Un’altra
mattinata era iniziata sulla collina Astrea.
Il
sole
splendeva pacifico illuminando i magnifici edifici delle tre scuole ed
i dolci
volti delle sue abitanti.
Il
giardino
riservato all’etoile era come sempre profumato e ricco di
ogni sorta di fiori.
I loro colori mettevano allegria ed era impossibile sentirsi depressi
dopo
averli ammirati. Tuttavia, vi era una persona particolarmente
soprappensiero
quel giorno.
Una
bellissima
giovane dai capelli d’argento osservava gli alberi affacciata
ad una finestra
con espressione meditabonda. Il vento mosse la sua divisa verde che,
insieme al
grigio della chioma, formava uno strano contrasto.
Un’altra
capigliatura, stavolta di colore rosso, entrò nel campo
visivo offerto da
quell’angolo di muro. Nagisa Aoi, questo era il nome della
seconda ragazza,
stava tenendo compagnia alla sua amica ma, al contrario della prima, il
suo
silenzio era dovuto alla meraviglia che stava ammirando e che quindi
non le
dava modo e voglia di iniziare una conversazione che disturbasse
l’atmosfera
serena.
Entrambe
sembravano intenzionate a starsene lì sino a nuova
decisione, quando una delle
due parve risvegliarsi. Solo il lieve muoversi delle sopraciglia diede
segnale
di tale ritorno al presente.
«
Che bel
davanzale. » disse Shizuma d’un tratto e senza
alcun preavviso. Ora, con gli
occhi, non fissava più la flora circostante,
bensì uno spettacolo di gran lunga
di suo gradimento.
«
Eh? » rispose
Nagisa senza capire a cosa si riferisse.
Era
andata nel
giardino per occuparsi di alcuni fiori appassiti, quando avevano scorto
un
bell’arcobaleno in cielo e si erano precipitate ad ammirarlo.
O meglio, lei
voleva ammirarlo. Allorché anche l’altra
l’aveva imitata e seguita subito dopo.
Si erano entrambe perse nella contemplazione e la più grande
era rimasta
stranamente muta. Aveva poi pronunciato quella frase con voce alquanto
maliziosa e lei non né capiva il motivo. «
Effettivamente è davvero un bel
posto. Senza contare che questi fiori ci stanno proprio bene. Forse
dovremmo
aggiungerne degli altri. » aveva ingenuamente ribadito Aoi,
non avendo ancora
compreso il sottinteso di quell’affermazione. Infatti, dopo
averla osservata
quasi stupita per qualche secondo, l’etoile
scoppiò in una fragorosa risata che
le fece venire le lacrime agli occhi. Fu persino costretta ad
appoggiarsi al
muro per non lasciarsi andare troppo.
«
Pe… perché
ridi? » la più giovane divenne rossa quasi quanto
i suoi capelli. Non riusciva
a capire cosa avesse detto di così divertente. Temeva di
aver fatto un’altra
delle sue solite gaffe, a cui ormai erano tutte abituate. Dopotutto la
adoravano anche per questo suo lato ingenuo e assolutamente privo di
malizia.
«
Perché… non mi
riferivo… a quel davanzale. » con
l’indice indicò la parte su cui erano
poggiate per rendere meglio l’idea. « Ma a questo.
» spostò poi il dito incriminato di fronte a
sé, esattamente sul seno di Aoi.
Come in precedenza, questa ridivenne nuovamente bordeaux, stavolta
superando di
gran lunga la colorazione dei suoi capelli.
«
Ma… ma… Shizuma-sama!
» si coprì pudicamente con entrambe le braccia,
come se i suoi abiti potessero
scomparire all’improvviso. Un sorriso ancora più
felino si fece spazio sul
volto della fanciulla coi capelli d’argento che, prendendo
nuovamente l’amica
in contropiede, posò la mano sul suo seno destro, lasciato
momentaneamente scoperto
dalle braccia. Fece pressione leggermente e Nagisa, nel tentativo di
arretrare,
fini con l’appoggiarsi completamente al muro. «
Shizuma-sama… cosa…
? » la chiamò a bassa voce, quasi un
sussurro. L’etoile, percependo il suo cedimento,
aumentò ancora un po’ la
pressione ed Aoi si accasciò contro la parete bianca, quasi
senza forze.
«
Come sei
bella, Nagisa. » le accarezzò una guancia
scarlatta, non per via del caldo, ma
per l’imbarazzo e l’eccitazione che si stavano
impadronendo di lei. Non volendo
rovinare il momento, e decidendo di approfittarne un po’,
fece scendere pian
piano la sua mano verso il basso. Molto lentamente. Lisciando
delicatezza il
tessuto della divisa, quasi fosse fatto di seta.
La
rossa
sussultò violentemente quando percepì le fredde
dita insinuarsi sotto la gonna
e accarezzare languidamente le sue gambe.
«
Shi… Shizuma-sama!
Non… non possiamo… » si
agitò subito rendendosi conto della situazione, ma
soprattutto del posto. Sarebbe potuto entrare chiunque e trovarle in
quella
situazione compromettente. Avvertendo la sua preoccupazione,
l’etoile portò il
dorso della mano sinistra ad accarezzare il suo viso in un gesto
calmante.
«
Non temere,
non verrà nessuno per la prossima mezz’ora.
» la cosa sembrò funzionare perché
la più piccola si rilasso impercettibilmente, senza
però far sparire
l’imbarazzo che la pervadeva. Era davvero un bellissimo
spettacolo. Sempre
contemplandola, le dita di Hanazono ripresero il loro cammino.
Toccò e si
godette ogni centimetro di pelle morbida sino a quando non giunse alla
metà
tanto sperata: l’intimo di Nagisa.
«
Ah! » sobbalzò
Aoi percependo quelle dita dove nessuno era mai arrivato. Chiuse gli
occhi
cercando di combattere la vergogna e di rilassarsi.
Dapprima
l’accarezzò sopra di esse, beandosi dei gemiti
della sua compagna e percependo
col tatto la sua eccitazione. Poi, con un movimento dolce e sicuro,
insinuò le
dita sotto le mutandine.
«
Fe… ferma! »
poco ci mancò che la rossa saltasse per aria dalla sorpresa.
«
Tranquilla. Va
tutto bene. » Poteva sentire la morbidezza della parte
più segreta del suo
corpo, bagnata e calda, era qualcosa d’indescrivibile. Si
stava eccitando a sua
volta ma, in quel momento, desiderava solo donare piacere alla sua
amata.
Avrebbe pensato in seguito a se stessa.
Sfiorò
languidamente le due grandi labbra coperte da una leggera ed umida
peluria, la
toccò con le nocche e con i polpastrelli, beandosi dei
gemiti virginali della
ragazza. Dopo aver imparato quasi a memoria la forma della sua
intimità, infilò
due dita tra di esse palpando il clitoride. Nagisa sobbalzò
e quasi gridò per
la violenta scossa di piacere che l’aveva colpita. Era la
prima volta che
percepiva sensazioni così forti e non sapeva in che modo
gestirle.
«
Shi… z… sa…
ma… » Completamente persa in quel vortice di
piacere non si preoccupò
minimamente di dosare la voce. Hanazono, dal canto suo, incoraggiata
dai suoi
gemiti, riprese il suo lento lavoro. La massaggiò con cura,
toccando i punti
ove percepiva maggior estasi. Lambì le labbra piccole con
lentezza estenuante
per poi scendere verso il perineo, che sembrava una zona
particolarmente
sensibile. Ritornò al puntò partenza muovendo le
dita sempre velocemente ma
senza mai essere rude.
La
voce della
“vittima” aveva raggiunto tonalità
imbarazzanti per la rossa, che stringeva
spasmodicamente la sua gonna quasi fino a rovinarla, ma piacevolissime
per la
più grande, che non smetteva di osservare la sua pupilla.
Dopo un ultimo
massaggio Nagisa raggiunse l’estasi inondando la mano
estranea dei suoi umori.
Si accasciò poi contro il muro senza più forze.
Mentre lei si riposava, Shizuma
le rimise a posto la biancheria e la gonna andando poi a ripulirsi la
mano.
Nagisa,
una
volta ripresasi dall’orgasmo, si guardò attorno e
tutto l’imbarazzo della
situazione le franò sulla testa iniziando davvero a
vergognarsi. Capendo il suo
stato d’animo, Hanazono le si avvicinò cauta, ma
senza mai smettere di
sorridere.
«
Va tutto bene?
»
«
Che… che… che
cosa ho fatto? » si portò le mani sulle guance
ancora sconvolta per ciò che era
accaduto. Si sentiva come se avesse commesso chissà quale
terribile reato.
«
Tu niente, ho
fatto tutto io. » Shizuma rise di cuore quando la
più piccola si coprì il viso
completamente, come una bambina, lamentandosi e volendo sprofondare
dall’imbarazzo. Si appoggiò sul marmo bianco che
sosteneva la finestra e ammirò
le bianche nuvole ormai sgonfie di pioggia. « Eh si,
è proprio un bel
davanzale. »
«
Sì… » annuì Aoi
poco convinta.
Vedendo
che
l’altra non accennava ad alzare la testa decise di portarla
fuori.
«
Ti va di fare
una passeggiata? »
«
Ok. »
Poco
dopo
entrambe stavano camminando per il bosco che circondava
l’intera struttura
delle scuole.
La
più giovane
si ostinava a restare dietro all’etoile che faceva finta di
nulla continuando a
passeggiare. Ad un certo punto si fermò accanto ad un
albero, osservandolo con
un dolce sorriso e carezzandolo con dita leggere.
«
Cosa c’è? »
dimentica dell’episodio precedente si accostò
all’altra cercando di capire cosa
ci fosse di così particolare in quel tronco.
«
Io e te ci
siamo incontrate proprio vicino a quest’albero. »
con la mente tornò al momento
in cui l’aveva vista, con la sua vecchia divisa e
l’aria più dolce del mondo.
«
E’ vero. » Nagisa
osservò per qualche istante le foglie verdi che
incorniciavano il tutto prima
di parlare. « Sai, Shizuma-sama, la prima volta che ti ho
vista mi sei sembrata
bella come il sole e forte come un quercia. Non potevo credere che una
persona
così stupenda potesse esistere davvero. Ancora oggi mi
domando cosa tu ci trovi
in me. » abbassò il capo mentre
un’antica incertezza s’impossessava di lei.
Tante volte si era chiesta perché una creature come
l’etoile provava tanto
interesse per la sua persona.
Avvertendo
il
flusso dei suoi pensieri, così come il suo disagio, Hanazono
guardò il cielo
sopra di loro e, come seguendo un filo proprio, i suoi ricordi presero
voce.
«
Quando ti ho
vista, mi hai attirato subito per il tuo modo di fare così
ingenuo e innocente.
Per tanto non ti consideravo più
di una
semplice conquista. » Aoi s’irrigidì e
la fissò con triste stupore, prima di
puntare gli occhi sui propri piedi. Quasi si aspettasse, dentro di
sé, una
simile dichiarazione.
Ignorando
la sua
reazione, l’altra andò avanti. « Man
mano che il tempo passava ed io ti
conoscevo meglio, ho iniziato a provare una forte affezione per te.
Sì, posso
dire che mi piacevi sul serio. »
«
Etoile-sama… »
non sapeva bene cosa dire.
«
Per questo era
un po’ gelosa delle ragazze che ti circondavano, soprattutto
di Tamao. » il
sorriso si spense sulle labbra della più grande, come se un
pensiero poco
felice l’avesse colpita all’improvviso. «
Ma poi ho ripensato a lei. »
Nagisa
non aveva
bisogno che pronunciasse alcun nome perché sapeva bene a chi
si stesse
riferendo. L’unica ragazza che aveva amato prima di lei,
colei che era morta
lasciando un vuoto incolmabile nel cuore della sua amata: Kaori
Sakuragi.
«
Tu… la ami
ancora? » le chiese con una punta di preoccupazione mista ad
angoscia nella
voce.
«
L’ho amata, e
tanto. » si voltò per guardarla finalmente negli
occhi. « Ma ora è un’altra la
persona a cui voglio dedicare il mio amore. »
«
E… e chi
sarebbe? » chiese col fiato sospeso aspettando e temendo la
risposta. Shizuma, non
potendo fare altro, rise con profonda gioia.
«
Te,
sciocchina. »
La
più piccola,
al colmo della gioia, si gettò tra le braccia
del’altra mentre una lieve brezza
spirava fondendo il rosso dei suoi capelli all’argento
dell’altra chioma.
«
Anche io ti
amo tanto, Shizuma-sama. »
Le
due rimasero
abbracciate a lungo, come se avessero tutto il tempo del mondo e niente
e
nessuno potesse separarle.
«
Ah… » sospirò
etoile contenta mentre premeva i suoi seni contro quelli di Nagisa.
« E’
proprio un bel davanzale. »
«
Ma insomma! »
l’altra scoppiò in una fragorosa risata di fronte
al suo imbarazzo; apparve
nuovamente quel sorriso raro che solo con lei riusciva a venir fuori.
Fine.
Salve a tutti fanciulle e fanciulli! ^^
Ecco la mia ultima creatura. Tengo a
precisare che è la
prima volta che scrivo qualcosa di yuri, quindi chiedo clemenza se non
è il
massimo. ^^”
Ringrazio chiunque leggerà,
recensirà e inserirà la mia
piccina da qualche parte.
Saluti
da
Koishan la folle.