Prima
scena
New York, bar
Jen: (continua a guardare una coppia che continua a baciarsi seduta ad un
tavolino vicino al loro) Sarebbe tutto diverso se tu fossi etero.
Jack: Ma forse ci sarebbero più problemi tra di noi.
Jen: Mi avresti voluta?
Jack: Forse avrei dovuto decidere tra te e Joey…(lei fa una smorfia
guardandolo male) ma sicuramente saresti stata la mia
ragazza.
Jen: (torna a guardare i ragazzi) Che cos’ho che
non va? Perché non riesco ad innamorarmi?
Jack: Forse non hai ancora trovato quello giusto.
Jen: Non riesco nemmeno ad avere un rapporto serio. Ormai non ho un ragazzo
fisso da quando ho lasciato CJ…
Jack: Tu sei una normale pazza nevrotica e paranoica, la mia pazza nevrotica e
paranoica. Devi ancora cercare, ci sono tanti pesci
nel mare.
Jen: Mi manca tutto quello, baci coccole…vorrei=
span>
avere un ragazzo che mi faccia innamorare…vorrei una presenza accanto a
me, Jack non offenderti tu mi sei indispensabile e anche i tuoi baci non sono
male ma vorrei anche portarmelo a letto, tra le altre cose.
Jack: Potrei darti le mie migliori prestazioni magari
con una bella dose di liquore. (si sorridono con
intesa)
Jen: Si, ricordo bene la gita in montagna di quattro anni fa. Ma non eri poi
tanto ubriaco come stai dicendo.
Jack: Non potrai mai esserne sicura al 100%.
Jen: (continua a guardare i ragazzi e sospira) Perché Joey non ha i miei
stessi problemi a trovare un ragazzo? Per lei è tutto facile, ha persino
i ragazzi in panchina che aspettano il loro turno impazienti
di avere anche solo un giorno con lei.
Jack: Joey ha altri problemi con i quali doversi
confrontare e non penso che devi invidiarla come lei ha fatto con te per
tanto tempo, questi sono solo periodi. Solo che lei deve fare la sua eterna
decisione costantemente ritardata e tu devi smetterla di cercare il probabile
principe azzurro perchè forse lo hai trovato…girati dietro, ti sta
fissando da almeno dieci minuti. (sorride ammiccando
all’uomo piuttosto carino che continuava ad osservarla)
Jen: (si volta leggermente e, riconoscendo l’uomo a cui si riferisce
Jack, si rigira tirando un calcio all’amico che la guarda sorpreso)
Smettila di fissarlo!
Jack: Perché? Guarda che mi hai
fatto male! (si massaggia lo stinco)
Jen: Se non abbassi la voce il tuo dolore aumenterà improvvisamente.
Jack: Ma che ti è preso? Sei impazzita del
tutto?
Jen: Quello continua a seguirmi da due giorni…dal college
alla biblioteca, dalla radio a casa…non ho più un attimo di pace
che me lo ritrovo sempre dietro a fissarmi. Andiamocene
ti
prego. (si alzano e Jack cerca di starle dietro
il più possibile e si volta per dare un’ultima occhiata
all’uomo ma era sparito nel nulla)
Sigla
Seconda scena
Dormitorio di Wortingthon
Audrey: Coniglietto, ti lascio sola per un’intera estate e tu non solo te
ne vai a Parigi sorprendendo tutti ma rinnovi quasi tutto il guardaroba. Dove li
hai trovati questi?
Joey: (cerca di studiare invano davanti al pc) In uno dei migliori negozietti di Parigi a prezzi
decenti.
Audrey: Beh, niente male. Potrei persino venire a fare compere con te adesso.
Questo topè davvero una favola…e questi
jeans…mi dispiace coniglietto, ma finchè non uscirò a
spendere il mio bancomat come si deve dovrò continuare a frugare nel tuo
guardaroba. E questo cos’è? (prende in mano un abito nero molto scollato e così
attillato che avrebbe attirato l’attenzione di tutti) Joey con questo non
andavi di certo a servire ai tavoli…c’è qualcosa che non mi
hai detto della tua permanenza a Parigi, sputa il rospo.
Joey:(si gira di scatto arrossendo alla vista di quel
vestito complice dei momenti più belli del suo viaggio, si alzò e
lo prese rimettendolo nell’armadio per poi chiudere le antine) Audrey devo studiare ti prego.
Audrey: Coniglietto non mi convince quella faccia da santarellina. Fa invidia
alla tua amica Audrey e racconta tutto, anche i dettagli più piccanti.
Sono pane per i miei denti.
Joey: Audrey non è successo niente.
Audrey: Tu dici niente a tre mesi a Parigi, nuovo look e a
un vestito mozzafiato che attirerebbe l’attenzione persino dei ciechi? E che mi dici della giacca di pelle con la quale sei tornata
ieri sera dal tuo favoloso viaggio?
Joey: E’ finta pelle e…
Audrey: Si certo, l’hai comprata in quel famoso
negozietto. Ti assicuro che entro una settimana scoprirò i tuoi misfatti
francesi, te lo giuro!
Joey: Che ti succede? La vecchiaia incombe? Solitamente riuscivi a scoprire
tutto in 24 ore.
Audrey: Il mio coniglietto ha iniziato a prendermi in giro…guarda che ho
tra le mani una cosa importante da mettere in atto, quindi la mia attenzione
è concentrata li. Ciò vuol dire che ho
poco tempo per investigare sui fatti degli altri come vorrei…specialmente
con quelli della mia migliore amica.
Joey: E sarebbe?
Audrey: Oh no coniglietto, non ci casco! Scoprilo da sola, oppure tu mi dici tutto ma proprio tutto quello che hai fatto a Parigi e io ti
dirò il mio segreto. Vedo quanto la curiosità inizia a roderti.
Joey: (fa una finta espressione altezzosa e menefreghista ma non ci riesce a
tenerla per molto) Non mi sfiora nemmeno! Cos’è successo
qui in questi tre mesi? Hai sentito gli altri?
Audrey: Come?! Joey Potter
che non si premura di tenersi in contatto con il resto del gruppo? Credo che
adesso inizierà un’altra glaciazione. Quella vacanza ha avuto uno
strano effetto su di te.
Joey: Ho avuto molto da fare e poi il cellulare non prendeva bene, comunque vi ho inviato diverse cartoline.
Audrey: Già…qui c’è stata calma piatta come al solito. La tua partenza ha spiazzato tutti quindi in
qualche modo dovevamo cavarcela senza di te. Jack e
Jen hanno passato quasi tre mesi interi tra ospedale e
casa Lindley per la nonna, adesso fortunatamente sta meglio ma il tumore
c’è ancora…solo lo scorso mese a mala pena poteva camminare
per la chemioterapia. Pacey ha iniziato a lavorare al Leery’s
Fresh Fish ma non so ancora per quanto lo farà…lui
è molto legato ai Leery ma è decisamente
sprecato a lavorare a Capeside. Dawson è immerso fino in fondo nel mondo
di Hollywood, il mese successivo a quando sei partita
ha iniziato a progettare un altro film…quindi adesso è diviso tra
il progetto che ha in testa e il college, non vorrei essere al suo posto
perché avrei già lasciato l’università. Ho sentito
qualche settimana fa Jen e a quanto pare ha mollato Cj per le solite divergenze di coppia che ormai lei non
sopportava più visto anche la situazione di salute della nonna. Jack, invece, continua a scovare ragazzi da una notte e via senza
nessuna preoccupazione per il giorno dopo. David l’ha proprio
ridotto male, come pure quell’idiota di Eric…dovrebbe trovare
qualcuno che si meriti tutta la dolcezza di Jack, mi dispiace vederlo buttarsi
così. Comunque questa è la situazione
che hai lasciato qui a Boston.
Joey: Sarà, ma per me è quasi come se
fossi stata via più di tre mesi. Cosa fai? (Joey si sorprende di vedere Audrey che si mette la sua
giacca di pelle e avviarsi verso la porta)
Audrey: Scusami coniglietto, ma devo proprio scappare. La giacca te la riporto intatta stasera, te lo prometto. Ciao! (esce lasciando Joey di sasso e incuriosita
dall’uscita improvvisa dell’amica)
Terza scena
Los Angeles, esterni degli studi di produzione.
Olliver: Sii! Lo sapevo! Ero convinto del loro aiuto!
(si batte le mani sfregandole con soddisfazione e
mettendosi a saltare a destra e a sinistra con entusiasmo non contenuto)
Dawson: Olliver calmati prima che si rimangino la
parola vedendoti saltare come un pazzo esaltato.
Olliver: Ormai non possono più! Hanno quasi
firmato quel contratto!
Dawson: E’ quel quasi che mi spaventa! Non è assicurato ancora
niente.
Olliver: Dawson abbiamo tra le mani le chiavi di
Hollywood basta che le sfruttiamo nel modo migliore. E’
solo un dettaglio il fatto che non ha ancora firmato,
ci ha garantito che appena gli porteremo il copione finito tutte le vie legali
saranno risolte e inizieremo a fare i provini per poi girare. Meglio di
così si muore. Dopotutto il to film di <=
span
class=3DSpellE>quest’estate li ha colpiti favorevolmente, grazie
anche al fatto che lo hai fatto senza aiuti finanziari delle banche e te la sei
cavata da solo con i tuoi amici.
Dawson: Il fatto è che non ho finito di scrivere il
copione…l’idea c’è da mesi ma<=
/span>
io non sono uno scrittore, non so come farlo finire.
Olliver: Progetti questo film da mesi…forse
è una di quelle tue idee da tutta una vita come quello che hai girato quest’estate e
adesso dubiti delle tue capacità? Dawson mi sa che ti devo insegnare
tutto io!
Dawson: Come descrivere un’amicizia travagliata che va avanti da anni?
Olliver: Mi infastidisce
ammetterlo ma nessuno meglio di te potrebbe riportare il tutto davanti alla
cinepresa…vedi, mi vengono i brividi solo a dirtelo in faccia. Sei un mostro nell’esprimere tutti quei buoni sentimenti
di cui parli tanto.
Dawson: Grazie della fiducia che riponi in me, sembra che sei l’unico ad
averla.
Olliver: E che mi dici di Joey?
Dawson: (sorride massaggiandosi il collo) Joey è…Joey. Non
esistono parole per definirla.
Olliver: (entrando nella jeep di Dawson) Gi&agr=
ave;,
ricordo i tuoi lunghi monologhi sul vostro eterno rapporto di
anime gemelle. Dovresti andare da lei e dirle una
volta per tutte cosa provi.
Dawson: La fai facile, sono successe troppe cose tra di
noi per far tornare tutto come prima. Siamo cresciuti.
Olliver: Si, i due amichetti inseparabili del fiume
adesso sono cresciuti…ho visto com’è cresciuta
Joey, ma preferisco sempre Jen.
Dawson: Hey stai parlando delle mie due ex ragazze!
Olliver: (inizia a trafficare con la radio) Lo so,
tutte le fortune le hai tu. Parliamo del film. Avrei un’idea.
Dawson: Perché questo non mi sorprende e mi terrorizza allo stesso
tempo?
Olliver: Non preoccuparti, voglio il meglio da
questo
film e per questo so che la mia idea lo migliorerà. Penso che se il
protagonista uccide la madre dopo la morte del padre e in un momento di crisi
si suicida ma il suo spirito continua a vagare tra i
suoi amici come un anima in pena, continuando a mitigare morti in attesa della
sua scesa agli inferi…non sarebbe male come storia. E
magari lui trova la sua anima gemella a letto con il suo migliore amico. Questo
sarebbe un filmone da oscar…immaginati noi due
a ritirare le statuette in mezzo a fotografi e fan
scatenati. Io potrei persino fare il protagonista, così finiremo
Dawson: (fa un finto sorriso) Chissà perché me lo immaginavo!
Olliver: Parliamone al pub<=
/span>,
dobbiamo festeggiare così poi ti dico altre idee geniali che mi frullano
in testa. (Dawson lo guarda preoccupato scuotendo la
testa)
Quarta scena
Strade di Capeside
Pacey: Che bel sedere quella bionda.
Duog: Spiacente di deluderti fratellino, ma mentre tu
eri a fare il figo a Boston tutta
Capeside è venuta a sapere che la ragazza in questione se lo è
rifatta cinque mesi fa.
Pacey: Scusa fratellone, dimenticavo che a te non
piace quel genere d’interesse che attrae un normale uomo…piuttosto
hai cambiato parrucchiere.
Duog: Perché?
Pacey: Solitamente è dal parrucchiere che si ascoltano questo tipo di
pettegolezzi. Si, devo ammettere che il salone di bellezza che frequenti sta
facendo un notevole effetto. Mi dispiace solo per le ragazze che deluderai.
Duog: Noto che il tuo senso dell’umorismo non è cambiato affatto. (st=
a
per allontanarsi un po’ offeso ma il fratello lo ferma)
Pacey: Lo sai che scherzo…anche se non ti ho mai visto frequentare
nessuna ragazza, nemmeno al liceo.
Duog: Ricominci? Ti ricordo che vivi ancora in casa mia, quindi attento come parli.
Pacey: Quasi dimenticavo, potresti persino mettermi
dentro!
Duog: Fa meno lo spiritoso e dimmi
che intenzioni hai.
Pacey: Spassarmela come ai vecchi tempi e poi mi mancava il mio fratellone, non potevo lasciarlo un altro anno da solo con
se stesso.
Duog: Perché non sei rimasto a Boston con gli
altri?
Pacey: Non volevo campare sulle spalle altrui dopo aver perso il lavoro, ma sulle tue si. Dopotutto sei di famiglia.
Doug: Parlando di famiglia, perché non sei
andato dai nostri genitori?
Pacey: Non mi abbasserò fino a quel punto per elemosinare da loro. Sai
come sono i nostri rapporti…mi trovano un perdente fallito, credevo che
con il lavoro da broker papà finalmente mi avrebbe apprezzato
ma il sogno è durato poco…diciamo solo il tempo necessario
che è rimasto in ospedale. Mi ha sempre ridicolizzato davanti a tutti e
la mamma non faceva nulla per farlo stare zitto…persino con Andie e Joey
me lo sono dovuto subire.
Doug: Ma Andie e Joey ti hanno sempre difeso davanti
a tutta la famiglia, hanno entrambe risposto per le rime a papà che ha
dovuto ricredersi e stare zitto per non fare altre figuracce.
Pacey: Già, ma è sempre durata poco questa tregua. Quando Andie
è partita la prima volta è stato li a
confortarmi per poi ritornare di nuovo lo stronzo
sceriffo Witter, con Joey non ne parliamo…li mi ha tormentato dandomi
dello stupido per averla lasciata…come se non bastassi solo io a darmelo,
poi sono partito spiazzando tutti e tra tutti i posti del mondo l’ultima
tappa del mio viaggio è stato proprio Boston. Peggio di una commedia
degli orrori dove ho trovata lei bella come sempre e con in
testa Dawson come al solito.
Duog: Però ti sei consolato con Audrey.
Pacey: Si, per circa un anno e mezzo di tira e
molla…forse è stata una delle relazioni più lunghe della
mia vita, ma è stata di certo la più incasinata. E ovviamente
come tutte le cose nella mia vita è finito
tutto male dove non c’era più niente da recuperare…a quanto
pare fallisco in tutto.
Doug: Ricordo le lodi che ti faceva
Danny per il ristorante.
Pacey: Beh, forse mi è rimasto solo questo visto che adesso lavoro al Leery’s Fresh
Fish come chef. Devo ringraziare Gale per questo.
Duog: E ovviamente la pazienza di Danny
ad insegnarti a cucinare.
Pacey: Ok, ho capito la solfa…ti ringrazio per
aver insistito a farmelo incontrare. Wow! (si ferma di
colpo guardando una vetrina con occhi pieni di adorazione e il fratello scuote
la testa)
Duog: Oh no! Non pensarci minimamente…non
potresti nemmeno permettertela.
Pacey: E’ un sogno…è
bellissima…è…
Duog: Cara! Scordatela Pacey! E’ <=
span
class=3DGramE>da quando sei tornato dal tuo viaggio che ne sei
ossessionato, adesso è meglio che torni con i piedi per
terra…dov’è finito il ragazzo che avrebbe fatto di tutto per
ottenere una barca tutta sua?
Pacey: Quella è stata una fase della mia vita che mi ha lasciato dei ricordi
bellissimi…e spero che un giorno ne avr&og=
rave;
un’altra anche se non dipenderà esclusivamente da me. Quest’estate ho vissuto un’esperienza favolosa
e…ho scoperto una nuova passione e quella farebbe giusto a caso mio se
non costasse così tanto.
Duog: Quindi cosa intendi fare? (Pacey
sorride e s’incammina verso i negozi del molo, Duog
alza lo sguardo al cielo temendo il peggio e segue il fratello)
Quinta scena
New York, casa di Helen
(Jack sta giocando con la playstation in salotto con
una ciotola di patatine di fianco e mille briciole sul tavolino, arriva
Jack: (si gira di colpo spaventato e guarda la donna
in soggezione deglutendo a fatica) Signora Lindley…credevo che fosse
ancora a lavoro.
Helen: A quanto pare le sorprese
non vengono mai da sole. Hai intenzione di rovinarti gli occhi per tutto il
giorno?
Jack: No…(spegne immediatamente il gioco sentendosi a
disagio)
Helen: Jen dov’è?
Jack: Alla radio, il suo programma finisce tra tre
ore. Vuole un bicchiere di coca cola? (le indica la
bottiglia davanti a se)
Helen: (guarda disgustata la brodaglia scura
rimanente e scuote la testa) No grazie, manca solo che mi senta male e che
stasera rimanga a casa per gastrite. (Jack, che stava
svitando il tappo, si ferma in panico e lo richiude posandolo di nuovo sul
tavolino senza bere nulla) Ho detto mille volte a quella ragazza di chiudere
con la radio.
Jack: E’ il suo lavoro, la distrae da tutto
quello che è successo.
Helen: Quello non è affatto
un lavoro e poi con gli orari che si ritrova è fortunata se ancora non
gli è successo niente. Forse credere che ciò la distrae vi fa
sentire bene ma alla fine non può aggirare i
problemi così ma affrontarli.
Jack: (inizia ad innervosirsi) Non mi sembra che Jen
non affronti i problemi, mi sembra il contrario. Se lei non le avesse detto
nulla della malattia della nonna a quest’ora non saremmo qui a parlare e il suo rapporto con Jen
sarebbe rimasto del tutto inesistente.
Helen: (rimane di stucco alle parole brusche del
ragazzo che non la guardava negli occhi) Io sono qui per affrontarli…non
mi sono tirata indietro.
Jack: Dobbiamo ringraziare Jen per questo, se la nonna
non avesse avuto bisogno di cure Jen non si sarebbe mai abbassata a chiederle
aiuto. Jen di certo non si diverte ad uscire tutte le sere per tornare a casa
solo il mattino successivo.
Helen: Io lavoro per mantenere questa casa!
Jack: Si ma anche gli alimenti che le passa il signor
Lindley hanno il loro peso…forse più del suo lavoro part time. (si azzarda a guardarla
e la vede sconvolta, si sente un po’ in colpa per la sua freddezza) Come
sta la nonna?
Helen: Bene, è stazionaria.
Jack: Ok…dobbiamo aspettarla
per cena?
Helen:
No…
Jack: Ok. (rimette=
span> a
posto il joystick e prende in mano la bottiglia, il bicchiere e la ciotola
portandole in cucina. Torna in salone con l’aspirabriciole
e raccoglie le briciole prima di subire altre critiche non volute da Helen. Si volta a guardarla: è fragile e le sue
parole hanno ferito la sua finta indifferenza) Adesso
vado su a studiare, ho un compito domani. (torna=
a
guardarla bloccandosi per un attimo e sale in camera lasciando la donna a
riflettere sulle sue parole. Helen ancora sconvolta
si siede sulla poltrona e si prende il viso tra le mani chiudendo gli occhi)
Sesta scena
Un pub di Los Angeles
Cameriera: Eccovi serviti, buon
pranzo. (sorride e fa l’occhiolino a
Dawson e va a chiedere le ordinazioni a un altro tavolo)
Olliver: Devi spiegarmi come fai.
Dawson: Come faccio cosa?
Olliver: Dovunque entri c’è sempre
qualcuna che ti gironzola intorno con gli ormoni a mille…eppure non sei
un granché. Potrebbero avere me e invece si buttano
sull’aspirante Spielberg.
Dawson: Cosa vuoi? Il fascino del bravo ragazzo.
Olliver:
Si, continua ad illuderti…se quella rimane anche solo cinque minti con il
sottoscritto si scorderà di te subito, diventerà pazza di me.
Dawson: Adesso non montarti la testa sulle tue doti nascoste.
Olliver: Leery non ti ho
fatto ancora vedere la mia tattica verso le donne!
Dawson: Credo che Jen mi abbia detto qualcosa in
merito…(sorride portandosi il bicchiere alle labbra)
Olliver: Quella è stata una piccola parte del
mio schema abituale. Cosa mi dici delle mie
idee? (prende una manciata di noccioline e se le ficca
in bocca con foga)
Dawson: Ci devo ancora pensare…sai, le tue idee sono un po’ fuori
dal comune…e fuori dal mio progetto iniziale. Non posso decidere su de
piedi. (si nasconde dietro il bicchiere evitando il
discorso)
Olliver: Va bene…va bene. (si
sfrega le mani un po’ agitato) Comunque se vuoi ti aiuto a capire la mia
idea geniale…ma non insisto, c’è tempo. (inizia
a ticchettare nervosamente le dita sul tavolino prendendo altre noccioline)
Solo fai in fretta, vorrei vincere la statuetta più desiderata del mondo
entro i prossimi due anni…sarebbe meglio entro un anno, per tutti e due
ovviamente.
Dawson: Già, ti farò sapere. (fa cenno
alla cameriera di portare altri due martini) C’è molta gente
stasera.
Olliver: Ci sono tutte le celebrità locali e
non…ci sono persino le ragazzine che vorrebbero sfondare nel nostro
mondo. Guarda quella bionda.
Dawson: (segue lo sguardo dell’amico) Olliver
ti rendi conto che quella ragazza è ancora una bambina…forse non
avrà nemmeno sedici anni!
Olliver: Ne sei sicuro? Sembra più
grande…
Dawson: Fidati! Non vorrei andare a prenderti alla stazione di polizia per
un’accusa di pedofilia o altro! (sorride al
ricordo dell’anno precedente quando Todd aveva
pagato per il suo rilascio e quello di Natasha dopo essere stati beccati a
pomiciare appoggiati a un’auto)
Olliver: Stai ancora pensando a quella brunetta?
Dawson: (si riprende di colpo mandando di traverso il martini che stava bevendo
e inizio a tossire) Tu…sempre nei momenti meno opportuni…le tue
improvvisate.
Olliver: Non ne sarei tanto sicuro, non trovo altro motivo per giustificare la tua
improvvisa…felicità! (Dawson segue il suo
sguardo verso il cavallo dei propri pantaloni e si copre arrossendo)
Settima scena
Worthington, dormitorio
Vediamo Joey sfogliare un giornale con un evidenziatore in mano.
L’immagine s’ingrandisce sul giornale e notiamo che è un
settimanale sulle offerte di lavoro. Ogni tanto gli occhi le brillano ottimisti
da ciò che leggono per poi sprofondare nella delusione più nera
dopo una breve telefonata. Ormai non ce la faceva più, erano già
due ore che controllava quel giornale e ne stava provando repulsione solo a
tenerlo in mano. Sbuffando controllò l’orologio da polso: erano le
cinque di pomeriggio e ancora Audrey non si era fatta viva. L’aveva
disturbata l’interrogatorio dell’amica su quei tre mesi, ma
dopotutto se lo aspettava e sarebbe rimasta delusa del
contrario. Era riuscita persino a tagliare il discorso sulla sua uscita improvvisa
di venerdì mattina quando mancavano ancora due
giorni all’inizio del nuovo anno scolastico. Non era da lei svegliarsi
così presto. Ma in fondo era stata lei, Joey
ammise con se stessa, ad eludere il terzo grado dell’amica su Parigi.
Sapeva che non sarebbe durato a lungo il suo segreto con Audrey, ma voleva
crogiolarsi ancora per un po’ in solitudine nei ricordi degli ultimi due
mesi. Lasciando Parigi aveva lasciato l’altra Joey, rimpiangendo di non
essere rimasta più a lungo li a rivivere quelle
forti emozioni. Il picchiettio improvviso della pioggia contro i vetri della
finestra la riscosse e, sbuffando di noia, si
apprestò a prendere un altro giornale con offerte di lavoro.
Guardò di nuovo l’orologio e accese la radio.
Ottava scena
New York, stazione radio
Jen: Eccomi sono tornata, spero che i Red Hot Chili Peppers vi abbiano caricati a
dovere…giusto in tempo per decidere di andare fuori in discoteca a
ballare. Ormai le vacanze estive sono finite e già lunedì mattina
dovrete tornare dietro i banchi di scuola con la prospettiva di un altro anno
di studi. Forse l’ultimo anno o forse sarà il vostro primo giorno
di lavoro. Fatevi forza e godetevi la vita, ogni momento ma soprattutto questa
notte. Sarà la vostra notte, l’ultima
dell’estate…magari perché il fine settimana lo passerete a studiare o con la vostra famiglia. Siamo
arrivata alla fine del programma amici e prima di salutarvi voglio darvi un
consiglio: non scordatevi mai di tutti coloro che vi
sono stati vicino nei momenti peggiori…anche se da un’altra
città. Questa è dedicata ai miei vecchi amici,
vi voglio bene ragazzi.
L’inquadratura passa sui volti sorridenti dei cinque
amici che ascoltavano la trasmissione di Jen commossi.
Jen: E sulle note di “Please Remember” Di Leann Rimes, Jen Lindley vi da la
buonanotte.
La spia rossa della cabina si spegne e sospirando Jen si toglie le cuffie,
prende la sua giacchetta verde ed esce salutando con un sorriso il suo collega Jeff che selezionava i prossimi brani da mettere per la
serata. La fresca brezza della sera la fece rabbrividire scompigliandole
leggermente i biondi boccoli che in tre mesi erano quasi arrivati alle spalle,
voleva tornare al suo solito taglio visto che si era pentita di come li aveva
fatti tagliare l’ultima volta. Stringendosi nelle spalle, iniziò a
camminare per raggiungere il solito autobus delle 18 prima che iniziasse a piovere. Improvvisamente, sentì dei passi
che la seguivano e, sperando che non fosse di nuovo quello sconosciuto,
affrettò il passo finché smise di fare la razionale e si mise a
correre in preda al panico.
Nona scena
Capeside, retro della casa di Duog Witter
Pacey: E’ un gioiello…non ci sono parole per descriverla. (si sfrega le mani sporche in un canovaccio)
Duog: Non credo tu sia lucido in questo
momento…forse l’ipotesi di Gretchen era
giusta.
Pacey: Sentiamo altre perle di saggezza Witter, sono tutto
orecchi.
Duog: Ha detto che una certa
persona a un certo ballo con una certa ragazza sembrava completamente
fatto…a parte il solito complesso d’inferiorità che trascina
da anni. Nessuna persona lucida si sarebbe comportata così. Devo farti
le analisi del sangue?
Pacey: Il mio caro fratellone ha trovato il senso
dell’humour! Mi dispiace contraddire le vostre ipotesi
ma sono più pulito dell’aria.
Duog: Mi spieghi allora come puoi definirla
così? È un rottame che sta cadendo a pezzi!
Pacey: Tu non parli così della mia piccola black!
È la mia bambina!
Duog: Non mi dire, hai persino messo a questo ammasso di ferraglia un nome!
Pacey: Non offenderla! Il motore è come nuovo…bisogna solo
rimetterla a posto esteticamente, l’ultimo proprietario dopo
l’incidente ha distrutto la carrozzeria rendendola quasi irriconoscibile.
Con un po’ di manodopera tornerà come prima…me la immagino di già mentre sfreccio tra le strade di Capeside come
una saetta. Sarà un’Harley perfetta.
Duog: Attento! Appena
supererai il limite di velocità anche solo di poco ti starò alle
calcagna col fiato sul collo…vedremo poi quanto sarò
insopportabile allora.
Pacey: Fidati fratellone, lo farò
nelle strade non sottoposte alla tua supervisione…non voglio farmi
rimettere dentro ancora da te.
Duog: L’ultima volta ti ho
portato però a fare il campeggio.
Pacey: E tu lo chiami campeggio? Obbligo ai lavori forzati mi sembra pi&ugr=
ave;
di una prigionia.
Duog: Sei ingrato Pacey, potevo benissimo farti
passare dentro solo per ubriachezza molesta…per non parlare di aggressione a un pubblico ufficiale.
Pacey: Parte di colpa ce l’aveva Drue Valentie. E pensare che
adesso finalmente ho l’età legale per bere…wow, posso
ufficialmente organizzare un party in piena regola a casa tua.
Si sfrega le mani guardando con un sorriso soddisfatto l’espressione
disgustata e insofferente del fratello che scuote la testa
allarmato.
Decima scena
Worthington, dormitorio
Joey: Esci anche stasera?
Audrey: E’ un piacere riaverti a Boston coniglietto, ma anche se ho
sempre desiderato di avere una madre normale ciò non vuol dire che tu ne debba fare le veci. (si
mette il mascara guardandosi allo specchio)
Joey: Sono tornata lunedì ed è praticamente da quattro giorni che
non passiamo una giornata insieme…figurati le serate.
Audrey: (rimette a posto il mascara e si siede accanto all’amica
prendendole le mani tra le sue) Lo so e sono convinta quanto te che dovremmo passare più tempo insieme, ma stasera
proprio non posso. Ci rifaremo…dopotutto devo
ancora scoprire quello che ti è successo quest&=
#8217;estate.
Joey: Audrey è meglio che vai prima di arrivare in ritardo come al solito. (si alza tirandola su
per poi spingerla verso la porta)
Audrey: Potrei rimanere…
Joey: Fuori di qui e divertiti per me.
Audrey: Il mistero s’infittisce, scoprirò tutto Joey e tu lo
sai…(apre la porta e si trova davanti una ragazza bionda) è
arrivata la nostra matricola. Ah Joey, ho accettato per tuo conto la responsabilità
di fare alla ragazza da tutor per visitare il <=
span
class=3DGramE>college. Adesso vi lascio, ciao! (=
esce
chiudendo la porta prima che l’amica replicasse)
Joey: E tu cosa ci fai qui?
Harley: Vagavo per il campus in cerca di una voce
amica e sono venuta qui. Vedo che la stanza &egr=
ave;
rimasta la stessa, però i poster sono
cambiati…Audrey ha un gusto per la musica. Hey=
span>,
chi sta cercando un lavoro?
Joey: Io.
Harley: Perché? Non ne hai bisogno! Hai ancora
il posto all’Hells Kitchen.
Joey: La mia prospettiva non è lavorare a vita in un locale come
cameriera.
Harley: Sei brava come cameriera…tieni a bada
tutti facilmente, persino una liceale con troppi ormoni in corpo.
Joey: Aspetta un secondo. Ricapitolando hai scelto questo college tra tutti
quelli possibili, concordi con Audrey il mio tempo libero, decidi che fare la
cameriera è il mio mestiere e vieni qui con la
scusa di sentire una voce amica. C’è sotto qualcosa,
sputa il rospo.
Harley inizia a piangere buttandosi tra le braccia di
una Joey alquanto sbalordita da quel comportamento. L’aveva già
consolata una volta durante il ballo del liceo ma
adesso era diverso, soffriva.
Undicesima scena
New York, strada opposta all’uscita della stazione radio
Corre, non ha più fiato nei polmoni ma &e
grave;
terrorizzata dai passi affrettati dietro di lei. Mancava poco per raggiungere
la folla e la fermata dell’autobus ma una mano la bloccò facendola
girare su se stessa. Jen stava per lanciare un urlo quando
riconobbe il ragazzo di fronte a se.
Jen: Cj!
Cj: Jen ma cosa ti è preso? Ok che magari non vuoi parlarmi ma
scappare così mi sembra esagerato.
Jen: (cerca di riprendere fiato) Non…non sapevo che eri tu…pensavo
che…lasciamo perdere.
Cj: No, aspetta. Cosa
pensavi?
Jen: A niente!
Cj: Qualcuno ti segue?
Jen: No, ma cosa ti viene in testa! Mi hai spaventata=
span>.
Cj: Scusa, non era nelle mie intenzioni. Quando deciderai di prendere la patente?
Jen: Quando lo farà Audrey nel frattempo mi
tengo in esercizio.
Cj: Si, ho visto. Come stai?
Jen: Bene come sempre…a parte in questo momento che devo
ancora riprendermi.
Cj: La nonna e Jack?
Jen: Non giriamoci intorno Cj!
Lo sappiamo entrambi che tuo zio continua a vedere mia nonna, quindi tengono
entrambi aggiornati sull’altro. Cosa vuoi Cj?
Cj guarda fisso Jen, che aspettava una risposta.
Entrambi erano nervosi, siccome non si erano lasciati
in buoni rapporti. Continuano a guardarsi in silenzio.
Dodicesima
scena
Capeside, retro della casa di Duog Witter
Pacey continua a lavorare sulla sua moto controllando freni e luci per poi
passare alla carrozzeria che aveva rimediato sempre
dall’amico di Duog. Ormai erano ore che
rimetteva a posto quella nuova Harley danneggiata.
Alla fine si alzò per controllare la sua opera e si stupì di se
stesso: era proprio come se l’era immaginata, quasi uguale a quella che
aveva guidato quell’estate. Voleva tornare
indietro nel tempo anche solo di una settimana per rivivere quei momenti che
avrebbe ricordato per tutta la vita. Non avrebbe mai creduto di passare
un’estate del genere, poteva benissimo paragonarla a quei tre famosi mesi
in barca con Joey ma sapeva di non poterlo fare. Erano
state due estati diverse, ma entrambe piene di emozioni.
Dei passi che si avvicinavano attirarono la sua attenzione specialmente
perché capì che non erano quelle di suo fratello.
Pacey: Non sei Duog. (non=
span> si
è ancora voltato)
Andie: Decisamente no, lui è molto più muscoloso e decisamente
più attraente.
Pacey: Non ci conterei…ha strani gusti sessuali
visto che non ha mai avuto una ragazza a quanto mi risulta. Potremmo farlo
sedere vicino a Jack durante uno dei nostri famosi
cenoni e vedere cosa succede.
Andie: Non è gentile dire questo su tuo fratello!
Pacey: Hai ragione, ma cosa ci vuoi fare? Il lupo perde il pelo e non il vizio.
Andie: Se hai finito con i soliti proverbi che ne dici di abbracciarmi?
Pacey: Non sarebbe una cattiva idea. (si abbracciano)
E’ bello rivederti McPhee!
Andie: Lo so, anche rivedere te fa un certo effetto…è da un giorno
che non ci vediamo.
Pacey: Un giorno pieno d’impulsi dell’ultimo momento.
Andie: (si stacca dall’abbraccio e guarda la moto) Vedo, non sapevo se
crederti o no quando mi hai detto della tua intenzione di comprarne
una…adesso capisco l’espressione di Duog mentre pattugliava
venti minuti fa, l’ho incrociato per strada. Devo
ammetterlo Pacey, è davvero bella.
Pacey: Lo so, tutto merito del sottoscritto!
Andie: Non ne dubito…comunque la tua modestia
aumenta ogni giorno di più.
Pacey: Come mai sei qua? Non dovevamo vederci stasera?
Andie: Forse hai perso la cognizione del tempo ma sono
quasi le 20 e il nostro appuntamento è alle 20…sono solo dieci
minuti in anticipo.
Pacey: (controlla l’orologio da polso e si batte una mano in fronte
meravigliato) Cavolo hai ragione come sempre
Pacey si precipita in casa iniziando a sbottonarsi la solita camicia hawaiana mentre Andie lo segue con lo sguardo sorridendo.
Quel ragazzo era davvero incorreggibile, non sarebbe
mai cambiato pensò scuotendo la testa. Il suo sguardo si sofferm&ogr=
ave;
sulla moto e la sua espressione mutò diventando triste adesso che non
c’era più Pacey a vederla. Sapeva il vero motivo di Pacey quando l’aveva comprata, forse era l’=
;unica
a saperlo. Quella moto avrebbe portato solo guai, se lo sentiva.
Tredicesima scena
Worthington, dormitorio
La scena riprende dove l’abbiamo lasciata. Joey
tenta di consolare la piangente Harley che nascondeva
il volto nella sua spalla.
Joey: Harley calmati. Se continui a piangere non potrò capire quello che ti è
successo…e poi non serve a niente piangere. (le=
span>
prende il viso tra le mani asciugandole gli occhi e le sbavature del trucco)
Harley: PatrickR=
30;è
il peggiore idiota della sua specie. (continua a
singhiozzare)
Joey: Cos’è successo?
Harley: Il classico! Vado a trovarlo al Boston Bay e ovviamente lo trovo con un’altra.
L’ho affrontato e lui ha cercato di appiopparmi le scuse più
stupide del genere umano…ci mancava poco e
diceva persino che era sua sorella! Non ne potevo più di tutte quelle
bugie e gli ho fatto una scenata mollandolo nel cortile del suo college.
Joey: Avresti dovuto almeno discuterne in privato…so
come ci si sente ad essere mollati in pubblico e non è per niente bello.
Harley: Cosa ci potevo fare? Mi conosci,
non riuscivo a fermarmi! È passata quasi una settimana e lui mi
ha cercata solo una volta…
Joey: E ovviamente gli avrai sbattuto il telefono in faccia.
Harley: Già…poi ho iniziato a
frequentare il figlio di un collega di mio padre, si chiama Steve.
Joey: Scusami un attimo…non è passata ancora una settimana e tu
frequenti già un altro? (la guarda con
disapprovazione)
Harley: So già a cosa stai pensando e hai
perfettamente ragione…ma c’era persino mio padre a farmi
pressione…non potevo fare niente. Mi piace Steve,
è un bravo ragazzo…ma mi manca Patrick. Non avrei mai pensato che potesse capitare anche a
me ma non faccio altro che pensare a quello stupido.
Joey: E’ normale. Succede a tutti dopo la fine di una relazione.
Harley: (guarda Joey stranita) Anche a te! &Egr=
ave;
stato Eddie?
Joey: A dire la verità quasi tutti i miei
ex…in particolare quelli che frequento ancora.
Harley: Non capirò mai perché sei
rimasta amica di quei due, io non avrei sopportato di
vederli ancora.
Joey: Non sai tutta la storia…o meglio le storie<=
/span>.
(si sente un po’ in imbarazzo)
Harley: Prima o poi me la racconterai. Comunque la mia storia non è finita qui. Ovviamente
un amico di Patrick è venuto a dirmi che lei era solo una sua compagna del college che gli
dava ripetizioni…a me non era sembrata la tipica secchiona antipatica e
brutta anzi era molto carina e gentile tutta sorrisi, ma dopotutto non li ho
visti nemmeno baciarsi…c’era solo quell=
217;insopportabile
intesa tra di loro che non riuscivo a capire, mi sentivo un’estranea.
Joey: Ci sono passata anch’io…anche Audrey, un giorno te lo dovrai
far raccontare ma sai com’è fatta lei.
Audrey non si è data per vinta e si è messa dentro con
naturalezza.
Harley: Centra Pacey? Se non
sbaglio era anche il suo ex.
Joey: Si ma Audrey e Pacey sono due persone uniche. Li
conosci entrambi.
Harley: Già e poi Pacey è davvero figo. Parlando di amori passati,
cosa mi dici di Dawson? Le anime gemelle di Capeside si sono rimesse insieme?
Joey: No, siamo solo amici.
Harley: Perché? Perché
non state insieme? (Joey la guarda e non sa cosa
rispondere)
Quattordicesima scena
New York, ospedale
Uscito dalla stanza della nonna si dirige verso l’ascensore, schiaccia il
pulsante e aspetta che arrivi. Si aprono le porte ed esce Helen
che si ferma di colpo sorpresa appena lo vede. <=
br>
Helen: Ah…ciao.
Jack: L’orario delle visite è
finito…non la faranno entrare.
Helen: (guarda l’orologio da polso e sospira)
Hai ragione. Ho cercato di sbrigarmi prima ma
ultimamente non riesco ad essere puntuale come un tempo. Come sta?
Jack: E’ di buon umore…ha la bibbia sul comodino
ma continua a leggere un libro di filosofia. Mi ha detto
che vuole tornare al college con noi. (fa un sorriso
amaro mettendosi una mano dietro il collo)
Helen: Mia madre è sempre stata un po=
217;
eccentrica.
Jack: Ha un carattere forte e sensibile.
Helen: E pure impertinente e ostinato. (si guardano e si sorridono per la prima volta dopo tanto
tempo)
Jack: Credo sia un gene di famiglia. Credevo che avesse impegni stasera.
Helen: Come dite nel vostro gergo giovanile
ho dato loro un bidone. Un ragazzo oggi mi ha fatto riflettere su alcuni miei
comportamenti che volevo cambiare da anni ma che non ci sono mai riuscita. Ho
visto la vera Helen Lindley ed ho provato disgusto
per la persona che è diventata…devo molto a mia madre e a Jen per
essere tornate ad avere un rapporto, ma anche tu fai parte di questa famiglia.
Tutti noi abbiamo fatto molti sbagli ora è
venuto il tempo di rimediare…veramente, voglio essere più presente
nelle loro vite. Mi è stata data una seconda opportunità e voglio
coglierla al volo. Ho bisogno di Jen e so che tu sei il suo migliore amico,
siete molto legati e io non ho fatto molto per accettare la tua
presenza…scusami. Voglio rimediare.
Jack: A me basta che sia più presente nelle
loro vite e che non giudica Jen per le sue scelte…è una ragazza
fantastica che ha bisogno solo di essere amata.
Helen: Lo è già. (lo
guarda con dolcezza) Andiamo a casa? (scambiandosi uno
sguardo d’intesa prendono l’ascensore sorridenti e con molte cosa
da discutere)
Quindicesima scena
Capeside, ristorante lungo il fiume
Pacey: Io sono pieno! Un altro boccone ed esplodo. (allontana
il piatto davanti a se stirandosi)
Andie: Mi piacerebbe vederti esplodere!
Pacey: Mi è mancato questo tuo umorismo McPhee<=
/span>!
È stato bello vederti di nuovo a
Capeside…tornare qui è stata un’ottima idea.
Andie: Si ma per poco…mi sono voluta prendere
alcune settimane solo per me prima di tornare a Firenze da mia zia. E poi credevi che ti avrei lasciato solo dopo quest’estate? Non contarci Witter.
Pacey: Beh, ques’estate è stata
indimenticabile e comunque riguardo a sorprese tu
batti tutti. Chi se lo sarebbe mai immaginato di ritrovarti là dopo
quasi tre anni che non ci vediamo!
Andie: Già (appoggia il mento alla mano guardandolo)…ma
ci siamo rifatti negli ultimi tre mesi.
Pacey: Si, ricordo certi ordini da istitutrice tedesca…ti mancava solo il frustino! (fa un
sorriso sbarazzino)
Andie: Cretino, puzzi ancora di latte e spari cavolate s destra e a
sinistra…non sei cambiato Pacey.
Pacey: Mai…altrimenti non mi riconosceresti più fra due
anni…la prossima volta che ti farai viva.
Andie: Spero prima…mi siete mancati tutti e non vedo l’ora di una
delle vostre famose rimpatriate.
Pacey: Solitamente ci vedevamo a casa della nonna a Boston…ora che sono a
New York sarà più difficile riunirci. Un
modo lo troveremo.
Andie: Non ho dubbi.
Pacey: E’ da quest’estate che non
parliamo seriamente…come va a Firenze?
Andie: Bene…è tutto a posto. (gioca
nervosamente con il tovagliolo)
Pacey: Allora perché ho la netta sensazione che mi nascondi qualcosa?
Andie: No, hai le visioni Witter. È tutto a posto.
Pacey: Vorrei che lo fosse te lo meriti, ma a volte
noto il tuo sguardo triste e mi dispiace…non mentirmi.
Andie: Pacey non preoccuparti, adesso sono felice…sono felice
di essere qui con te. (gli sorride mettendogli una
mano nella sua, lui ricambia con affetto abbracciandola rimanendo per&ograv=
e;
dubbioso)
Sedicesima scena
Worthington, dormitorio
Finalmente Harley era tornata in camera sua, ma
l’aveva lasciata un po’ scombussolata la loro discussione. Non
aveva saputo cosa rispondere alla ragazza perché dopotutto non aveva
nessuna risposta coerente da dare. Le venivano in mente mille motivi per stare
con Dawson e altrettanti per rimanere solo amici, ma lo amava e non sapeva cosa
fare specialmente dopo la sua estate a Parigi. D’impulso prese il
telefono e digitò un numero che sapeva a memoria ormai da due anni.
Dawson: Joey! Che bella sorpresa!
Joey: Ciao Dawson, non ci sentivamo da tanto è=
span>
vero.
Dawson: Esattamente da due mesi, credevo di averti persa in balia di qualche
spocchioso francese con la puzza sotto il naso.
Joey: Finora ho resistito. Hey ma dove sei? Ti sento
a mala pena! (si siede sul letto a gambe incrociate)
Dawson: Scusa, sono in un pub. Olliver ed io volevamo festeggiare l’approvazione dei finanziatori e
del produttore. Sei la prima a saperlo: hanno accettato di mettere in scena il
mio film.
Joey: Wow! Finalmente i tuoi sogni stanno diventando realtà! Sono felice per te Dawson, te lo meriti! È
fantastico, sono orgogliosa di te. Vi state divertendo?
Dawson: Forse c’è troppa gente per i miei gusti
ma è bello vedere le docce fredde che prende Olliver
appena si avvicina ad una donna.
Joey: Immagino. Mi chiedo perché stai lavorando ancora con lui.
Dawson: E’ un mio amico e tutto sommato non
è maluccio…ovviamente se è diretto. Ha delle idee strane ma
a volte originali e ormai so come prenderlo. E poi mi tormentava di lamentele
solo perché era stato buttato fuori da un set e
io volevo aiutarlo…anche se solo per farlo tacere. Ma
ovviamente quella parola non esiste nel suo vocabolario.
Joey: Dovresti comprargliene uno nuovo. (capisce che
Dawson sta sorridendo e istintivamente lo imita)
Dawson: Non immagini quanto mi sei mancata Joey. Siamo distanti mille miglia e
sento la distanza che ci separa…è troppa e strana, mi manchi.
Joey: Anche tu Dawson, avrei voluto chiamarti quest=
217;estate ma ho pensato che forse era meglio lasciarti stare
per un po’…dopotutto dovevi ricostruire la tua amicizia con Pacey e
non volevo interferire.
Dawson: Lo so, non devi spiegarmi. Devo solo ringraziarti per quello che hai
fatto, senza il tuo aiuto sarebbe stato tutto
più difficile o forse non avrei passato tre settimane intere con Pacey.
Joey: Non ci credo, forse sarebbe stata più lung=
a ma
sono sicura che sareste tornati amici.
Dawson: Mi fa piacere pensare che sia stata tu l’artefice di tutto.
Joey: Smettila Dawson, non montarmi la testa. (sorridono
e Joey sospira contenta)
Dawson: Vorrei che fossi qui…dopotutto è grazie al tuo sostegno in
tutti questi anni che sono ad un passo dalla fama a Los Angeles.
Joey: Lo vorrei anch’io Dawson, ma pensa a quando
ci rincontreremo. Avremo un mucchio di cose da raccontarci.
Dawson: Avrei tante cose da chiederti…e poi dovr&=
ograve;
portarti a fare una visita di Los Angeles, persino di un negozietto vicino =
agli
Studios della Warner Bross. So che ti piacerebbe, l’ho visitato ieri con Olliver…ovviamente lui era intento a fare il filo
alla cassiera che non se lo filava nemmeno. E poi tu
dovrai portarmi a Parigi.
Joey: Forse un giorno…
Dawson: Scusami Joey ma adesso devo andare, Olliver
sta cercando di attirare l’attenzione in ogni modo.
Joey: Allora va Dawson Leery e conquista il mondo!
Buona notte Dawson.
Dawson: Buona notte a te Joey e ben tornata.
Sorridendo entrambi chiudono la conversazione. Joey
è un po’ più tranquilla dopo aver sentito il suo amico
d’infanzia. Rimette il telefono a posto e guarda in bacheca una foto
fatta a Dawson qualche anno prima. Era rimasto lo
stesso bravo ragazzo di una volta e niente avrebbe mai potuto
cambiare ciò. Il suo sognatore. La sua anima gemella. Si stese sul letto
e il suo sguardo si spostò sul regalo che le aveva fatto
lui lo scorso anno per il compleanno e s’immaginò di essere a Los
Angeles con Dawson. Chiuse gli occhi con il sorriso sulle labbra.
Diciassettesima scena
Los Angeles
Dawson sorrise felice della telefonata di Joey. La sua Joey. Era strano
saperla lontana da se, ma in fin dei conti era giusto
così. Adesso sarebbe toccato loro un altro anno
distanti: lui a Los Angeles e lei a Boston. Voleva tornare da lei a chiarire
quei sentimenti da anni rivangati e sofferti, ma ancora palpabili nelle loro
conversazioni. Continuando a sorridere, si inoltra tra
la folla per raggiungere l’amico quando gli si para davanti una persona
che lo fece bloccare di scatto. La sua espressione si fece sorpresa e turbata,
non sapeva cosa dire e rimase paralizzato a guardare il suo volto.=
p>