UN GRIDO CHE NON SI SENTE
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La
jeep correva veloce tra le vie sabbiose del deserto sotto un cupo cielo di
novembre, grigio che dava alla notte ormai sopraggiunta quell'aria di
sofferenza che viene prima della pioggia, era indispensabile proseguire, perchè
a poco le lacrime del vento avrebbero trasformato quel deserto in una mare di
fango, impossibile da attraversare, ogni minima energia doveva essere
utilizzata in quel mentre, altrimenti i guerrieri della strada non sarebbero
mai usciti da quella nuvola di terrore che investiva raramente ma con furia
omicida i territori violentati dal sole. In lontananza già si intravedeva una
citta, un villaggio piccolo e luminoso nella notte più di ogni altra cosa, più
quell'immagine si avvicinava ai loro occhi, più si mescolava in loro il terrore
e la sofferenza di cui erano spettatori: le case di paglia erano abbracciate
dalle fiamme, anche la pioggia fredda che qui già viveva non riusciva a
spegnere il fuoco malsano, dalle bocche delle madri non si sentiva più il grido
disperato portato all'apatia, chi si era trovato al risveglio sopraggiunto dal
calore estremo si era trovato come chiuso vivo in una bara di dolore, destinato
a morire fra atroci tormenti. A poco servirono gli sputi di quella poca acqua
che avevano per saziare le fiamme: i demoni così come avevano causato
l'incendio, ne erano stati vittime, gli aliti infernali non avevano risparmiato
niente e nessuno. Quando ormai la morte aveva distrutto ogni cosa, un urlo si
alzò grave dalle macerie e le piccole mani fredde che accarezzavano i cadaveri
scomparvero, divenne silenzio. Sotto la pioggia c'era solo una bambina, coperta
di ferite, il fuoco le aveva mangiato gli abiti, scossa dal vento abbracciava
se stessa, le lacrime pesanti cadevano sonore sulla pelle di porcellana, la
lunga treccia fremeva mentre i ragazzi si avvicinavano a lei, le dicevano
parole preoccupate ma lei riusciva solo a vedere i suoi occhi d'oro riflessi
nelle pozzanghere.