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Autore: _Zexion_    31/01/2011    5 recensioni
Poi però l’aveva visto.
Stava scherzando con quella donna, apparentemente tranquilli, sino a che lei non aveva messo le braccia attorno al collo di lui e.. l’aveva baciato.
Baciato.
E non aveva avuto dubbi sul fatto che Francis avesse ricambiato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si, eccomi tornata. Allora, ho.. tre cose da dire prima che iniziate a leggere questa fiction (e rovinarvi così la serata perchè non è uscita esattamente come la volevo ._.)
1- Innanzitutto, questa fiction è dedicata alla  mia FranScese. Che mi fa scrivere FrUk e mi sprona a metter giù un idea se ce l'ho. (e che sa come fare XD). Liebe, ti voglio bene e non rovinarti troppo la serata a causa di questa cosa qui sotto che leggerai.
Solo, è finita così e in un altro modo penso si sarebbe rovinata çwç
Spero però un poco ti piaccia, sai che tengo al tuo commento.
I love you, frog. <3
2- L'ho riletta una volta sola e di sfuggita per trovare errori grammaticali (e credo che qualcuno sarà comunque rimasto) e ho il forte dubbio di avere sbagliato alcuni tempi ._. Perciò mi scuso anche per questo.
E giusto per chiarire, in corsivo ci sono vecchi ricordi. Il primo e l'ultimo, si collegano tra di loro. Magari non si nota, perciò lo specifico XD
3- La fic è ispirata ad un video FrUk che si dovrebbe chiamare "Ti amo", non ne sono realmente sicura, perchè l'ho visto due giorni fa. Però avviso, che è sempre meglio u_u

Detto questo, vi lascio a leggere sta cosa e mi levo di torno XD bye~


~ Jealousy



Un bicchiere
Poi due.
Tre.
Uno dopo l’altro li sentiva svuotarsi ed il liquido scorrergli giù per la gola fino ad arrivare allo stomaco dove bruciava prorompente.
Nonostante l’alcool che mandava giù si sentiva sin troppo lucido.
E se era in quelle condizioni era tutta colpa di quella stupida rana.
 
Era una sera di gala, gli invitati erano tutti persone importanti. Vi erano tutto loro, rappresentati delle nazioni, più presidenti, ministri..
Ed ovviamente c’era lui.
Era impegnato in una conversazione quando lo aveva visto, in compagnia di una donna. Non vi era l’obbligo di portare qualcuno, ma immaginava fosse meglio di essere lì da soli.
Lui comunque, non aveva portato nessuno.
In un primo momento non ci aveva fatto  molto caso comunque. Uno sguardo ogni tanto, diretto verso di lui.
Poi però l’aveva visto.
Stava scherzando con quella donna, apparentemente tranquilli, sino a che lei non aveva messo le braccia attorno al collo di lui e.. l’aveva baciato.
Baciato.
 
E non aveva avuto dubbi sul fatto che Francis avesse ricambiato.
 
Un altro bicchiere, buttato giù tutto d’un fiato.
« Shit. »
E poi lo sentiva professargli insistentemente i suoi presunti sentimenti verso di lui.
Certo, bel modo di dimostrarli.
Sente la testa pulsare e pone una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi.
E pensare, che solo poco tempo prima..
 
Le mani percorrevano il suo corpo, insistentemente. Le sentiva, con tocco leggero, esplorare ogni singolo centimetro di pelle.
Com’erano finiti così?
A consumare una passione, da cosa dettata non lo sapeva.
Fino a poche ore prima erano a quella riunione, questa volta  a Washington, e poi, quando stava per entrare nella sua stanza d’albergo, Francis lo aveva preso per il polso e trascinato verso la sua. L’aveva baciato con rabbia, o forse era gelosia?
Ricordava solo di averlo sentito aprire la porta mentre cercava di liberarsi dalla sua presa, e poi solo il letto.
Ed ora era lì a stringergli i capelli tra le dita mentre gli mordeva il collo, sentendolo spingere con rabbia e possessività dentro di lui..
 
« Fuck you, stupid frog! »
Lo grida a qualcuno che non c’è e forse è quello a fargli più male. Stringe i propri capelli nella mano, così diversi da quelli di quella rana..
Si alza dal divano sulla quale era seduto, andando in bagno ed aprendo l’acqua del rubinetto, mettendo direttamente sotto la testa.
Ci resta per qualche minuto, prima di guardarsi allo specchio e i ricordi di quella notte sono ancora così vividi che inizia a strofinare con rabbia la mano sulle labbra, cercando di cancellare il tocco della bocca del francese.
E’ ubriaco? Forse.
Arrabbiato? Sicuramente.
E gli dava ancora più fastidio sapere che era così per colpa di un francese della quale non gli importava niente.
 
O forse, come spesso faceva, stava solo mentendo a sé stesso.
 
« Je t’aime, mon Arthùr. »
 
« Shut the fuck up! »
Il bussare improvviso alla porta lo fa sussultare. Cerca di calmarsi, asciugandosi il volto e poi si dirige verso di essa. Aveva avvisato di non voler essere disturbato, quindi chi poteva essere?
Apre la porta e rimane fermo per qualche attimo prima di assottigliare gli occhi, riconoscendo Francis nella figura dinanzi a sé.
« Cosa vuoi? »
Vede un sorriso solcare le labbra del ragazzo, e si sente ancora più irritato.
« Come sei sgarbato mon Arthùr. Ho saputo che stavi male e sono venuto a trovarti »
Lo fissa scettico e gli mostra il dito medio quasi immediatamente, con un sorriso ironico.
« Puoi fottertela la tua preoccupazione frog. »
Si gira, deciso ad ignorarlo e tornando nella stanza, rabbioso. Preoccupato? Pf. Andasse a preoccuparsi per quella donna –sicuramente francese- che si era portato dietro.
Sente la porta chiudersi troppo dopo rispetto a quando l’aveva lasciata e sa che Francis è lì dentro, anche senza girarsi per accertarsene.
Si versa un altro bicchiere, mandandolo nuovamente giù tutto d’un fiato.
 
Doveva calmarsi.
 
« Stai bevendo »
« Come sei acuto. Potresti stupirmi con queste deduzioni. »
Un sospiro, lo sente chiaro e forte ma non gli importa. Non aveva il diritto di dirgli nulla. Proprio nulla.
Tuttavia, all’improvviso, si sente prendere per il polso e il ricordo di quella notte gli fa sentire un brivido lungo la schiena. Ma questa volta Francis non lo stava trascinando da nessuna parte, al contrario si limita a togliergli di mano il bicchiere.
« Lo sai che non devi bere, ti fa male. »
« Me ne frego. Che diritto hai di trattarmi così? »
« Arthùr.. »
Strattona il polso, guardandolo male.
« No! Niente “Arthùr”! Sono stufo della tua falsa ipocrisia! Dichiarazioni su dichiarazioni e poi.. Mpfh, ho sempre fatto bene a non credere alle tue stupide frottole ch- »
Non riesce a finire la frase che si sente sbattere con prepotenza contro la parete. Un mugolio esce dalle sue labbra al colpo.
« What.. »
« Non ti permetto, mon chenille, di mettere in dubbio i miei sentimenti. »
« S-sentimenti? Ah! Quali? »
Sente la presa stringersi di più e questa volta cerca di liberarsi. È pronto a dirgliene altre, ma prima di riuscirci sente le labbra prepotenti di Francis sopra le proprie impedirgli anche solo di pronunciare una sillaba. Quella prepotenza che aveva già accompagnato i loro baci, pregna di gelosia.
Pensava di comportarsi così a piacimento? Gli morde il labbro, sentendolo staccarsi quasi subito con un gemito e sente il sapore ferruginoso del sangue nella bocca, ma non gli importa.
Con che diritto lo baciava a quel modo? Come a volergli dimostrare i propri sentimenti? Si rifiuta di farsi comandare da uno come lui, si rifiuta e con tutta la forza che ha lo spinge via, fino al letto e lo fa cadere sopra di esso.
 
« Lo sai, chenille, che bisogna avere cura nel cogliere una rosa? »
Stava leggendo tranquillo in giardino, quando aveva sentito quelle parole. Aggrottando le sopracciglia aveva alzato lo sguardo verso Francis che gli stava potando le piante –aveva perso una scommessa ed ora gli faceva da giardiniere- guardandolo perplesso.
« Come scusa? »
« Potresti pungerti, se non sai come raccoglierle, accuratamente. »
Lo vedeva maneggiare con cura quella rosa appena colta, non capendo dove volesse andare a parare.
« Frog, cosa c’entra ora tutto questo discorso? »
Un sorriso, di nuovo, verso di lui e gli aveva dato la rosa appena colta, posta in una piccola confezione fatta d’improvviso per evitare di farsi male. L’aveva presa, guardandola nel suo rosso vivo.
« Credo che tu sia come questa rosa, Arthùr. »
« Mpfh, potrei pungere? »
Francis gli aveva sorriso. Ma poi non aveva risposto, tornando a potare le piante, e lui non aveva mai chiesto oltre di approfondire l’argomento.
 
Era lui a pungere, dunque? No. Era Francis che gli aveva fatto male ed era lui a stare male. Non si rendeva conto in quel momento, di quanto egoista fosse stato?
Farsi prepotentemente spazio nella sua vita da sempre, e poi buttarlo via così.
Finisce di togliergli  la camicia, quando si sente improvvisamente spostare e si ritrova sotto Francis. Lo vede guardarlo negli occhi, ansimando leggermente ma nessuna parola esce dalle loro labbra. Si limitano a scontrarsi di nuovo e sente le mani di lui ricambiare il favore nel togliergli i vestiti.
 
C’era odore di sangue, intorno a loro. Sentiva le urla della battaglia e lo scontro tra spade, gli spari da alcune pistole. Si ritrovava con Francis sotto di sé, gli teneva la pistola alla gola e l’altro aveva la spada contro la propria.
Lo sguardo era fisso nel suo ed entrambi erano conciati molto male, ma nessuno dei due voleva cedere. Non volevano perdere.
« Arrenditi, Francis. Lo sai che oramai sei in minoranza. »
Un sorriso scettico aveva solcato le labbra del francese alle sue parole.
« Cession ? Arthur, je serais heureux de mourir dans vos bras. Et pourquoi pas, de vous emmener avec moi. »
(Arrendermi? Arthur, sarei felice di morire tra le tue braccia. E perché no, portarti con me.)
Aveva premuto di più la pistola contro la sua gola ed aveva sentito la spada di Francis iniziare a lacerare in parte la pelle della sua. Aveva sorriso divertito, premendo il grilletto.
Quel giorno, era finita in parità.
 
« Ah-ahh.. »
Geme, sentendolo entrare dentro di lui senza alcuna grazia. Fottuto francese. Lo guarda con gli occhi socchiusi, tirandogli i capelli e la testa verso di sé, ritrovandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.
Sentiva l’odore di quella donna, sulla sua pelle. E gli dava troppo fastidio per perdonarlo.
« I-I hate you.. »
Lui era l’unico ad avere il diritto di impregnare quella pelle del suo odore. Lui era l’unico che aveva passato al fianco di Francis anni ed anni.
Lui era l’unico che l’altro doveva amare.
« Oui, je sais. »
Non riesce a dire più  nulla, sentendo le labbra dell’altro prendere le sue e geme, stringendo i capelli nella sua mano, ricambiando con rabbia il bacio mentre lo sentiva iniziare a muoversi velocemente dentro di lui.
Stupido, francese.
 
 « Arthùr? Sei sveglio? »
Si, lo era. Ma faceva finta di dormire. Non riusciva a capire, solo poche ore prima era con tutti a quella riunione, aveva litigato di nuovo con Alfred e ora.. era nel letto nudo con Francis. Si era lasciato andare, nonostante prima avesse cercato di farlo smettere.
Aveva ceduto. E gli era piaciuto.
Ma ora.. come poteva affrontare quella situazione?
« … Anche se dormi, lo sai, Arthùr. Je t’aime. Per questo… non mi aspetto che tu dica qualcosa, ora. Non mi aspetto nulla. Sarà tutto come sempre. »
Aveva sentito un bacio sulla guancia e poi, il peso al suo fianco era scomparso.
Dopo poco, la porta si era chiusa e aveva capito di essere solo.
Solo.
Di nuovo.
 
Era venuto e poco dopo, aveva sentito Francis venire dentro di lui. Ansimanti, sudati, e anche un po’ malconci a causa di graffi e morsi, restavano li a riprendere fiato.
Aveva ceduto, aveva cominciato lui.
Dall’ultima volta quando aveva lasciato andare via Francis solo qualche settimana prima, aveva avuto il coraggio di.. fare qualcosa. Ma era troppo tardi.
Lo sente uscire da lui e mugola, mettendosi in seguito a sedere.
« Stavolta non fai finta di dormire, Arthùr? »
A quelle parole capisce che l’altro lo sapeva. Sapeva.
Non risponde e si rialza, iniziando a vestirsi e sente Francis fare lo stesso. Non aveva intenzione di rispondere a quella domanda. Al diavolo lui e tutto quello che lo riguardava.
Non esce una parola, solo il silenzio in quella stanza. E gli va bene così. Una volta che lo rivede vestito, nonostante lui  non lo sia completamente, lo accompagna alla porta e lo guarda.
« Puoi andartene ora. »
Lo vede sorridere e ridacchiare, guardandolo quasi divertito. C’è qualcosa di strano però, nei suoi occhi. Forse.. era ferito? Distoglie lo sguardo, aggrottando le sopracciglia in un espressione arrabbiata.
« Immagino non scenderai di nuovo. In tal caso.. Au revoir, mon amour. »
Lo sente sfiorargli l’orecchio con le labbra e lo lascia fare, senza degnarlo di una sola risposta o sguardo. Almeno, prima di notare una macchia sul suo collo.
Rossetto.
Lo tira a sé per la cravatta e gli lascia un segno visibile, cancellando l’altro. Lo guarda divertito, lasciandolo.
« Divertiti, frog. »
E’ sorpresa quella che legge nei suoi occhi? Non gli importa poi davvero e lo vede sorridere amaramente, prima di fargli l’occhiolino.
Tsk, così tipico di lui.
« Je t’aime, chenille. »
Lo guarda male e lo spinge fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle senza nessun’altro gesto o parola.
Non gli importava.
Non gli importava.
Se lo ripeteva continuamente nella testa, per non lasciarsi andare a niente. Ma il cuore batte veloce e sente qualcosa scendere lungo il suo viso.
Lentamente, si porta una mano alle labbra, facendosi scivolare lungo la porta. E’ freddo, li per terra. Passa le mani tra i capelli, tra un singhiozzo e l’altro, stringendo la presa.
Non gli importava.
« D-damn.. I love you too, frog. I… love you.. »
Si stringe di più a sè stesso, lasciandosi andare a quelle dannate emozioni che lo hanno travolto tutto d’un botto. Lo rivoleva indietro, non voleva tornasse da quella donna.
Era suo, dannazione.
 
Francis, era rimasto in silenzio dall’altro lato della porta.
  
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