Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lady Sognatrice    27/01/2011    4 recensioni
Penelope ha 20 anni, studia Filosofia all'università di Lecce. Ha un rapporto di conflitto aperto e dichiarato con il suo padrigno. Sempre a causa del suo padrigno sarà per Mille giorni prigioniera di un uomo affascinante e ricco, che sarà capace di farla innamorare.
Prigioniera prima lei e poi il suo cuore. Tuttavia Penelope dovrà scontrarsi contro qualcosa ancora di più forte: il suo orgoglio.
Riuscirà a ricostruirsi una nuova vita con l'uomo che ama? O deciderà di fuggire via dal suo amore in nome di quella libertà già ottenuta?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mille Giorni di Prigionia


“Le vedi queste lacrime?”

“Si”
“è tutta colpa tua!”gridai “Piango per causa Tua…Ti Odio”.
1000 Giorni di prigionia
Prefazione

Non avevo mai pensato al concetto di prigionia, soprattutto applicata alla mia persona, a dire il vero non mi piaceva affatto.
 Ma mi piaceva immaginare che se proprio dovevo essere prigioniera, lo sarei stata per amore, di amore.
 Può sembrare un pensiero sciocco, scontato.
Però chi sa, per amore avrei fatto di tutto. Anche essere “prigioniera” di una vita che non era mia.

Però come può essere quando sperimenti la prigionia sulla tua pelle?
Un Ti Odio non può essere tanto minaccioso, sgradevole rivolto ad una persona che concentra migliaia di attenzioni su di te ma che poi e solito un lurido mafioso, che compra la gente con i soldi, un Ti odo non può avere tanta importanza quando non sei padrona della tua vita.
No?
Ma io avrei fatto di tutto per amore, avrei anche perdonato.
Forse…

Essere prigioniera, non ci avevo mai pensato, ma l’unica cosa che avrei voluto che fosse prigioniero era il mio cuore, prigioniero di un amore più grande che lo facesse sentire completo, ma per qualcuno come me era possibile?
Non immaginavo che la vita da prigionieri potesse essere così, strana…

Infilo l’ultimo libro nella tracolla afferro le chiavi ed esco senza salutare. Ho vent’anni e uno spirito ribelle, Studio Filosofia all’università della mia città. Salgo sulla bicicletta e inizio a pedalare.
È una bella giornata, il solo splende limpido nel cielo ed un vento caldo mi scompiglia i lunghi capelli lisci e biondi. Si sente già l’aria di una primavera iniziata, respiro a pieni polmoni libera.
Sono figlia unica ed orfana da parte del padre. Lui è morto quando avevo cinque anni e mezzo. Mia madre due anni dopo si è risposata con un uomo odioso, che crede possa fare i comodi suoi in casa nostra o con me. Lui mi ha imposto regole severissime, alle 18.00 a casa, niente feste ne a casa mia ne posso partecipare a feste a casa di amici, non fidanzarmi altrimenti il ragazzo avrebbe fatto una brutta fine. Era un mafioso e non solo. Quando beveva diventava anche pericoloso, chi sa quante volte gli avevo visto alzare le mani a mia madre e quante per poco non le ha alzate a me. Fa il gioco d’azzardo regolarmente tutte le sere dove sperpera buona parte del suo patrimonio. A volte mi balena nella mente il pensiero di lasciare tutto e di scappare via, poi penso che non posso, sono una studentessa universitaria che non lavora e sola non mi potrei mantenere, è vero ho messo da parte qualche soldo durante l’estate ma non credo che mi potrebbero bastare. Continuo a pedalare fino ad arrivare al viale dell’università, rallento. Lecce. L’università. Lascio la bici nei cancelli dell’edificio ed entro. Ecco. Mille persone. Forse pure di più universitari come me, e le ragazze di un gruppetto. “sh…sh… è arrivata.” Disse una bionda guardandomi con lo sguardo da vipera,
“ma chi?” chiese una brunetta ingenua,
“come chi? La figlia del mafioso” rispose.

Strinsi i pugni tanto forte che le nocche diventarono bianche. Io non ero la figlia di quel mafioso, io ero figlia di mio padre il magistrato ucciso 15 anni fa! Avrei voluto rispondere ma a che scopo io ero…
“quella figlia di puttana, zoccola” disse un'altra e si misero a ridere.

Io troia? Perché mai? Mi guardai non avevo niente che non andasse, jeans scuri, converse blu e una maglietta top maniche tre quarti, per niente scollata. I capelli biondi lunghi lisci ricadevano sulle spalle e il mio ciuffo restava li impalato a coprire uno dei due occhi grigi, non mi ero neanche truccata e la pelle bianca appariva molto più che cadaverica al sole.
Ero così come mi vedevano acqua e sapone, non facevo del male a nessuno ma tutti mi evitavano.
Tuttavia lasciai stare tutti i cattivi commenti che mi lanciavano e mi feci spazio fra la folla di persone che invadevano i corridoi. Quel giorno avevo lezione alle prime ore e la facemmo nell’ateneo, tuttavia dopo aver seguito la mia materia non me ne andai, anzi come facevo da un po’ di pomeriggi mi fermai ad assistere anche alle lezioni delle altre materie storia, letteratura matematica, successivamente presi la mia tracolla e mi diressi alla biblioteca, decisi di studiare lì, a casa era impossibile, c’erano sempre urla, fra mia madre e il suo nuovo marito, oppure fra il mafioso e gli altri mafiosi che si organizzavano a compiere furti. Personalmente non mi andava di girarmi per casa con quei vecchi balordi che mi guardavano come assatanati e che credevo mi avrebbero richiesta come ricompenso in cambio di dimenticarsi qualche bravata di quell’uomo.  Certo i miei erano sicuramente ragionamenti infondati però mi mettevano i brividi, come mi mettevano i brividi le lacrime di mia madre che nonostante tutto se lo teneva buono e caro. Arrivata in biblioteca mi sedetti ad un tavolo da sola e estrassi i miei libri per studiare. Ed anche quel pomeriggio passo, fra pochi giorni avrei dato l’esame di filosofica. Non ero nervosa, perché ero stata capace di studiare bene durante questo mese, avevo solo bisogno di un po’ di ripetizione in modo da potermi ricordare poi quello alcuni passaggi più difficili.
<< Ciao, posso sedermi? >> mi voltai verso la voce. Era un ragazzo bruno occhi azzurri. << o disturbo? >> chiese
<< No, no siediti pure non disturbi >> dissi spostando la mia tracolla dalla sedia su cui l’avevo appoggiata
<< ok >> sorrise, si sedette e inizio a cacciare i suoi libri dallo zaino.
<< Comunque Piacere io sono Massimo >> mi porse la mano
<< Piacere mio, Penelope >> risposi. Che strano questo ragazzo, o era nuovo o non aveva paura di me.  Portai di nuovo la mia concentrazione sui libri e lo stesso fece anche lui. Calò il silenzio.
Passarono forse una decina di minuti,  << Studi filosofia? >> disse osservando i miei libri.
<< Si. Tu? >> chiesi
<< Lingue classiche primo anno. Sei anche tu del primo? >> chiese
<< No del secondo. >> risposi.
<< ah >> mormorò.
Continuai a studiare, fino alle 18.30. Quando mi accorsi dell’orario e del fatto che fossi in ritardo
mi alzai di fretta mettendo i libri nello zaino.
<< che fai te ne vai? >> chiese
<< Si >> risposi << sono in ritardo >> spiegai
<< hai un appuntamento? >> quanta curiosità.
<< Si, con la mia Famiglia >> mormorai quest’ultima parola disgustata.
<< Ah, allora ci si vede in giro >> sorrise alzandosi e dandomi un bacio sulla guancia
<< Certo >> dissi e ci avrei aggiunto anche un “contaci” sarcastico.
Corsi via, nella speranza che lui non fosse gia a casa. Presi la bicicletta liberandola dal catenaccio  e m’incamminai verso casa pedalando più velocemente possibile. Arrivata  a casa c’era lui fuori dalla porta che mi stava aspettando. Mi guardava con uno sguardo che la diceva lunga. Scesi dalla bicicletta e attaccai col catenaccio ad un palo e mi avvicinai alla porta,che lui bloccava, sistemandomi meglio la tracolla sulle spalle. << Ti sembra ora di rientrare? >> come al solito
<< non sono le due >> commentai.
<< ah, perché pretenderesti di ritirati alle due della notte? >> chiese quasi fosse una domanda scontata.
<< ho 20 anni, posso anche non ritirarmi neanche la notte a casa >> risposi
<< non ci siamo ho detto che alle 18.00 devi essere a casa. Dov’eri? >> mormorò
<< Fatti miei >> Risposi
<< Dove cazzo eri? >> urlò
<< non sono fatti che ti riguardano, pensa più tosto a fare il tuo dovere di marito, perché io un padre lo tengo e non è un mafioso come te >> commentai
Ghignò << tuo padre è morto e fino a prova contraria in questa casa comando io, e poi la mafia è una scelta di vita, non disprezzare quella che un giorno sarai, perché con una laurea in filosofia non potrai fare niente >>
Gli sputai in faccia << in questa casa tu non sei nessuno, perché la casa è di mio padre ed ora è di mia madre, e se lei è una sciocca senza ritegno, e l’uomo che ho davanti è la dimostrazione che non c’è mai limite al suo toccare il fondo, ci sono io, e questa casa mi spetta di diritto, lo sai un giorno ti farò finire in mezzo alla strada >> mi schiaffeggio pesantemente.
<< prima di allora avrai conosciuto la mia parte peggiore, e non ne avrai il coraggio.>> ghignò << sai una cosa ho intenzione di fartela conoscere ora >> e detto questo mi tiro dentro casa chiuse la porta, non c’era nessuno, mi sbatte al muro,  e mi tirò un primo pugno nello stomaco, caddi a terra, successivamente ricevetti una scarica di calci gli uni dietro gli altri che andarono a colpirli anche in faccia. Quando ebbe scaricato le sue manie omicide su me mi guardo ghignante mentre provavo a rialzarmi. << Ti bastano? O ne vuoi ancora? >>
Mi rialzai lo guardai negli occhi e dissi: << sei ubriaco marcio, non ti rendi proprio  conto come ti sei ridotto no? >> mi tirò un ulteriore schiaffo sulla ferita. Avevo il labbro sanguinante. Osservai le stille di sangue cadere sul pavimento con odio e rancore << Ottavio, te lo dico di tutto cuore, vai al diavolo >> e detto ciò mi spostai dalla sua mira per non ricevere altre manate, andai in cucina per prendere quello che serviva per medicarmi il labbro. Lo sentì muoversi dietro di me, sapevo che ancora non era finito. Poi improvvisamente gli suono il cellulare e dalla cucina lo senti parlare
<< Pronto >> silenzio
<< ah magnifico >> esultava
<< d’accordo vengo subito >> almeno se ne stava andando. Fu silenzio per un attimo poi spuntò in cucina, puntò su di me i suoi occhi neri, arrossati contornati da grandi occhiaie nere e disse << ora per tua fortuna devo uscire, per lavoro, ma signorinella appena saremo a casa faremo i conti >> disse minaccioso << spero che durante il tuo lavoro la polizia ti possa catturare e che tu possa morire in carcere ucciso da qualche compagno di cella >> annunciai.
Sembrò arrabbiarsi poi si calmò e disse << sei troppo fantasiosa >> ghignò
<< bhe allora più semplicemente pregherò perché ti venga un infarto mentre lavori. >>
Lui mi guardo incredulo e poi disse
<< dirò a tua madre le cattiverie che mi dici >> commentò
<< e che farà? >> ghignai, avrei aggiunto “quell’essere che vive come un vegetale alla tua ombra”.
<< ti manderà in collegio >> ghignò
<< magari >> sorrisi << così non vedrei quella tua lurida faccia ogni maledetto giorno >> dissi
<< ok, ritieniti gia essere in collegio, o magari ti chiudo in convento? >>
<< ti dimentichi che ho 20, lei non mi può spedire in collegio e le suore probabilmente non mi faranno entrare neanche sulla porta del convento. >>
Lui mi lanciò uno sguardo e non parlo, prese la sua giacca ed uscì di casa sbattendo la porta.
Intanto medicai il labbro e successivamente, dopo aver messo un po’ d’ordine a quel porcile, e aver gettato nella spazzatura tutte le bottiglie di alcol vuote mi dedicai a qualche dispettuccio. Aprì una credenza piena d’alcolici presi il primo che mi capitò a tiro: Vodka mi avvicinai al lavandino e la svuotai, e poggiai la bottiglia sul tavolo, la stessa fine la fecero anche Ginger, Wisky, Limoncello, i 20 vini fra Prosecco, Chianti,  Bordoux, i vari spumanti, il Rum, tutte le birre, i Bacardi, l’amaro lucano, il liquore Strega e un sacco di altri alcolici. Alla fine della “delicata” operazione sul tavolo della cucina c’erano circa 100 bottiglie vuote. Chiusi la credenza, mi preparai un panino, presi una bottiglietta d’acqua e un bicchiere la mia tracolla e salì in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle e successivamente diedi una mandata chiave, mangiai e successivamente studiai. Verso le dieci mia madre rientro a casa con Ottavio. Li sentì chiacchierare poi improvvisamente un urlo:
<< Penelope >> la voce di quell’uomo
Non risposi, perché ero troppo impegnata a ridere.
Poi improvvisamente iniziò a bussare come un pazzoide alla mia porta.
<< Brutta stroza aprì immediatamente >>
<< No >> ghignai
Mi volsi verso la finestra, l’aprì e mi affacciai, si era fattibile, mi aggrappai alla grata dove crescevano alcune piante e provai a scendere a circa un metro e mezzo da terra saltai, arrivai in pedi a terra e aprì la porta. Mia madre si girava nel salotto.
<< Vieni a vedere che dice il tuo caro maritino >> dissi
<< cosa? >> la presi per mano salimmo le scale e c’era lui come una furia e bussa contro la mia porta è urlava
<< esci brutta troia e vedi come ti concio, altro le botte di oggi, giuro che quei calci ti sembreranno carezze rispetto a quello che ti farà non appena ti vedo e non pensare che se non esci ora che la passi franca, non appena ho un minuto e sei da sola ti spacco quel visino d’angelo che porti >> ghignai.
<< ma che sta succedendo qui? >> gridò mia madre
<< Hai visto che razza di uomo hai sposato mamma? >> dissi a bassa voce ma abbastanza che udisse lei e forse anche lui.
<< Ah, Elisa, io, io >> non sapeva trovare parole
<< Te lo dico io >> risposi
Lui mi fulmino con lo sguardo
<< non ti sognare >> disse minaccioso.
Sorrisi con "la faccia d’angelo" e mi voltai verso mia madre,
<< Oggi sono tornata alle 18.30, trenta minuti dopo il copri fuoco, stavo studiando a scuola, perché qui non è possibile, e lui mi ha picchiata, l’ha detto anche lui >> spiegai << e queste sono le prove >> gli mostrai il labbro e alzai la maglietta mostrai la pancia e anche la schiena nera << certamente i calci nello stomaco e nella schiena non li ho graditi >> lo guardai schifata << ovviamente dovresti accorgerti che puzza di alcol >> osservai << e la sua reazione con i restanti aggettivi è dovuta al fatto che ho ripulito la sua credenza, ho preso gli alcolici e svuotati nel lavandino >> terminai
<< non hai prove >> disse.
<< ah no? >> domanda retorica
<< Togliti >> dissi  aprì la porta della camera con le chiavi e li feci entrare.
<< ti dimentichi che abbiamo un sistema di sorveglianza interna? >> risposi
Portai le cassetta dalle 18.35 e mia madre vide tutta la scena.
<< Troia >> disse Ottavio.
<< Statti alla larga da me >> dissi << mi basta portare questa cassetta in polizia insieme a quella in cui parli del tuo lavoro o altro e sei dentro, tu e i tuoi amici >> risposi
<< Penelope basta >> mi aveva ammonita mia madre
<< cosa farai? Gli darai ragione anche questa volta? >> non mi rispose.
Lui sorrise.
<< Vatti ad ubriacare Ottavio, sparisci dalla mia vista >> e lui con un sorriso se ne andò
<< complimenti mamma, mi deludi ogni giorno di più >> risposi.
Lei uscì dalla mia camera, senza dire nulla.
Sbattei la porta e la chiusi a chiavi. Crollai sul letto, piangendo.
Perché dovevano capitare tutte a me?
Quella sera Ottavio non tornò e mia madre mi mandò a cercarlo del solito Pub in cui giocava d’azzardo la sera.
Non l’avessi mai fatto, o si?


***
**Spazio ad Hallei**:
Salve a tutti =) sono tornata visto? Questa volta con una storia Originale e Romantica. Che pultroppo per voi non finirà in un solo capitolo. Sono perfida lo so. xD
Comunque fatemi sapere cosa ne pensate, lasciatemi anche un commento, anche breve, anche una critica. Sapete fa sempre piacere. Non lasciate questo capitolo senza una riga....
Che dire intanto su questa storia O.o. Ho iniziato a lavoraci già dall'estate scorsa.  Pultroppo non l'ho ancora finita però mi sono stancara di Lavorare Nascosta nella mia Pen Disk xD.
Questa è una delle tante storie che sto preparando. Vi lascio un titolo è una breve descrizione.
Dopo la Morte (titolo provvisorio):
La storia di una ragazza Inglese, al tempo di Maria Tudor la sanguinaria, è la storia di un' amore fra un'umana ed un immortale che viene stroncato sul nascere da qualcosa di più grande di loro. Tuttavia non è la fine. No. Nel nostro tempo la ragazza è una giovane donna inerba, unica erede di un patrimonio nobiliare, ha ormai parcchie centinaia di anni. Si mantiene fedele al suo amore perso. Tuttavia accade qualcosa, una missione, un incarico, nel quale rincontrerà di nuovo il suo amore. E poi una battaglia.
Può un cuore morto tornare a battere?
Potrà la giovane Dafne annullare il suo peggior nemico, datore di lavoro, e pretendente?
Potrà vivere per sempre con il suo Erik?
The Golde Age:
Storia ambientata nel medioevo.
Parla di due giovani principesse migliori amiche, molto diverse  che devono trovare la loro strada. E mentre la figlia del Sole cammina nella luce, e ricerca il superfluo, protetta dalla sua guardiana e dal principe-vampiro della cintura d'orione, la figlia della luna si batterà anche in battaglia per difendere i suoi sudditi bloccati da un incantesimo. Farà tornare la felicità nel suo popolo orma strgato da un incantesimo. Percorrerà le tracce dei suoi genitori mai conosciuti, per crearsi una strada. Lei la principessa guardiana della leggenda. Tuttavia per combattere il potente mago Silver solo il sua forza non basterà. Benchè essa sppia usare la magia. Avrà bisogno di qualcuno molto più forte di lei. Il Principe del regno della stella polare, ovvero un vampiro, l'aiuterà. Nascerà forse l'amore? Infondo Luna e Stelle sono facce della stessa medaglia. Ma Sole e stelle?
Questa è la storia, del riscatto di una dinastia, di una ragazza, di una vita oltre la vita.
La figlia dell'Ade
In un mondo parallero alla Terra molto simile, esiste il regno dell'Ade e il regno della Luce.  Rispettivamente il Male e il Bene. Gli abitanti del mondo parallelo alla terra si trovano nel centro. La figlia dell'Ade altro non è che un angelo nero che non hanno voluto nel regno della luce in quanto è stata creata dal capo dell'Ade in persona. Alla figlia dell'Ade viene affidato il compito di controllare ed eventualmente far fuori i selezionati dalla commissione. Tuttavia non tutto va come sembra e il perfetto piano del capo dell'Ade viene mandato a monte dalla presa di posizione della sua creatura. Adesso spetta il doloroso compito di punrla. Lui avrebbe dovuto uccidere la sua creatura e il suo amore? Tuttavia può un amore puro nascere fra l'angelo e uno dei selezionati?
Triangolo d'amore. Con chi deciderà di restare l'angelo? Con il suo creatore che "ama e odia" o con il selezionato?
Ma in fin dei conti bene e male non sono facce della stessa medaglia?

Al prossimo capitolo scriverò le restanti storie xD
A presto, Commentate
Baci.
Hallei

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lady Sognatrice