Maledetto telefono!
Il capitano Montgomery
era da alcuni minuti al telefono nel suo ufficio. Esposito dalla sua scrivania
poteva vederlo annuire più volte e ogni tanto voltarsi verso quella che
normalmente è la postazione del detective Beckett.
-Secondo te cosa sarà
successo?- chiese Esposito lanciandosi come suo solito verso il collega con
tutta la sedia. Una brutta abitudine imparata da Castle!
-Non ne ho idea! So
solo che la telefonata arrivava dalla sezione furti e rapine. Ma dov’è Beckett?
Di solito a quest’ora è già alla sua scrivania! È sempre la prima ad arrivare…
-Magari prima di
venire in ufficio ha deciso di passare ad interrogare il socio della vedova Crowd. Ieri sera diceva che c’era qualcosa nelle parole
della vedova che non la convinceva fino in fondo, ricordi?
Ryan per tutta
risposta si limitò ad annuire con un cenno del capo. Esposito notò che tutta la
sua scrivania era disseminata di confetti di ogni forma e colore.
-Si può sapere che
cosa stai facendo? Vuoi suicidarti ingoiando una dose massiccia di zuccheri? O
aumentando pericolosamente il tuo colesterolo?
Ryan alzò per la prima
volta gli occhi dalla scrivania per fissare l’amico.
-Ahahah, davvero divertente, Javier! Jenny
sostiene che non sto facendo abbastanza per organizzare le nozze e questo,
sempre secondo lei, sarebbe indicativo di un mio ripensamento! Io le ho detto
che non è vero e per dimostrarglielo mi sono preso l’impegno di sistemare
alcune cosette per il matrimonio…ad esempio i
confetti! In effetti, sono tutti molto buoni, ma sono molto indeciso! Credo che
chiederò a Castle un consiglio…
-Perché a Castle?- evidentemente Esposito era risentito per essere
stato messo in secondo piano dallo scrittore. A Ryan non sfuggì il tono
dell’amico.
-Forse perché Castle si è già sposato due volte…ma
se dovessi aver bisogno di aiuto per eliminare la mia futura suocera…mmhh, no, in effetti chiederei ancora a Castle! Credo mi sarebbe comunque più utile…
Esposito guardò il
collega con aria fintamente offesa, ma non ebbe il tempo di replicare.
-Ehi, ragazzi! Sapete
dove è Beckett questa mattina?- il capitano aveva terminato la telefonata e ora
era davanti alla scrivania di Ryan.
-Ce lo stavamo giusto chiedendo…- rispose Ryan mentre analizzava un confetto
delle dimensioni di una pallina da baseball chiedendosi mentalmente come fosse
possibile ingerire una cosa del genere senza morire all’istante.
-Sì, beh…vedo che siete molto impegnati- commentò Montgomery
rivolgendosi ad Esposito.
-C’è qualche problema,
capo?
-Pare che qualcuno
stanotte sia entrato nell’appartamento di Beckett…tranquilli,
molto disordine ma sembra che non sia sparito nulla. Il vero enigma è che
nessuno sembra sia riuscito a trovarla!
-Che intende, signore?
-Beh, ieri sera
Beckett se ne è andata da qui verso le 18.30, giusto? Se nessuno l’ha mai vista
tornare a casa, dove può essere finita?
Ryan ed Esposito si
guardarono per una frazione di secondo: nella loro mente passarono in rassegna
tutte le possibili (e sensate) risposte alla domanda posta dal capitano.
-Capitano, lei non
crederà che qualcuno…- cominciò titubante Ryan.
-Io non credo niente,
detective Ryan! Vedete di ritracciarla al più presto e di informarla di quanto
è accaduto!- e afferrando uno dei confetti di Ryan se ne tornò in ufficio.
Esposito lasciò che
Montgomery si allontanasse prima di rivolgersi all’amico.
-Credi che dovremmo
preoccuparci?
-Magari è solo da Josh!- suggerì Ryan speranzoso.
-No, non è possibile. Lanie si è accidentalmente lasciata sfuggire che il medico
se n’è andato in Africa e che per questo si sia lasciato con Beckett. Ehi, però
tieni la bocca chiusa su questa cosa! Se Lanie scopre
che ti ho detto qualcosa mi uccide!
Ryan sorrise in
direzione dell’amico annuendo nuovamente come poco prima.
-E se chiamassimo Castle? Magari lui sa dove è finita…quei
due vivono praticamente in simbiosi- suggerì Esposito.
-Buona idea. Io chiamo
Beckett e tu chiama Castle. Magari uno dei due avrà
fortuna!
Qualche isolato più in
là, nel cuore dei quartieri alti di New York, una donna dai lunghi capelli
castani dormiva beatamente con la testa appoggiata al petto di Rick Castle. L’uomo la guardava dormire in silenzio
accarezzandole i capelli e cercando di non svegliarla da un sogno che sembrava
essere piacevole, o almeno così pareva visto il sorriso stampato sul volto
della donna.
Adorava osservarla
dormire tenendola tra le proprie braccia: per una volta non era lui a sembrare
un bambino! E di certo mentre dormiva Kate Beckett era molto meno pericolosa di
quando era sveglia!
Pochi istanti dopo la
donna si mosse strofinando il viso sul petto di Rick, cosa che lo faceva
impazzire ogni volta. Segno che si stava svegliando.
-Buongiorno
dormigliona!- le disse Rick sorridendole teneramente.
Anche la donna
sorrise, ma solo per pochi istanti. Giusto il tempo di rendersi conto di quello
che era accaduto. Di nuovo. Facendo leva sulle braccia forti, la donna si
sollevò quanto bastava per guardare Rick dritto negli occhi.
-L’hai rifatto vero? Mi
hai di nuovo guardata mentre dormivo! Lo sai che non lo sopporto, Castle!
-Oh, andiamo, Kate!
Che male c’è? Non te ne accorgi nemmeno! Stai dormendo!
-Non è vero, me ne
accorgo benissimo! E lo sai che mi mette in imbarazzo!
-Ma come è possibile?
Sei totalmente incosciente mentre ti fisso!
-Beh, ma io lo sento!
E poi quando mi sveglio capisco che mi stavi fissando!
-Soffri di imbarazzo
retroattivo, Beckett?
La donna non rispose,
ma si limitò a fissarlo in tralice. Come al suo solito. E quello sguardo
normalmente poneva fine alla discussione.
-Ok, prometto che non
lo farò più, contenta?
Rick assunse la sua
solita aria da bambino dispettoso e Kate non riuscì a non sorridere.
-Sarei più contenta se
tu riuscissi a mantenere la promessa, ma so già che non lo farai. Forza, è ora
di alzarci! Devo andare al distretto e sono già in ritardo!- disse Beckett
prendendo il cellulare che aveva appoggiato sul comodino prima di andare a
dormire la sera prima.
-Dannazione! Si è
spento! Devo decidermi a cambiarlo! Anche perché è uguale al tuo, Castle. Prima o poi finiremo per scambiarcelo!
Kate riaccese il
telefono notando la presenza di diverse chiamate in segreteria. Probabilmente
dall’ufficio. Ma non fece in tempo a controllare perché le braccia di Rick la
riportarono accanto a lui sotto le coperte.
-Dove credi di andare,
Kate? Non ti sei scordata qualcosa?- chiese l’uomo con un sorriso infantile sul
volto.
La detective lo fissò
perplessa per qualche istante non comprendendo a cosa si riferisse, complice il
fatto che quando Rick l’abbracciava così lei tendeva a dimenticare tutto il
mondo circostante.
-Oh, vuoi farmi
credere che non ti ricordi che oggi è il tuo compleanno, vero?
-Il mio cosa? Ma che
giorno è?
-Comincio ad essere
preoccupato per te, detective! E pensare che quello distratto, sbadato,
superficiale, smemorato dovrei essere io tra i due!
-Ok…hai finito di vantarti, Castle? Con il caso che ho per le mani ho poco tempo per
pensare al mio compleanno. E onestamente non è che l’abbia mai festeggiato in
modo particolare.
-Lo so…ma quest’anno è diverso! Quest’anno, mia cara Kate, ci
sono io…
-Sembra una minaccia,
Rick, lo sai, vero?
-Vagamente lo è…
-Cosa hai in mente?- e
lo sguardo di Kate divenne severo. Conosceva le abitudini dispendiose e
soprattutto eccentriche di Rick e temeva le sue iniziative faraoniche. Ma nello
stesso tempo Kate non poteva non essere felice per l’attenzione che lui le
riservava per ogni più piccola cosa. Sentiva finalmente di poter contare su
qualcuno stabilmente.
Rick per tutta
risposta tirò ancora più a sé la sua Kate e la costrinse a riappoggiare la
testa sul suo petto per poterle nuovamente accarezzare i morbidi capelli.
-Niente di cui ti
debba preoccupare, promesso! Non ho affittato dirigibili con la scritta ‘buon
compleanno, Kate’, né ho pagato perché una scritta del genere apparisse in Times Square! So che tu
preferisci qualcosa di più semplice e intimo…qualcosa
che non sia assolutamente alla Castle! E verrai accontentata…sarò fastidiosamente sobrio! Tu vedi solo di
tenerti libera per questa sera!
Kate sorrise
continuando a disegnare con la punta delle dita strane figure sul petto nudo di
Rick. Sapeva quanto potere aveva su di lui e sperava con qualche moina al
momento giusto di scucirgli qualche informazione.
-E quindi, non posso
sapere di cosa si tratta?
-No, è una sorpresa…ma ti piacerà! Fidati di me!- e l’espressione che
Rick assunse era così tenera che Kate guardandolo negli occhi non potè trattenersi dal dargli un bacio. Inizialmente semplice
ed innocente. Ma Rick con un gesto improvviso ribaltò le posizioni e si trovò
sopra di lei, impegnato in un bacio tutt’altro che innocente.
-Rick, devo andare in ufficio…-
disse la detective non troppo convinta.
-E non puoi prenderti un
giorno di pausa? Dai, Kate…un giorno solo! Noi due soli…
Kate aveva
sottovalutato la potenza persuasiva a disposizione di Rick. E se in quel
momento un telefono non avesse cominciato a squillare Kate probabilmente
avrebbe acconsentito senza esitare alla proposta dello scrittore.
-Maledetto telefono- e
nello stesso istante un secondo telefono cominciò a squillare.
Kate e Rick si
guardarono ed allungarono il braccio destro ognuno verso il comodino più
vicino.
-Pronto- dissero in
contemporanea.
-Castle?- sentì dire Rick a Ryan dall’altra
parte dell’apparecchio con un tono non poco sorpreso.
-Beckett?- fu invece quello che disse
Esposito con lo stesso tono tra lo stupito e lo scioccato.
Rick e Kate si
guardarono per pochi istanti prima di capire quello che era appena successo. Si
erano scambiati il telefono!
Nota dell’autrice:
Questo è il primo capitolo: mi piaceva trovare un modo
simpatico per far venire alla luce la storia tra Kate e Rick! Spero sia
piaciuto anche a voi…e adesso come la prenderanno
Ryan ed Esposito? Fatemi sapere! A presto! Laura