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Autore: RoundJelly    26/01/2011    4 recensioni
Un'amicizia che è qualcosa di più e qualcosa di meno.
Una storia complicata dove nessuno si fa domande e, al tempo stesso, se ne fanno fin troppe.
Un messaggio sul cellulare. “Yuu, puoi scendere?”
E lì aveva fatto la sua scelta, si era infilato un paio di ciabatte, la vestaglia, ed era sceso lungo le scale e, trattenendo il respiro, aveva aperto la porta.
All’inizio non l’aveva neanche riconosciuto.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aoi, Un po' tutti, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Non potrei dire qualcosa senza allungarmi in critiche e nonsense. ; ___ ;
QUINDI, BUONA LETTURA! Enjoy (:

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Allungò la mano verso il telefono, mugolando qualcosa di indefinito.
Aprì il cellulare e lo portò all’orecchio, non senza imprecare vista l’ora.
– Cosa minchia hai da chiamare alle quattro e diciott- ?!
– Ho freddo, Yuu. – disse candidamente la voce dall’altra parte dell’apparecchio.
– ‘Sti cazzi, Yuu! – gli fece il verso prima di chiudere il telefono ed alzarsi borbottando.
Lo osservò in silenzio, mentre si sedeva sul divano accavallando quelle dannate gambe e poggiandole sul tavolinetto di fronte.
Improvvisamente, lui alzò lo sguardo e lo fissò, inchiodando gli occhi nocciola nei suoi.
A quel punto, preferì distogliere lo sguardo e, lasciandolo lì con la promessa di un caffè, si diresse verso la cucina, cercando la luce a tastoni. Imprecò mentalmente quando la luce lo costrinse a chiudere gli occhi, e la spense di nuovo. Tanto valeva preparare il caffè al buio, non era certo un problema.
Più o meno.
Per esempio, ricordarsi che ci andava l’acqua era meglio, forse.
Scosse la testa e la ficcò sotto il getto gelido del rubinetto.

– Ce l’hai fatta. –
– A momenti do fuoco a casa. Poi dove andrai la notte, quando non puoi tornare a casa tua? – lo apostrofò, una punta di acidità nel tono, porgendogli la tazzina fumante.
…Chissà. Non gli pareva di essere stato così acido, pensò quando si vide arrivare il caffè bollente sulla maglietta.

Cosa l’aveva fatto ridurre a preparare come al solito il letto?
A cambiare le lenzuola a quell’ora indicibile?
A prendere il suo cuscino preferito e sistemarlo come voleva lui?
Per grazia divina, il caffè non lo aveva scottato più di tanto, almeno. Tornò in cucina a sciacquarsi con l’acqua fredda.
– L’ACQUA! L’ACQUA! – un urlo isterico arrivò dal bagno.
– Urla poco, che svegli l’intero condominio! – lo rimbeccò a bassa voce.
Dieci minuti dopo se lo vide comparire in accappatoio, sulla porta della cucina; si appoggiò allo stipite e chiuse gli occhi, passandosi una mano fra i capelli ancora bagnati.
– Scusa per prima, Yuu, davvero… – cominciò, sospirando.
Lui sorrise e gli andò vicino, scompigliandogli la chioma color del miele.
– Ti ho preparato il letto; asciugati i capelli, dai. – gli bisbigliò all’orecchio, affondando la testa nei suoi capelli, le labbra piegate impercettibilmente in un sorriso.

Yuu, datti una svegliata.
Odiava rimproverarsi da solo.
Non puoi continuare così. Anzi, non PUO’ continuare così. Devi aiutarlo.
“Faccio già abbastanza accettando di ospitarlo qualsiasi giorno e ora sia, non trovi?”
Deficiente. Lo sai benissimo che non basta e che rifugiarti dietro alla convinzione che tu abbia fatto il possibile non aiuterà neanche te.
“Perché dovrei aiutarlo?”

“Su, avanti. Spiegami perché dovrei.”
…Dormi.

- \ \ \ \ \ \ \ \ -

Se lo ricordava come fosse ieri.
Il se stesso diciassettenne, quello Yuu Shiroyama che frequentava le superiori, un po’ spaccone, sempre assieme a Ryo Suzuki; entrambi famosi alla pari di quella bambolina dalla carnagione di porcellana e dai lineamenti dolci, Kouyou Takashima.
E così era nata una specie di amicizia.
Amicizia che si era trasformata in qualcosa di più, quella notte.
Un messaggio sul cellulare. “Yuu, puoi scendere?”
E lì aveva fatto la sua scelta, si era infilato un paio di ciabatte, la vestaglia, ed era sceso lungo le scale e, trattenendo il respiro, aveva aperto la porta.
All’inizio non l’aveva neanche riconosciuto.
Un corpo esile, magro, fasciato da un vestito nero a balze e da un paio di autoreggenti nere che esaltavano la finezza di quelle gambe.
I piedi delicati infilati in due zeppe alte; le mani curatissime, con le unghie smaltate; le braccia sottili avvolte in un intricato copri spalle somigliante ad una ragnatela.
Il viso, incorniciato da boccoli biondi, esprimeva una parola sola: fragilità.
Quando quelle labbra piene e carnose si mossero impercettibilmente, quando quella carnagione chiara, che così contrastava con le migliaia di mollette nere, fu rigata da una lacrima, Yuu si mosse.
Attraversò la strada e lo strinse, poggiando il mento sopra alla sua testa.
Era più alto di Kouyou, nonostante lui portasse quelle zeppe che lo facevano sembrare molto più slanciato.
Gli bastò sentirlo singhiozzare sul proprio petto e tentare di farfugliare qualcosa per abbassare delicatamente una mano e posargli il dito sulle labbra.
– Shh. – lo prese per mano e lo portò in casa, attento a non svegliare nessuno. Fece sedere quella bambola delicata sul suo letto mentre prendeva una maglia dal suo cassetto e gliela dava.
Yuu non voleva neanche sforzarsi di capire cosa stesse succedendo, non aveva mai pensato che potessero esistere universi alternativi a quello in cui era cresciuto lui. O meglio, lo aveva pensato e sapeva che esistevano, ma trovarcisi di fronte di colpo alle due di notte era un’altra storia.
Così, non si fece domande. Non ne fece neppure a Kouyou.
Si limitò a ringraziare il cielo che la sua casa fosse divisa in due appartamenti e che i suoi genitori dormissero nell’altro.
"Buonanotte."
Quella frase mormorata quasi per sé stesso.


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- Eccolo, il primo capitoletto introduttivo! :3
E' la prima storia a capitoli che comincio a pubblicare e spero davvero di riuscire a portarla a termine. >_<

Potrei partire con le scuse e le autocritiche, del tipo "perdono se..." "scusate ma..." e_e
Mi limiterò a chiedere pubblicamente scusa perchè non si capisce niente di quello che scrivo. ; w ;

Fra poco, se il Signor mi grazia, # 2 capitolo! *A*
  
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