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Autore: Kuruccha    31/01/2011    5 recensioni
Il destino dipende dalle decisioni prese.
[What if?][Long-fic]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 5 - Fuori dalla gabbia

 - Signor Bato?
L'uomo sollevò lo sguardo, distogliendo l'attenzione dalla sensazione di beatitudine derivatagli dal fumo della pipa, stretta tra le labbra e le dita. Osservò Ty Lee, rannicchiata su un blocco di ghiaccio nel centro esatto del cortile, le mani infilate tra le ginocchia per evitare di perdere qualche falange con il freddo.
 - Non dovrebbe fumare, lo sa? - lo redarguì. - Fa male alla salute.
Bato sorrise. Per lui, quello del tabacco non era un vizio irrinunciabile; piuttosto, trovava gradevole aspirare qualche saporita boccata d'aria calda, specialmente nei lunghi turni, appena si presentasse la possibilità di uscire all'aperto.
 - Oh, dai, solo per questa volta - giustificò, scrollando le spalle.
La ragazza sorrise. Diceva la stessa cosa a ogni turno di guardia. Strinse più forte le gambe, rabbrividendo, e tornò a guardare il cielo.
Quel cortile era spazioso, probabilmente progettato per ospitare molti detenuti durante l'ora d'aria; tuttavia, restava quasi sempre inutilizzato per la mancanza effettiva di prigionieri. Le gigantesche pareti di ghiaccio, liscissime, si allungavano verso l'alto e sembravano non finire mai. Anche quello era parzialmente un effetto ottico; l'intero spiazzo era almeno un paio di metri sotto il livello del resto della prigione, come si poteva ben notare dalla luce che riusciva a filtrare attraverso gli spessi muri, molto più fioca; e i muri veri e propri erano alti altri tre o quattro metri. Proprio per questo motivo, in quel cubicolo faceva molto più freddo che altrove; tuttavia, Ty Lee lo sopportava volentieri, pur di non essere costretta ad avere un basso e soffocante soffitto sopra la testa. Cominciava ad apprezzare ogni giorno di più le massicce ma slanciate architetture tipiche delle tribù dell'Acqua, che finivano sempre per ricordarle quel circo in cui aveva trovato un po' di felicità. Mai gliel'aveva appena tornare in mente.
Avrebbe voluto avere un trapezio. Avrebbe voluto fare delle acrobazie.
Si guardò intorno, e non vide niente su cui poter prendere un appiglio. Ovvio. Che razza di prigione sarebbe stata, se ci fossero state delle maniglie sui muri?
 - Signor Bato?
 - Dimmi - rispose, alzandosi in piedi e infilando una mano in tasca.
 - Che lavoro faceva, prima di questa guerra? - domandò.
L'uomo la guardò con espressione interrogativa.
 - Cosa intendi con lavoro? - chiese, con il fumo caldo della pipa che gli usciva involontariamente dalla bocca a ogni parola.
 - Uhm... cosa faceva per vivere, tipo - spiegò lei, meravigliandosi che un termine del genere potesse avere significati fraintendibili.
 - Ah... beh... cacciavo. Non è che ci sia molto altro da fare, al Polo, oltre a cacciare, pescare e conciare pelli, e quest'ultimo è un compito prettamente femminile - rispose, - Ma questo ovviamente è stato prima dei miei sedici anni. Quando sono diventato un uomo, sono partito per la guerra, come tutti.
Ty Lee si sentì in colpa, pur non avendo avuto un ruolo diretto in quella triste realtà.
 - Oh - fu l'unica cosa che riuscì a dire. L'aria si era fatta pesante.
 - E tu, cosa facevi? Andavi a scuola? - domandò Bato, interessato, accorgendosi di sapere ben poco della cultura della Nazione del Fuoco.
 - Signor Bato, non sono certo una bambina! - gli rispose, il tono tra l'indignato e il divertito, le braccia ora conserte in petto. - Quando sono arrivata qui avevo già finito l'accademia da un pezzo - continuò, - anche se ammetto di essere stata sempre un elemento un po'... anomalo, ecco - concluse.
 - Perchè? - la interrogò ancora, incamminandosi verso di lei. Il tabacco della pipa aveva appena smesso di bruciare.
 - Il mio modo di rapportarmi con la società non era molto ortodosso, per così dire - motivò ancora.
 - Non capisco - disse lui, sedendosi poco distante da lei.
 - Dopo la scuola, da noi, tutto ciò che ci si aspetta da una ragazza è che lei trovi un buon marito, si sistemi e cominci a procreare, grossomodo - spiegò. - Io ho tante sorelle, e volevo distinguermi da loro, e così sono entrata in un circo - concluse, non sapendo bene se esserne fiera o se sentirsi imbarazzata.
 - In un circo? - domandò ancora Bato, con un gran sorriso in volto. - Hai avuto dei trascorsi molto originali - continuò, con tutta l'intenzione di farti un complimento. - E poi? Perchè ora non sei più lì?
 - Azula è venuta a prendermi, e da allora sono sempre stata con lei, fino al nostro arrivo qui al Polo Nord - spiegò.
Questa volta fu il turno dell'uomo di dire solo un "oh", con voce piena di rammarico e imbarazzo. Seguì un altro attimo di silenzio.
 - Signor Bato. Ci sono notizie di Azula? - chiese lei, per la seconda volta. L'uomo sapeva bene di non poterle dire nulla che riguardasse la guerra, ma quell'informazione era quasi dovuta.
 - E' ancora nella capitale, stando ai nostri informatori - raccontò, - Non si è mai mossa di lì. E speriamo che ci rimanga. Quella ragazza fa paura anche a me - ammise, rabbrividendo - E il giorno in cui deciderà di attaccarci sul serio potrebbe davvero essere l'ultimo.
 - E l'Avatar dov'è? - chiese lei, curiosa. - Lui è forse l'unico che potrebbe metterle i bastoni tra le ruote.
Bato si voltò verso Ty Lee, ed incrociò il suo sguardo per un secondo. - Non lo sappiamo. Ma tornerà. Sokka ne è sicuro.
Ty Lee sorrise, ricordando quel tipo carino, sempre con il codino e sempre senza maniche.
 - E la ragazza di Sokka come sta?
 - In salute - rispose ancora, ricordandosi di come Suki fosse effettivamente malconcia, dopo i mesi di prigionia e la loro precipitosa fuga. - Si è ripresa, e ora combatte insieme agli altri - concluse, sorridendo, e vedendo un sorriso anche sul viso della ragazza.
 - Bene! - esclamò, balzando in piedi e stiracchiandosi, le braccia allungate al massimo verso l'alto. - Ora possiamo rientrare, Signor Bato, se è stanco di stare qui - suggerì, guardandolo in viso.
 - Per me va bene anche rimanere all'aperto, se non hai fretta di tornare in cella - le rispose, alzando il viso per scaldarsi con i pochi raggi che arrivavano nel cortile. Ty Lee tornò a sedersi, seguendo il suo esempio e voltando il viso verso il sole, con gli occhi chiusi.
Per un po' si godettero, zitti, il vago tepore emanato dal disco incandescente, e inaspettatamente fu Bato a prendere la parola per primo.
 - Perchè non mi mostri cosa sai fare? - la provocò. - Ricordo bene di averti visto fare delle acrobazie pazzesche, anni fa, durante quell'attacco. Quasi mi ero incantato, a vederti fare così tante capriole su te stessa.
Ty Lee fece un gigantesco sorriso.
 - Molto volentieri! - accettò. - E' così tanto tempo che non mi sgranchisco! - esclamò, balzando nuovamente in piedi e saltellando sul posto, agitando contemporaneamente le braccia per scaldare i muscoli intorpiditi. - Però non so se sono ancora capace, è tanto tempo che non mi alleno più - spiegò, aprendo e chiudendo freneticamente le dita.
Bato si bloccò, perplesso. - E perchè?
 - E' impossibile fare acrobazie, se non posso poggiare le mani per terra. Il suolo è troppo freddo, qui, e mi si ghiacciano. Non riescono a reggere il peso del corpo. E poi, per quanto la cella sia spaziosa, è ancora troppo piccola - motivò.
L'uomo le lanciò un paio di guanti. - Usa questi, sono miracolosi!
Ty Lee osservò quel paio di manopole, con solo il pollice e l'indice staccati dalle altre dita. Pelo raso dipinto di blu, con un interno di peluria  lunga ed incredibilmente morbida. Li infilò. Le erano enormi, e in ogni dito c'era spazio per almeno un'altra falange, però erano davvero caldissimi, visto che lui li aveva appena sfilati ed avevano un potere isolante davvero notevole. Si beò in quel tepore, sentendo le mani scaldarsi davvero per la prima volta dopo mesi. Provò a piegare le dita, e si sentì di nuovo una bambina piccola con addosso i vestiti di papà.
 - Non vanno bene?
 - No, anzi, sono davvero perfetti - lo tranquillizzò, dandosi uno slancio in avanti e posando le mani a terra, rimanendo in posizione, dritta in una verticale perfetta. Piegò le ginocchia e cominciò a fare dei piccoli passi, in equilibrio sui palmi. Il suo cuore gioì, nel sentire finalmente i piedi così lontani da terra.
 - Come sei brava! - si complimentò lui, battendo le mani nude.
 - E non ha ancora visto la parte migliore - rispose lei, curvando la schiena e posando di nuovo le piccole scarpe sulla neve, slanciandosi per tornare in posizione eretta. Da lì, sollevò di nuovo le braccia e partì in una serie di velocissime capovolte, posando alternativamente mani e piedi e contando mentalmente i giri fatti dal suo corpo. Era una bella sensazione, dopo tutto quel tempo passato in un'immobilità pressochè totale, soprattutto se paragonata alle sue abitudini precedenti. Arrivata alla decima capriola, flettè i gomiti e si adagiò lentamente al suolo, posando ogni centimetro dalla nuca ai talloni. Era già accaldata; sono proprio fuori allenamento, pensò. Era così felice che trovò addirittura piacevole il freddo che le raggiungeva la pelle anche attraverso il cappotto pesante. Ansimò, il viso rivolto al cielo, le nuvolette del caldo fiato che salivano verso l'alto.
 - Tutto bene? - sentì dire, e la testa di Bato entrò nella sua visuale.
 - Mai stata meglio - lo rassicurò, sorridendo. Ed era proprio vero.
Le porse una mano per aiutarla a sollevarsi, che lei afferrò prontamente. Peccato che la presa su quel guanto non fosse sufficientemente ferma; ragion per cui resse per un po', ma alla fine la manopola si sfilò e Ty Lee diede una sonora capocciata al suolo. Risero entrambi, perchè la situazione era davvero comica come poche, e i momenti così divertenti erano sempre più rari. Riprovarono, pelle contro pelle, a ruoli invertiti: quella fredda di lui e quella incredibilmente calda di lei.
Una volta in piedi, Ty Lee si sfilò anche l'altro guanto e glielo porse.
 - Grazie mille - gli disse, chinando la testa in un gesto di riconoscenza.
 - Tienili pure - rispose lui, offrendole l'altra manopola. - Ti serviranno, se vorrai fare altre acrobazie.
Un altro sorriso, l'ennesimo di quella giornata. A volte bastava così poco per dare felicità. Afferrò ciò che lui le porgeva, e si portò al viso le mani di nuovo coperte, riscoprendo la bella sensazione del pelo raso sulla pelle fredda delle guance arrossate.
 - Così il mio debito nei vostri confronti diminuirà almeno un po' - spiegò ancora, sospirando, ma con un tono tutt'altro che triste.
 - Di quale debito parla, signor Bato? E' stato lei a salvarci, piuttosto!
Sorrise anche lui. - Allora prendilo come un regalo e basta - risolse, poggiandole una mano sulla testa e scompigliandole i capelli.


Sokka strinse più forte gli occhi, e si posò un avambraccio sulle palpebre chiuse. Non sapeva che ora fosse, ma si rifiutava categoricamente anche solo di pensare che fosse già tempo di alzarsi. Le giornate libere erano così rare che andavano sfruttate fino all'ultimo minuto, e niente era più bello che dormire fino a tardi. Benchè non fosse un dominatore dell'Acqua, aveva finito per assumere i ritmi capovolti della gente del Polo Nord, il cui cervello funzionava meglio a notte inoltrata; sonnecchiare fino a ora di pranzo, tuttavia, era un lusso concesso solo a pochi eletti, e rigorosamente a turno, perchè erano in guerra con gente che si alzava col sole - come si ripetè ghignando, ricordandosi le grasse risate provocate, in età pre-adolescenziale, da quel doppio senso ben noto a tutti i ragazzini - e che all'alba era già pronta a bombardare le mura, impietosa. Le riunioni strategiche venivano fatte sempre dopo il tramonto, momento in cui i dominatori del Fuoco si ritiravano, e spesso si protraevano fino a tarda notte, permettendo così solo poche ore di sonno effettivo.
Si rigirò nel sacco a pelo, portandosi a pancia in giù. Nel muoversi socchiuse gli occhi, e quello fu l'errore più grande, perchè una volta che apri gli occhi il sonno fugge via. Rassegnato, sbadigliò, e mosse un braccio fuori dalle coperte di pelliccia. Era freddo, ma non troppo. Lo ricordava peggio; ragion per cui si ostinava a dormire in canottiera. Si voltò sul fianco.
Allungò la mano verso Suki e le accarezzò i capelli arruffati. Stava ancora dormendo. Certo che la gente del Regno della Terra, invece, non ha proprio orari, eh, pensò. Lei si mosse, e mugugnò qualcosa; poi, si girò a testa in giù sul cuscino.
 - Guarda che così ti soffochi - le disse, punzecchiandole una guancia col dito.
 Come unica risposta ottenne un mmh fffh, di cui ignorava il significato. La sentì respirare a fondo, e poi buttar fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni.
Sorrise. Strane abitudini che aveva imparato a conoscere.
Ufficialmente, anche se Sokka godeva del privilegio di una stanza singola, loro due non avrebbero potuto dormire insieme. Le tradizioni delle tribù dell'Acqua erano molto rigide a riguardo: per fare quel genere di cose bisognava essere sposati. E loro non lo erano.
Però - forse perchè Suki non era un membro a tutti gli effetti della tribù, pur valendo la regola del "E qui comando io, e questa è casa mia"; forse per il fatto che mai nessuno aveva fatto questa scoperta eclatante; forse perchè loro stessi facevano di tutto per salvare le apparenze; o forse semplicemente perchè in tempi così bui anche le vecchie bigotte erano disposte a soprassedere - non erano mai stati redarguiti per il loro comportamento poco consono. Questo tuttavia spiegava bene perchè quella fosse la camera di Sokka, e ci fossero - almeno parlando degli oggetti in bella vista di giorno - un solo sacco a pelo, un solo cuscino e un solo bicchiere. Prima o poi devo decidermi, si disse. Se lo ripeteva un po' troppo spesso, ultimamente.
Continuò a tormentare la sua guancia, finchè lei non si stufò e voltò la testa dall'altra parte. Iniziò a punzecchiarle la nuca.
Visto che nemmeno quello faceva effetto, giunse alla misura definitiva: quella che lui aveva ribattezzato con orgoglio freddo pungente e inaspettato.
Sollevò la coperta.
Nessuna reazione.
Ci rimase male, e si sollevò sul gomito per controllare che fosse ancora viva - perchè mai fino ad allora lo scherzo non gli era riuscito, e un fallimento così clamoroso esigeva una scusa davvero seria.
Lei, rapidissima, rotolò su se stessa e gli spinse il braccio. Sokka mollò una craniata al mucchio di pelli che faceva da materasso. Colpito e affondato.
 - Buongiorno - disse lei, con tono da saputella.
Nessuna risposta dall'ammasso confuso di lisci capelli che si era schiantato poco prima.
 - Dillo, dai, dillo - insistette lei, punzecchiandogli la pelle morbida del viso, su cui era cresciuto giusto un filo di barba.
 - Buongiorno - scandì Sokka, senza alzarsi dalla posizione in cui ancora si trovava.
 - No, non quello, non quello - continuò, - Sai benissimo cosa voglio sentire - lo provocò.
Un attimo di silenzio.
Capì che non l'avrebbe scampata in nessun caso.
 - Hai vinto tu, d'accordo - concesse, lanciandole un'occhiatacchia tra i ciuffi dei capelli.
Suki rise, soddisfatta. Gli posò un bacio sulla nuca, trovandola inaspettatamente caldissima, e gli accarezzò i capelli.
 - Dai, pelandrone, in piedi! - ordinò, sfilandogli via il sacco a pelo. Tutto ciò che ottenne in risposta fu un lamentoso gemito.


*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
31-1-11
Ultimo aggiornamento del mese (incredibile, eh? XDDD)
Questo capitolo è lunghissimo, più di 2500 parole o_o Sono sconvolta! Però è molto più leggero degli scorsi quattro, perchè a parte lo sproloquio di Sokka sulla bigotteria delle tradizioni delle Tribù dell'Acqua non c'è molto XD A parte il discorso sui dominatori del Fuoco che si alzano col sole.... :°°°°°°°°°D Avrò anche una mente deviata, ma mi ha fatto ridere dalla prima volta che ho visto quell'episodio. XD
Mi rendo conto che il pezzo con Ty Lee e Bato è lunghissimo, ma mi sono accorta di aver creato un nuovo crack!pairing. :°D Scherzi a parte, non prevedo implicazioni sentimentali, in fondo Bato è un uomo sposato di una tribù bigotta, suvvia ù____ù Però mi piace molto come interagiscono tra loro, quindi ben venga è_é
Sokka e Suki si comportano molto da coppia-che-sta-insieme-da-una-vita :°D Anche loro mi piacciono molto, ma questo già si sapeva.
Se questo capitolo è pieno di smancerie è perchè sono una femmina, quindi perdonatemi XD Nel prossimo mi tratterrò, lo giuro è_é
Comunque, almeno nelle mie intenzioni, questo era l'ultimo capitolo introduttivo in senso stretto. Dal prossimo ci si muove. Si spera. :°D
Grazie mille per aver letto e per ogni eventuale commento :3
Buona serata a tutti :D
Kuruccha
   
 
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