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Autore: Sekunden    29/01/2011    6 recensioni
"Grazie" fu semplice dirlo, così.
"Per cosa?" domandò corrugando la fronte. Era così rilassata.
"Il dolore è passato" annuncia calma, tranquilla, pura.
"Ne sono contento" sorrise ammirandola, illuminata dalla luce di un sole desiderato per tanto, troppo tempo.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Rose Famil
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi, pronta a pubblicare una One-Shot strappalacrime, dedicata a loro due. La coppia che fino a due giorni fa odiavo, specie Rose. Invece dopo aver visto stanotte la 2x12 "The Descent", ho cambiato idea.
Mi sono semplicemente resa conto che Rose e Damon erano due splendidi amici. Entrambi si completavano, si consigliavano e si aiutavano.
Pertanto, quando ho visto questa parte della puntata in cui Damon uccide Rose per liberarla dal suo dolore... dire che ho pianto è dire poco.
Non ho resistito quindi a scrivere qualcosa su loro due.
In ricordo... di una grande amicizia.

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...Remember My Name...
# ...Wish U Were Here... #
ONE SHOT


Damon la cullava tra le sue braccia, poggiato sul materasso di quel letto.
"Chi l'avrebbe mai pensato che fossi un bravo ragazzo?" domandò ironica, con un filo di voce. Era straziante.
Come suo solito egli sorrise, negando. "Non sono bravo" si avvicinò. "Sono cattivo, mi piace" affermò ridendo leggermente, come sempre.
"Menti" rispose lei guardando un punto fisso nel vuoto, contestandolo.
Rose però aveva bisogno di riposare, era più che esausta. Quel maledetto morso la stava - lentamente - uccidendo.
"Shh" Si abbassò per darle sicurezza. "Dormi e basta" lei chiuse gli occhi lentamente, con lo sguardo di una ragazzina malata in cerca di conforto.
"Dormi" ripeté accarezzandole una spalla, mentre continuava a cullarla dolcemente. Finalmente si addormentò.

Un meraviglioso paesaggio, di fine estate, era intorno a lei. Rose correva nella prateria, con addosso una semplice veste blu, guardandosi intorno e scrutando ogni singolo dettaglio. Un gruppo di cavalli tranquillamente si cibavano d'erba. Si avvicinò ad uno di essi, un cavallo bianco perla, e gli accarezzò la criniera delicatamente.
La sua attenzione era rivolta ai confini colmi di alberi verdi, e ai rumori piacevoli del luogo. Corse leggermente, volteggiando, mentre i suoi capelli rossi si muovevano un pò. Damon era seduto a fissare anch'egli quel meraviglioso paesaggio, con uno sguardo pieno di tormento. Lei lo vide e si avvicinò allegra, quello sguardo scomparve.
"Questo era il mio posto preferito da ragazzina" si sedette di fianco a lui. "Come lo sapevi?" domandò
ammirando la sua pelle illuminata dal sole.
"Le voci girano" rispose lui, muovendo un pò il capo. Rose lo guardò alzando un sopracciglio.
"L'hai detto ad Elena" sorrise, rispondendole. Lei guardò per un momento a terra, poi corrugò la fronte. "Sto sognando?" chiese incredula.
Egli fece cenno di non sapere, allora lei rise leggermente. Era così piacevole sentirla ridere.
Rose alzò lo sguardo al cielo e chiudendo gli occhi annusò piano l'odore di campagna che riempiva a pieno i suoi polmoni. Sospirarono all'unisono. "Il sole è così caldo" disse, mentre riusciva a sentire in ogni singolo punto della sua pelle quel calore che per cinquecentoquarant'anni non aveva più percepito. "Mi manca" continuò. "Mi manca essere umana" confessò. I suoi ricordi raffioravano, come se fossero ancora vivi e accesi. L'umanità che era in lei non era scomparsa, mai. Era questo che la distingueva da tutte. "Essere umani non è così divertente" Damon voleva consolarla, con il suo solito sarcasmo.
"Avevo degli amici, avevo una famiglia... Ero importante per gli altri" ribatté lei annuendo, ricordando ancora la sua vecchia vita.
"Lo sei ancora" la guardò confortandola. "No... ma tu lo sei" disse, guardandolo. Egli corrugò la fronte. "Ti sei costruito una vita, che tu lo voglia ammettere o no" continuò. Non ci credeva, non era vero. Rose riusciva sempre a farlo riflettere, anche se non era la realtà. Stavano sognando, ma tutto ciò che lei diceva era semplice e pura verità.
"Io ho passato cinquecento anni solo ad esistere" aggiunse. "Non avevi scelta, scappavi da Klaus" lei scuoté la testa. "Si ha sempre una scelta".
Ci fu un momento di silenzio, entrambi non sapevano cosa dire. "Sai, stai rovinando il nostro giorno perfetto con questo tuo borbottare filosofico" scoppiarono a ridere e lei non poté fare a meno di abbracciarlo. Stringerlo a se come un fratello, un amico, come il primo amore.  "Mi piacerebbe godermi l'aria fresca. Lo faresti con me?" domandò lei con un tono provocatorio. "Per un pò" rispose lui annuendo. Poi sorrisero, e la prese tirandola a sé, lasciandola distendere sulle sue gambe. Il suo capo era poggiato delicatamente sulla spalla destra di Damon, mentre le loro dita si intrecciavano, stringendosi. Guardavano in silenzio il panorama, lei riusciva a sentire il suo cuore battere, e lui sentiva il profumo dei suoi capelli rossi.


Damon fissava il vuoto della sua stanza, tenendo saldamente Rose tra le sue braccia. Riposava tranquilla, finalmente era serena.
Gli occhi dell'uomo però, erano arrossati, lucidi. Di lì a poco sarebbe accaduto
.

"Grazie" fu semplice dirlo, così.
"Per cosa?" domandò egli corrugando la fronte. Rose era così rilassata. Le loro mani continuavano ad intrecciarsi, Damon la cullava stringendola al suo petto.
"Il dolore è passato" annuncia calma, tranquilla, pura.
"Ne sono contento" sorrise ammirandola, illuminata dalla luce di un sole desiderato per tanto, troppo tempo.
"Li vedrò di nuovo?" domandò lei, spontaneamente. Egli la guardò corrugando la fronte. "La mia famiglia" aggiunse Rose.
"Penso che vedrai chiunque tu voglia vedere" rispose lui, confortandola con le sue supposizioni. Lei sorrise immaginandolo. "Sarebbe bello" affermò contenta.
"Forse vedrò di nuovo Trevor" alzò leggermente il capo, entusiasta di ciò che diceva. Finalmente cominciò a capire cosa stesse accadendo.
"Non ho più paura!" esclamò guardandolo con serenità. Fu in quel preciso momento che Damon capì che poteva agire.



Lasciò la sua mano gelida lentamente, quasi come se non volesse staccarsi. Un lieve sorriso pendeva dalle labbra di Rose, addormentata completamente. Damon prese quel dannato paletto tra le mani, prima con quella sinistra, poi con la destra. Lo puntò dritto al cuore della vampira.
Deglutiva a fatica. Non riusciva quasi a respirare. Un improvviso brivido percorse la sua schiena, era un misto tra paura e dolore. Non voleva, non ci riusciva.

Rose si alzò di colpo, guardandolo. "Facciamo una gara fino agli alberi" disse lei sfidandolo. "Beh, perderai!" disse lui ironicamente, senza mai lasciarle andare la mano. Lei scuoté la testa, "Sono più vecchia e più veloce" spalancò la bocca e la guardò. "Lo pensi sul serio?" si alzò da terra, mentre lei rideva forte per la sua risposta. "Beh, sono io a creare il sogno, magari barerò" ribatté guardandola, gesticolando. Sembravano due amici che si prendevano in giro a vicenda stuzzicandosi. Lei si avvicinò, sorrise con malizia e divertimento. "Al tre" sussurrò sfidandolo.

Stringeva quel paletto tra le mani, preparandosi. Non aveva più intenzione di aspettare, di lì a poco sarebbe tutto fi
nito.

Rose si guardò intorno e cominciò a contare. "Uno"


Le sue mani tremavano, il suo sguardo era dannato. Non ci riusciva, ma doveva farlo. Doveva liberarla da quel dolore.

"Due"

Un colpo secco, via. Il paletto l'aveva trafitta, e un lieve gemito accompagnò Rose nel suo ultimo istante della sua lunga vita.
Damon aprì la bocca, non riusciva più a fermare le sue emozioni. Una lacrima gli rigò il viso, mentre tutti i momenti passati con Rose, i suoi consigli e le sue parole rimbombavano nella sua mente. La colpa era sua, Jules doveva mordere lui, non lei.
Avrebbe preferito morire al suo posto, invece che perderla. Lentamente il viso di Rose cominciava a screpolarsi, le labbra erano grigie e disidratate. Era morta, il cuore di Rose non batteva più, anche se metaforicamente.
Un lieve singhiozzo spezzò quel silenzio tremendamente malinconico.
Damon stava piangendo. Non l'avrebbe mai ammesso, che il suo lato umano era di nuovo lì a tormentarlo.
Poggiò il suo mento sul capo senza vita di Rose, e rimase così per un pò, mentre le lacrime salate bagnavano quei capelli rossi spenti.
Rose non era un'amante, né un mezzo per dimenticare Elena; lei era un'amica, forse la sua unica vera amica. Gli aveva insegnato ad amare di nuovo, a rendersi conto che nella sua non-vita poteva contare qualcosa. Riusciva a farlo star bene, nonostante tutto. Però l'aveva uccisa lui, l'aveva condannata a morte per colpa del suo stupido orgoglio. Questo, Damon, non se lo sarebbe mai perdonato.
Forse era arrivato il momento di spegnere le sue emozioni, di premere quel famoso tasto di cui parlavano tanto. Forse, doveva semplicemente abbandonarsi alla sua vera natura.
Magari, sarebbe stato meglio.

FINE.
 

   
 
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