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Autore: Miss Piggy    31/01/2011    3 recensioni
Un oceano di certezze, spazzato da un uragano improvviso, che non vuole placarsi. Un turbinio di emozioni, che stravolgeranno la vita di una donna che pensava di aver già raggiunto l'apice della felicità, senza fare i conti con gli uomini.
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kagura, Naraku, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un altro paio di righe e avrebbe definitivamente finito.
Era un articolo piuttosto impegnativo e che aveva rimandato per troppo tempo. Dopo un pomeriggio intero passato a spremersi le meningi, però, aveva finalmente prodotto qualcosa di sensato e che non avrebbe deluso il pubblico. Non poteva permettersi un flop, era sulla cresta dell’onda e non voleva certo scendere. Aveva studiato intensamente per poter arrivare dov’era ora e aveva lottato con tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere quel posto di lavoro. Erano anni che bramava di diventare giornalista e l’occasione che le si era presentata pochi mesi prima non poteva essere sprecata.
Era stata assunta come cassiera part-time in un supermercato a pochi chilometri da casa sua. Era un’occupazione che le avrebbe permesso di finire gli studi e di racimolare qualche soldo, ma che la annoiava profondamente. Dopo quasi un anno trascorso a sforzarsi di sorridere a chiunque le passasse davanti, un suo collega, Hojo, la chiamò al microfono dal magazzino.
Kagome trasalì e si avviò, maledicendo Hojo. Ogni volta si doveva precipitare a tirarlo fuori da sotto una catasta di detersivi rovesciati o per disincastrare le sue gambe dalla scala sulla quale stava lavorando. Un ragazzo così distratto non l’aveva mai conosciuto. Era simpatico, aveva subito cercato di metterla a suo agio quando aveva iniziato il lavoro, ma ogni suo movimento provocava la caduta di qualsiasi cosa si trovasse nel raggio di un metro.
Una volta entrata in magazzino, si trovò un Hojo stranamente non avvolto nell’ennesimo rotolo di carta igienica, che le veniva incontro festante e raggiante.
“Sto per esaudire il tuo più grande desiderio!”, esordì lui.
“Hai finalmente imparato a non cadere dalle scale?”, rispose lei, evidentemente scocciata.
“Ti ho trovato un posto da giornalista!”, esclamò Hojo.
Stava ovviamente scherzando, si disse Kagome tra sé e sé. La canzonava sempre per questa sua ambizione.
“Non è il mio ennesimo sfottò! Stavolta sono serio! Un mio amico, Naraku, lavora per una nota rivista nazionale e ha appena dato il benservito ad una sua collaboratrice. Troppo svogliata, mi ha detto, e ora sta cercando di rimpiazzarla. Al che mi sei venuta in mente tu!” disse Hojo tutto d’un fiato.
“Da quando hai conoscenze così importanti e lavori ancora in questo squallido supermercato?”, lo canzonò lei, restia a credere alle sue parole.
“E’ un vecchio amico d’infanzia, siamo cresciuti nello stesso quartiere. Abbiamo ovviamente preso due strade differenti, da come puoi notare.”
“E non avrai mica pensato di fissarmi un appuntamento spero?!” soffiò lei, più adirata che mai.
“Certo che sì! Stai finendo di studiare, tra una settimana hai l’esame, che problemi ci sono? Saresti perfetta!”
“Figuriamoci! Ho scritto a malapena mezzo articolo per il giornale locale!” disse Kagome esasperata.
“A lui serve qualcuno che non abbia mai lavorato per nessun altro giornale, di modo che possa insegnargli come ci si comporta in questo campo, e, soprattutto, il suo metodo. E’ un uomo piuttosto particolare!” spiegò Hojo.
“Oh certo! Suvvia, Hojo, ho poco tempo per queste sciocchezze. Mi hai preso in giro per mesi, pensi che ora io ti creda?!” gridò lei, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
“Senti, lo so che sono stato poco sensibile, ma stavolta potrebbe essere la tua grande occasione! Non capisci che ti sto offrendo un’opportunità di realizzare tutti i tuoi sogni?!” le disse lui, ormai esasperato.
Lei lo guardò con occhi fiammeggianti, ma lui la stava praticamente supplicando, sia con le parole che con lo sguardo. Forse stavolta era davvero sincero. C’era un solo modo per scoprirlo: accettare.
“E quando sarebbe questo cosiddetto appuntamento?” chiese lei.
“Sabato prossimo, alle dieci di mattina, nella sede della rivista. Ti do l’indirizzo?” rispose Hojo raggiante.
“Va bene, e spero per te che non sia uno scherzo dei tuoi, altrimenti potresti pentirtene amaramente!” lo minacciò lei.
Così, la settimana seguente, dopo aver sostenuto l’esame e averlo passato a pieni voti, si preparò psicologicamente per questo fatidico colloquio. Era ancora molto scettica ma, se fosse stato vero, avrebbe fatto di tutto per fare una buona impressione.
Infatti, quel sabato mattina curò particolarmente il suo look e cercò di provare un monologo per descriversi. Finiti i preparativi, corse in macchina, l’avviò e si diresse verso l’indirizzo che Hojo le aveva scritto su un bigliettino il giorno di quella conversazione piuttosto animata.
Capì di essere arrivata destinazione ancora prima di parcheggiare la sua auto. Il nome delle rivista torreggiava sul tetto del palazzo più alto, tra quelli che si trovavano di fronte a lei.
Una volta scesa dall’auto, si incamminò verso il palazzo e una volta entrata nell’ampio ingresso, si avvicinò alla receptionist, e chiese:
“Mi può dire a che piano di trova l’ufficio di Naraku, il direttore? Avrei un appuntamento con lui tra mezz’ora”, esordì Kagome.
“Il suo nome, prego, che controllo”, rispose gentile la ragazza.
“Kagome Higurashi”
“Sì, ha un appuntamento alle ore dieci. Prego, ultimo piano. L’ascensore è infondo” disse la receptionist con gentilezza, indicando un paio di porte di legno.
“Grazie mille signorina” disse Kagome congedandosi.
Prese l’ascensore, premette il numero 20 e iniziò la sua salita. Arrivata a destinazione, si sedette e attese.
Pochi minuti dopo una porta si spalancò davanti a lei e ne uscì un uomo accompagnato da una donna.
“Voglio che quelle foto siano pronte per domani, Kagura, e non ammetto ritardi. Lo sai che sono urgenti!”
esclamò l’uomo.
“Certo, farò il possibile!” rispose lei avviandosi verso l’ascensore.
Nemmeno si accorse che l’uomo appena uscito dalla porta le stava rivolgendo la parola, rapita com’era dal fascino della donna.
“E’ la signorina Higurashi?” domandò lui.
Lei trasalì. “Sì, mi scusi. Sono io”
“Bene! Venga, si accomodi nel mio ufficio. Io sono Naraku Toshima” rispose lui con calma.
Lei nel frattempo lo osservava con cura. Era un uomo estremamente affascinante, dai tratti spigolosi e con grandi occhi penetranti. I capelli ricadevano morbidi sul completo perfettamente stirato e sicuramente molto costoso, osservò Kagome.
“Grazie, signor Toshima.”, rispose lei gentilmente.
Lui le tenne la porta aperta con la mano e la fece entrare per prima. Era un ufficio molto grande, luminosissimo e arredato con gusto, con grandi tappeti stesi a terra e una varietà di quadri che avrebbe fatto invidia anche al collezionista più sfegatato.
“Allora, signorina Higurashi. Il mio caro amico Hojo mi ha informato dell’esito del suo esame. Complimenti, degna di ogni lode!” attaccò lui, sedendosi alla sua scrivania, piuttosto ingombra. Era un gran lavoratore.
“Oh, la ringrazio signor Toshima, ma è stato soltanto grazie all’arduo impegno e allo studio che sono riuscita a superarlo. Nulla di più.” rispose lei, lusingata.
“Suvvia, non sia modesta. E si sieda. Deve avere un vero e proprio talento. Non sono in molti a passare un esame del genere, e lei lo sa perfettamente. E’ una vera e propria corsa ad ostacoli. Ho ancora gli incubi a pensare a quando lo feci io.” disse lui, sincero.
Lei sorrise pacata. Capiva che stava testando il suo autocontrollo. Si accomodò in una comoda poltrona davanti a lui.
“Allora, lei lavora in quel supermercato insieme a Hojo. Un simile talento è sprecato lì dentro, lo dice sempre anche lui. Una venerazione la sua, nei vostri confronti, signorina” esordì nuovamente lui.
“Sul serio? E pensare che è da quando mi hanno assunta che mi deride per le mie aspirazioni” rispose lei, gentilmente, segnando mentalmente di picchiare Hojo.
“Poco carino da parte di Hojo! Glielo farò presente, appena mi capita a tiro!” esclamò Naraku, divertito.
Quella ragazza lo intrigava, aveva un carisma non da poco. Si sapeva controllare anche in situazioni di imbarazzo. Era perfetta.
“Oh, non si disturbi, lo farò io appena uscita di qui. Ho bisogno di sfogarmi.” Disse lei, con un sorriso malizioso sulle labbra.
“La determinazione e la schiettezza sono delle qualità che apprezzo molto, e che cerco continuamente nei miei collaboratori. Lei mi sembra proprio la persona che le possiede entrambe.” Continuò lui, stavolta con un tono professionale.
“Ammiro il suo talento nel mettere a proprio agio le persone e nel riconoscere aspetti del carattere così profondi.” Lo adulò lei.
“Non credo ci sia bisogno di chiederle altro. E’ assunta!” dichiarò lui.
Lei non era pronta a quella notizia. Sbarrò gli occhi e un sorriso di sincero riconoscimento le si dipinse sul volto.
“E’ sicuro di non aver bisogno di avere altre informazioni? Non vorrà avere brutte sorprese poi, giusto?”, disse lei, quasi boccheggiando.
“Non si preoccupi, ho un vero e proprio talento nel riconoscere le persone che valgono. Non mi sono mai sbagliato.” Rispose lui, sorridendo e allungando la sua mano.
Lei si alzò in piedi e la strinse. Era fatta!
“Solo un’altra cosa. Quando è disposta a cominciare? Perché avrei bisogno di lei già a partire da lunedì.” Disse lui pensieroso.
“Calcolando che mi manca solo Hojo da sistemare per bene, direi che lunedì sarebbe proprio perfetto, signor Toshima.” Rispose Kagome, fiera e sorridente.
“Bene. Allora lunedì mattina, alle otto, la aspetto nell’ingresso, così che possa mostrarle il suo ufficio e iniziare ad introdurla nel nostro mondo. E appena la mia assistente preparerà il contratto, lo porterà a lei per firmarlo. Puntuale, mi raccomando!” Naraku era raggiante.
“Non si preoccupi, sarò in perfetto orario. Non la deluderò. E la prego, mi dia del tu.” Disse lei.
“Va bene, Kagome. Sono certo che ci si possono aspettare grandi cose da lei.”
“Lo spero anche io.”
Capì che era il momento di congedarsi. Con un’altra stretta di mano e un saluto molto formale, Naraku l’accompagnò alla porta e la lasciò uscire. Aveva trovato una donna che avrebbe saputo tenergli testa.
E lei aveva finalmente coronato il suo sogno.
Pensando a quei momenti, mentre si prendeva una pausa prima di pensare al gran finale del suo articolo, Kagome si rese conto che di strada ne aveva fatta parecchia e ringraziò la sorte per essere stata così benevola. E ringraziò anche il suo amico Hojo, che la faceva impazzire con la sua sbadataggine ma era stato così gentile da offrirle un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Lui aveva anche azzardato delle avances nei suoi confronti, ma lei con tatto aveva rifiutato. Non aveva più tempo per gli uomini, con l’inizio di una carriera giornalistica. Non si poteva concedere distrazioni, avrebbero compromesso il suo lavoro tanto amato. E poi non Hojo. Gli voleva bene, era stato gentile, ma niente di più. Il suo passato amoroso non era poi così pieno, ma di certo non era amareggiata per questo fatto. Preferiva il divertimento e l’ambizione, le davano più soddisfazioni. Dopo questa piccola riflessione, Kagome ritornò con gli occhi al suo portatile e si impegnò per dare quel suo tocco all’articolo che Naraku le aveva commissionato. Sarebbe stato soddisfatto, lo sapeva, come da un anno a questa parte ormai, da quando era stata assunta. Non aveva sbagliato un colpo e sapeva perfettamente come muoversi. Aveva un vero e proprio talento, Naraku aveva ragione.
Finì l’articolo, salvò il file, lo spostò sull’archivio di massa che staccò con dolcezza dal portatile. Lo ripose nella borsa e si stiracchiò. Aveva bisogno di una doccia bollente prima di coricarsi.
Scivolò in bagno canticchiando, si tolse i vestiti, li gettò per terra e si infilò sotto il getto bollente dell’acqua.
Era così rilassante. Dopo parecchi minuti, uscì, si avvolse in un asciugamano e si avviò verso il soggiorno. Non doveva preoccuparsi di vestirsi, nessuno l’avrebbe rimproverata o schernita. Abitava in un monolocale non lontano dal centro della città, completamente sola. Non era un granchè, ma quando l’aveva visto per la prima volta se n’era innamorata. Aveva una vista mozzafiato sulle montagne vicine e il sole entrava dalla finestra del soggiorno per quasi tutto il giorno. Era piacevole quando le accarezzava il viso mentre lei stava pensando all’ennesimo articolo.
Arrivata vicino al divano, ci sprofondò, attirò a sé il posacenere, e estrasse una sigaretta dal pacchetto sul tavolino lì di fronte. La accese, ne aspirò una boccata e assaporò la nicotina. Non fumava molto, ma dopo un simile sforzo, una sigaretta la rilassava. Si accomodò meglio, la finì e si addormentò. Si svegliò con i capelli ormai asciutti, e con il buio che ormai avvolgeva l’intera casa. Assonnata, si diresse verso la sua stanza, indosso un paio di slip, un pigiama leggero e si infilò sotto le coperte. Stava per addormentarsi quando un pensiero le attraversò la mente. Non era mai stata così felice.
Non sapeva quanto si stesse sbagliando.



Bene! E' la mia prima vera storia, l'altra sto progettando di cancellarla, con tutte le idee che ho verrebbe troppo lunga.
Spero sia di vostro gradimento! Non è un granchè entusiasmante, ma voglio lasciare i colpi di scena per i prossimi capitoli!
Alla prossima! : )


   
 
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