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Autore: Mineko_    31/01/2011    2 recensioni
"Perchè doveva fare così male ogni volta che se andava?"
Adoro questo pairing,con tutta me stessa *-* diciamo che la frase rappresenta un po' tutta la storia,sia la fanfiction che il loro rapporto per come lo immagino io. Mi sono ispirata ad un'immagine che ho trovato su internet,in cui Ungheria sorregge Prussia ferito. Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SDENG!
Idiota.Idiota.Idiota.Idiota.
Prussia ne aveva combinata un'altra delle sue,in combutta con quegli altri due scemi di guerra. Ora a quanto pare,avevano deciso di occupare l'intera Europa;se la loro tattica per farlo era quella di rompere le scatole a tutti,beh ci stavano riuscendo. Infatti Gilbert aveva appena ricevuto una dichiarazione di guerra da Russia e per tutta risposta si era andato ad ubriacare!! "La guerra è un evento da festeggiare!" le aveva detto orgoglioso. Era un cretino,un incosciente. Non si era sicuramente reso conto di CHI si era messo contro. Che Ivan lo facesse a pezzi allora,pensò Eliza,arrabbiata e delusa come mai.

Il giorno della guerra arrivò. Gil indossò la sua divisa,sistemandola allo specchio.
"Ich bin awesome!!"
"Awesome un ciufolo,sei un idiota."
Si voltò ed incrociò gli occhi verdi di Ungheria,che lo fissavano scettici dalla porta.
"Mi dispiace ma non ho tempo per divertici,ora!So che hai voglia,ma ho una guerra da vincere!"
Arrivò l'ennesima padellata. Quei due si conoscevano sin da piccoli e da allora non c'era stata una volta che Ungheria non l'avesse battuto nella lotta. Erano sempre stati come cane e gatto.
"Buon divertimento!" disse Eliza dandogli le spalle.
L'ansia la divorava. Aveva un bruttissimo presentimento. Sentiva una stretta al cuore,come ogni volta che Gilbert partiva per il campo di battaglia..
Lasciò poi che la superasse,mentre blaterava sulla sua presunta magnificenza e potenza,che si sarebbe potuta meglio definire a suo parere o come una magnifica potenza o una potente magnificenza,ridendo con fare gradasso per quel gioco di parole da quattro soldi.
Se avesse scelto Rod,non avrebbe avuto questi problemi. Se avesse scelto Rod,ora starebbe in una casa grande e bella,percorsa da dolci melodie. Invece non aveva deciso un bel niente. Non aveva deciso nemmeno il motivo per cui era lì,in quel momento,a trattenere le lacrime mentre quel deficiente montava a cavallo.
Perchè doveva fare così male ogni volta che se andava?
"Yo Ungheria!Sarò qui in men che non si dica!"
Se qualcuno che non lo conosceva bene l'avesse sentito,non sarebbe riuscito a cogliere quel leggero tono serio ma nascosto che voleva dire "Non preoccuparti,starò attento."
Ma Elizabeth lo conosceva. Sapeva cosa voleva dire. Il loro rapporto si componeva di parole nascoste,lotte,sussurri silenziosi,spade incrociate e passioni represse.
"Let's Soldaten!!" gridò.
E partì.
"Sok szerencsét.." mormorò la ragazza ancora ferma sulla porta,quando ormai l'immagine di Gilbert era scomparsa nell'orizzonte.

La battaglia durò 3 mesi. Dal fronte arrivò la notizia di una parità che stava stremando entrambi,ormai più morti che vivi;si era deciso quindi di firmare la pace quanto prima.
Nel frattempo,Ungheria tornava a casa di Gilbert appena poteva,sollecitando i domestici a farle sapere non appena avessero avuto novità. Una terribile sensazione la dilaniava e non riusciva a liberarsene.

 

Fu che così che quando Gilbert tornò,lei era lì già da ore. Le avevano comunicato l'asprezza dello scontro,che non sapevano le condizioni del padrone. Eliza se ne infischiò e organizzò i preparativi per distogliere l'attenzione dal dolore che le bruciava il petto.
Tante volte aveva visto Gil tornare dalla guerra e tante volte il suo cuore aveva collassato. Ad ogni cicatrice che copriva il corpo di Prussia,corrispondeva una sull'anima di Ungheria. Era sempre un trauma vederlo tornare sporco del suo stesso sangue,con ossa rotte e in fin di vita. E lui sembrava così contento. Non avrebbe mai 
capito la sua sete di sangue,che prendesse il suo se era tanto assetato. Bastava che quella sofferenza si placasse.
"E' tornato!"
Elizabeth riuscì ad infilarsi e superare il correre dei servi in subbuglio con l'agilità di una gazzella e arrivò alle porte della reggia prussiana. Era una giornata nuvolosa quella,ma all'orizzonte il sole del tramonto era riuscito a farsi un po' di spazio e tingeva le nubi e l'aria di un cremisi scuro.
Dopo alcuni minuti,comparvero i soldati.
Erano decimati,tutti riportavano gravi ferite. Ma il più malconcio era proprio il loro condottiero:zoppicava,aveva un braccio penzoloni,i capelli bianchi sporchi di sangue e sudore,il volto emaciato e stanco,un profondo squarcio gli attraversava il petto.
Eliza era paralizzata. Quando se lo trovò di fronte,lo guardò con gli occhi piene di lacrime.
"Ich bin wieder da.." sorrise Gilbert,prima di collassare del tutto. Insieme a Prussia,caddero anche le lacrime di Ungheria,che lo sorresse urlando terrorizzata il nome del ragazzo.

 

Un profumo di iris lo fece svegliare.
Gil  aprì gli occhi,la visuale ancora confusa:ci mise cinque minuti buoni a riconoscere la sua stanza e, a  giudicare la luce che la illuminava,dovevano essere all’incirca le undici del mattino. Provò ad alzarsi, ma il suo corpo era bendato ed indolenzito,non immaginava che erano già quattro giorni che dormiva profondamente. La ferita infertagli da Ivan sembrava stare meglio,riusciva a piegare il busto tranquillamente;il braccio sinistro invece gli faceva ancora molto male e gli era stato legato dietro al collo. Si mise a sedere sul letto e solo allora vide che Elizabeth gli era seduta accanto,la testa poggiata sul letto,immersa nel mondo dei sogni. Subito notò le profonde occhiaie che le segnavano il volto e la tenuta da guerra con cui era vestita. Cosa stava succedendo?
Ung-“  sussurrò Prussia ,avvicinando la mano per svegliarla. Prima che potesse sfiorarla,la ragazza sussultò e si svegliò. I suoi occhi verdi si diressero subito al suo viso,lo sguardo ancora sonnolento e un po’ irritato.
Sei sveglio finalmente.”
Ore-sama non poteva morire!” cercò di scherzare Gil,ma dall’altra parte ci fu una reazione ancora più infastidita.
Ho delle cose da finire,-disse Elizabeth alzandosi- i trattati di pace non si concludono da soli. E già,li sto conducendo io al tuo posto,brutta palla al piede. Stasera ti porterò gli ultimi documenti firmati e finalmente potrò tornarmene a casa mia,dopo quattro lunghissimi giorni persi qua dentro.”
Gilbert non capiva l’atteggiamento di Ungheria e si indispettì parecchio.
Nessuno ti ha chiesto niente,uomo mancato!Tsk!”
L’istinto di Elizabeth le suggeriva di mollargli una padellata tale da stecchirlo sul colpo,per liberarsene una volta per tutte. La ragazza aveva dato il meglio di sé in quei giorni:per prima cosa,aveva dovuto respingere l’attacco a sorpresa dei russi,che avevano solo finto di ritirarsi e avevano seguito quello sciocco di Prussia;aveva poi dovuto avviare le trattative di pace,occuparsi degli affari interni dello stato germanico e non dormiva da almeno due giorni. E che cosa doveva sentirsi dire?Si astenne solo perché,una volta ucciso quell’impiastro,tutto il suo lavoro sarebbe andato vanificato.
A stasera.”  disse gelidamente la ragazza infilandosi il cappello e lasciando il prussiano da solo.
Gilbert era pronto a riceverle di santa ragione,non si aspettava quella reazione. Si sentiva in colpa,ma il suo orgoglio gli impediva di fare qualcosa per rimediare. Si sdraiò e voltò il viso verso il comodino,perso nei suoi pensieri; la sua attenzione fu catturata da Gilbird:il suo piumaggio era più dorato che mai,sembrava in ottima salute e pigolava allegro dalla gabbietta. Prussia si alzò e lo fece uscire,poggiandoselo sulla spalla. Sapeva che l’unica che aveva potuto avere un’attenzione simile era Elizabeth e il suo rimorso crebbe.  Decise che quella sera,se gli fosse capitato,forse si sarebbe scusato con la ragazza. FORSE.


Elizabeth era esausta. Non era abituata a tutte quelle trattative,solitamente se ne occupava Rod. Aveva un terribile cerchio alla testa e ora era costretta a rivedere quell’idiota. Prima avrebbe risolto la cosa meglio sarebbe stato. Ma in fondo non voleva,sentiva che dopo quella sera,se se ne fosse andata via così,il loro rapporto di sarebbe definitivamente incrinato. Si fece coraggio,prese il fascicolo e si diresse verso la stanza di Gilbert,dove lo trovò in piedi ad aprire la sua birra,praticamente guarito,solo petto,braccio sinistro e testa ancora fasciati.
Ti stai rimettendo in fretta.” Constatò.
Il ragazzo si girò a guardarla e bevve un sorso di birra,una strana espressione dipinta sul suo volto.
Avevi forse dei dubbi?”
Poi si sedé sul letto,quasi ignorandola.
Ungheria,che non capì che l’altro era in imbarazzo per l’atteggiamento che aveva avuto, si avvicinò e gli mise i documenti sotto il naso. Gil posò la birra sul comodino.
Il mio lavoro qui è finito.” Annunciò la ragazza con il viso scocciato e fece per andarsene.
Yo,Ungheria!Un’ ultima cosa!”
La ragazza si girò evidentemente seccata. Era già difficile lasciarlo lì,separarsi da lui con la sensazione che quella sarebbe stata la fine di tutto, e ora lui nemmeno voleva lasciarla andare?
Potresti aiutarmi a levare la camicia e mettermi a letto?”
Elizabeth non poteva credere alle sue orecchie. Non solo osava ancora chiederle favori,ma che generi di favori!!Non sapeva se le sua guance si fossero fatte rosse per l’imbarazzo o per la rabbia. Si avvicinò controvoglia e gli sfilò la camicia:le spalle del ragazzo erano larghe,nonostante la corporatura apparentemente smilza,aveva muscoli ben definiti e la pelle quasi trasparente. Gli tese il braccio per aiutarlo,cercando di distogliere lo sguardo dal suo corpo,ma quello la tirò sul letto,facendola sedere davanti a lui.
Ungheria,ti ricordi quando ci siamo conosciuti??”
Cosa sto facendo?Cosa sto facendo?Cosa sto facendo?Gilbert si stava lanciando in un ultimo disperato tentativo:non poteva perdere Eliza così e sapeva fin troppo bene che era l’unica chance rimasta.
Ovviamente!E’ il giorno in cui tutti i miei guai sono iniziati!” rispose la ragazza con un sorriso abbastanza tirato. Doveva andarsene,almeno allontanarsi. Gilbert era troppo vicino:sentiva fin troppo bene il suo profumo ora misto agli unguenti curativi. Girò la testa in direzione opposta,prima di  perdere il controllo. Il controllo di cosa poi?Lui non le era mai piaciuto,stavano sempre a bisticciare eppure.. Era la solitudine di quel ragazzo che l’attirava,il suo orgoglio e tutta quella strafottenza. Lo trovava in qualche modo stimolante e divertente,per quanto ogni tanto Gil esagerasse. Intanto quello aveva continuato a parlare:
Ero molto awesome già da bambino!Non avrei mai pensato che fossi una ragazza, sennò non te ne avrei mai date così tante!Ti ricordi quando giocavamo alla lotta,vero??Giochiamo??”
Ungheria fu catturata da quell’ultima domanda. Si girò,stupita:”Prego?”
Gil le afferrò entrambe le braccia.
Giochiamo alla guerra!”  e si buttò sopra di lei.
Elizabeth era senza parole per l’imbarazzo,l’eccitazione,l’irritazione  e,non voleva ammetterlo, per la felicità.
Il tuo braccio,scusa??Non era ancora rotto??”
Beh,lo sai,noi nazioni guariamo molto presto.. “ Un sorriso si allargò sul suo viso. Era un po’ giocoso e un po’ malizioso,Ungheria non lo capiva e non sapeva che fare. O meglio,sapeva che avrebbe dovuto dargli un bel calcio sugli zebedei e andarsene. Eppure non voleva fargli del male.
Gilbert era arrossito,ora non sapeva come muoversi. Rimasero in quella posizione per un po’,poi le pizzicò la guancia e disse con aria trionfante:”Non mi ricordavo che eri così facile da sconfiggere, Héderváry.”
Poi le sorrise di nuovo,in modo complice e allo stesso tempo puro,come Elizabeth non lo aveva mai visto fare. Ricambiò il suo sorriso e ribaltò la situazione. “Ricordi molto male infatti!”
Hai intenzione di far del male ad un ferito??”
L’unica menomazione che hai è al cervello!”
Hei!Non ti permettere di offendere ore-sama!!!”
Ed iniziarono ad azzuffarsi in modo scherzoso,come non avevano fatto solo nella loro lontanissima infanzia. Improvvisamente si trovarono abbracciati,i visi pochi distanti. Erano entrambi rossi,per le risate e per il momento che si era creato.
Insieme,si avvicinarono l’uno all’altra.
Ungheria non sapeva cosa pensare. Sapeva che in qualche modo il rapporto tra lei e Gil non era affatto normale:non erano conoscenti,non erano nemici,non erano amici,eppure non riuscivano a stare lontani;come una calamita,erano due poli opposti che si attraevano,una forza magnetica che in quel momento stava prendendo il sopravvento su ogni razionalità,su ogni controllo,su ogni condizionamento. In quel momento,non riusciva a pensare alla sua indecisione,il suo corpo e il suo cuore le dicevano chiaro e tondo che quello che desiderava ce l’aveva tra le braccia.
Dal canto suo,Gilbert aveva atteso con ansia quel momento. Non solo stava per avere la ragazza che desiderava,ma stava avendo la sua personale rivincita per ogni volta che era tornato sconfitto,non tanto dalla padella di Eliza,quanto dalla sua durezza ed impassibilità,per ogni volta che aveva sentito con ogni senso il desiderio perennemente frustrato che provava per lei;quella persona inarrivabile,quella che più lo comprendeva,che più lo odiava,che più l’amava,ora era sopra di lui e lo baciava con ardore. Sembrava una vera guerra la loro,in cui tutta la repressione passata veniva finalmente superata e soddisfatta.
Ma non era così che doveva essere. Quasi telepaticamente,passarono entrambi dall’estrema passionalità a un modo più giocoso ed innocente di amarsi. Entrambi si spogliarono,tra baci e sorrisi.
Questa tranquillità non durò però molto:subito l’urgenza di avere l’altro per sé,di prevalere su di lui,ebbe la meglio. Poi tornò di nuovo quella dolcezza inaudita,fatta di carezze,di baci,di sorrisi.
Continuarono così tutta la notte,in quell’altalena di passione.

 

 Gil l’afferrò per il braccio.
Dove vai?”
Elizabeth aveva cercato di fare meno rumore possibile,ma il prussiano se n’era accorto e l’aveva bloccata.
Devo torna-“
-re dal damerino,lo so.”
Ungheria sospirò e si iniziò a rivestirsi. Gilbert la osservava di sottecchi.
No,così,per sapere.. Quando tornerai?”
La ragazza non rispose. Semplicemente,lo baciò tra i capelli e lo rassicurò;le piangeva il cuore lasciarlo così e soffriva ancora di più il fatto che non si sarebbero rivisti presto.
Prussia girò la testa dall’altro lato,dopo averla guardata con una faccia da cane bastonato.
Perchè doveva fare così male ogni volta che se andava?

   
 
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