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Autore: Whenulookmeintheeyes    28/01/2011    5 recensioni
Un solo errore,mille conseguenze.
Dieci anni lontano dalla propria famiglia.
Dieci anni di amore unilaterale.
Dieci anni di continue prese in giro.
Tutto solo per uno stupido capriccio di un ragazzo di ventitre anni.
" Commettere errori è semplice, difficile è ammetterlo".
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dieci anni dopo Il clima è sempre lo stesso. A dicembre fa veramente molto freddo qui in New Jersey.

Il sole è basso e riscalda poco, ho sentito che questa notte dovrebbe nevicare. Come faceva ogni anno.

Le strade sono sempre quelle. Larghe e costellate da tante case tutte uguali fuori, ma che dentro celano una propria storia personale.

Cammino con la mia borsa nella mano destra e la mano sinistra in tasca. Sospiro.

Wickoff mi è mancata tantissimo in tutti questi anni. Non ritorno qui da quando la nostra band è diventata famosa.

Mi vengono le lacrime agli occhi quando ripenso a noi : The Jonas Brothers.

Sono dieci anni che non vedo i miei familiari, ho notizie di loro solo tramite qualche amico o leggendo qualche giornale. Tutto a causa della mia stupidità da ventenne: volevo una vita normale, ho ottenuto solo tanti dolori.

Era una sera di metà ottobre e io stavo cenando con tutta la famiglia riunita. C'erano i miei fratelli con le loro mogli e ovviamente i miei genitori con Frankie. Così approfittai di quel momento.

Avevo lasciato trascorrere la serata tranquillamente, senza accennare o dare segno di nulla. Al momento del dolce però ho dovuto parlare.

Ho abbassato gli occhi e sussurrato abbastanza forte da farmi sentire: "Io lascio i Jonas Brothers". Tutte le forchette da dolce si sono abbassate contemporaneamente e tutti mi fissavano con gli occhi di fuori.

"C-che significa?" riuscì a chiedere Joe dopo interminabili minuti di silenzio.

"Che lascio la band. Mi dispiace fratelli dovrete cavarvela da soli".

"Ma tu sei indispensabile".

"No non lo sono, voi siete capaci di andare avanti anche da soli" dissi convinto, volevo convincerli senza dover dire il vero motivo.

"Perchè Nick?" mi chiese mio padre. Il perchè tanto non lo avrebbero mai capito.

"Perchè mi sono stufato di fare il cantante".

"Non è vero!" sbottò Kevin. E aveva maledettamente ragione.

"Voglio la verità Nick. Solo la verità" mio padre era apparentemente calmo, ma dentro stava ribollendo.

"Kate mi ha chiesto di lasciare il mondo dello spettacolo e di andare a vivere in Scozia con lei" diretto,chiaro.

"E tu hai detto di si?"

"Si Joe, ho detto si. Io la amo".

"Ma lei evidentemente no. Se ti ha chiesto una cosa del genere non ti ama abbastanza".

"Danielle per favore".

"Lei ha ragione. Non puoi farlo, finiresti solo per farti del male".

"Mamma io so cosa sto facendo".

"Mi dispiace, speravo che mi avreste appoggiato" guardai tutti e poi uscì dalla stanza.

L'ultima volta che li vidi fu il giorno dopo. Scesi con le mie valigie e con un cenno della testa salutai tutti, nessuno parlò.

E adesso dopo dieci anni posso dire che avevano ragione loro.

Dopo che ho lasciato tutto ciò per cui avevo lottato e per di più la mia famiglia, mi sono trasferito in Scozia e per i primi anni tutto è andato per il meglio. Ci amavamo o meglio io l'amavo. Dopo quattro anni di convivenza le avevo chiesto di sposarmi e lei aveva accettato. Ci siamo sposati l'anno successivo. Passarono cinque anni di matrimonio stupendi, io ero felice e la lontananza dai palcoscenici non mi pesava più di tanto. Pensavo anche di richiamare la mia famiglia. Poi lei rimase incinta. La felicità arrivò alle stelle. Unico problema: il bambino non era mio. Ma del suo storico amante. Quando me lo ha detto non volevo crederci, il test del DNA lo confermo e io chiesi il divorzio e adesso eccomi qui.

Voglio chiedere scusa alle uniche persone che mi abbiano mai voluto bene.

Cammino ancora con la testa bassa, come facevo quando ero famoso e non mi andava di essere riconosciuto. Ma adesso non c'era nessuno che mi potesse riconoscere.

La strada è deserta tranne una famiglia in lontananza e poi chi si ricorda di Nick Jonas? Nessuno.

Passo dopo passo la famiglia si avvicina e capisco che sono stranieri. Sicuramente italiani a giudicare dalla lingua.

Vedo una ragazza di qualche anno più piccola di me che si ferma di colpo e mi fissa.

"Tu sei Nick Jonas?" mi chiede quasi in un sussurro. Tecnicamente io sono Nick Jonas, ma lei intende Nick Jonas la rockstar e no Nick Jonas il semplice cittadino. Io ormai Nick Jonas la rockstar non lo sono più da tempo.

"No" le rispondo semplicemente in un debole sorriso. Lei mi osserva ancora per un po' e poi va via.

Allora qualcuno che ancora si ricordava di me esisteva.

Ripresi a camminare e poco dopo svolto un angolo e mi fermo di colpo.

Eccola lì. La casa era fondamentalmente la stessa. Pareti bianche, un bellissimo giardino curato, il vialetto circondato da lampioncini.

Ed eccoli qui i ricordi, riafforano alla mente come una lama tagliente. Noi da bambini, i giochi, gli scherzi, le risate, la notizia della pubblicazione del nostro primo album, le delusioni, le paure e le speranze di tre adolescenti pieni di sogni. Noi eravamo questo, tre ragazzi che avevano sempre contato l'uno sull'altro e io avevo rotto quell'equilibrio.

Sospiro e proseguo. Mi avvicino ad una finestra nascosto da una delle centinaia di piante di mia madre.

Erano tutti lì dentro, come avevano detto a quella rivista per cui io sapevo che avrebbero passato il Natale nel New Jersey e non in Texas.

Mio padre era a capotavola, era invecchiato abbastanza in questi anni, ma manteneva sempre la sua espressione bonaria.

Mia madre era in piedi e stava mettendo qualche piatto sul tavolo. Era sempre lei, qualche ruga in più e un'aria triste sul viso però la differenziavano da dieci anni prima.

C'erano dei bambini che giravano intorno al tavolo. Erano i miei nipotini. Due femmine e due maschi.

Le due bambine erano di Joe; i due maschietti di Kevin. Io di loro avevo solo delle foto prese da un giornale quando erano appena nati.

Ridevano e scherzavano mentre si rincorrevano. Chissà se mi conoscevano, se sapevano di avere un altro zio.

Kevin faceva avanti e indietro nella stanza parlando al telefono, i ricci erano sempre lì solo con qualche capello bianco. Era diventato un famoso manager di una cantante allora sconosciuta,ma che adesso è famosissima.

Danielle guardava amorevolemente i figli giocare e qualche volta scambiava una parola con Ashley, la moglie di Joe.

Joe era seduto accanto a loro e aveva lo sguardo perso nel vuoto, lo stesso sguardo che aveva da piccolo quando pensava a qualcosa che gli metteva tristezza. Portava la barba leggermente lunga e i capelli corti. Lui  invece era diventato un produttore musicale, lavorando con i più grandi artisti.

Frankie era un uomo ormai, quando lo avevo lasciato aveva solo tredici anni, ora ne aveva ventitrè. Accanto a lui sedeva una ragazza dai lunghi capelli biondi, non so chi sia.

Vedere la mia famiglia così mi lacera il cuore. Non c'è più la stessa allegria che caratterizzava i nostri Natali. Ho veramente provocato tutto questo?

Mi sento un mostro. Ho tolto la felicità alle persone che amo di più, le uniche che per me ci sarebbero sempre state.

Una lacrima scende lenta sulla mia guancia. Quella è la lacrima che non ho mai versato in tutti questi anni. E adesso scende, pesante come non mai.

Vorrei entrare e dire che mi dispiace, implorare il loro perdono e abbracciarli tutti per dirgli che non li lascerò mai più.

Ma non ho il coraggio di farlo. Sono un codardo che  sa solo reprimere i suoi sentimenti.

Guardo per l'ultima volta all'interno della finestra e poi volto le spalle.

Non voglio rompere quella imperfetta armonia carica di dolore.

Ormai si sono abituati alla mia assenza.

Inizio a percorrere il viale dalla parte opposta quando sento  qualcuno chiamarmi.

"Nick" una voce cristallina, inconfondibile. Joe.

Mi volto e lo vedo affacciato alla finestra che aveva aperto. Mi fissava quasi sconvolto e aveva un leggero sorriso sul volto.

Di colpo tutti si alzano e raggiungono Joe alla finestra assumendo la stessa espressione.

Non so che fare, vorrei andare via perchè temo il loro giudizio. Ma non mi danno nemmeno il tempo di pensare.

In pochissimi secondi sono tutti usciti e mi trovo avvolto da due forti braccia. Joe in lacrime mi abbraccia e così inizio anche io a piangere.

Poi arriva Kevin e senza dire nulla si aggiunge all'abbraccio.

Sento il calore invadermi, sono a casa.

Poi è il turno dei miei genitori e delle mie cognate.

Dopo un primo shock generale entriamo a casa.

Tutti ridono e piangono allo stesso tempo.

Iniziano a tempestarmi di domande, ma nessuno mi rinfaccia o mi fa pesare in alcun modo quello che ho fatto.

La serenità si è di nuovo impadronita di me e di questa famiglia.

Ora sono certo che passerò il Natale più bello di tutta la mia vita.





                                                                                                                         " Commettere errori è semplice, difficile è ammetterlo".









Spero che il finale vi sia piaciuto perchè non sapevo come farla finire, se male (ossia farlo andare via senza che nessuno se ne accorgesse) o bene. Poi alla fine ho optato per il finale felice.

E si può anche dire: e vissero tutti felici e contenti.

Be' i commenti sono sempre ben accettati.

Un bacio,Aly. ;)



  
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