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Autore: Noth    24/01/2011    4 recensioni
Jace, lo spietato cacciatore che non provava sentimenti, il guerriero sadico e invincibile, cade a pezzi schiacciato dalla consapevolezza del suo amore impossibile.
Clary, Clary è tutto ciò che vorrebbe, ma è tutto ciò che il suo sangue gli impedisce di avere.
La tortura lo divora dentro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dannazione!
Tirai un pugno sul muro, e sentii lo scrocchio di una nocca fratturata. Provavo dolore, ma lo avrei fatto ancora se fosse bastato a calmare il tornado freddo e tagliente che mi imperversava all’interno.
Purtroppo nulla poteva fermarlo.
Sembrava volermi tagliare a pezzettini, e una volta che mi avesse distrutto, continuare.
Perché alla fine ero consapevole di quello che provavo per Clary.
E non sarebbe cambiato mai.
Non avevo mai amato nessuno, a parte me stesso.
Perché doveva succedere adesso?
E con mia sorella per di più.
Dovevo avere veramente qualcosa di sbagliato e perverso dentro me.
Il degno figlio di mio padre. Il figlio di un pazzo assassino. Anche Clary era figlia sua,  ma lei era così premurosa. Era gentile, un po’ scortese, ma determinata.
Era dolce.
L’avrei paragonata ad un piccolo coniglio nano con istinto da combattimento. Non aveva proprio nulla di Valentine. Era solo una ragazza capitata per caso in un mondo al quale apparteneva, senza saperlo.
Mi distesi sul letto con le mani dietro la nuca. Serrai istintivamente gli occhi, nonostante fosse già buio. Immediatamente oltre le mie palpebre scorsero immagini che avevo già vissuto.
La prima volta che la avevo vista, quella volta che aveva scoperto di potere vedere me e gli altri, addirittura un demone. Avremmo dovuto essere completamente invisibili a lei, e invece eccola là, con il suo sguardo sconvolto, curioso e, allo stesso tempo, come se sapesse cosa stava succedendo.
Il secondo flash apparteneva a quando la avevo portata nella serra e le avevo mostrato come sbocciavano i fiori la notte. Eccola la. Ammaliata e completamente avvolta dalla meraviglia, che continuava a spostare lo sguardo da me ai boccioli che si schiudevano.
Il terzo flash apparteneva al nostro primo bacio, sempre nella serra. Avevo colto l’occasione per fare quello che non avrei mai fatto.
Non ero proprio il tipo da desiderare così tanto di potere sfiorare le labbra di una ragazza con le mie. Ero il genere di persona che lo faceva per divertimento, quando gli andava. Invece con lei era diverso. Era come se ogni particella del mio corpo desiderasse intensamente un qualsiasi contatto con Clary.
Così, senza quasi nemmeno sapere cosa diavolo stavo facendo, la avevo afferrata mentre inciampava e si girava e la avevo baciata. Mi ero sforzato di rimanere impassibile, dicendo a me stesso che non era nulla di speciale, ma il mio corpo diceva il contrario.
Le avvolsi la schiena con il braccio destro, appoggiando la mano nell’inarcatura naturale della schiena e con il braccio sinistro le circondai il collo, poggiando il palmo della mano sulla sua guancia. Dentro di me si era scatenato un fuoco, non ero nemmeno sicuro di riuscire a contenerlo, temevo che avrebbe finito per bruciarmi veramente.
Sentivo come se avessi perso di vista qualsiasi obbiettivo, era come se non riuscissi a collegare tutti i miei pensieri con fili coerenti.
Era come se tutto dentro di me si fosse spezzato.
Ricordavo tutto dannatamente bene.
Fu solo con una buona dose di forze di volontà che mi svegliai da quella sorta di sogno ad occhi aperti.
Provavo allo stesso tempo disgusto e desiderio.
Perché doveva succedermi tutto questo?
Era una punizione per qualcosa che avevo fatto?
L’Angelo mi stava forse punendo?
Dovevo fatto qualcosa di davvero grave per provare tutte quelle sensazioni devastanti in una volta sola.
Mi girai a pancia in giù e immersi la testa nel cuscino, lo strinsi con tutte le forze e urlai. Urlai forte, con tutto il fiato che avevo fino a che la gola non mi bruciava quanto la testa e non avevo bisogno di ossigeno pulito.
Qualcuno bussò alla mia porta.
Momento sbagliato, momento sbagliato, momento assolutamente sbagliato continuava a ripetere la mia mente.
Mi alzai e mi trascinai fino alla porta dal quale proveniva quel battere sommesso.
Spalancai la porta di malavoglia, e dopo che vidi chi era la lasciai aperta per metà.
« Clary, che ci fai qua? » domandai subito, stringendo i denti. Guardando il suo viso era chiaro che era sconvolta. Si stava mordendo la guancia per impedirsi di piangere.
La guardai ancora e spalancai un po’ di più la porta.
« Tu non puoi essere mio fratello » sussurrò, e tremò nel dirlo.
Mi allontanai dalla porta di qualche centimetro e lei entrò, buttandosi di colpo verso di me.
Mi abbracciò, si strinse a me più forte che poteva.
Forse pensando che così il mio dolore avrebbe lenito il suo.
Ma non era possibile, lo raddoppiava solamente.
La strinsi forse, concedendogli di piangere e di sfogarsi affondando nel mio petto.
“E’ ciò che farebbe un buon fratello, no?” pensai.
Ma mentivo a me, a lei, e a tutti.
Tutto ciò che volevo era poterla baciare, consolarla e urlare che non eravamo fratelli.
Tutti sogni.
Tutti desideri irrealizzabili.
Era così, e non potevo cambiare il mio DNA.
Potevo solo restare lì, per terra, seduto, con la ragazza che amavo tra le braccia che singhiozzava, totalmente inutile ed inerme.
   
 
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