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Autore: kia84    29/12/2005    0 recensioni
Ciao a tutti, propongo una 7 serie di uno dei telefilm più amati degli ultimi tempi e che è finito. Prima di leggerlo scordatevi l'ultima puntata "Per sempre", tutto inizia da quando Joey torna da Parigi e molte cose sono cambiate nel corso delle vacanze: nuovi amori, vecchi ritorni e amicizie che si consolidano... leggete e ogni dubbio sarà risolto, spero vi piaccia. Ad agosto continuo a postare nuovi episodi.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima scena
New York, bar
Jen: (continua a guardare una coppia che continua a baciarsi seduta ad un tavolino vicino al loro) Sarebbe tutto diverso se tu fossi etero.
Jack: Ma forse ci sarebbero più problemi tra di noi.
Jen: Mi avresti voluta?
Jack: Forse avrei dovuto decidere tra te e Joey…(lei fa una smorfia guardandolo male) ma sicuramente saresti stata la mia ragazza.
Jen: (torna a guardare i ragazzi) Che cos’ho che non va? Perché non riesco ad innamorarmi?
Jack: Forse non hai ancora trovato quello giusto.
Jen: Non riesco nemmeno ad avere un rapporto serio. Ormai non ho un ragazzo fisso da quando ho lasciato CJ…
Jack: Tu sei una normale pazza nevrotica e paranoica, la mia pazza nevrotica e paranoica. Devi ancora cercare, ci sono tanti pesci nel mare.
Jen: Mi manca tutto quello, baci coccole…vorrei avere un ragazzo che mi faccia innamorare…vorrei una presenza accanto a me, Jack non offenderti tu mi sei indispensabile e anche i tuoi baci non sono male ma vorrei anche portarmelo a letto, tra le altre cose.
Jack: Potrei darti le mie migliori prestazioni magari con una bella dose di liquore. (si sorridono con intesa)
Jen: Si, ricordo bene la gita in montagna di quattro anni fa. Ma non eri poi tanto ubriaco come stai dicendo.
Jack: Non potrai mai esserne sicura al 100%.
Jen: (continua a guardare i ragazzi e sospira) Perché Joey non ha i miei stessi problemi a trovare un ragazzo? Per lei è tutto facile, ha persino i ragazzi in panchina che aspettano il loro turno impazienti di avere anche solo un giorno con lei.
Jack: Joey ha altri problemi con i quali doversi confrontare e non penso che devi invidiarla come lei ha fatto con te per tanto tempo, questi sono solo periodi. Solo che lei deve fare la sua eterna decisione costantemente ritardata e tu devi smetterla di cercare il probabile principe azzurro perchè forse lo hai trovato…girati dietro, ti sta fissando da almeno dieci minuti. (sorride ammiccando all’uomo piuttosto carino che continuava ad osservarla)
Jen: (si volta leggermente e, riconoscendo l’uomo a cui si riferisce Jack, si rigira tirando un calcio all’amico che la guarda sorpreso) Smettila di fissarlo!
Jack: Perché? Guarda che mi hai fatto male! (si massaggia lo stinco)
Jen: Se non abbassi la voce il tuo dolore aumenterà improvvisamente.
Jack: Ma che ti è preso? Sei impazzita del tutto?
Jen: Quello continua a seguirmi da due giorni…dal college alla biblioteca, dalla radio a casa…non ho più un attimo di pace che me lo ritrovo sempre dietro a fissarmi. Andiamocene ti prego. (si alzano e Jack cerca di starle dietro il più possibile e si volta per dare un’ultima occhiata all’uomo ma era sparito nel nulla)
Sigla
Seconda scena
Dormitorio di Wortingthon
Audrey: Coniglietto, ti lascio sola per un’intera estate e tu non solo te ne vai a Parigi sorprendendo tutti ma rinnovi quasi tutto il guardaroba. Dove li hai trovati questi?
Joey: (cerca di studiare invano davanti al pc) In uno dei migliori negozietti di Parigi a prezzi decenti.
Audrey: Beh, niente male. Potrei persino venire a fare compere con te adesso. Questo topè davvero una favola…e questi jeans…mi dispiace coniglietto, ma finchè non uscirò a spendere il mio bancomat come si deve dovrò continuare a frugare nel tuo guardaroba. E questo cos’è? (prende in mano un abito nero molto scollato e così attillato che avrebbe attirato l’attenzione di tutti) Joey con questo non andavi di certo a servire ai tavoli…c’è qualcosa che non mi hai detto della tua permanenza a Parigi, sputa il rospo.
Joey:(si gira di scatto arrossendo alla vista di quel vestito complice dei momenti più belli del suo viaggio, si alzò e lo prese rimettendolo nell’armadio per poi chiudere le antine) Audrey devo studiare ti prego.
Audrey: Coniglietto non mi convince quella faccia da santarellina. Fa invidia alla tua amica Audrey e racconta tutto, anche i dettagli più piccanti. Sono pane per i miei denti.
Joey: Audrey non è successo niente.
Audrey: Tu dici niente a tre mesi a Parigi, nuovo look e a un vestito mozzafiato che attirerebbe l’attenzione persino dei ciechi? E che mi dici della giacca di pelle con la quale sei tornata ieri sera dal tuo favoloso viaggio?
Joey: E’ finta pelle e…
Audrey: Si certo, l’hai comprata in quel famoso negozietto. Ti assicuro che entro una settimana scoprirò i tuoi misfatti francesi, te lo giuro!
Joey: Che ti succede? La vecchiaia incombe? Solitamente riuscivi a scoprire tutto in 24 ore.
Audrey: Il mio coniglietto ha iniziato a prendermi in giro…guarda che ho tra le mani una cosa importante da mettere in atto, quindi la mia attenzione è concentrata li. Ciò vuol dire che ho poco tempo per investigare sui fatti degli altri come vorrei…specialmente con quelli della mia migliore amica.
Joey: E sarebbe?
Audrey: Oh no coniglietto, non ci casco! Scoprilo da sola, oppure tu mi dici tutto ma proprio tutto quello che hai fatto a Parigi e io ti dirò il mio segreto. Vedo quanto la curiosità inizia a roderti.
Joey: (fa una finta espressione altezzosa e menefreghista ma non ci riesce a tenerla per molto) Non mi sfiora nemmeno! Cos’è successo qui in questi tre mesi? Hai sentito gli altri?
Audrey: Come?! Joey Potter che non si premura di tenersi in contatto con il resto del gruppo? Credo che adesso inizierà un’altra glaciazione. Quella vacanza ha avuto uno strano effetto su di te.
Joey: Ho avuto molto da fare e poi il cellulare non prendeva bene, comunque vi ho inviato diverse cartoline.
Audrey: Già…qui c’è stata calma piatta come al solito. La tua partenza ha spiazzato tutti quindi in qualche modo dovevamo cavarcela senza di te. Jack e Jen hanno passato quasi tre mesi interi tra ospedale e casa Lindley per la nonna, adesso fortunatamente sta meglio ma il tumore c’è ancora…solo lo scorso mese a mala pena poteva camminare per la chemioterapia. Pacey ha iniziato a lavorare al Leery’s Fresh Fish ma non so ancora per quanto lo farà…lui è molto legato ai Leery ma è decisamente sprecato a lavorare a Capeside. Dawson è immerso fino in fondo nel mondo di Hollywood, il mese successivo a quando sei partita ha iniziato a progettare un altro film…quindi adesso è diviso tra il progetto che ha in testa e il college, non vorrei essere al suo posto perché avrei già lasciato l’università. Ho sentito qualche settimana fa Jen e a quanto pare ha mollato Cj per le solite divergenze di coppia che ormai lei non sopportava più visto anche la situazione di salute della nonna. Jack, invece, continua a scovare ragazzi da una notte e via senza nessuna preoccupazione per il giorno dopo. David l’ha proprio ridotto male, come pure quell’idiota di Eric…dovrebbe trovare qualcuno che si meriti tutta la dolcezza di Jack, mi dispiace vederlo buttarsi così. Comunque questa è la situazione che hai lasciato qui a Boston.
Joey: Sarà, ma per me è quasi come se fossi stata via più di tre mesi. Cosa fai? (Joey si sorprende di vedere Audrey che si mette la sua giacca di pelle e avviarsi verso la porta)
Audrey: Scusami coniglietto, ma devo proprio scappare. La giacca te la riporto intatta stasera, te lo prometto. Ciao! (esce lasciando Joey di sasso e incuriosita dall’uscita improvvisa dell’amica)
Terza scena
Los Angeles, esterni degli studi di produzione.
Olliver: Sii! Lo sapevo! Ero convinto del loro aiuto! (si batte le mani sfregandole con soddisfazione e mettendosi a saltare a destra e a sinistra con entusiasmo non contenuto)
Dawson: Olliver calmati prima che si rimangino la parola vedendoti saltare come un pazzo esaltato.
Olliver: Ormai non possono più! Hanno quasi firmato quel contratto!
Dawson: E’ quel quasi che mi spaventa! Non è assicurato ancora niente.
Olliver: Dawson abbiamo tra le mani le chiavi di Hollywood basta che le sfruttiamo nel modo migliore. E’ solo un dettaglio il fatto che non ha ancora firmato, ci ha garantito che appena gli porteremo il copione finito tutte le vie legali saranno risolte e inizieremo a fare i provini per poi girare. Meglio di così si muore. Dopotutto il to film di <= span class=3DSpellE>quest’
estate li ha colpiti favorevolmente, grazie anche al fatto che lo hai fatto senza aiuti finanziari delle banche e te la sei cavata da solo con i tuoi amici.
Dawson: Il fatto è che non ho finito di scrivere il copione…l’idea c’è da mesi ma<= /span> io non sono uno scrittore, non so come farlo finire.
Olliver: Progetti questo film da mesi…forse è una di quelle tue idee da tutta una vita come quello che hai girato quest’estate e adesso dubiti delle tue capacità? Dawson mi sa che ti devo insegnare tutto io!
Dawson: Come descrivere un’amicizia travagliata che va avanti da anni?
Olliver: Mi infastidisce ammetterlo ma nessuno meglio di te potrebbe riportare il tutto davanti alla cinepresa…vedi, mi vengono i brividi solo a dirtelo in faccia. Sei un mostro nell’esprimere tutti quei
buoni sentimenti di cui parli tanto.
Dawson: Grazie della fiducia che riponi in me, sembra che sei l’unico ad averla.
Olliver: E che mi dici di Joey?
Dawson: (sorride massaggiandosi il collo) Joey è…Joey. Non esistono parole per definirla.
Olliver: (entrando nella jeep di Dawson) Gi&agr= ave;, ricordo i tuoi lunghi monologhi sul vostro eterno rapporto di anime gemelle. Dovresti andare da lei e dirle una volta per tutte cosa provi.
Dawson: La fai facile, sono successe troppe cose tra di noi per far tornare tutto come prima. Siamo cresciuti.
Olliver: Si, i due amichetti inseparabili del fiume adesso sono cresciuti…ho visto com’è cresciuta Joey, ma preferisco sempre Jen.
Dawson: Hey stai parlando delle mie due ex ragazze!
Olliver: (inizia a trafficare con la radio) Lo so, tutte le fortune le hai tu. Parliamo del film. Avrei un’idea.
Dawson: Perché questo non mi sorprende e mi terrorizza allo stesso tempo?
Olliver: Non preoccuparti, voglio il meglio da questo film e per questo so che la mia idea lo migliorerà. Penso che se il protagonista uccide la madre dopo la morte del padre e in un momento di crisi si suicida ma il suo spirito continua a vagare tra i suoi amici come un anima in pena, continuando a mitigare morti in attesa della sua scesa agli inferi…non sarebbe male come storia. E magari lui trova la sua anima gemella a letto con il suo migliore amico. Questo sarebbe un filmone da oscar…immaginati noi due a ritirare le statuette in mezzo a fotografi e fan scatenati. Io potrei persino fare il protagonista, così finiremo i provini prima e puoi fidarti della mia recitazione.
Dawson: (fa un finto sorriso) Chissà perché me lo immaginavo!
Olliver: Parliamone al pub<= /span>, dobbiamo festeggiare così poi ti dico altre idee geniali che mi frullano in testa. (Dawson lo guarda preoccupato scuotendo la testa)
Quarta scena
Strade di Capeside
Pacey: Che bel sedere quella bionda.
Duog: Spiacente di deluderti fratellino, ma mentre tu eri a fare il figo a Boston tutta Capeside è venuta a sapere che la ragazza in questione se lo è rifatta cinque mesi fa.
Pacey: Scusa fratellone, dimenticavo che a te non piace quel genere d’interesse che attrae un normale uomo…piuttosto hai cambiato parrucchiere.
Duog: Perché?
Pacey: Solitamente è dal parrucchiere che si ascoltano questo tipo di pettegolezzi. Si, devo ammettere che il salone di bellezza che frequenti sta facendo un notevole effetto. Mi dispiace solo per le ragazze che deluderai.
Duog: Noto che il tuo senso dell’umorismo non è cambiato affatto. (st= a per allontanarsi un po’ offeso ma il fratello lo ferma)
Pacey: Lo sai che scherzo…anche se non ti ho mai visto frequentare nessuna ragazza, nemmeno al liceo.
Duog: Ricominci? Ti ricordo che vivi ancora in casa mia, quindi attento come parli.
Pacey: Quasi dimenticavo, potresti persino mettermi dentro!
Duog: Fa meno lo spiritoso e dimmi che intenzioni hai.
Pacey: Spassarmela come ai vecchi tempi e poi mi mancava il mio fratellone, non potevo lasciarlo un altro anno da solo con se stesso.
Duog: Perché non sei rimasto a Boston con gli altri?
Pacey: Non volevo campare sulle spalle altrui dopo aver perso il lavoro, ma sulle tue si. Dopotutto sei di famiglia.
Doug: Parlando di famiglia, perché non sei andato dai nostri genitori?
Pacey: Non mi abbasserò fino a quel punto per elemosinare da loro. Sai come sono i nostri rapporti…mi trovano un perdente fallito, credevo che con il lavoro da broker papà finalmente mi avrebbe apprezzato ma il sogno è durato poco…diciamo solo il tempo necessario che è rimasto in ospedale. Mi ha sempre ridicolizzato davanti a tutti e la mamma non faceva nulla per farlo stare zitto…persino con Andie e Joey me lo sono dovuto subire.
Doug: Ma Andie e Joey ti hanno sempre difeso davanti a tutta la famiglia, hanno entrambe risposto per le rime a papà che ha dovuto ricredersi e stare zitto per non fare altre figuracce.
Pacey: Già, ma è sempre durata poco questa tregua. Quando Andie è partita la prima volta è stato li a confortarmi per poi ritornare di nuovo lo stronzo sceriffo Witter, con Joey non ne parliamo…li mi ha tormentato dandomi dello stupido per averla lasciata…come se non bastassi solo io a darmelo, poi sono partito spiazzando tutti e tra tutti i posti del mondo l’ultima tappa del mio viaggio è stato proprio Boston. Peggio di una commedia degli orrori dove ho trovata lei bella come sempre e con in testa Dawson come al solito.
Duog: Però ti sei consolato con Audrey.
Pacey: Si, per circa un anno e mezzo di tira e molla…forse è stata una delle relazioni più lunghe della mia vita, ma è stata di certo la più incasinata. E ovviamente come tutte le cose nella mia vita è finito tutto male dove non c’era più niente da recuperare…a quanto pare fallisco in tutto.
Doug: Ricordo le lodi che ti faceva Danny per il ristorante.
Pacey: Beh, forse mi è rimasto solo questo visto che adesso lavoro al Leery’s Fresh Fish come chef. Devo ringraziare Gale per questo.
Duog: E ovviamente la pazienza di Danny ad insegnarti a cucinare.
Pacey: Ok, ho capito la solfa…ti ringrazio per aver insistito a farmelo incontrare. Wow! (si ferma di colpo guardando una vetrina con occhi pieni di adorazione e il fratello scuote la testa)
Duog: Oh no! Non pensarci minimamente…non potresti nemmeno permettertela.
Pacey: E’ un sogno…è bellissima…è…
Duog: Cara
! Scordatela Pacey! E’ <= span class=3DGramE>da quando
sei tornato dal tuo viaggio che ne sei ossessionato, adesso è meglio che torni con i piedi per terra…dov’è finito il ragazzo che avrebbe fatto di tutto per ottenere una barca tutta sua?
Pacey: Quella è stata una fase della mia vita che mi ha lasciato dei ricordi bellissimi…e spero che un giorno ne avr&og= rave; un’altra anche se non dipenderà esclusivamente da me. Quest’estate ho vissuto un’esperienza favolosa e…ho scoperto una nuova passione e quella farebbe giusto a caso mio se non costasse così tanto.
Duog: Quindi cosa intendi fare? (Pacey sorride e s’incammina verso i negozi del molo, Duog alza lo sguardo al cielo temendo il peggio e segue il fratello)
Quinta scena
New York, casa di Helen
(Jack sta giocando con la playstation in salotto con una ciotola di patatine di fianco e mille briciole sul tavolino, arriva Helen
e Jack è talmente concentrato che non si accorge di lei e della smorfia contrariata che fa appena lo vede giocare) <= br> Helen: Credevo fossi in università.
Jack: (si gira di colpo spaventato e guarda la donna in soggezione deglutendo a fatica) Signora Lindley…credevo che fosse ancora a lavoro.
Helen: A quanto pare le sorprese non vengono mai da sole. Hai intenzione di rovinarti gli occhi per tutto il giorno?
Jack: No…(spegne immediatamente il gioco sentendosi a disagio)
Helen: Jen dov’è
?
Jack: Alla radio, il suo programma finisce tra tre ore. Vuole un bicchiere di coca cola? (le indica la bottiglia davanti a se)
Helen: (guarda disgustata la brodaglia scura rimanente e scuote la testa) No grazie, manca solo che mi senta male e che stasera rimanga a casa per gastrite. (Jack, che stava svitando il tappo, si ferma in panico e lo richiude posandolo di nuovo sul tavolino senza bere nulla) Ho detto mille volte a quella ragazza di chiudere con la radio.
Jack: E’ il suo lavoro, la distrae da tutto quello che è successo.
Helen: Quello non è affatto un lavoro e poi con gli orari che si ritrova è fortunata se ancora non gli è successo niente. Forse credere che ciò la distrae vi fa sentire bene ma alla fine non può aggirare i problemi così ma affrontarli.
Jack: (inizia ad innervosirsi) Non mi sembra che Jen non affronti i problemi, mi sembra il contrario. Se lei non le avesse detto nulla della malattia della nonna a quest’ora non saremmo qui a parlare e il suo rapporto con Jen sarebbe rimasto del tutto inesistente.
Helen: (rimane di stucco alle parole brusche del ragazzo che non la guardava negli occhi) Io sono qui per affrontarli…non mi sono tirata indietro.
Jack: Dobbiamo ringraziare Jen per questo, se la nonna non avesse avuto bisogno di cure Jen non si sarebbe mai abbassata a chiederle aiuto. Jen di certo non si diverte ad uscire tutte le sere per tornare a casa solo il mattino successivo.
Helen: Io lavoro per mantenere questa casa!
Jack: Si ma anche gli alimenti che le passa il signor Lindley hanno il loro peso…forse più del suo lavoro part time. (si azzarda a guardarla e la vede sconvolta, si sente un po’ in colpa per la sua freddezza) Come sta la nonna?
Helen: Bene, è stazionaria.
Jack: Ok…dobbiamo aspettarla per cena?
Helen: No…
Jack: Ok
. (rimette a posto il joystick e prende in mano la bottiglia, il bicchiere e la ciotola portandole in cucina. Torna in salone con l’aspirabriciole e raccoglie le briciole prima di subire altre critiche non volute da Helen. Si volta a guardarla: è fragile e le sue parole hanno ferito la sua finta indifferenza) Adesso vado su a studiare, ho un compito domani. (torna= a guardarla bloccandosi per un attimo e sale in camera lasciando la donna a riflettere sulle sue parole. Helen ancora sconvolta si siede sulla poltrona e si prende il viso tra le mani chiudendo gli occhi)
Sesta scena
Un pub di Los Angeles
Cameriera: Eccovi serviti, buon pranzo. (sorride e fa l’occhiolino a Dawson e va a chiedere le ordinazioni a un altro tavolo)
Olliver: Devi spiegarmi come fai.
Dawson: Come faccio cosa?
Olliver: Dovunque entri c’è sempre qualcuna che ti gironzola intorno con gli ormoni a mille…eppure non sei un granché. Potrebbero avere me e invece si buttano sull’aspirante Spielberg.
Dawson: Cosa vuoi? Il fascino del bravo ragazzo.
Olliver: Si, continua ad illuderti…se quella rimane anche solo cinque minti con il sottoscritto si scorderà di te subito, diventerà pazza di me.
Dawson: Adesso non montarti la testa sulle tue doti nascoste
.
Olliver: Leery non ti ho fatto ancora vedere la mia tattica verso le donne!
Dawson: Credo che Jen mi abbia detto qualcosa in merito…(sorride portandosi il bicchiere alle labbra)
Olliver: Quella è stata una piccola parte del mio schema abituale
. Cosa mi dici delle mie idee? (prende una manciata di noccioline e se le ficca in bocca con foga)
Dawson: Ci devo ancora pensare…sai, le tue idee sono un po’ fuori dal comune…e fuori dal mio progetto iniziale. Non posso decidere su de piedi. (si nasconde dietro il bicchiere evitando il discorso)
Olliver: Va bene…va bene. (si sfrega le mani un po’ agitato) Comunque se vuoi ti aiuto a capire la mia idea geniale…ma non insisto, c’è tempo. (inizia a ticchettare nervosamente le dita sul tavolino prendendo altre noccioline) Solo fai in fretta, vorrei vincere la statuetta più desiderata del mondo entro i prossimi due anni…sarebbe meglio entro un anno, per tutti e due ovviamente.
Dawson: Già, ti farò sapere. (fa cenno alla cameriera di portare altri due martini) C’è molta gente stasera.
Olliver: Ci sono tutte le celebrità locali e non…ci sono persino le ragazzine che vorrebbero sfondare nel nostro mondo. Guarda quella bionda.
Dawson: (segue lo sguardo dell’amico) Olliver ti rendi conto che quella ragazza è ancora una bambina…forse non avrà nemmeno sedici anni!
Olliver: Ne sei sicuro? Sembra più grande…
Dawson: Fidati! Non vorrei andare a prenderti alla stazione di polizia per un’accusa di pedofilia o altro! (sorride al ricordo dell’anno precedente quando Todd aveva pagato per il suo rilascio e quello di Natasha dopo essere stati beccati a pomiciare appoggiati a un’auto)
Olliver: Stai ancora pensando a quella brunetta?
Dawson: (si riprende di colpo mandando di traverso il martini che stava bevendo e inizio a tossire) Tu…sempre nei momenti meno opportuni…le tue improvvisate.
Olliver: Non ne sarei tanto sicuro, non trovo altro motivo per giustificare la tua improvvisa…felicità! (Dawson segue il suo sguardo verso il cavallo dei propri pantaloni e si copre arrossendo)
Settima scena
Worthington, dormitorio
Vediamo Joey sfogliare un giornale con un evidenziatore in mano. L’immagine s’ingrandisce sul giornale e notiamo che è un settimanale sulle offerte di lavoro. Ogni tanto gli occhi le brillano ottimisti da ciò che leggono per poi sprofondare nella delusione più nera dopo una breve telefonata. Ormai non ce la faceva più, erano già due ore che controllava quel giornale e ne stava provando repulsione solo a tenerlo in mano. Sbuffando controllò l’orologio da polso: erano le cinque di pomeriggio e ancora Audrey non si era fatta viva. L’aveva disturbata l’interrogatorio dell’amica su quei tre mesi, ma dopotutto se lo aspettava e sarebbe rimasta delusa del contrario. Era riuscita persino a tagliare il discorso sulla sua uscita improvvisa di venerdì mattina quando mancavano ancora due giorni all’inizio del nuovo anno scolastico. Non era da lei svegliarsi così presto. Ma in fondo era stata lei, Joey ammise con se stessa, ad eludere il terzo grado dell’amica su Parigi. Sapeva che non sarebbe durato a lungo il suo segreto con Audrey, ma voleva crogiolarsi ancora per un po’ in solitudine nei ricordi degli ultimi due mesi. Lasciando Parigi aveva lasciato l’altra Joey, rimpiangendo di non essere rimasta più a lungo li a rivivere quelle forti emozioni. Il picchiettio improvviso della pioggia contro i vetri della finestra la riscosse e, sbuffando di noia, si apprestò a prendere un altro giornale con offerte di lavoro. Guardò di nuovo l’orologio e accese la radio.
Ottava scena
New York, stazione radio
Jen: Eccomi sono tornata, spero che i Red Hot Chili Peppers vi abbiano caricati a dovere…giusto in tempo per decidere di andare fuori in discoteca a ballare. Ormai le vacanze estive sono finite e già lunedì mattina dovrete tornare dietro i banchi di scuola con la prospettiva di un altro anno di studi. Forse l’ultimo anno o forse sarà il vostro primo giorno di lavoro. Fatevi forza e godetevi la vita, ogni momento ma soprattutto questa notte. Sarà la vostra notte, l’ultima dell’estate…magari perché il fine settimana lo passerete a studiare o con la vostra famiglia. Siamo arrivata alla fine del programma amici e prima di salutarvi voglio darvi un consiglio: non scordatevi mai di tutti coloro che vi sono stati vicino nei momenti peggiori…anche se da un’altra città. Questa è dedicata ai miei vecchi amici, vi voglio bene ragazzi.
L’inquadratura passa sui volti sorridenti dei cinque amici che ascoltavano la trasmissione di Jen commossi.
Jen: E sulle note di “Please Remember” Di Leann Rimes, Jen Lindley vi da la buonanotte.
La spia rossa della cabina si spegne e sospirando Jen si toglie le cuffie, prende la sua giacchetta verde ed esce salutando con un sorriso il suo collega Jeff che selezionava i prossimi brani da mettere per la serata. La fresca brezza della sera la fece rabbrividire scompigliandole leggermente i biondi boccoli che in tre mesi erano quasi arrivati alle spalle, voleva tornare al suo solito taglio visto che si era pentita di come li aveva fatti tagliare l’ultima volta. Stringendosi nelle spalle, iniziò a camminare per raggiungere il solito autobus delle 18 prima che iniziasse a piovere. Improvvisamente, sentì dei passi che la seguivano e, sperando che non fosse di nuovo quello sconosciuto, affrettò il passo finché smise di fare la razionale e si mise a correre in preda al panico.
Nona scena
Capeside, retro della casa di Duog Witter
Pacey: E’ un gioiello…non ci sono parole per descriverla. (si sfrega le mani sporche in un canovaccio)
Duog: Non credo tu sia lucido in questo momento…forse l’ipotesi di Gretchen era giusta.
Pacey: Sentiamo altre perle di saggezza Witter, sono tutto orecchi.
Duog: Ha detto che una certa persona a un certo ballo con una certa ragazza sembrava completamente fatto…a parte il solito complesso d’inferiorità che trascina da anni. Nessuna persona lucida si sarebbe comportata così. Devo farti le analisi del sangue?
Pacey: Il mio caro fratellone ha trovato il senso dell’humour! Mi dispiace contraddire le vostre ipotesi ma sono più pulito dell’aria.
Duog: Mi spieghi allora come puoi definirla così? È un rottame che sta cadendo a pezzi!
Pacey: Tu non parli così della mia piccola black! È la mia bambina!
Duog: Non mi dire, hai persino messo a questo ammasso di ferraglia un nome!
Pacey: Non offenderla! Il motore è come nuovo…bisogna solo rimetterla a posto esteticamente, l’ultimo proprietario dopo l’incidente ha distrutto la carrozzeria rendendola quasi irriconoscibile. Con un po’ di manodopera tornerà come prima…me la immagino di già mentre sfreccio tra le strade di Capeside come una saetta. Sarà un’Harley perfetta.
Duog: Attento! Appena supererai il limite di velocità anche solo di poco ti starò alle calcagna col fiato sul collo…vedremo poi quanto sarò insopportabile allora.
Pacey: Fidati fratellone, lo farò nelle strade non sottoposte alla tua supervisione…non voglio farmi rimettere dentro ancora da te.
Duog: L’ultima volta ti ho portato però a fare il campeggio.
Pacey: E tu lo chiami campeggio? Obbligo ai lavori forzati mi sembra pi&ugr= ave; di una prigionia.
Duog: Sei ingrato Pacey, potevo benissimo farti passare dentro solo per ubriachezza molesta…per non parlare di aggressione a un pubblico ufficiale.
Pacey: Parte di colpa ce l’aveva Drue Valentie. E pensare che adesso finalmente ho l’età legale per bere…wow, posso ufficialmente organizzare un party in piena regola a casa tua.
Si sfrega le mani guardando con un sorriso soddisfatto l’espressione disgustata e insofferente del fratello che scuote la testa allarmato.
Decima scena
Worthington, dormitorio
Joey: Esci anche stasera?
Audrey: E’ un piacere riaverti a Boston coniglietto, ma anche se ho sempre desiderato di avere una madre normale ciò non vuol dire che tu ne debba fare le veci. (si mette il mascara guardandosi allo specchio)
Joey: Sono tornata lunedì ed è praticamente da quattro giorni che non passiamo una giornata insieme…figurati le serate.
Audrey: (rimette a posto il mascara e si siede accanto all’amica prendendole le mani tra le sue) Lo so e sono convinta quanto te che dovremmo passare più tempo insieme, ma stasera proprio non posso. Ci rifaremo…dopotutto devo ancora scoprire quello che ti è successo quest&= #8217;estate.
Joey: Audrey è meglio che vai prima di arrivare in ritardo come al solito. (si alza tirandola su per poi spingerla verso la porta)
Audrey: Potrei rimanere…
Joey: Fuori di qui e divertiti per me.
Audrey: Il mistero s’infittisce, scoprirò tutto Joey e tu lo sai…(apre la porta e si trova davanti una ragazza bionda) è arrivata la nostra matricola. Ah Joey, ho accettato per tuo conto la responsabilità di fare alla ragazza da tutor per visitare il <= span class=3DGramE>college
. Adesso vi lascio, ciao! (= esce chiudendo la porta prima che l’amica replicasse)
Joey: E tu cosa ci fai qui?
Harley: Vagavo per il campus in cerca di una voce amica e sono venuta qui. Vedo che la stanza &egr= ave; rimasta la stessa, però i poster sono cambiati…Audrey ha un gusto per la musica. Hey, chi sta cercando un lavoro?
Joey: Io.
Harley: Perché? Non ne hai bisogno! Hai ancora il posto all’Hells Kitchen.
Joey: La mia prospettiva non è lavorare a vita in un locale come cameriera.
Harley: Sei brava come cameriera…tieni a bada tutti facilmente, persino una liceale con troppi ormoni in corpo.
Joey: Aspetta un secondo. Ricapitolando hai scelto questo college tra tutti quelli possibili, concordi con Audrey il mio tempo libero, decidi che fare la cameriera è il mio mestiere e vieni qui con la scusa di sentire una voce amica. C’è sotto qualcosa, sputa il rospo.
Harley inizia a piangere buttandosi tra le braccia di una Joey alquanto sbalordita da quel comportamento. L’aveva già consolata una volta durante il ballo del liceo ma adesso era diverso, soffriva.
Undicesima scena
New York, strada opposta all’uscita della stazione radio
Corre, non ha più fiato nei polmoni ma &e grave; terrorizzata dai passi affrettati dietro di lei. Mancava poco per raggiungere la folla e la fermata dell’autobus ma una mano la bloccò facendola girare su se stessa. Jen stava per lanciare un urlo quando riconobbe il ragazzo di fronte a se.
Jen: Cj!
Cj: Jen ma cosa ti è preso? Ok che magari non vuoi parlarmi ma scappare così mi sembra esagerato.
Jen: (cerca di riprendere fiato) Non…non sapevo che eri tu…pensavo che…lasciamo perdere.
Cj: No, aspetta. Cosa pensavi?
Jen: A niente!
Cj: Qualcuno ti segue?
Jen: No, ma cosa ti viene in testa! Mi hai spaventata.
Cj: Scusa, non era nelle mie intenzioni. Quando deciderai di prendere la patente?
Jen: Quando lo farà Audrey nel frattempo mi tengo in esercizio.
Cj: Si, ho visto. Come stai?
Jen: Bene come sempre…a parte in questo momento che devo ancora riprendermi.
Cj: La nonna e Jack?
Jen: Non giriamoci intorno Cj! Lo sappiamo entrambi che tuo zio continua a vedere mia nonna, quindi tengono entrambi aggiornati sull’altro. Cosa vuoi Cj?
Cj guarda fisso Jen, che aspettava una risposta. Entrambi erano nervosi, siccome non si erano lasciati in buoni rapporti. Continuano a guardarsi in silenzio.

Dodicesima scena
Capeside, retro della casa di Duog Witter
Pacey continua a lavorare sulla sua moto controllando freni e luci per poi passare alla carrozzeria che aveva rimediato sempre dall’amico di Duog. Ormai erano ore che rimetteva a posto quella nuova Harley danneggiata. Alla fine si alzò per controllare la sua opera e si stupì di se stesso: era proprio come se l’era immaginata, quasi uguale a quella che aveva guidato quell’estate. Voleva tornare indietro nel tempo anche solo di una settimana per rivivere quei momenti che avrebbe ricordato per tutta la vita. Non avrebbe mai creduto di passare un’estate del genere, poteva benissimo paragonarla a quei tre famosi mesi in barca con Joey ma sapeva di non poterlo fare. Erano state due estati diverse, ma entrambe piene di emozioni. Dei passi che si avvicinavano attirarono la sua attenzione specialmente perché capì che non erano quelle di suo fratello.
Pacey: Non sei Duog. (non si è ancora voltato)
Andie: Decisamente no, lui è molto più muscoloso e decisamente più attraente.
Pacey: Non ci conterei…ha strani gusti sessuali visto che non ha mai avuto una ragazza a quanto mi risulta. Potremmo farlo sedere vicino a Jack durante uno dei nostri famosi cenoni e vedere cosa succede.
Andie: Non è gentile dire questo su tuo fratello!
Pacey: Hai ragione, ma cosa ci vuoi fare? Il lupo perde il pelo e non il vizio.
Andie: Se hai finito con i soliti proverbi che ne dici di abbracciarmi?
Pacey: Non sarebbe una cattiva idea. (si abbracciano) E’ bello rivederti McPhee!
Andie: Lo so, anche rivedere te fa un certo effetto…è da un giorno che non ci vediamo.
Pacey: Un giorno pieno d’impulsi dell’ultimo momento.
Andie: (si stacca dall’abbraccio e guarda la moto) Vedo, non sapevo se crederti o no quando mi hai detto della tua intenzione di comprarne una…adesso capisco l’espressione di Duog mentre pattugliava venti minuti fa, l’ho incrociato per strada. Devo ammetterlo Pacey, è davvero bella.
Pacey: Lo so, tutto merito del sottoscritto!
Andie: Non ne dubito…comunque la tua modestia aumenta ogni giorno di più.
Pacey: Come mai sei qua? Non dovevamo vederci stasera?
Andie: Forse hai perso la cognizione del tempo ma sono quasi le 20 e il nostro appuntamento è alle 20…sono solo dieci minuti in anticipo.
Pacey: (controlla l’orologio da polso e si batte una mano in fronte meravigliato) Cavolo hai ragione come sempre McPhee
! Vado su a farmi una doccia e sarò subito da te…fa come se fosse casa tua!
Pacey si precipita in casa iniziando a sbottonarsi la solita camicia hawaiana mentre Andie lo segue con lo sguardo sorridendo. Quel ragazzo era davvero incorreggibile, non sarebbe mai cambiato pensò scuotendo la testa. Il suo sguardo si sofferm&ogr= ave; sulla moto e la sua espressione mutò diventando triste adesso che non c’era più Pacey a vederla. Sapeva il vero motivo di Pacey quando l’aveva comprata, forse era l’= ;unica a saperlo. Quella moto avrebbe portato solo guai, se lo sentiva.
Tredicesima scena
Worthington, dormitorio
La scena riprende dove l’abbiamo lasciata. Joey tenta di consolare la piangente Harley che nascondeva il volto nella sua spalla.
Joey: Harley calmati. Se continui a piangere non
potrò capire quello che ti è successo…e poi non serve a niente piangere. (le prende il viso tra le mani asciugandole gli occhi e le sbavature del trucco)
Harley: PatrickR= 30;è il peggiore idiota della sua specie. (continua a singhiozzare)
Joey: Cos’è successo?
Harley: Il classico! Vado a trovarlo al Boston Bay e ovviamente lo trovo con un’altra. L’ho affrontato e lui ha cercato di appiopparmi le scuse più stupide del genere umano…ci mancava poco e diceva persino che era sua sorella! Non ne potevo più di tutte quelle bugie e gli ho fatto una scenata mollandolo nel cortile del suo college.
Joey: Avresti dovuto almeno discuterne in privato…so come ci si sente ad essere mollati in pubblico e non è per niente bello.
Harley: Cosa ci potevo fare? Mi conosci, non riuscivo a fermarmi! È passata quasi una settimana e lui mi ha cercata solo una volta…
Joey: E ovviamente gli avrai sbattuto il telefono in faccia.
Harley: Già…poi ho iniziato a frequentare il figlio di un collega di mio padre, si chiama Steve.
Joey: Scusami un attimo…non è passata ancora una settimana e tu frequenti già un altro? (la guarda con disapprovazione)
Harley: So già a cosa stai pensando e hai perfettamente ragione…ma c’era persino mio padre a farmi pressione…non potevo fare niente. Mi piace Steve, è un bravo ragazzo…ma mi manca Patrick. Non avrei mai pensato che potesse capitare anche a me ma non faccio altro che pensare a quello stupido.
Joey: E’ normale. Succede a tutti dopo la fine di una relazione.
Harley: (guarda Joey stranita) Anche a te! &Egr= ave; stato Eddie?
Joey: A dire la verità quasi tutti i miei ex…in particolare quelli che frequento ancora.
Harley: Non capirò mai perché sei rimasta amica di quei due, io non avrei sopportato di vederli ancora.
Joey: Non sai tutta la storia…o meglio le storie<= /span>. (si sente un po’ in imbarazzo)
Harley: Prima o poi me la racconterai. Comunque la mia storia non è finita qui. Ovviamente un amico di Patrick è venuto a dirmi che lei era solo una sua compagna del college che gli dava ripetizioni…a me non era sembrata la tipica secchiona antipatica e brutta anzi era molto carina e gentile tutta sorrisi, ma dopotutto non li ho visti nemmeno baciarsi…c’era solo quell= 217;insopportabile intesa tra di loro che non riuscivo a capire, mi sentivo un’estranea.
Joey: Ci sono passata anch’io…anche Audrey, un giorno te lo dovrai far raccontare ma sai com’è fatta lei. Audrey non si è data per vinta e si è messa dentro con naturalezza.
Harley: Centra Pacey? Se non sbaglio era anche il suo ex.
Joey: Si ma Audrey e Pacey sono due persone uniche. Li conosci entrambi.
Harley: Già e poi Pacey è davvero figo. Parlando di amori passati, cosa mi dici di Dawson? Le anime gemelle di Capeside si sono rimesse insieme?
Joey: No, siamo solo amici.
Harley: Perché? Perché non state insieme? (Joey la guarda e non sa cosa rispondere)
Quattordicesima scena
New York, ospedale
Uscito dalla stanza della nonna si dirige verso l’ascensore, schiaccia il pulsante e aspetta che arrivi. Si aprono le porte ed esce Helen che si ferma di colpo sorpresa appena lo vede. <= br> Helen: Ah…ciao.
Jack: L’orario delle visite è finito…non la faranno entrare.
Helen: (guarda l’orologio da polso e sospira) Hai ragione. Ho cercato di sbrigarmi prima ma ultimamente non riesco ad essere puntuale come un tempo. Come sta?
Jack: E’ di buon umore…ha la bibbia sul comodino ma continua a leggere un libro di filosofia. Mi ha detto che vuole tornare al college con noi. (fa un sorriso amaro mettendosi una mano dietro il collo)
Helen: Mia madre è sempre stata un po= 217; eccentrica.
Jack: Ha un carattere forte e sensibile.
Helen: E pure impertinente e ostinato. (si guardano e si sorridono per la prima volta dopo tanto tempo)
Jack: Credo sia un gene di famiglia. Credevo che avesse impegni stasera.
Helen: Come dite nel vostro gergo giovanile ho dato loro un bidone. Un ragazzo oggi mi ha fatto riflettere su alcuni miei comportamenti che volevo cambiare da anni ma che non ci sono mai riuscita. Ho visto la vera Helen Lindley ed ho provato disgusto per la persona che è diventata…devo molto a mia madre e a Jen per essere tornate ad avere un rapporto, ma anche tu fai parte di questa famiglia. Tutti noi abbiamo fatto molti sbagli ora è venuto il tempo di rimediare…veramente, voglio essere più presente nelle loro vite. Mi è stata data una seconda opportunità e voglio coglierla al volo. Ho bisogno di Jen e so che tu sei il suo migliore amico, siete molto legati e io non ho fatto molto per accettare la tua presenza…scusami. Voglio rimediare.
Jack: A me basta che sia più presente nelle loro vite e che non giudica Jen per le sue scelte…è una ragazza fantastica che ha bisogno solo di essere amata.
Helen: Lo è già. (lo guarda con dolcezza) Andiamo a casa? (scambiandosi uno sguardo d’intesa prendono l’ascensore sorridenti e con molte cosa da discutere)
Quindicesima scena
Capeside, ristorante lungo il fiume
Pacey: Io sono pieno! Un altro boccone ed esplodo. (allontana il piatto davanti a se stirandosi)
Andie: Mi piacerebbe vederti esplodere!
Pacey: Mi è mancato questo tuo umorismo McPhee<= /span>! È stato bello vederti di nuovo a Capeside…tornare qui è stata un’ottima idea.
Andie: Si ma per poco…mi sono voluta prendere alcune settimane solo per me prima di tornare a Firenze da mia zia. E poi credevi che ti avrei lasciato solo dopo quest’estate? Non contarci Witter.
Pacey: Beh, ques’estate è stata indimenticabile e comunque riguardo a sorprese tu batti tutti. Chi se lo sarebbe mai immaginato di ritrovarti là dopo quasi tre anni che non ci vediamo!
Andie: Già (appoggia il mento alla mano guardandolo)…ma ci siamo rifatti negli ultimi tre mesi.
Pacey: Si, ricordo certi ordini da istitutrice tedesca…ti mancava solo il frustino! (fa un sorriso sbarazzino)
Andie: Cretino, puzzi ancora di latte e spari cavolate s destra e a sinistra…non sei cambiato Pacey.
Pacey: Mai…altrimenti non mi riconosceresti più fra due anni…la prossima volta che ti farai viva.
Andie: Spero prima…mi siete mancati tutti e non vedo l’ora di una delle vostre famose rimpatriate.
Pacey: Solitamente ci vedevamo a casa della nonna a Boston…ora che sono a New York sarà più difficile riunirci. Un modo lo troveremo.
Andie: Non ho dubbi.
Pacey: E’ da quest’estate che non parliamo seriamente…come va a Firenze?
Andie: Bene…è tutto a posto. (gioca nervosamente con il tovagliolo)
Pacey: Allora perché ho la netta sensazione che mi nascondi qualcosa?
Andie: No, hai le visioni Witter. È tutto a posto.
Pacey: Vorrei che lo fosse te lo meriti, ma a volte noto il tuo sguardo triste e mi dispiace…non mentirmi.
Andie: Pacey non preoccuparti, adesso sono felice…sono felice di essere qui con te. (gli sorride mettendogli una mano nella sua, lui ricambia con affetto abbracciandola rimanendo per&ograv= e; dubbioso)
Sedicesima scena
Worthington, dormitorio
Finalmente Harley era tornata in camera sua, ma l’aveva lasciata un po’ scombussolata la loro discussione. Non aveva saputo cosa rispondere alla ragazza perché dopotutto non aveva nessuna risposta coerente da dare. Le venivano in mente mille motivi per stare con Dawson e altrettanti per rimanere solo amici, ma lo amava e non sapeva cosa fare specialmente dopo la sua estate a Parigi. D’impulso prese il telefono e digitò un numero che sapeva a memoria ormai da due anni.
Dawson: Joey! Che bella sorpresa!
Joey: Ciao Dawson, non ci sentivamo da tanto è vero.
Dawson: Esattamente da due mesi, credevo di averti persa in balia di qualche spocchioso francese con la puzza sotto il naso.
Joey: Finora ho resistito. Hey ma dove sei? Ti sento a mala pena! (si siede sul letto a gambe incrociate)
Dawson: Scusa, sono in un pub. Olliver ed io volevamo
festeggiare l’approvazione dei finanziatori e del produttore. Sei la prima a saperlo: hanno accettato di mettere in scena il mio film.
Joey: Wow! Finalmente i tuoi sogni stanno diventando realtà! Sono felice per te Dawson, te lo meriti! È fantastico, sono orgogliosa di te. Vi state divertendo?
Dawson: Forse c’è troppa gente per i miei gusti ma è bello vedere le docce fredde che prende Olliver appena si avvicina ad una donna.
Joey: Immagino. Mi chiedo perché stai lavorando ancora con lui.
Dawson: E’ un mio amico e tutto sommato non è maluccio…ovviamente se è diretto. Ha delle idee strane ma a volte originali e ormai so come prenderlo. E poi mi tormentava di lamentele solo perché era stato buttato fuori da un set e io volevo aiutarlo…anche se solo per farlo tacere. Ma ovviamente quella parola non esiste nel suo vocabolario.
Joey: Dovresti comprargliene uno nuovo. (capisce che Dawson sta sorridendo e istintivamente lo imita)
Dawson: Non immagini quanto mi sei mancata Joey. Siamo distanti mille miglia e sento la distanza che ci separa…è troppa e strana, mi manchi.
Joey: Anche tu Dawson, avrei voluto chiamarti quest= 217;estate ma ho pensato che forse era meglio lasciarti stare per un po’…dopotutto dovevi ricostruire la tua amicizia con Pacey e non volevo interferire.
Dawson: Lo so, non devi spiegarmi. Devo solo ringraziarti per quello che hai fatto, senza il tuo aiuto sarebbe stato tutto più difficile o forse non avrei passato tre settimane intere con Pacey.
Joey: Non ci credo, forse sarebbe stata più lung= a ma sono sicura che sareste tornati amici.
Dawson: Mi fa piacere pensare che sia stata tu l’artefice di tutto.
Joey: Smettila Dawson, non montarmi la testa. (sorridono e Joey sospira contenta)
Dawson: Vorrei che fossi qui…dopotutto è grazie al tuo sostegno in tutti questi anni che sono ad un passo dalla fama a Los Angeles.
Joey: Lo vorrei anch’io Dawson, ma pensa a quando ci rincontreremo. Avremo un mucchio di cose da raccontarci.
Dawson: Avrei tante cose da chiederti…e poi dovr&= ograve; portarti a fare una visita di Los Angeles, persino di un negozietto vicino = agli Studios della Warner Bross. So che ti piacerebbe, l’ho visitato ieri con Olliver…ovviamente lui era intento a fare il filo alla cassiera che non se lo filava nemmeno. E poi tu dovrai portarmi a Parigi.
Joey: Forse un giorno…
Dawson: Scusami Joey ma adesso devo andare, Olliver sta cercando di attirare l’attenzione in ogni modo.
Joey: Allora va Dawson Leery e conquista il mondo! Buona notte Dawson.
Dawson: Buona notte a te Joey e ben tornata.
Sorridendo entrambi chiudono la conversazione. Joey è un po’ più tranquilla dopo aver sentito il suo amico d’infanzia. Rimette il telefono a posto e guarda in bacheca una foto fatta a Dawson qualche anno prima. Era rimasto lo stesso bravo ragazzo di una volta e niente avrebbe mai potuto cambiare ciò. Il suo sognatore. La sua anima gemella. Si stese sul letto e il suo sguardo si spostò sul regalo che le aveva fatto lui lo scorso anno per il compleanno e s’immaginò di essere a Los Angeles con Dawson. Chiuse gli occhi con il sorriso sulle labbra.
Diciassettesima scena
Los Angeles
Dawson sorrise felice
della telefonata di Joey. La sua Joey. Era strano saperla lontana da se, ma in fin dei conti era giusto così. Adesso sarebbe toccato loro un altro anno distanti: lui a Los Angeles e lei a Boston. Voleva tornare da lei a chiarire quei sentimenti da anni rivangati e sofferti, ma ancora palpabili nelle loro conversazioni. Continuando a sorridere, si inoltra tra la folla per raggiungere l’amico quando gli si para davanti una persona che lo fece bloccare di scatto. La sua espressione si fece sorpresa e turbata, non sapeva cosa dire e rimase paralizzato a guardare il suo volto.

   
 
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