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Autore: Elagda    28/01/2011    0 recensioni
Un primo potente colpo si abbattè sulla pelle di uno dei tamburi, seguito subito dopo, freneticamente, da altri. I colpi squarciavano l'aria con le onde che emettevano, sferzate vibranti capaci di mettere ansia e carica allo stesso tempo.
Il ritmo crebbe e così anche il furore dei colpi, ogni tanto l'acuto schianto dei piatti, scandito ogni venti battute per spezzare il tono cupo dell'esibizione, o per attrarre attenzione verso i coni brillanti che si muovevano a ogni colpo traballando.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sottile colonnina di fumo si alzava nel cielo della campagna, rumore di ciocchi di legno che scoppiettavano. Il cavallo si fermò vicino al recinto, tendendosi verso la mano che gli offriva una carota.
La filamentosa coda bianca sferzò l'aria, alla pacca del padrone sulla forte schiena.
--Jared, è tardi! Dobbiamo andare a prendere Josh, non volevi venire?-- la voce di una ragazza che cercava l'attenzione del ventenne cugino.
Occhi verdi e selva nera, la camicia leggera aperta sul torace pallido e il ventre appena appena muscoloso. Si voltò verso la cugina e alzò una mano. Aveva capito.
Corse in casa e prese la borsa dove infilò una camicia, un paio di occhiali da sole e ci trovò dentro le sue bacchette. L'occhio cadde sulla forma coperta dal lenzuolo, in fondo alla sua stanza... erano tre anni che non la toccava. Ma si disse che quei bastoncini di legno non davano fastidio a nessuno lì dentro, così chiuse la borsa, la caricò in spalla e scese, andando in macchina.
Fu un viaggio silenzioso, Liz non parlava, Jared guardava assente fuori dal finestrino. La campagna iniziò a lasciare posto alle prime case di periferia.
--Come ti senti oggi?-- la voce della ragazza ruppe il silenzio.
Jared la guardò per un attimo e poi fissò la strada davanti a loro.--Non ho idea di che parli--
Da settimane ormai facevano questo "gioco", più o meno da quando lui aveva iniziato a non andare più dal suo psicanalista, nè dal medico. E allora Liz aveva iniziato a prendere il loro posto: lo riempiva di domande a cui lui non rispondeva e lo rincorreva con antibiotici e termometri.
--Parlo delle tue medicine-- continuò lei.--Non le prendi più-- non era una domanda.
--Non mi servono--
--Se te le hanno date vuol dire che ne hai bisogno-- inveì lei.
--Ma se le prenda lui... saranno anni che non si scopa più sua moglie--
--Jared!-- sbottò Liz, e fu tutto quello che si dissero per il resto del viaggio. Si fermarono vicino a una scuola. Era lì che andava Josh, il fratellino di Liz.
Se non fosse stato per quel ragazzino petulante e gasato, Jared si sarebbe già sparato tra gli occhi. Mentre Liz scendeva per andare a prenderlo, anche Jared uscì dall'abitacolo. Guardò la scuola.
Liz diceva che Josh era ancora piccolo, andava in prima superiore ed era facile mira di quelli più grandi... ma era solo l'isteria di una venticinquenne con istinti materni troppo sviluppati e con la post-crisi da separazione dal fidanzato.
Decise di fare un giro, Jared. Mancava ancora un quarto d'ora all'uscita, e non gli andava di sorbirsi le parole di Liz su quanto fosse ingiusto che i loro genitori li avessero lasciati così presto. Se gli zii e i suoi genitori li avevano fatti restare orfani, non potevano più farci niente.
Liz e Josh però ne avevano risentito meno, non li vedevano comunque mai, li avevano sempre considerati estranei che ogni tanto versavano soldi nei loro conti bancari.
Il ventenne si fermò nell'atrio, con lo sguardo puntato nel vuoto, assente.
Una bidella lo guardava male ma lui la ignorò e si avvicinò alla bacheca: un corso di fotografia, serate organizzate, cene di istituto, cercasi informatico, corso di giornalismo, vendesi motorino in buone condizioni... cercasi batterista.
Jared fissò gli occhi verdi su quel foglietto e memorizzò il posto e l'ora in cui c'erano gli incontri e le prove. Era una cosa stupida, lo sapeva... non suonava da tre anni e nemmeno aveva voglia di passare il suo tempo con dei liceali... ma avrebbe fatto di tutto per farla finita con le sue giornate monotone.
Liz che lo rimproverava, Josh che correva per casa, e lui chiuso in camera al buio a cercare di non pensare.
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-…She's so unnaturally, Demons they follow me…- Resto a fissare  Lambo che avidamente tiene il suo microfono,mentre Kristal,vicino a lui, batte il piede pronta per la sua parte. Abbasso lo sguardo verso il mio basso.
-I quit running away from me, convinced that I have grown, but found out!- Ed ecco che le loro voci si uniscono,a formare una delle melodie che più adoro. Chiudo gli occhi per godermi appieno quello splendore,continuando a muovere le mie dita veloci. Poi,il batterista si ferma improvvisamente,si alza e butta le bacchette. Tutti gli altri si fermano,compreso me.
-Non riesco a seguire i vostri ritmi troppo veloci! Mi ritiro assolutamente! È impossibile!- Sbraita,per poi prendere le sue bacchette e uscire. Mi giro appena verso Loach che fa spallucce. Mi passo una mano tra i capelli e sospiro.
-Abbiamo perso un altro batterista,eh?- Ride Kristal. Scuoto la testa,disperato,per poi sedermi sul divano e prendere un taccuino dal tavolino. Sbarro anche “George Streisand”,aggiungendolo ai nomi dei batteristi persi. In realtà non abbiamo mai avuto un vero batterista,dicono tutti che le nostre tecniche sono troppo veloci per ragazzini adolescenti. Ma noi ci troviamo bene così. Sento che Lambo poggia la chitarra sullo schienale nel divano e fa un salto,per poi ritrovarmelo vicino. Gli rivolgo uno sguardo veloce e poi torno al mio taccuino. Passo il dito su tutti i nomi segnati
-Dieci. Dieci batteristi. Forse dovremmo mettere altri volantini fuori dalla scuola,non credete?- Parlo finalmente dopo un prolungato silenzio da parte di tutti. Alzo gli occhi e tutti contemporaneamente annuiscono,poi si lanciano un’occhiata complice.
-…Che fai tu naturalmente. – Kristal esprime il parere di tutto il gruppo. Traditrice,sempre a me i lavori più difficili. Alzo le mani in segno di sconfitta.
-Va bene,va bene,ci penso domani durante la lezione – Rido.
 
La professoressa continua indisturbata a spiegare filosofia,qualcosa su qualcuno che diceva che in realtà dopo un periodo di caos,giunge sempre la calma. Sospiro,tornando a ripassare con la china l’avviso per un nuovo batterista. Una scritta semplice: “Cercasi batterista” con ora,giorno,indirizzo e numero sotto. Un numero apposito per queste occasioni. Mi sento chiamare da dietro,con un odioso diminutivo che solo una persona può usare.
-Che vuoi?- Mimo con la bocca e facendole una smorfia,mentre la sua compagna di banco ride sommessamente. Kristal mi fulmina,lanciandomi un pezzo di gomma.
-Mio caro,appena finisci il disegno vado io a fotocopiarlo e appenderlo per le varie bacheche,questo filosofo mi sta facendo scendere le palle a terra!- Sbuffa,gonfiando gli occhi e spalancando gli occhi.
-Trans- Le dico solamente,rigirandomi. Le sento ridacchiare,che sceme. Sorrido anche io e giro pagina,vedendo che il secchione accanto a me ha già girato pagina da un po’. Continuo a tracciare linee dritte e pulite sul mio disegno,niente disegnini questa volta,non siamo mica froci! Mai lasciare i volantini a una donna,non si sa che cosa potrebbe combinare,come cartoncini rosa all’aroma di fragole. Ma sono cose da presentare?
-Terra chiama Malbarn,terra chiama Malbarn- Tutta la classe scoppia a ridere. Alzo leggermente lo sguardo verso la voce che mi richiede. La professoressa è china su di me.
-Sono qui. – Rispondo,incrociando le braccia. Lei guarda il foglio.
-Un altro batterista? – Mi chiede.
-Sì,professoressa- Rispondo io. Lei fa una smorfia e mi prende il viso,muovendolo a destra e a sinistra.
-Non aver vergogna di chiamarmi mamma a scuola! Sai che non mi dispiace!- Esclama lei,tra le risa generali della classe. Le do un colpo con la mano,per liberarmi e poi massaggiarmi la mascella. È sempre stata una stronza. Anche il secchione vicino a me ride,tenendo la testa bassa. Lui non guarda mai nessuno.
-Grazie,vecchiaccia- Sussurro appena,passando dietro il mio disegno. Lei è già lontana,sculetta come se qualche ragazzino potrebbe interessarsi. E purtroppo è vero,giungono voci che se la faccia con alcuni di quinta. In fondo è più grande di me di soli quindici anni. Chiudo gli occhi quando un brivido mi percorre la schiena,mi chiedo ancora come abbia fatto a diventare professoressa. Fisso Kristal che esce dalla classe con il foglio dentro i pantaloni. Tranquilla,non si vede niente. Scuoto la testa e ridacchio,abbassando la testa verso il libro,con il buon pretesto di seguire,ma purtroppo in meno di due minuti mi perdo nell’immensità dei miei strani pensieri.

Raggiungo la sala prove prima di tutti,devo organizzarmi il lavoro prima di tutti,altrimenti quelli li rompono le palle e finisce tutto in merda. Attacco al vetro uno dei volantini e mi assicuro che da fuori si veda bene. Sistemo gli strumenti che quei casinisti lasciano sempre incustoditi e metto in mezzo alla sala la nostra batteria. Preparo l’occorrente: quattro sedie,un tavolino per me,insieme a un foglio e una penna. Mi siedo rilassato nel divano,quando la porta si apre di scatto. Mi giro velocemente leggermente spaventato e vedo Lambo tutto interno a trascinare una cassa piena di birra.
-Potresti anche aiutarmi,eh!- Mi dice,tenendosi la schiena.
Lambo è il chitarrista/cantante secondario del gruppo,in realtà il suo nome completo è James Erwin Becker,ma data la somiglianza con un personaggio dei cartoni animati di nome Lambo,gli è stato dato questo soprannome dai tempi remoti della scuola elementare.
Ci scoliamo due bottiglie,poco prima di veder arrivare gli altri componenti. Mancano dieci minuti alle quattro.
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Jared gettò a terra la sigaretta e infilò le mani nelle tasche, alla cintura aveva le bacchette, infilate in un taschino interno.
L'eterna camicia senza maniche, aperta, stavolta con una semplice canottiera nera a coprire il torso.
Salì i pochi gradini con aria tremendamente annoiata e si appoggiò con gli altri cinque candidati al muro accanto alla porta.
"Accidenti, sono ragazzini..." per un attimo si chiese come avesse potuto anche solo passargli per l'anticamera del cervello di presentarsi. Un ragazzo se ne uscì tutto incazzato e lo sorpassò.
C'erano un paio di ragazzette che iniziavano a discutere dei batteristi fantasma. Jared sedette a terra e le ascoltò distrattamente, fissando la porta.
Da dentro arrivava la musica... chi era che stava scotennando quella povera batteria?
--Quanti sono?--
--Dieci... pare una maledizione. Sembrano tutti isterici, come se suonare la batteria li rendesse tutti degli squilibrati--
Jared le guardò di sottecchi chiedendosi se non fosse semplice isteria oppure le malelingue che volevano infilare sul nome di quel gruppo. Dopo altri due ragazzi, che sembravano avere poco meno della sua età, decise di alzarsi e spolverandosi il retro dei pantaloni, aprì la porta e se la richiuse alle spalle.
Quanto voleva una sigaretta...
Li guardò grattandosi una spalla e fece un cenno col capo, senza guardare nessuno in particolare.
L'unica ragazza del gruppo lo stava squadrando.--E tu sei...?--
--Jared-- rispose lui, non troppo contento di dover fare le presentazioni. Le odiava come odiava recitare, da bambino, le poesie di Natale. Forse per questo aveva capito di essere ateo, chissà...
Un altro si mise a ridere e lui non capì perchè.--Da quant'è che suoni?--
--Undici anni-- risposta secca. Niente sfumature: era lì per suonare, non per farsi una scheda anagrafica.
--Perchè hai scelto di rispondere all'annuncio?-- continuò la ragazza.
Un ragazzino dietro di lei stava scrivendo, che cosa non lo sapeva e nemmeno gli fregava. Anche se qualcosa gli faceva continuamente pensare la parola municipio, Jared cercò di fissarsi su qualcos'altro, tipo la batteria che c'era lì. Non era male, anche se gli mancava la sua.
Alzò le spalle.--Mi andava--
--Davvero un gran chiacchierone, eh?-- fece il ragazzo che aveva riso poco prima.
Un sorrisetto acido comparve sulla faccia di Jared, acido come il verde dei suoi occhi. Aveva la forte tentazione di spaccare una parete a calci, così... perchè si annoiava ad essere guardato come un alieno da quei ragazzini.
La ragazza a quel punto gli indicò la batteria.--Bene, Jared, che ne dici di farci sentire qualcosa?-- chiese, con un sorriso.
Jared prese le bacchette dalla cintura e andò a sedersi, posizionandosi dietro ai tamburi e ai piatti, poi cercò di farsi venire in mente qualcosa. Provava da due giorni, e aveva scoperto con sollievo che non si era rincretinito come credeva.
Un primo potente colpo si abbattè sulla pelle di uno dei tamburi, seguito subito dopo, freneticamente, da altri. I colpi squarciavano l'aria con le onde che emettevano, sferzate vibranti capaci di mettere ansia e carica allo stesso tempo.
Il ritmo crebbe e così anche il furore dei colpi, ogni tanto l'acuto schianto dei piatti, scandito ogni venti battute per spezzare il tono cupo dell'esibizione, o per attrarre attenzione verso i coni brillanti che si muovevano a ogni colpo traballando.
Qualche battuta feroce e poche deboli, una sequenza debole e qualche secondo di puro delirio, uno schianto, un botto, uno sparo di cannone, l'esplosione. Il silenzio.
Jared restò con gli occhi fissi su un piatto che ancora vibrava, e lo fermò con una mano, alzandosi. Tornò in mezzo alla stanza, senza guardare nessuno, se non la porta.
S'infilò le bacchette in tasca e si guardò una mano su cui Josh aveva scritto con qualche scarabocchio. Quando dormiva glielo faceva sempre, quel moccioso stressante... ma sempre meno della sorella.
--Se ho finito andrei-- enunciò in un fil di voce, diretto alla porta, che varcò e tornò sul corridoio. Oltrepassò il resto della fila e iniziò a scendere placidamente le scale.
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Finii di scrivere il suo nome sul foglio,e vidi entrare un altro ragazzo.
-Dov’è finito l’altro?- Urlo quasi,prendendo Loach per le spalle. Lui mi guarda con la bocca mezza aperta e punta il dito alle scale. Mi alzo tutto agitato,era perfetto! Esco,per poi tornare dentro.
-Come si chiama?- Chiedo,trepidante di andare a recuperarlo.
-Jaaaared- Cantano in coro,alzando gli occhi al cielo. Corro giù,superando tutti i ragazzi seduti nelle scale,erano davvero tanti. Stava uscendo dalla porta a passi lenti,ma ormai era troppo tardi per fermare la mia folle corsa. Finisco letteralmente sulla sua schiena,ma per fortuna non cadiamo in terra. Mi stacco velocemente,passando la mano sui vestiti. Si gira e mi guarda scettico,con un sopracciglio inarcato. Non so cosa dire,ora.
-Sei perfetto. Sempre se non impazzirai con l’andare del tempo. Ma sei abbastanza bravo,non ho intenzione di sentirne altri. Accetti?- Chiedo,poco prima di scrollare le spalle e ridere.
-Certo che accetti,sei venuto a fare il provino!- Gli faccio cenno di seguirmi e,una volta arrivati su,cerco di attirare l’attenzione di tutti.
-Mi dispiace,ma questo provino è finito- Lambo mi guarda male,affacciato alla porta. Mi immagino i suoi pensieri,” che cazzo sta facendo sta testa di cazzo?”. In fondo è sempre stato un ragazzo delicato.
Faccio un sorriso a tutti e loro borbottano qualcosa,insoddisfatti. Come una mandria si volatilizzano,lasciando cartacce e mozziconi di sigaretta dappertutto.
-Bene,entriamo- Dico a Jared che ancora sta dietro di me. Mi segue dentro e mi chiudo la porta alle spalle. Kristal lo guarda,do un’occhiata anch’io,in effetti è un bel ragazzo. Loach gli offre una birra e Lambo gli chiede se fuma. Lui acconsente e prende una sigaretta. Kristal subito si avvicina,lodando la marca delle sigarette. Iniziano a parlare,mentre io mi metto alla scrivania,a scrivere del nostro nuovo gruppo e delle varie scalette per i prossimi concerti.
-Domani bisogna eliminare tutti i volantini da scuola- Borbotto,togliendo la penna dalla bocca. Loro ridono,spensierati. Non mi ero ancora presentato.
 
Quella sera non tornammo molto tardi dalle prove,in realtà non avevamo nemmeno provato. Kristal doveva uscire con un’amica,quindi non potevamo nemmeno tornare insieme. Il sole era già tramontato,quindi era l’ora ideale per andare a casa con la musica alle orecchie,senza nessuno in strada,niente macchine e un cielo spettacolare. Misi su un album degli Avenged e camminai a passi lenti verso casa,non era molto lontano e volevo godermi appieno quel mix di calma e serenità.
Superata una curva,riconobbi l’andatura lenta di quel ragazzo che era il nostro nuovo batterista. Camminai più velocemente,dovevo ricordargli le prove,visto che non ci eravamo organizzati.
-Jared!- Lo chiamai,facendo la mano per farlo girare. Questo però non sembrò sentirmi. Mi misi a correre per poi fermarmi e tenere un suo braccio. Ero proprio davanti a casa.
Ansimai un pochino per la corsa.
-Ricordati,domani,alle quattro nella stessa casa- Dissi,per poi mollarlo e attraversare la strada,aprendo il cancelletto. Lo sentii allontanarsi,non era un tipo molto colloquiale.
Quella sera,mentre mi esercitavo in matematica,il mio telefono vibrò,segno di un nuovo messaggio.
“Ho il numero di Jared,il numero di Jared! Ci stiamo sentendo,secondo te può funzionare? Baci,Kriss”
Sospirai,scuotendo la testa divertito. Quella ragazza era fin troppo strana,da quando era entrata nell’adolescenza. Spensi il cellulare senza risponderle,non mi avrebbe lasciato in pace altrimenti,e addio ai compiti. Per fortuna non era nemmeno venuta a casa per vedere se ero ancora vivo,piccola peste di ragazzina. 
   
 
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