Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: imtheonekeepingyoualive    28/01/2011    10 recensioni
"Io ti ho visto la prima volta cinque mesi e undici giorni fa."
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
drunk frerard Disclaimer: Non è vero niente, o altrimenti a quest'ora, a forza di desiderare ardentemente, sarei insieme ai Chem. A guardare Frank e Gee amarsi. Quindi no, non è vero. Purtroppo. E non mi pagano. Sarebbe bello come lavoro, ma non guadagno .___.




Make your dreams come true.

******







Ci sono alcune cose che sono difficili da dire quando si è ubriachi; come ad esempio: costituzioneindubbiamenteproliferare e altre, che in quel momento Gerard non riusciva nemmeno a pensare figurarsi a dire. Aveva provato ad avere una conversazione importante - davvero, ci aveva provato - con uno dei suoi colleghi su... cos'era? Il disordine passivo-aggressivo nei soggetti con disturbi psichici probabilmente, dato che nel suo prossimo fumetto l'antagonista secondario ne avrebbe sofferto. Per rendere più interessante la storia, no? Ma il suo collega non aveva capito "Disuordine psivo grssivo" e l'aveva semplicemente lasciato solo col suo bicchiere. Ancora.
E se c'è una cosa che è davvero impossibile da dire quando si è ubriachi è: no, basta alcool per me, grazie. Così, quando lo avevano trascinato al bancone, aveva accettato l'ennesima bottiglia di birra ed aveva continuato a bere.
E ad un certo punto aveva visto il suo capo, Brian, a braccia incrociate in un angolo della sala del locale e con una bottiglia fra le dita. Ray, il suo amico, gli aveva detto di non andare, ma eh, le sue gambe non l'avevano ascoltato e, quando gli era passato vicino, aveva detto "Salve capo, non è forse una bellissima serata?" quasi cadendogli addosso e ricevendo in risposta solo un'occhiataccia ed un grugnito.
No, non era una bella serata per lui, probabilmente. Beh, ma Gerard si stava divertendo.
No, davvero, nessuno vuole sentirmi cantare. E forse hai ragione, non dovrei salire su quel tavolo.
No, non aveva detto nulla di ciò e, anzi, si era reso ridicolo salendo su quel misero tavolino al centro della sala per mettersi ad urlare una canzone e, quando aveva cercato di replicare il video di Madonna facendo delle mosse strane con le mani attorno alla testa - riempiendosi di birra e ridendo come un idiota - era quasi caduto ed aveva rischiato di rompersi l'osso del collo.
Se non ci fosse stato un ragazzo a tenerlo su - un ragazzo parecchio carino e con un sorriso stupendo - sicuramente avrebbe picchiato il naso a terra. E sarebbe morto.
Aveva sentito la presa forte delle braccia del ragazzo attorno alla vita ed aveva deglutito, perchè lo sballottamento gli aveva fatto venire la nausea e non voleva vomitargli addosso, perlomeno.
"Ehi, tutto okay?" Gli aveva chiesto questo.
Gerard aveva annuito e aveva cominciato a fare respiri profondi, per far scomparire la sensazione sgradevole che sentiva sulla lingua. "Sto bene, tutto a posto."
L'altro aveva ridacchiato e Gerard aveva aggrottato le sopracciglia mentre si riempiva i polmoni d'aria, facendolo solo scoppiare a ridere di più.
"Sei carino, se ti fossi rovinato il viso sarebbe stato un peccato."
Gerard lo guardò meglio e notò che aveva gli occhi grandi e luminosi persino nel buio del locale, due piercing - quello al labbro era decisamente sexy - e le mani attorno alla sua vita erano calde e ferme. E quasi appoggiate al suo sedere.
No, non sei il mio tipo, scusa. Pensò, ben sapendo che era una bugia in realtà, quel ragazzo era più che il suo tipo. Quel ragazzo era fottutamente bello e-
No, forse è meglio se esco a prendere una boccata d'aria.
"Hm." Borbottò, appoggiandosi più fermamente contro di lui con tutto il corpo. L'altro sorrise e lo strinse - quelle erano senza dubbio mani sul sedere, non poteva sbagliarsi - "Mi- mi piacciono i tuoi capelli." Disse, facendolo ridacchiare. "Andiamo da me?"
"Okay!"


Si svegliò quando il fastidioso suono della sveglia gli trapanò il cranio, e mugolò qualcosa contro il cuscino. Era già mattina, cazzo.
Sfregò il viso contro la stoffa calda e poi si voltò, con un braccio sugli occhi.
"Che ore sono?" Disse una voce.
Spalancò gli occhi ed alzò l'avambraccio per voltarsi verso destra, da dove era arrivata la voce sconosciuta. Un ragazzo con dei capelli di un colore simile all'arancione si stava stropicciando la faccia accanto a lui. E da quello che poteva vedere era nudo sotto le coperte.
"Scusami, non vorrei essere brutale, ma..." Iniziò con voce roca, chiudendo gli occhi per il mal di testa che brutale lo era del tutto. "Chi sei?"
L'altro sbadigliò e poi si schiarì la voce. "Frank."
Frank. Bene.
"Okay, Frank, hm, io dovrei andare a lavoro ora, ti dispiacerebbe- hm, vestirti e..." S' impappinò, non abituato a scene del genere.
E poi la mattina, prima del caffè, non era mai particolarmente lucido. E cazzo, erano già le 8 e doveva ancora farsi la doccia.
"Sì, me ne vado, tranquillo."
"Non volevo metterla giù così- cazzo, la testa..." Mormorò, portandosi una mano alla fronte quando si alzò a sedere.
Scostò le coperte e, quando abbassò lo sguardo verso il pavimento per mettere un piede di fronte all'altro, si accorse di essere nudo. Hm, in teoria ci sarebbe dovuto arrivare prima, ma come aveva già detto- niente caffè, ancora.
Sospirò e cercò i boxer che indossava la sera precedente, quando evidentemente doveva aver rimorchiato... Quel gran pezzo di ragazzo che gli stava girando per camera in mutande raccogliendo vestiti.
Rimase per un attimo fermo accanto ai piedi del letto per fissarlo cercando di non essere invadente, ma quando l'altro si fermò dopo essersi allacciato i jeans, si riebbe vistosamente e si grattò la punta del naso.
"Frank... Ehm, vuoi un caffè?" Disse, cercando anche una maglietta. Non gli era mai piaciuto stare nudo davanti alle altre persone.
Anche se ormai probabilmente non contava più dato che ci era andato a letto, con- Frank.
"No, grazie. Beh, ciao..." Si bloccò, come se si aspettasse che dicesse il suo nome.
"Gerard."
"Ciao Gerard, grazie per la nottata." Terminò il più basso, camminando verso la porta della camera con le scarpe in mano.
Gerard alzò le mani per fermarlo, ma non lo fece.
"Ciao Frank, grazie... a te."
L'altro uscì dalla porta dopo aver alzato una mano come saluto e sentì i suoi passi sulle scale e poi, dopo qualche secondo, la porta d'ingresso chiudersi.
Sospirò ed andò in bagno.
Peccato che della notte precedente non aveva il minimo ricordo.


Arrivò in ufficio in tempo per farsi un secondo caffè con Ray.
Ray era un bravo ragazzo, erano andati al liceo insieme e poi si erano persi di vista. Quando aveva scoperto che lavorava al terzo piano, quello di animazione, non ci aveva creduto.
I casi della vita, si dice.
Da allora passavano insieme ogni pausa ed uscivano insieme la sera.
Sì, Ray era un bravo ragazzo.
"Ehi, ieri sera ti ho perso di vista." Mormorò il riccio, dietro alla sua tazza di caffè annacquato.
Gerard scrollò le spalle e prese un sorso dalla sua. "Ho incontrato un ragazzo."
"Uh."
"Già, ci ho fatto sesso. Credo."
"Come credi? Non ne sei sicuro?" Domandò il riccio, aggrottando le sopracciglia.
Gerard scrollò nuovamente le spalle. Ray sapeva che probabilmente non aveva ancora abbastanza caffeina in corpo e ciò lo rendeva scostante, non era antipatico e basta.
"Io ero nudo, lui era nudo. Eravamo a letto. Nudi."
"Sì, questo credo di averlo afferrato." Disse l'altro, incitandolo a continuare.
"E prima di uscire mi ha ringraziato per la nottata."
"Uh."
"Già." Borbottò con tono lugubre il moro, per poi bere ancora un pò del suo caffè. "Normalmente non mi porto a letto i ragazzi che incontro in un locale."
"Sì, ma ieri sera eri parecchio alticcio. Persino per i tuoi standard." Rimarcò Ray.
Gerard lo guardò piccato. "Ehi."
L'altro alzò le mani. "Dico solo ciò che penso, ultimamente bevi un pò troppo, non credi? Sei ancora in pensiero per tuo fratello?"
Gerard rimase zitto per qualche secondo, guardando fuori dalla finestra la pioggia picchiare contro il vetro. "No, so che si sta divertendo."
"E allora cosa c'è?" Chiese nuovamente il più alto.
Il moro continuò a fissare le gocce di pioggia per un pò, prima di sospirare.
"Forse mi sento solo. Vorrei solo trovare una persona per me, sai, che mi ami. Per esempio questo tempo, quando piove, è un tempo da coccole." Sporse le labbra e guardò di sottecchi l'amico.
"Ommioddio, tu hai visto troppi film Disney da bambino." Rise invece l'altro, facendogli alzare gli occhi al soffitto. "No, seriamente amico, anche secondo me hai bisogno di trovare una persona che ti ami. E che smetta di farti vedere i cartoni animati."
"Ehi, tu li fai i cartoni animati, non venire a lamentarti con me."
"Sì, ma non credo nel principe azzurro. Sai, mi dispiace darti questa brutta notizia, ma non esiste. E soprattutto, quando piove, non mi va di farmi fare le coccole."
Gerard finì di bere e si girò per sciacquare la tazza nel lavandino, sospirando. "Cosa penserebbe Bob se ti sentisse dire così?"
"Bob lo sa benissimo che lui non è il mio principe azzurro. E' il mio ragazzo, è diverso. E non ti dirò cosa facciamo quando siamo soli." Disse, avvicinandoglisi, per sciacquare anche la sua.
"Davvero pensi che guardo troppi film?"
"Beh, no. Forse." Rispose dopo un attimo, il riccio.
"Però sono belli." Si lamentò il più basso.
"Lo so, ma sono per bambine." Esclamò Ray, posandogli una mano sulla spalla.
Gerard sospirò ed afferrò la sua tazza nera con un ombrello stampato sopra, per uscire dalla piccola saletta e finalmente inziare a lavorare.
"Quanto vorrei essere una bambina." Borbottò stancamente.
"Se ti può far piacere, sembri un'adolescente in piena crisi ormonale." Gli urlò Ray dal fondo del corridoio, ridendo.
"Fanculo Toro!"


"Capo, le mando i bozzetti della scena del bacio?"
Continuò a mangiucchiarsi un'unghia mentre parlava nella cornetta del telefono. Finalmente aveva potuto appoggiare la schiena alla sedia e rilassarsi, era tutta la mattina che disegnava quella benedetta scena ed era tutta la mattina che pensava che avrebbe tanto voluto che la sua realtà somigliasse a quella.
Invece la sua realtà era andare a letto con un bel ragazzo e non ricordarselo neppure. Altro che principe azzurro.
"Va bene, aspetto il suo assistente allora. Sì, sì. Perfetto. Buona giornata. Despota." Sibilò, non appena ebbe riagganciato.
Schechter era un bravissimo ragazzo, solo un tantino pressante con le consegne. E nonostante amasse lavorare facendo ciò che più gli piaceva al mondo, non sempre disegnare cartoni animati lo faceva sentire bene.
Non quando in realtà il suo desiderio era quello di disegnare un fumetto tutto suo, dato che era pieno di idee, schizzi, disegni e bozzetti e non aveva ancora avuto il tempo per terminarne anche solo uno.
Sospirò e si stropicciò il viso stancamente, appoggiando il capo contro lo schienale. Un pò di meritato riposo.
"Hm hm."
Aprì un occhio e lo posò sull'altro lato della scrivania.
"Ah." Fu l'unica cosa che disse.
"Sono l'assistente di Schechter e- Mi ha mandato a prendere i bozzetti del bacio. Della scena. Del bacio." Disse a disagio, Frank.
Perchè quello era lo stesso ragazzo che quella stessa mattina era nel suo letto. Praticamente inconfondibile.
"Sì. Sì, eccoli. Ma tu-" Non riuscì a terminare la frase che Frank si era già allungato verso i fogli e li aveva afferrati, per poi dargli le spalle e correre via dopo averlo salutato con la mano.
Ma. Cosa.
Rimase fermo a fissare il punto in cui Frank era scomparso e poi fece un verso.
Afferrò il cellulare e mandò un messaggio a Ray.
Aveva bisogno di una pausa caffè.


"Ed io non so che fare, capito?" Chiese, una volta che ebbe terminato il discorso.
Ray lo guardò per un attimo rimanendo zitto, pensieroso, e Gerard rimase fermo, in attesa. Sapere che Frank lavorava appena un paio di piani sopra le loro teste, lo faceva sentire completamente elettrizzato. E nemmeno sapeva il perchè.
Se non... il fatto che Frank gli era rimasto attaccato addosso come un profumo e non riusciva a smettere di pensarci. Nè ai suoi occhi, nè ai suoi tatuaggi, nè ai suoi capelli, anzi era arrivato a sperare di riavere indietro tutti i ricordi della notte precedente, mentre era impegnato a disegnare, quella stessa mattina. Ma nulla, doveva essere davvero ubriaco per non sapere nemmeno come ci era arrivato a casa.
Ray bevve con tutta calma il suo caffè e poi sospirò. "Dovresti parlarci. Non lo so, invitalo fuori a mangiare, che ne dici?"
Gerard alzò un sopracciglio e lo fissò, con la sua solita espressione da 'chi, io?'.
Ray alzò le spalle. "Cosa? Non dirmi che dopo che avete fatto sesso, ti preoccupi di chiedergli di uscire a pranzo o chessò io."
"Beh, in realtà non ricordo di averci fatto nulla, quindi è come se fosse tutto nuovo. Io- non credo di riuscire a..."
"Oh andiamo, Gee. Sono sicuro che non ti mangerà, anzi, da come è scappato, sono sicuro che anche lui è nelle tue stesse condizioni. ...Dio, che coppia."
Gerard sbuffò e si limitò a finire il caffè, per non aggiungere null'altro che lo facesse sembrare uno sfigato che si lamenta e basta.
Che poi in verità era quello che stava facendo da quando aveva trascinato Ray nella saletta ed aveva cominciato a sputare tutto ciò che gli passava nel cervello. Leggermente patetico, ma Ray non si era mai tirato indietro, quindi non era solamente colpa sua. Okay? Okay.
"Io torno al mio lavoro, o questo film non finirà mai." Sospirò Ray dopo qualche minuto di silenzio.
Gerard lo guardò ed annuì, muovendosi per seguirlo fuori dalla porta. "Buon lavoro, Toro. Ci vediamo per pranzo."
"Dio, Gerard, chiedigli di uscire e basta!"
Fissò la sua schiena fino a che non girò l'angolo.
Ma come poteva chiedergli di uscire, se l'altro non sembrava nemmeno disposto a stare nemmeno nella stessa stanza con lui? Era corso via come se Gerard fosse un fantasma. O uno zombie che avrebbe potuto attaccarlo per mangiargli il cervello. Oh, a proposito di zombie, non appena Mikey fosse tornato dal suo viaggio con Pete, avrebbero dovuto rivedersi L'Alba dei morti viventi, era da troppo che voleva farlo, ma da solo non c'era divertimento. Magari avrebbe potuto obbligare Ray.
Sospirò e si grattò la testa. Magari avrebbe potuto chiedere a Frank di... No, chi voleva pendere in giro? Non appena l'avesse avuto davanti si sarebbe bloccato ed avrebbe fatto la figura dell'idiota.
Il cellulare gli vibrò nella tasca dei jeans e lo fece sobbalzare visibilmente, troppo immerso nei propri pensieri. Aggrottò la fronte e lo recuperò, per aprire il messaggio di Ray.
Era una minaccia bella e buona. Non poteva davvero andare da Frank e dirgli tutto al posto suo.
Ray non sapeva nemmeno com'era fatto Frank. Hah.
...O forse sì.
Ow, maledizione. Chiuse gli occhi e mosse passo verso l'ascensore.


***


"Sì, capo?" Disse, dopo che ebbe aperto la porta dell'ufficio di Schechter.
"Ah, Iero, ho bisogno che tu faccia un paio di telefonate per me." Disse l'uomo seduto dietro la scrivania nera, alzando per un secondo gli occhi dalla pila di fogli che stava minuziosamente scrutando.
Frank si mise più dritto e tirò fuori il taccuino dalla tasca posteriore dei pantaloni, per segnare tutto ciò che gli veniva detto.
"Sicuro. Dica." Rispose, con la matita pronta sul foglio.
Schechter rimase zitto per il paio di secondi, impegnato a fissare i bozzetti che gli aveva portato mezz'ora prima. I bozzetti di Gerard.
Dio, quel ragazzo. Da quando aveva cominciato a lavorare per Schechter qualche mese prima, non era riuscito a smettere di pensare a lui. L'aveva visto nella saletta il secondo giorno di lavoro, mentre beveva il suo thè e, quando si era girato per vedere chi aveva appena imprecato, se l'era trovato vicino.
Era probabilmente il ragazzo più strano lì dentro, tutto vestito di nero se non per la cravatta rossa, e lungi capelli neri arruffati. Ma aveva un viso così particolare, che per tutta la giornata non era riuscito a toglierselo dalla testa.
E così ogni volta che l'aveva incontrato nella saletta, l'aveva fissato. E fissato. E fissato. Ma sembrava che l'altro fosse sempre troppo assorto nei suoi pensieri, oppure troppo intento a parlare con il suo amico capellone, per rendersi conto del fatto che in realtà Frank non aveva fatto altro che morirgli dietro.
E quando finalmente Gerard sembrava essersi accorto di lui, in realtà era tutto effetto dell'alcool. Una delle migliori nottate della sua vita. Grazie all'alcool.
Qualcuno lassù doveva amarlo davvero tanto.
"...Iero, mi hai ascoltato oppure ti disturbo?"
Sbattè le palpebre un paio di volte ed aprì la bocca, per rispondere.
"Io- io- Mi scusi capo. Potrebbe ripetere?" Esclamò, sentendo il viso andare a fuoco.
Maledizione, ogni volta che pensava a Gerard finiva per perdersi nel suo mondo. Gerard sarebbe stata la sua rovina in tutto.
"Sì, posso, ma che non si ripeta ancora. Oggi sei più strano del solito; per farti andare a prendere i bozzetti ho dovuto chiamarti tre volte, per far sì che mi portassi il caffè sono dovuto uscire dall'ufficio... Sei sempre perso chissà dove." Disse Brian, grattandosi la fronte.
Frank non rispose ed abbassò lo sguardo, troppo intimorito dall'azzurro degli occhi dell'altro.
"Ho detto di telefonare a Ross, chiedigli se Brendon ha già finito con l'inchiostrazione. Anzi, digli di chiamarmi, dato che sembra che Urie non sappia neppure come sia fatto un telefono se non quando deve chiamare una delle sue conquiste. Poi, dovresti chiamare il negozio di fiori ed ordinare un mazzo per il compleanno di mia madre. Hm, grande. E, non so, di rose o qualche cosa."
Frank continuò a scrivere ed annuì, per dire che aveva capito.
"Chiama Way, digli che i bozzetti vanno bene e che può inziare a progettare la prossima scena."
Frank si gelò sul posto e respirò forte. Di solito le chiamate sui bozzetti le faceva Schechter personalmente, dato che includevano un mucchio di ammonimenti, urla e anche qualche minaccia.
Scribacchiò qualcosa e si mosse a disagio sul posto. Alzò lo sguardo su Schechter, ma l'altro era intento a sfregarsi le mani distrattamente mentre fissava nuovamente i disegni di Gerard.
"Ha bisogno di... altro?" Balbettò, incerto.
Schechter scosse la testa e mosse una mano per fargli segno che poteva andare.
Frank sospirò ed uscì dall'ufficio, per tornare alla sua scrivania. Ma, prima che potesse sedersi, notò un post-it attaccato allo schermo del computer.
Si avvicinò piano, curioso, e lo staccò.


Ciao.
Spero che la tua giornata stia proseguendo bene.

Ma c'è sempre domani se non è così. O ieri. Ah, ma forse nemmeno ieri è stato così grandioso.
Scusa.
Volevo chiederti se volessi uscire a pranzo con me, ma forse non vorrai. Ma lo capisco. Cioè, se non vorrai.
Davvero.
Scusa ancora. Anche per stanotte.

Gerard


Lo rilesse più e più volte, senza fiato. Si lasciò cadere sulla sedia - che si mosse pericolosamente rischiando di farlo finire faccia a terra - e cercò di riprendere a respirare e cercando anche di far calmare il suo cuore. Un biglietto ed era già sul punto di fluttuare.
Sorridendo accaldato lo riappiccicò sul bordo dello schermo e lo fissò ancora per qualche secondo, prima di prendere il telefono per chiamare Ryan. Si concentrò con difficoltà e quando gli disse che Urie doveva telefonare assolutamente a Schechter, quasi si sbagliò. Per fortuna Ryan era un amico e si limitò a ridere e a dirgli che Brendon era già al telefono.
"Quindi?"
"Quindi cosa?" Fece finta di nulla, sempre continuando a fissare il post-it.
"Non essere idiota, Frank. Dev'essere successo qualcosa, se balbetti. C'entra Gerard?" Continuò l'altro, con tono amichevole.
Non riuscì a frenare un risolino ed appoggiò il mento alla mano, per sospirare. "Sì."
Ryan dall'altra parte rise di gusto e Frank lo imitò.
"Lo sapevo. Finalmente, aggiungerei. Beh?" Chiese, curioso.
Frank mangiucchiò la biro che teneva fra le dita ed alzò le spalle, anche se Ryan non lo poteva vedere. "Beh cosa?"
"Beh cos'è successo! Frank, giuro che se dopo tutto questo tempo in cui sono stato a sentire le tue moine su Gerard non mi dici cos'è successo, io- io- non lo so, ma sarà terribile." Esclamò Ryan, facendolo ridere di gusto.
"Stanotte sono andato da lui ed abbiamo fatto sesso. Però lui era parecchio brillo e quindi... Però mi ha lasciato un biglietto attaccato al computer." Terminò, con voce sognante.
"Uh, e cosa dice?"
"E' assolutamente da lui. Mi ha chiesto scusa per stanotte e blatera! Blatera anche quando scrive! Io- io credo di esserne innamorato." Disse, nervoso.
"Dio, è ovvio, Frankie tesoro. Ti sei mai sentito? Per fortuna non puoi vedere la faccia che fai quando parli di lui, sei quasi stucchevole." Rise l'altro.
"Ehi!"
"E' vero, caro. Brendon ti ha disegnato, sai? Ti assomiglia un sacco, hai gli occhi a forma di cuoricino. Sì, sei proprio tu."
"Ehi! Piantatela di parlare della mia cotta quando non ci sono!" Rimarcò piccato, ma con un sorriso.
"Ma noi lo facciamo anche quando ci sei, solo che sei talmente preso a pensare a lui che non te ne accorgi. E quindi?"
"E quindi, e quindi! Mi ha chiesto di uscire con lui a pranzo." Non riuscì a frenare una nota di eccitazione nella voce, mentre lo diceva.
"Oh, dio sia lodato! Dì di sì finalmente e andate a casa a fare tanto sesso. Ora." Urlò Ryan, facendolo ridere.
"Ryan, non dire a mezzo ufficio i miei piani, per piacere."
"Scusami tesoro, è che sono così felice di sentire qualcosa che non sia 'oh dio, avete visto quanto era carino Gerard oggi con quella camicia nera?', come se di solito si vestisse diversamente, oltretutto. Sono felice anche per il fatto che finalmente è successo qualcosa. Stavo cominciando a pensare di dover andare da lui e dirglielo con precise parole: Gerard, Frank Iero vuole entrarti nelle mutande dal primo momento che ti ha visto, potresti per favore andare da lui e farne un uomo felice?"
"Oh mio dio, Ryan, smettila!"
L'altro si limitò a ridere ad alta voce e Frank sbuffò.
"Devo chiamare il negozio di fiori."
Le risate di Ryan aumentarono e poi, con un verso strozzato, disse: "Per Gerard?"
Frank fece una faccia prima confusa e poi sconvolta. "Ma no! Per la madre di Schechter!"
"Oh, dio, Frankie-Candy, non va bene. Che ne direbbe Gerard se sapesse che lo tradisci con la madre del nostro capo?"
"Ryan, oddio, la vuoi smettere? L'influenza di Brendon sta avendo effetti sconvolgenti su di te. Sembri lui."
"Nah, io scherzo, lui è sempre serio quando dice queste cose. Sono ancora salvo. Comunque, prima che riagganci e mandi un mazzo di rose rosse alla madre di Schechter, ti volevo dire che hai la mia benedizione. Andate e copulate. O qualunque cosa tu voglia fare. Tu e Gerard, eh. Non. Tu e la mamma di Schechter. Oddio, quest'immagine mi rimarrà per sempre impressa. Brr."
Frank si spalmò una mano sulla faccia, ma rise. "Okay, grazie mammina, ci sentiamo."
"Ovvio, voglio sapere tutto."
"Sì, sì. Ti chiamo io."
"Come sempre."
Riagganciò e cercò online un negozio di fiori. Sotto alla scrivania le gambe non stavano ferme un secondo. Picchiò il ginocchio destro minimo quindici volte, probabilmente sarebbe andato a casa con un livido grosso quanto un palazzo e gli cadde la matita una dozzina, rompendone tre di fila.
Dio! Era così teso che stava sudando, doveva solo chiamarlo e dirgli che i bozzetti andavano bene.
E che voleva tanto fare il bis della nottata. No, questo non gliel'avrebbe detto. Non con queste parole, per lo meno.
Quando il mazzo di fiori fu deciso - aveva dovuto chiedere a Schechter se sapeva il colore preferito di sua madre, ma non ne aveva ricavato niente, solo un urlo e probabilmente un'esortazione a visitare un posto molto carino - ed aveva detto all'uomo dall'altra parte della cornetta l'indirizzo a cui mandarli, era così nervoso ed eccitato da non avere più una sola unghia rimasta attaccata alle dita. Le aveva mangiate tutte. Ugh.
Compose il numero della postazione di Gerard e si mise una mano sulla bocca, sempre continuando a muovere la gamba sotto al tavolo.
Dopo il secondo squillo sentì: "Gerard Way, illustrazione."
Oddio.
Oddio.
Oddio.
Frank, smettila. Oddio.
Si schiarì la voce e chiuse gli occhi, per poi coprirli con la mano che prima era sulla bocca. "Hm, sì, Frank Iero. L'assistente di Schechter."
"Oh. Oh. Sì." Fu l'unica risposta.
Oh, oh, sì. Oddio.
Frank, niente pensieri che riportano a stanotte. Idiota.
"Hm, sì, chiamo per dirti che Schechter ha appovato i bozzetti. E che puoi cominciare a pensare alla prossima scena. E che dico di sì." Sputò fuori a tutta velocità.
Si diede nuovamente dell'idiota, con enfasi.
Dall'altra parte della cornetta ci fu un secondo di silenzio e poi: "Ho capito la prima parte, ma credo di essermi perso verso la fine."
Ricominciò a mangiarsi un'unghia, la mano che teneva il telefono sudata e scivolosa. Sembrava il giorno dei test finali a scuola. Cristo santo.
"Ho visto il biglietto che hai lasciato."
"Oh, già."
Sentì una piccola risatina e gli si rizzarono i peli sulle braccia. Sorrise a sua volta, grattandosi la punta del naso.
"E... Va bene, accetto. Usciamo a pranzo."
"...Davvero?"
"Sì!" Esclamò, forse un pò troppo forte. "Voglio dire, sì, mi farebbe piacere."
La risata che seguì, stavolta, fu più piena. Frank si sentì arrossire.
"Fa piacere anche a me. Ci vediamo fuori a mezzogiorno?"
"Sicuro. A... A dopo, allora."
"A dopo."

 
Quando finalmente arrivò la pausa pranzo, scese le scale a tutta velocità, troppo eccitato per prendere l'ascensore. Si fermò un secondo prima di uscire, cercando di rendersi un minimo presentabile e non farsi vedere col fiatone. Anche se era da quando aveva riattaccato il telefono dopo aver parlato con Gerard, che respirava come un maniaco.
Salutò Ryan all'ingresso, che gli riservò un sorrisone ed un gesto loquace. Dio, che razza di amici aveva?
Quando finalmente uscì dalle enormi porte di vetro e vide Gerard poco lontano, intento a fumare una sigaretta, lo stomaco fece una capriola e non riuscì a frenare un sorriso.
Gerard lo salutò con un gesto della mano quando lo vide, sorridendo a sua volta. "Ehi."
Frank lo raggiunse immediatamente e cercò di ripararsi il più possibile sotto alla tettoia, non aveva propriamente voglia di bagnarsi. Gerard si spostò un pò più in là e ridacchiò.
"Dovrei avere un ombrello in ufficio, da qualche parte. Solo che non lo trovo più..." Disse il moro, buttando via il mozzicone di sigaretta. Frank seguì il gesto con lo sguardo, affascinato.
Gerard aveva delle mani bellissime, pallide, che facevano contrasto col cappotto scuro. Avrebbe voluto sentirle su di sé nuovamente.
"Io non credo di aver mai usato un ombrello." Si ritrovò a rispondere, prima anche solo di pensare.
Che idiozia era mai quella?
Gerard rise di gusto e Frank alzò le spalle, sorridendo. "Coraggioso."
"No, per niente. E' per quello che sono sempre ammalato." Rispose, facendolo ridere nuovamente. "Sono solo idiota."
Gerard lo guardò per qualche secondo, sempre sorridendo e Frank si sentì avvampare, imbarazzato.
"Quindi... Tu hai qualche preferenza per il pranzo?" Gli chiese il moro, facendolo tornare alla realtà.
Si era perso nei suoi soliti film in cui lui e Gerard facevano tante cose, questa volta camminavano per strada mano nella mano come una coppietta normale. Frank, quando imparerai?
"Uh, ehm, io sono vegetariano, quindi se per te non è un problema conosco un posto qua vicino dove so di poter trovare cibo decente." Disse, indicando un punto alle spalle di Gerard, che seguì il dito con lo sguardo, voltandosi.
"Certo, per me nessun problema, andiamo pure."
Si riscosse e sorrise.
"E' qui vicino, se corriamo sono sicuro che possiamo arrivarci senza essere bagnati fino alle mutande."


***


Gerard si trovò seduto da solo ad un tavolino accanto alla vetrata, Frank era scappato in bagno dopo aver ordinato, per lavarsi le mani.
Sospirò per calmarsi e controllò il proprio riflesso, cercando poi di migliorare la situazione dei suoi capelli. Invano, dato che la pioggia li aveva solamente fatti afflosciare. Sembrava un cretino.
Fece un secondo sospiro e in quel momento Frank si risedette al posto di fronte, sorridendo. Cazzo, era seriamente carino.
"Scusami." Disse ridacchiando.
"Nulla." Rispose, cominciando a sentirsi un pò in imbarazzo. Le conversazioni non erano il suo forte, soprattutto non con ragazzi estremamente attraenti e con cui aveva passato la notte senza però ricordarselo. "Hm, volevo scusarmi per... Ieri sera, se ti sono saltato addosso. Non era mia intenzione, cioè- Tu sei molto carino, e probabilmente il fatto di aver esagerato coi drink mi ha-"
"Ehi, tranquillo, non mi hai violentato." Lo interruppe l'altro, facendogli alzare lo sguardo dalla pagina del menù che stava torturando. "Lo volevo anche io."
"...Oh."
Frank alzò le spalle e si grattò la nuca. Sembrava nervoso tanto quanto lui e la cosa lo rilassò un minimo. Per lo meno non era il solo a sentirsi sugli spilli.
"Se ci fosse qui Ryan di sicuro ti direbbe tutto." Mormorò a mezza voce, ridendo piano.
Gerard aggrottò la fronte, confuso. "Ryan?"
Frank lo guardò per un secondo e poi cominciò a giocare col bicchiere di coca cola. "Sì, uno dei miei migliori amici. Ryan Ross, l'assistente di Urie."
"Ah, sì, ho capito. Sì, l'ho visto qualche volta." Rispose, annuendo.
Frank lo imitò ed alzò nuovamente le spalle. "A loro dico tutto, sai, sono... I miei migliori amici. Un pò come il tuo amico capellone per te."
Gerard rise. "Ray?"
Frank annuì, sorridendo. "Non sapevo si chiamasse Ray, però i suoi capelli sono abbastanza riconoscibili."
"Parecchio, sì. Come sai che Ray è il mio migliore amico?" Domandò curioso. Non ricordava di avergli parlato di lui in quei pochi minuti in cui avevano corso per strada.
Frank sembrò... Arrossire. Frank stava arrossendo!
Oh.
"Ecco..." Una risatina nervosa. "Hm, vedi, io. Io lavoro per Schechter da qualche mese. Da cinque mesi e dodici giorni, per essere precisi."
Gerard spalancò gli occhi e si mise seduto un pò meglio, per far capire che stava ascoltando, anche se non capiva il filo del discorso.
Bevve un sorso della sua soda. Annuì, comunque, per incoraggiamento e Frank sorrise.
"Io ti ho visto la prima volta cinque mesi e undici giorni fa."
Smise di bere e lo fissò, per poi appoggiare lentamente il bicchiere al suo posto. Prese un respiro tremolante e continuò a fissarlo. Non riusciva a trovare le parole, era praticamente sconvolto.
Non ricordava di aver mai visto Frank prima di quella stessa mattina. Com'era possibile?
Frank sembrò capire la situazione e continuò a parlare.
"Ricordo che eri nella saletta a farti un caffè, quando ti è caduta la tazza ed hai imprecato ad alta voce. E' stato allora che ti ho visto." Disse, con voce tranquilla.
Gerard sentì come un nodo alla gola, qualcosa nel petto, una sensazione strana. Ebbe voglia di allungare la mano e toccare Frank. "Ma io... Non ti ho mai visto."
"Lo so." Abbassò lo sguardo e il sorriso sembrò intristirsi appena. Il nodo alla gola si strinse di più. "Ti guardavo di nascosto ogni volta. Ti ho sempre guardato, ovunque tu fossi. Ma tu non ti sei mai accorto di me."
Non seppe cosa dire. Era troppo. Non aveva mai neppure pensato, sperato, che potesse succedere una cosa del genere a lui. Non lui.
"Mi dispiace, Frank. Davvero." Iniziò, a disagio. Si asciugò le mani sui pantaloni, per avere qualcosa da fare.
"Smettila di dire che ti dispiace, non è che tu abbia fatto qualcosa di male. In fondo avrei potuto parlarti, invece di rimanere a fissarti. Suppongo... Suppongo che tu mi piacessi troppo."
Alzò lo sguardo dalle proprie mani per puntarlo in quello di Frank. Si accorse che il colore era strano, particolare, bello. Bello come ogni parte del corpo di Frank, bello come ogni parola che aveva detto.
E non capiva come poteva essere capitato.
Allungò una mano prima ancora di pensarci e Frank spalancò gli occhi, ma la strinse comunque. Era sudata anche la sua.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma passò qualche secondo prima che ne fuoriuscisse qualcosa. "E' la prima volta che qualcuno mi dice cose di questo genere. Intendo, nessuno mi ha mai degnato di attenzione in questo modo. Non sono abituato." Alzò un angolo della bocca per sorridere e Frank ci mise un pò per ricambiare. "Sono sempre stato quello che sta nell'angolo, sai? Quello grasso e sfigato, che si veste di nero. Tutta la mia vita è stata così, quindi ho cominciato ad estraniarmi da questo mondo per rifugiarmi in uno tutto mio, nella mia testa."
"E' per quello che disegni cartoni animati?" Chiese l'altro, a bassa voce.
Gerard abbassò lo sguardo e ci pensò.
"Probabilmente sì. Non ci ho mai pensato prima di ora, ma suppongo sia un altro modo per estraniarmi. Quello che disegno succede nella mia mente prima, ed è un pò come se fossi dentro alla storia."
Sospirò e cominciò ad accarezzare la mano di Frank con il pollice. Sentì l'altro trattenere il respiro.
"Mi dispiace non essermene accorto prima, Frank. Dico sul serio. Ray dice sempre che sono come un'adolescente persa nei suoi sogni ad occhi aperti, ha ragione." Ridacchiò. "Stamattina gli ho parlato di te, sai? Lui mi ha detto che guardo troppo film della Disney. Che ci posso fare? Finchè disegno principi azzurri e principesse in pericolo, rimarrò per sempre una bambina."
Finalmente Frank rise e Gerard sentì come il peso che aveva sulle spalle svanire. Rise a sua volta.
"Sei alla ricerca di una principessa da salvare?"
"Nah, stavo aspettando un principe azzurro, ma qualcuno mi ha detto che non esistono." Rispose, alzando le spalle.
"Oh, ma davvero? Io invece credo che tu possa trovarlo."


Erano passati tre giorni da quando avevano pranzato insieme, tre giorni dalla notte che non ricordava. Quella parte ancora lo irritava, era andato a letto con Frank e non ricordava niente.
Che fregatura colossale, proprio.
Da allora si erano scambiati i numeri di cellulare e cercavano di vedersi ogni volta nella saletta durante le pause e Gerard non stava più nella pelle. Voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Aveva voglia di baciarlo, così tanto che ogni volta che pensava a lui o capitava di stargli vicino la sua pelle era come un concentrato di elettricità.
E siccome era domenica, oggi non l'avrebbe visto. Fece un verso di disappunto e lasciò cadere la testa contro il cuscino del divano. Per la prima volta desiderò che non ci fossero giorni di pausa. Avrebbe preferito essere in ufficio a sentire le urla di Schechter, ma per lo meno avrebbe avuto la possibilità di vedere Frank.
Aveva chiamato Ray e gli aveva fatto un intero discorso su quanto fosse sfigato a non poter risentire la risata di Frank e Ray gli aveva urlato che era un cretino e che avrebbe dovuto chiamarlo e dirgli di vedersi. Come faceva la gente normale.
Non se ne parlava, okay? Già per scrivere quel biglietto che aveva lasciato attaccato al computer di Frank aveva sudato ventisette camicie, chiamarlo e chiedergli di uscire era tutta un'altra cosa. Tutta un'altra cosa, ecco.
Si coprì gli occhi con le mani. Buuh, era un idiota. Ray aveva ragione.
Nascose la testa sotto al cuscino e rimase fermo per qualche tempo. Forse, se avesse sperato ardentemente, Frank sarebbe piovuto dal cielo. O forse, materializzato a casa sua. O nel suo letto.
L'ultima opzione era quella più gradita. Grazie, prenderla in considerazione.
Quasi saltò due metri per aria quando sentì il cellulare suonare Astro Zombies a tutto volume. Lo guardò con tanto d'occhi per qualche secondo e poi rispose, senza guardare chi era.
Tanto gli unici che lo chiamavano erano Mikey e Ray.
"Pronto?"
"Oh, ehi, Gee ciao, sono Frank."
Smise di respirare e spalancò gli occhi. Oddio, allora sperare ardentemente funzionava. Forse un pò alla cazzo, perchè aveva chiesto Frank nel suo letto, ma era già un inizio.
"Uh, ciao Frankie. Come va?" Finalmente riuscì a dire, dopo aver litigato col cuscino ed essere riuscito a rimettersi seduto.
Sentì l'altro sospirare e non riuscì a non sorridere.
"I miei coinquilini mi stanno facendo ammattire, è tutto il giorno che litigano per non so cosa ed io non vedo l'ora di uscire. Tu... Hm, hai impegni?"
Cercò di non rendere palesi i movimenti eccitati che stava facendo con le mani e tentò di festeggiare silenziosamente. "Uh, no. In verità no."
"E' che piove, parecchio anche, ed io non so cosa potremmo fare. Tu hai qualche idea? Qualsiasi cosa, qualsiasi."
Andare in camera mia e fare sesso? Stavolta mi ricorderei tutto.
"Hm... Hai voglia di venire da me a guardare un film?" Rise, toccandosi le dita del piede destro distrattamente.
Frank ridacchiò di gusto. "Uno dei tuoi, magari. Sì, sì, okay. Ricordo dove abiti, sono lì in un quarto d'ora, okay?"
"Okay, preparo del caffè."
"Ow, sei perfetto."
Gerard riagganciò sentendo il cuore in gola. Sorrise al cellulare e si alzò, per saltellare - saltellare - fino alla cucina.


Frank era arrivato dopo un quarto d'ora, come aveva detto. Gerard era così teso ed elettrizzato da aver fatto cadere praticamente metà pacchetto di caffè sul ripiano della cucina mentre tentava di riempire la macchina. Fottuto spreco. - Silenziosamente aveva cercato di rimettere il più grosso nel pacchetto. Ma shht. -
L'aveva guardato girovagare per il salotto, impegnato a fissare ogni punto visibile ed, ogni tanto, a ridere. Aveva smesso di chiedersi per cosa dopo la quarta risata, probabilmente casa sua era esilarante e basta.
Quando finalmente era tornato da lui con due enormi tazze di caffè al seguito, Frank si era girato e gli aveva riservato un sorriso stupendo ringraziandolo. Gerard aveva balbettato qualcosa che doveva assomigliare ad un prego, ma chi lo sa.
"Allora, cosa guardiamo?" Aveva chiesto il più basso, sedendosi sul divano.
Gerard aveva appoggiato la tazza sul tavolino lì di fronte e si era avvicinato alla libreria su cui teneva la collezione di dvd. O meglio, la maggior parte, perchè aveva la pessima abitudine di portarli in camera e poi lasciarli in giro, persino fuori dalla custodia.
"Non so, ho parecchi horror, sai, io e mio fratello siamo amanti del genere e ci facciamo le maratone-"
"Occazzo, anche io adoro gli horror, quelli vecchi soprattutto. Quelli di oggi sono troppo computerizzati, tolgono bellezza alle scene." Disse Frank, entusiasmandosi.
Gerard si girò con un sorriso trentadue denti, esattamente entusiasta come Frank.
"Esatto! Quindi, uhm, avevo intenzione di vedermi L'Alba dei morti viventi con Mikey, ma lui è in viaggio col suo amico... ragazzo... quello che è, e non sarà di ritorno prima di un paio di settimane, quindi, uhm, che ne dici se lo guardassimo?"
"Perfetto, Gee." Sorrise l'altro, facendogli segno con la mano.
Sorrise di rimando e tirò fuori il dvd dalla pila, per poi infilarlo nell'apparecchio sotto alla tv. Tornò verso il divano - con la sensazione che Frank gli stesse sbirciando il fondoschiena, ma non poteva esserne sicuro senza averlo visto - ed afferrò il telecomando, per far partire il film dopo la varia pubblicità.
Cercò di rimanere impegnato a bere il caffè, con la sensazione di calore emanata dal braccio di Frank che sfregava contro il suo.
Dopo qualche tempo si erano entrambi sistemati meglio sul divano, con le tazze ancora fermamente fra le dita. Gerard aveva riappoggiato il telecomando sul tavolo dopo aver fatto partire il film, non avendone più bisogno, ed aveva alzato le gambe. Frank era rimasto dalla sua parte per un pò, ogni tanto sorridendogli, ma più che altro guardando lo schermo.
Fino a che Gerard non sentì la schiena dell'altro appoggiata contro il suo fianco. Era così preso a parlare con sé stesso e a farsi mille film mentali, che non si era accorto che Frank piano piano si era spostato.
Si irrigidì appena e sospirò, continuando a fissare il film. Il peso della testa di Frank sulla sua spalla era confortevole e il calore del suo corpo gli stava facendo pizzicare le mani per la voglia di stringerlo.
Rimase così per qualche minuto, a pensare se allungare il braccio e cingergli le spalle era una mossa troppo azzardata. Forse era solo stanco e si stava addormentando. Oppure era un gesto amichevole. Oppure-
"Gee, rilassati, okay?" Disse improvvisamente l'altro, facendolo sobbalzare appena.
"I-io..."
"Shht." Lo zittì, sporgendosi verso di lui e toccandogli la guancia con la punta delle dita.
Prima anche solo che potesse rendersene conto, Frank aveva colmato la distanza fra le loro labbra e l'aveva baciato. Gerard trattenne il respiro per un secondo e, quando sentì la lingua dell'altro leccargli le labbra, aprì la bocca senza pensarci ed approfondì il contatto.
Gemette piano quando le lingue si toccarono e Frank fece un verso di assenso, spingendosi piano contro di lui con tutto il corpo, girandosi sul divano. Gerard venne spinto indietro e si ritrovò steso con Frank spalmato addosso, che continuava a leccargli le labbra e a baciarlo con tutto sé stesso.
Lasciò cadere la tazza a terra, che toccò il pavimento con uno spaventoso rumore di ceramica pesante, e portò le mani sulla schiena dell'altro, sentendo il calore della pelle dove la maglia si era alzata.
Oddio.
Non riuscì a frenare il movimento del bacino quando Frank gli si sistemò meglio sopra e sospirò nella sua bocca, quando l'altro gemette.
"Dio Gee, volevo farlo dalla prima volta che ti ho visto." Ansimò il più basso, mordicchiandogli piano il collo.
Gerard buttò piano indietro la testa e cercò di respirare, mentre infilava le mani sotto alla stoffa dei vestiti dell'altro e gli graffiava appena la schiena. "In questi giorni non ho pensato ad- Ahh, Frank. Non ho pensato ad altro." Riuscì a dire fra le scosse che la bocca di Frank gli stava provocando.
"E perchè non l'hai fatto?" Disse l'altro al suo petto.
"Perchè- Perchè penso ancora che non può essere successo a me." Confessò, guardando il soffitto.
Frank si fermò e Gerard pensò di aver detto qualcosa di sbagliato, veramente sbagliato. Sentì improvvisamente un brivido di freddo.
Vide il viso dell'altro rientrare nel suo campo visivo, e la sua espressione era confusa. "Si può sapere che stai dicendo?"
Gerard si mosse a disagio sotto di lui, cercando di evitare gli occhi dell'altro, ma Frank appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia e Gerard si immobilizzò.
"Che tu sei troppo per me. Sei troppo bello, troppo spigliato, troppo simpatico, troppo tutto quello che io non sono. Ti stancherai di me ed io non potrò darti torto." Mormorò.
Le sopracciglia di Frank si aggrottarono.
"Sei seriamente la persona più cieca che io abbia mai conosciuto." Disse semplicemente.
"Uh?" Biascicò, non capendo.
Frank scosse la testa e poi, alla fine, sorrise.
"Tu sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto, okay? Su questo non ho dubbi. Ma, oltre a questo, sei intelligente, hai un grandissimo talento, starei a sentirti per delle ore a parlare di qualsiasi cosa, perchè tu hai mille aneddoti per tutto e- Io non potrei mai stancarmi di te, capisci?" Esclamò, con l'espressione più sincera che Gerard avesse mai visto.
Non riuscì a rispondere, troppo sorpreso.
Frank fece un risolino e gli accarezzò i capelli, poi parlò con voce dolce. "E se tu fossi davvero fatto per me?" Continuò a muovere la mano piano e Gerard si rilassò al tocco. "Mi hai detto che stavi aspettando il principe azzurro, e se fossi io il tuo principe azzurro? E se tu fossi il mio principe azzurro?"
Gerard sentì la bocca aprirsi dalla sorpresa e Frank ridacchiò.
"Oh, Frank..." Sussurrò, sporgendosi per baciarlo leggero sulle labbra.
L'altro ricambiò allacciandogli le braccia al collo.
"Abbiamo tutta la saga di horror ed i film Disney da vedere, non ti lascerò più." Gli mormorò sulle labbra.
Gerard rise e lo strinse.
"Questo film non l'ho visto, ero troppo impegnato ad immaginarmi con le mani in posti coperti dai tuoi vestiti, che ne dici di farlo ripartire dall'inizio?"
"Io avrei un'idea migliore..." Detto questo, Frank ghignò e gli tolse la maglietta, per lasciarla cadere a terra.
Gerard pensò che forse stavolta la realtà era anche meglio delle scene che disegnava ogni giorno.
Nella realtà c'era il sesso.
E Frank.




Thank you for reading, guys, ILU <3

XoXo Gee. See You asap <3
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: imtheonekeepingyoualive