mie lacrime diventavano sempre più intense, avevo paura che quel momento finisse da un momento all’altro, se solo gli avessi detto del bacio… ma dovevo, non avrei sopportato di tenermelo nascosto.

Kilari: Hiroto… Prima, in agenzia… Haru mi ha… mi ha baciata! Io credevo volesse abbracciarmi perché stava male, e invece mi ha baciata, ma ti giuro che non ne avevo l’intenzione, scusa è stata solo colpa mi-

Mi mise un dito sulla bocca, poi mi alzò il mento e mi guardò con un’espressione di gioia negli occhi.

Hiroto: Non dire che è colpa tua… io ho visto tutto, tranquilla… Ma non pensiamoci più la cosa importante è che tu stia bene, Kilari.

Annuì. Prese il mio viso dalle mani e, come la prima volta, mi baciò leggermente sulle labbra. Io mi allacciai al suo collo e lo tirai a me, intensificando il bacio. La sua lontananza l’avevo sentita troppo. Rimanemmo allacciati così per molto, poi ci dovemmo staccare, per riprendere fiato.

“Fortunatamente non ci sono flebo o macchinari attaccati a me, a quest’ora si sentiva il mio battito cardiaco a mille” pensai.

Lo tirai di nuovo a me e continuammo a baciarci. Nel mio corpo scorreva elettricità, e man mano che i baci crescevano, anche quella cresceva, diventava più intesa. Il mio cervello stava andando in tilt, non sapevo più controllarmi. Era come se entrambi avessimo fame l’uno dell’altro. Hiroto mi fece sdraiare e, salendo sul lettino, si mise sopra di me. Ormai eravamo entrambi incontrollabili. Hiroto era soltanto mio, mi sentivo protetta, nessuno ci avrebbe mai divisi. Quei baci rischiavano di farci impazzire, sentivo che non avrei resistito ancora per molto. Sentivo le sue mani sulle mie spalle, pronte ad agire, e le mie mani sul suo petto. La situazione ci stava sfuggendo di mano. Lì fuori c’erano i nostri amici e noi stavamo perdendo il controllo. Mi staccai piano e cominciai ad ansimare.

Kilari: Tesoro… lì fuori… ci sono… i nostri… amici…

Hiroto: Già… forse… anche tuo padre…

Sbiancai.

Kilari: Lui non sa… ancora niente… di te…

Hiroto si alzò da sopra di me e mi si mise a sedere accanto.

Hiroto: Non preoccuparti, gli parlaremo insieme.

Kilari: D’accordo. Senti… non voglio stare in questo stra maledetto letto d’ospedale – dissi ridendo per alleggerire la tensione – Puoi chiedere al dottore se posso scendere?

Hiroto: Lo faccio venire, d’accordo?

Annuì. Mi diede un bacio in fronte e andò a chiamare il dottore. Vidi Hiroto rientrare con lui e chiesi se potevo alzarmi.

Dottore: Dimmi Kilari, cosa c’è?

Kilari: Dottore, posso alzarmi oppure è ancora pericoloso?

Dottore: Sarebbe meglio se tu rimanessi lì ancora un po’, però se vuoi possiamo alzare un po’ il lettino per farti sedere.

Annuì.

Dottore: Giovanotto, potresti aiutarmi a sollevare quella leva lì?

Hiroto: Certo!

Mi misi a sedere, mentre Hiroto e il dottore alzavano la spalliera di quello che prima era un letto.

Kilari: Grazie…

Hiroto: Faccio entrare gli altri… a dopo!

Kilari: Si, a dopo.

Uscì col dottore e, al suo posto, entrarono Noeru e Subaru, ansimanti, con le mani intrecciate. Aspetta… con le mani intrecciate??

Subaru: Kilari, è successo di nuovo? Come stai, tutto apposto? Sei sveglia no? Stai bene vero?

Kilari: Se magari chiudi la bocca te lo dico. Si, sto bene è tutto apposto. E credo che anche tu stia piauttosto bene – dissi mentre guardavo le loro mani ancora intrecciate. Entrambi diventarono rossi e fu Noeru a parlare.

Noeru: Beh vedi… mentre organizzavamo il tuo compleanno…

Subaru: … si abbiamo cominciato a… parlarci e…

Ahahah, avevo già capito, ecco perché la sera prima non era tornato a casa. Risi e li guardai in faccia, sembravano due peperoni.

Kilari: Ahahahah, dovreste vedervi ragazzi… si capisce che state insieme ahahah…

Tirarono un sospiro di sollievo, erano grati che fosse uscito dalla mia bocca.

Kilari: E… gli altri lo sanno…?

Subaru: Si…lo sanno tutti… ora anche tu!

Kilari: Perché sono sempre l’ultima a sapere le cose?

Subaru: Boh, è così e basta…

Scoppiammo tutti a ridere e ci abbracciammo. Prima che però uscissero, diedi il colpo di grazia a mio fratello.

Kilari: Ecco dov’eri ieri sera…

Diventò rossissimo e uscì fuori come se stesse per andare a fuoco. Dopo salutai tutti gli altri, il direttore, la signora Kumoi, papà, Baba-chan… poi fu il turno di Haru che entrò con Hiroto. Si vedeva bene da lontano, che quei due non si sopportavano…




Angolo autrice:
Cantiamo l'Alleluiaa!
Perchè si, ci sono, ho pooostatooo! xD
Eeeh, scusate, qualche intoppo col pc e poi in questi giorni EFP era un pò sballato..
comuqneu, ecco a voi il PENULTIMO capitolo..
..ormai manca poco!
Un ringraziamente a chi continua a seguire la storia e ai recensitori/trici dei capitoli..
GRAZIE GRAZIE GRAAAZIIEEE!
Un bacioneee e... all'ultimo capitoloo!
Valix. :D
   
 
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