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Autore: Avly    31/01/2011    9 recensioni
L'inizio di tutto...o la fine. Un nuovo campionato, una nuova avventura, vecchi e nuovi amici, e non solo...tra demoni e guardiani una nuova sfida attende i nostri blaider...ma questa volta a scendere in campo non saranno solo i bey. Scsate questa è la mia prima fic e spero che vi piaccia...premetto che dal prologo non si capisce molto, ma dopotutto è un prologo no?! Sono graditissimi i commenti, anche se negativi poichè possono aiutarmi con la narrazione. Così la storia sarà un po' di tutti. Anche se leggendo il prologo vi sembrerà di trovarvi una storia di rating superiore, non preoccupatevi! Buona lettura! PS Ho aumentato il rating da verde a giallo poichè non sono molto sicura che situazioni che si verranno a presentare siano adatte ad un rating verde...Comunque magari mi sbaglio, se lo riterrò esagerato lo abbasserò^^
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Beh non c’è molto da dire, ci ho messo tempo, troppo forse, ma volevo che fosse particolare, con qualcosa di speciale e che riuscisse a comunicarvi e donarvi le stesse emozioni che ho provato io nello scriverlo. Indubbiamente uno dei capitoli più difficili che abbia mai scritto, ma che spero con tutto il cuore possiate apprezzare. Buona Lettura!

 

L’ultima Battaglia e la Forza della Stella

 

 

Ore 04:30

Correva, si lasciava alle spalle immense distese bianche che puntavano verso un orizzonte indefinito, una striscia immaginaria che separava il candore della terra innevata dalla purezza innaturale di quel cielo plumbeo. Tutto era bianco, non si distingueva altro colore se non quelli che le appartenevano. Nessun albero, nessuna casa, neanche una persona eccetto lei. Una sensazione di paura le attraversò la spina dorsale come se fosse stata colpita da una scossa. Non poteva essere tornata nel limbo…Scosse il capo come per scrollarsi di dosso quell’assurdo pensiero e cercò di concentrarsi su dove doveva andare. Poi come colta da un’improvvisa constatazione si guardò le gambe.  Non aveva mai visto le sue gambe prive di quelle catene ferrose che le avevano lacerato la carne per anni ed ora essere in piedi, capace di reggersi sulle sue gambe finalmente libera, era qualcosa di estremamente emozionante per potersi preoccupare di dove fosse.

Mosse con attenzione i piedi nudi sulla neve, constando che non avvertiva neppure il gelo contatto. A questo punto cominciò ad avere strani pensieri. “Dove diavolo sono finita?” di domandò scrutando l’orizzonte. I suoi occhi azzurri sorvolarono il paesaggio incapaci di vedere alcunché fino a quando un’ombra lontana s’insinuò nel suo campo visivo. Era troppo lontana perché riuscisse ad identificarla, eppure sommando quel luogo innevato, quell’immensa steppa bianca alla figura dinanzi a lei, Kate poté solo pensare ad un nome. “Ci sono riuscita! Devono essere loro! Li ho riportati indietro!” prese a correre senza neanche pensarci, l’aria che avrebbe dovuto essere fredda non le graffiava il viso, ma lei era troppo occupata a correre per prestarci la dovuta attenzione.

 Non appena la figura si fece più prossima anche i suoi sensi andarono ad affinarsi. Era la sagoma di un giovane, stava retto di profilo, osservando qualcosa che lei non riusciva a cogliere. La ragazza osservò attentamente il ragazzo a pochi metri da lei, non riuscendo stranamente a coglierne i connotati. Era come se i suoi occhi non fossero in grado di vedere o come se la sua testa non avesse le capacità di collegarsi ai suoi occhi. Sapeva che stava guardando qualcuno, ma ciò che le si presentava era un alone scuro dalle fattezze umane. Poteva solo sperare di aver ragione…Ma lei aveva ragione, non poteva essere altrimenti.

- Sei tu…Ce l’ho fatta vero? – la sua voce non tremava dal freddo, ma stranamente dall’emozione. L’altro si volse verso di lei senza che qualche immagine più definita riuscisse ad arrivare al suo cervello. Eppure lei era certa, poteva essere solo lui. – Jean…Dove siamo? – domandò avvicinandosi. La figura si fece più vicina, ma ancora il grigiore ne impediva l’identificazione, eppure la sua voce riuscì a disperdersi nell’aria immobile. Non rispondeva, come era possibile? Kate iniziò ad essere titubante, lottando contro il sogno che realmente le sue aspettative fossero state esaudite. Non poteva essersi sbagliata. Jean era davanti a lei, ne era certa. Non riusciva a vederlo, ma il profilo era quello che ricordava, l’altezza era aumentata, così come la massa muscolare, e anche se i suoi occhi le erano celati, era sicura che due intensi e profondi smeraldi la stessero osservando. Il suo salvatore, il suo primo amico, no lei l’avrebbe riconosciuto ovunque.

Tese la mano verso di lui per poterlo toccare e dare così voce ai suoi sogni, quando improvvisamente una luce più intensa fece irruzione illuminando il corpo di Jean e scaldandola. Prima non aveva avvertito nulla, neppure l’aria dei propri respiri, ora invece quel bagliore le stava infondendo calore...Inspiegabile. – Jean…Ce l’ho fatta, ho mantenuto la promessa…Ho anche riportato quei ragazzi indietro, ma ora tocca a voi – si fece ancora più vicina incurante della luce.

 “Kate, non puoi riportarci indietro, non è in tuo potere e ad essere sinceri neanche nelle nostre volontà “ una voce la fece voltare di scatto, poiché proveniva dalle sue spalle. Dietro di lei la neve vorticava come in una danza, spirando in un lieve canto quelle parole, cantate con una voce tenera e pura, una voce che Kate conosceva bene. – Jean? – domandò. “Kate, distaccati dal passato, se non lo farai non riuscirai mai a vedere oltre quella patina grigia” era la voce di Jean, ne era sicura e proveniva dall’aria e dalla neve che danzavano. – Ma io vi devo… -

“Tu non puoi fare niente per noi. Puoi solo vivere, riprendere da dove ti sei fermata e continuare. Ciò che non riesci a scorgere è dovuto dal tuo non voler vedere oltre. Esci completamente dal Limbo” finì la voce del ragazzino con dolcezza. Kate chinò il capo afflitta, sconfitta, con una ferita nel petto che faticava a rimarginarsi – Perché? – chiese sentendosi prossima ad urlare dalla rabbia. Aveva dato tutta se stessa per quel fine e ora questo si andava a sciogliere come la neve al sole.

 “Perché devi lasciarci andare…Esci e afferra quella luce” Kate alzò il capo verso la neve rabbrividendo quando un piccolo cristallo le si posò sulla guancia sopra ad una goccia salmastra. Aveva ragione lui? Sarebbe riuscita a fare quello che le chiedeva? Poteva vivere senza più aggrapparsi al desiderio della vendetta? Kate inspirò a fondo aprendo gli occhi verso la neve che si stava diradando – Te lo prometto – si volse lentamente ritornando ad osservare la grigia sagoma davanti a lei. Doveva lasciarsi il passato alle spalle? Annuì decisa riassumendo la sua solita espressione ferma e concentrata tendendo verso la figura. “Voglio uscire” pensò afferrando di colpo la mano che l’altro teneva lungo il fianco e venendo improvvisamente accecata da un’intensa luce mentre tutto attorno a lei prendeva una sensibilità.

 

Aprì gli occhi accecata da una luce bianca e fastidiosa mentre la sua mano stava stretta attorno a qualcosa. – Ehi che ti succede? – quella voce le fece sgranare gli occhi. “Jean?” Poi si riscosse dicendosi che era impossibile, così andò ad osservare meglio la figura che aveva davanti. Due cupi occhi castano-rossicci la guardavano straniti, e delle ciocche blu scure cadevano su un viso che riconobbe immediatamente. Strinse gli occhi e lasciò la mano quando si rese conto di chi fosse. Peggio di così non poteva andare.

 – Che ci fai qui Cavaliere? – chiese rigida realizzando dove fosse. Le pareti bianche della stanza unite ad un odore malato la indussero a pensare di essere in un ospedale…E davanti al Cavaliere dell’Aria. Il ragazzo si scansò con una smorfia appoggiandosi alla parete con fare scocciato, ma non propriamente arrabbiato.

 – Senti qui che razza di riconoscenza! Ti sei messa a delirare e mi sono avvicinato per vedere se non era il caso di chiamare qualcuno! E comunque io avrei un nome e gradirei lo usassi – Kate ignorò l’ultima parte sollevandosi ed appoggiandosi alla spalliera del letto. Evidentemente era lui la figura grigia che aveva visto, e la luce doveva essere stato l’impatto che aveva avuto nel momento in cui era “uscita” da quello stato di coma; la delusione per non aver visto Jean le fece tirare un mezzo sospiro, ma poi si ricordò che non era sola in quella stanza e che mai avrebbero dovuto vederla in difficoltà, meno che mai quel giapponese.

 – Perché sei qui? – chiese lei.

 Takao non si mosse – Ti teniamo d’occhio – disse con la prima scusa che gli era balenata in mente. Kate lo guardò accigliata. Se quel pivello voleva indurla dire qualcosa, se era lì perché sperava in delle sue scuse aveva proprio sbagliato. – Nessuno te lo ha chiesto, e nel caso fossi qui per delle mie scuse, sappi che non le avrai – chiarì lei senza battere ciglio.

- Ah tranquilla so che non potrò mai aspirare a tanto, e comunque no, ero qui anche per scusarmi; sono stato troppo diretto. Bada bene, non mi sto rimangiando quanto detto, dico solo che avrei potuto esprimermi in maniera diversa – si giustificò lui. Kate lo osservò impassibile per qualche istante, ripercorrendo con gli occhi quel pigiama verde chiaro che tanto stonava con il volto buio del suo possessore. Era strano, lei lo vedeva chiaramente triste, eppure la sua espressione tradiva un’espressione sorridente e gioviale. – Beh non te l’ho chiesto…Non mi interessano le tue scuse, sappi che non l’ho fatto per via delle tue parole – era una bugia lampante, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di essere stato partecipe di una sua decisione.

 – Va bene come vuoi…Allora è meglio che vada ad avvisare i medici che ti sei svegliata, e magari di farti preparare qualcosa di dolce. Sei acida oltre che una pessima mentitrice – disse con un sorriso prima di svanire dietro la porta lasciando Kate interdetta e con gli occhi sgranati.

 “Acida?...Pessima mentitrice?” abbozzò un sorriso lasciandosi cadere sul guanciale.

 

Ore 11:15

Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il bianco stucchevole del soffitto, seguito poi da un odore ancor più nauseante del colore delle pareti. L’odore degli ospedali non aveva nazione, non aveva collocazione geografica, era orribile sempre ed ovunque. “Classico risveglio da romanzo rosa” si trovò a pensare tirandosi su ed osservando con ironica esultanza che nella stanza non c’era nessuno.

 “Non tutti insieme mi raccomando!” pensò osservando la camera. Annusò meglio l’aria, arricciando il naso quando un aroma più delicato le accarezzò l’olfatto lasciandola smarrita.

 – Ma che… - sgranò gli occhi quando vide sui due comodini che aveva accanto tre grandi vasi di fiori colorati. Erano bellissimi, tutti di colori caldi e solari, con grandi petali carnosi che imprimevano un odore meraviglioso. Sorrise a quella vista, allungando una mano e prendendo una piccola orchidea fra le dita. – Ma che carina, la prossima volta porto la macchina fotografica! – improvvisamente due braccia furono attorno al suo collo e la strinsero con forza fino quasi a soffocarla.

- Hila vorrei rimanere viva! – ansimò fra le braccia dell’amica godendosi quel momento. Hilary si scansò sedendosi al suo fianco e osservandola con minuziosa attenzione. – Mi vuoi analizzare le cellule? – le chiese sentendosi quasi scannerizzata dal suo sguardo. L’altra rise poggiando su un tavolino un bicchiere di caffè e prendendole le mani – Oddio Julia sono felicissima che tu ti sia risvegliata! Quando sono passata poche ore fa eri ancora addormentata – le spiegò lei. Julia le sorrise di rimando, era strano dire di “essere tornata”, di fatto le sembrava semplicemente di aver dormito troppo e l’unico segno sul suo corpo oltre ai graffi e le contusioni dovute al match era un intorpidimento alle ossa, dovuto all’immobilità cui era stata soggetta.

 Non ricordava molto di quello che era successo, ma aveva ancora nelle orecchie la voce di Yuri che l’aveva incitata a non fermarsi e ad attaccare Illusion con tutta loro forza…E poi il contatto che aveva avuto con la Voce, il momento in cui aveva preso la sua scelta preferendo sacrificare Thunder Pegasu e lei stessa piuttosto che Wolborg. Non se ne era pentita, sperava solo che fosse servito

Scattò improvvisamente seduta quando si rese conto di ciò che doveva sapere – Ma quindi come…Cioè cosa è successo? Voglio dire…- Hilary la zittì con un dito e strizzandole l’occhio – Tranquilla è tutto finito. Grazie al tuo contributo siamo riusciti a fermarli. Gli Obscuras non ci sono più, ma avremo tempo per raccontarci tutto – Julia trasse un sospiro di sollievo e dispiegando un ampio sorriso all’idea che quei maledetti fossero diventati solo cenere o qualsiasi altra cosa frammentata.

- Che fai? – domandò Hilary quando Julia fece per alzarsi. – Non lo vedi? – l’entusiasmo di Julia era irrefrenabile, era stata immobile per troppo tempo e voleva camminare, muoversi, uscire e andare a farsi toccare dal caldo sole. Si sentiva l’argento vivo addosso e non aveva alcuna intenzione di rimanere bloccata come un cadavere sul letto. – Veramente devi essere ancora visitata, ed è meglio che mangi qualcosa – obiettò Hilary. – Ovvio, ma quel qualcosa non saranno certo le pietanze ospedaliereSenti come stanno gli altri? – domandò qualche secondo dopo, e pentendosi subito della domanda quando vide il volto di Hilary incupirsi e la sua voce farsi più bassa. – Julia resta seduta ci sono un po’ di cose che devo spiegarti –

 

- Non è possibile, non ci credo – era rimasta spiazzata, le braccia abbandonate lungo il corpo, l’orchidea era scivolata sul pavimento ed i suoi occhi verdi si erano inumiditi. – Crystal… - Hilary annuì chinandosi a raccogliere il fiore e passandoselo fra le dita. Già Crystal…Se non fosse stato per lei non sarebbero stati lì; lei in primis le doveva la vita e non lo dimenticava. Era responsabile dell’infelicità di Yuri, della rabbia di Boris e del rimorso di Kai. – Yuri…Come sta? – domandò d’un tratto Julia ridestandola dai propri pensieri.

- Non lo so, non l’ho visto, ma stando a quanto mi ha detto Kai dovrebbe essere giù all’obitorio – il tono era triste e Julia lo percepì come una stilettata; si alzò dal letto quando si accorse della flebo che la teneva legata al trepiedi. – Julia non puoi alzarti! – la sgridò l’amica preoccupata, ma la ragazza fu irremovibile. – Chiama i camici bianchi e fammi staccare questo filo, o giuro che lo strappo – intimò lei.

 Hilary alzò gli occhi al cielo – Siamo proprio tornate eh? – sorrise alzandosi e facendo per prendere la porta. – Ah Hila! – la chiamò l’amica sull’uscio. – Grazie per i fiori – la ringraziò lei. Hilary scosse il capo abbozzando un sorriso – E perché ringrazi me? Non te li ho presi io – Julia rimase interdetta qualche istante. – E chi? Mio fratello non ha simili gusti…Al massimo mi regalerebbe una margherita di campo – Hilary aprì la porta con un sorriso malizioso – FuochinoHai azzeccato il colore dei capelli, ma non è Raul – e come una furia svanì dietro la porta, lasciando Julia incapace di connettere le ultime informazioni per qualche istante. – Non è possibileEvvai! – Tirò un braccio verso l’alto in segno di vittoria gemendo quando l’ago le ricordò che era ancora collegata alla flebo, ma qualsiasi dolore era sconfitto davanti a quella meravigliosa sensazione che le era sbocciata nel petto come uno dei fiori che aveva nei vasi.

 

Ore 16.58

Diede un calcio ad un ciottolo proiettandolo solo due passi avanti a lui, come se a colpirlo fosse stato un bambino, le mani affondavano nella felpa nera accartocciate su loro stesse con forza, e persino l’aver mancato di calciare bene il sasso fu un senso di incapacità che si posò grave sulle sue spalle. Si guardava intorno con occhi ridotti a due taglienti fessure lucide, incapace di percepire il sole sfiorargli il viso, anzi trovando fastidiosa e crudele la sua vista. Perché il sole è per definizione portatore di gioia per i bambini, che sono liberi di scorrazzare allegramente per le strade, di fare il bagno nelle limpide distese d’acqua salata e di giocare spensierati tra risa e grida; ma per lui il sole non era niente di tutto questo, per lui era una presa in giro, falso e pieno di amara delusione.

GiàPerché tutto attorno a lui doveva assumere quest’aspetto gioioso e festoso mentre lui stava sanguinando? C’era qualcosa di ingiusto in tutto quello, sapeva di presa in giro, ma non si sentiva neanche nelle forze di controbattere, di urlare la propria rabbia e dolore.

Ogni cosa che incontrava, ogni sguardo che curioso si poggiava su di lui lo scottava e gli rivelava un paio di occhi simili ai suoi, freddi e scostanti, capaci di farti perdere la pazienza come anche di riempirti d’ammirazione, ma anche di infinita tristezza. Erano rigidi e apatici per chiunque non li conoscesse, ma Yuri conosceva la natura di quegli occhi e li amava per quello che erano.

Non erano propriamente come i suoi, poiché lui era sempre stato cosciente del fatto che Crystal fosse in un certo senso diversa da lui; lei si era affacciata tardi al mondo rispetto a lui, lei non aveva avuto modo di uscire dal monastero fino a quando Vorkof non era stato cacciato, lei non aveva potuto compiere le varie esperienze che toccano invece le ragazze normali, lei era cresciuta più precocemente rispetto agli altri, lei fin da piccola aveva nascosto le sue lacrime al mondo imparando da sola che al mondo ci sei tu e che nessuno ti ringrazierà mai veramente per ciò che fai, che le cose che vuoi devi prendertele senza mezzi termini, e che la vittoria è l’unico traguardo ammesso. Questa era stata la filosofia di Crystal come del resto anche la loro, ma lei una volta abbandonata la coltre del monastero russo si era persa, annegata in quel nuovo mondo che non conosceva e per il quale aveva messo in discussione tutto, anche la sua stessa vita.

Diede un ulteriore calcio alla sabbia mentre un punto si andò a posare sulla terra accaldata per asciugarsi immediatamente. Yuri si sfiorò il viso avvertendo che la barriera gelida dei suoi occhi era stata lacerata e che sottili scie salmastre stavano discendendo il viso spigoloso. Non aveva la forza di compiere alcun movimento, non riusciva neppure a pensare razionalmente, tutto gli urlava il nome della sorella, tutto gli mostrava la crudele evidenza dei fatti: Crystal era morta, e lui era ancora vivo.

Lui che avrebbe dovuto proteggerla, lui che nonostante il suo carattere algido e rigido amava la sorella minore più di se stesso, lui che ora rimpiangeva di non averle mai mostrato un gesto d’affetto sincero.

Perché l’aveva fatto? Perché si era messa in mezzo? Cosa l’aveva spinta ad un gesto simile?

Domande che non facevano altro che scavare in profondità nelle sue ferite estrapolandogli gemiti muti di sofferenza. Camminò senza neanche guardare dove stesse andando, colpito, frustato dai raggi del sole pomeridiano fino a che tutto attorno a lui inghiottì la luce e nell’alzare lo sguardo il ragazzo si accorse di essere all’ombra di un edificio di discrete dimensioni con un’insegna che ben ricordava.

Entrò nel piccolo chiostro dove si era incontrato con Julia il giorno prima del suo incontro, sedendosi allo stesso posto dell’altra volta al riparo dal sole e dagli sguardi curiosi della gente, che evidentemente trovavano alquanto insolito un ragazzo dalla pelle così pallida e con gli occhi ridotti a due stiletti di ghiaccio gocciolanti sangue trasparente.

Si sentiva legato a quel posto, per quanto gli ricordasse Julia e gli ultimi momenti in cui si era confrontato con lei circa la situazione che stavano affrontando; ricordava che la ragazza era stata irremovibile sulle sue decisioni e nel momento in cui si era resa conto che probabilmente si sarebbe dovuta battere con i demoni non si era tirata indietro, anzi aveva accettato il suo destino lottando con ogni fibra del suo essereEsattamente come aveva fatto Crystal. C’era qualcosa che le accomunava, la tenacia, la grinta la determinazione anche se le avevano rivelate al mondo in modi del tutto diversi.

Erano simili sotto certi aspetti tra cui il fatto che entrambe lo avevano lasciato.

- Una vodka doppia – sussurrò al giovane cameriere che venne a prendere la sua ordinazione, il quale lo osservò con occhio critico prima di rientrare nel locale con probabilmente l’idea che quella fosse una richiesta del tutto inusuale vista l’ora.

Non appena tornò con il bicchiere posandolo sul tavolo, Yuri rimase qualche secondo a contemplare il vetro colorato che rifletteva la sua immagine come su uno specchio di rame. Aveva un viso disfatto. Fece per prendere il bicchiere con le poche forze che gli rimanevano quando una mano fu più veloce di lui.

- Ehi ma che diavolo…! –

Si voltò infastidito, sentendo il cuore spezzarsi o al massimo spezzare la barriera di dolore che lo aveva attanagliato, quando vide quel viso sprezzante adornato da quegli occhi verdiInconfondibili.

- Come fai a bere questa roba a quest’ora? Prenditi una spremuta di frutta piuttosto –

- Julia – cercò di riprendere il suo autocontrollo, celando le tracce del suo sfogo, ma la spagnola sembrava avere una percezione particolare per gli stati d’animo. Gli si avvicinò con il viso puntato sul suo, seria e concentrata come se stesse per combattere un match, le braccia coperte in parte da bende e uno scialle a coprirle i lunghi capelli ramati. – Yuri, mi dispiace – improvvisamente gli cinse le braccia attorno al collo stringendolo in un abbraccio che il russo non si sarebbe mai aspettato, ma che in quell’occasione apprezzò enormemente, stringendo a sé con forza il corpo appena rinvigorito della ragazza ed affondando il viso umido sul suo scialle color crema.

Non si dissero nulla, le parole sarebbero state inutili, superflue, suoni sgradevoli e mai sufficienti per descrivere ciò che li stava attraversando, perciò preferirono parlarsi tramite i tocchi, i gesti, e le pressioni sulle braccia dell’altro. Dopo qualche istante Julia parlò, continuando ad abbracciare Yuri con decisione – La riporteremo indietro, Hilary ce la farà…Devi avere fiducia in lei come in noi –

Yuri si staccò da lei tornando a guardarla con uno sguardo ancora dubbioso – Non dire cose che non puoi controllare, non si possono riportare indietro i morti e credi che Hilary lo farebbe? –

La spagnola annuì seria – Ha il potere di farlo e non lascerà che Crystal paghi per tutti, ma tu devi crederci per primo! Tu devi reagire, devi combattere, devi andare avanti! Cosa direbbe Crystal se ti vedesse? Come minimo si metterebbe a sbuffare indignata…Lei è stata in grado di cambiare le carte della partita, ci ha aiutato nonostante fosse dall’altra parte, è vero ha sbagliato, ma è anche vero che siamo una squadra e non lasciamo nessuno indietro –

Yuri rimase colpito dalle sue parole, non credeva che Crystal fosse tanto ben voluta dal gruppo, persino da Hilary con la quale si era “contesa” Kai, tuttavia la decisione, la caparbietà e soprattutto gli occhi della ragazza davanti a lui gli continuavano ad urlare di fidarsi, di prendere la mano gli stavano tendendo e di riemergere dall’Oblio.

- Che ti dà tutta questa sicurezza? –

- La consapevolezza che o credo o lascio che la tristezza mi sommerga e mi annulli – ribattè lei tendendogli la mano – Io mi sono fidata di te, ho deciso di consegnarmi alla Voce consapevole che sarei potuta non tornare, ho scelto di mia spontanea volontà e non me ne pentoSono certa che neanche Crystal si sia pentita, non farlo tu per lei –

Yuri osservò la mano liscia e pallida davanti a lui, ancora di quella salvezza che non doveva semplicemente dover afferrare, ma soprattutto voler afferrare. Le depose la mano sulla sua stringendola e vedendo il viso di lei illuminarsi – OttimoOra andiamo a lavorare –

- Lavorare? –

Julia gli rivolse un ghigno soddisfatto – Andiamo a chiudere definitivamente questa storia –

Yuri annuì senza però lasciare il polso della giovane, che stupita si volse verso di lui – Come hai fatto a sapere che ero qui? –

Julia alzò le spalle – Non ci sono molti ragazzi dalla pelle cadaverica e dai capelli rosso fuoco da queste parti, mi è bastato chiedere alle donne del mercato sulla via principale… –

Dentro di lui sorrise sentendo lentamente le ferite rimarginarsi man mano che la spagnola parlava e sorrideva; non si sarebbe mai aspettato che sarebbe tornata, che l’avrebbe rivista proprio lì, ma tutto stava prendendo una piega fuori dalle sue previsioniDa quando era arrivata un mese prima tutto era cambiato dentro e fuori di lui.

Le era mancata, non lo avrebbe mai ammesso, ma le era mancata tanto; gli erano mancati i suoi occhi verdi con scaglie dorate, le sue battute sprezzanti, il suo caratteraccio, la sua esuberanza ma anche il suo innato senso della giustizia e degli affetti. Senza pensarci la tirò verso di sé fino a ritrovarsela praticamente fra la braccia, la sentì sussultare appena ma non si fece indietro. Agì d’istinto avvicinando il viso al suo alla ricerca di quelle labbra carnose che tante volte l’avevano ripreso ma anche aiutato come pochi minuti prima. Incredibilmente la vide tendersi verso di lui e soddisfatto di tale visione si fece più avanti, quando ad un tratto avvertì una violenta scossa sotto i piedi che lo fece sbilanciare insieme a Julia che cadde di lato.

- Ma che diavolo?! – sbottò lei, ma prima che potesse dire qualche altra imprecazione Yuri le si buttò sopra coprendola con il proprio corpo, mentre sopra di loro i vetri colorati del locale si frantumarono in mille pezzi schizzando in tutte le direzioni come pioggia di cristalli. Un’altra scossa di terremoto li fece sussultare, Yuri si alzò tenendo la testa bassa e coprendo il viso di Julia con il petto – Sta giù e seguimi! – le intimò prendendo a correre verso l’esterno, da dove si udivano rumori che non preannunciavano nulla di buono.

 

Ore 17.17

- Secondo me questo è qualcosa di sovrannaturale! – azzardò Lai urlando per farsi sentire.

- Menomale che ci sei tu, gatto nero, altrimenti sarei ancora qui a chiedermelo – sbottò Michael tirandosi giù il cappellino prima volasse via strappatogli dalle braccia invisibili del vento.

Un tifone, violento ed improvviso si era riversato sulla terra aveva scosso muri, montagne, deserti, acque e foreste, facendo inabissare le città in una voragine oscura da cui non si riusciva ad emergere. – Sembra che tutte le città nel giro di dieci miglia siano state colpite dal black-out! – disse allarmata Emily

- Credo che sia molto più di sole dieci migliaTemo che tutto il mondo sia rimasto al buio – obiettò Ozuma che era arrivato con tutti gli altri blaiders da Los Angeles con un volo speciale del PPB poche tempo prima.

Hilary insieme a tutti gli altri dirottarono l’attenzione sugli Scudi Sacri che di rimando erano consapevoli delle domande a cui avrebbero dovuto dare risposta.

- Bisogna completare la missione, non ci rimane molto tempo – disse Jessie all’indirizzo della Custode che ricercò istintivamente lo sguardo di Kai che le era accanto. – Cosa dovremmo fare? – domandò il russo avvicinandosi ad Hilary con l’intento di farle capire che le era vicino.

Mariam li osservò da dietro Dunga con gli occhi bassi; si sentiva strana ad essere tornata, era stato tutto estremamente veloce così come lungo e logorante. Un senso di colpa per non aver fermato prima gli Obscuras la stava dilaniando, ma era ancor più destabilizzante aver sperato che Max non si fosse lasciato abbindolare dai Demoni e che fosse sano e salvo. Al suo risveglio il primo pensiero non era andato alla missione per cui aveva lavorato anni, ma ad un semplice ragazzo, ad un suo ex avversario, ad un Cavaliere, a Max…E ora che si trovava a pochi passi da lui non riusciva a guardarlo negli occhi, fuggiva da quelle sfere di zaffiro intense e profonde che sapeva essere puntate su di lei, cercava una via di fuga da qualcosa che non conosceva neanche lei; forse era passato troppo tempo, forse si riteneva responsabile di parte del loro fallimento, in fondo se lei non si fosse lasciata trascinare dalle sensazioni che le infondeva l’americano forse sarebbe stato tutto diversoForse.

- Mariam?! – ad un tratto la voce più accesa di Ozuma la riportò alla realtà, trovandosi gli occhi di tutti puntati addosso. – Mi stai ascoltando? –

- Certo Ozuma, non sono ancora sorda – ribattè lei seccata mentre cercava nuovamente di rifuggire dallo sguardo indagatore di Max, il quale sembrava che non stesse prestando una grande attenzione alla conversazione, o forse era anche questo l’ennesimo pensiero privo di fondamenta che la sua mente produceva senza il suo consenso.

- Hilary devi sigillare i Portali, non c’è più tempo. Questa tempesta imperverserà fino a che tu non chiuderai le Porte, o fino a quando il Cavaliere delle Tenebre non sarà qui – continuò Ozuma ignorando prontamente lo stato di assenza della compagna.

- E quando dovrebbe arrivare? – chiese ingenuamente Daichi

Mariam li osservò per un breve istante, incontrando per qualche frazione di secondo lo sguardo indagatore di Max, che non disse nulla, si limitò a guardarla come se non la vedesse da tanto tempo, o come se semplicemente non lo mettesse in alcun imbarazzoCosa che invece non si poteva dire di lei.

- E’ già qui – sospirò Mariam distogliendo lo sguardo e portandolo verso un punto davanti a loro, dove un’immensa macchia nera si andava ad estendere sulla coltre del cielo ad una velocità impressionante perché si trattasse di semplici nuvole. – Diamoci una mossa! – sbraitò Andrew cercando di farsi sentire nonostante il forte vento e la pioggia incessante.

I ragazzi si guardarono tutti per alcuni secondi, cercando intese, assensi, promesse, speranze e appoggi per quell’atto che non si preannunciava facile, ma era l’ultimo e questa volta anche se non si erano detti nulla, erano consapevoli di avere una forza in più…Erano insieme.

 

- Bene Cavalieri disponetevi a cerchio attorno alla Custode e mi raccomando deve essere un cerchio perfetto – ordinò Ozuma cercando di far arrivare le sue parole attraverso i muri spessi di vento, pioggia, tuoni e ghiaccio che si stavano ergendo tra di loro.

Kate si affiancò a Kai prendendogli la mano per prendere bene le distanze e stretta l’altra in quella di Takao prese ad allontanarsi fino a che tutti si furono trovati ad un’egual distanza dal centro dove Hilary rimaneva immobile. Era diventata estremamente silenziosa, come se stesse cercando di estraniarsi o come se stesse cercando di riflettere da sola, ignorando gli sguardi preoccupati che Kai le continuava a tendere. Kate osservò il fratello di sottecchi…Non potevano permettersi sciocchezze, quindi che tenesse i suoi drammi mentali lontano.

La ragazza inspirò lentamente l’aria gelida della prima sera, avvertendola scivolare fredda lungo le vie respiratorie e raggelarle l’interno del corpo, tuttavia donandole una sensazione nuova, di gelo che sa di gelo. Tutto ciò che la circondava le consegnava la propria essenza, l’aria dell’oceano, la polvere, il fango, la frescura del vento, lo sciabordio violento delle onde che si infrangevano sulla scogliera…E poi i colori, tetri, luminosi, opachi, accesi; tutto le regalava emozioni inaspettate, novità che sentiva di voler provare, che voleva capire, che voleva cercare di prendere per …Come le aveva detto Jean.

- Ora cosa facciamo? – domandò Rei in direzione di Ozuma

- Ora Guardiani, noi ci disporremo dietro ai nostri Cavalieri. Il compito dei Guardiani è contribuire a fortificare il potere dei Cavalieri a cui sono collegati – spiegò Ozuma sempre lanciando sguardi di rimprovero a Mariam, la quale sembrava essere caduta nel più profondo mutismo.

- E come facciamo a sapere a chi apparteniamo? – domandò Emily scettica.

Brooklyn si mosse prima di tutti, oltrepassando il cerchio, passando rasente a Kai e fermandosi davanti a Kate sotto gli occhi interdetti di tutti. La osservò in silenzio per alcuni secondi, ricevendo un trattamento identico dalla ragazza, che non sembrava affatto intimorita. – Cavaliere del Cosmo – sussurrò chinando leggermente il capo – Credo di appartenere alla tua Tetrade –

Kate annuì, dopodiché il rosso si rivolse ai suoi compagni – Lo sentiteConcentratevi sui vostri bit e saprete da soli dove andare –

- Odio quando mi si dice di cercare interiormente la risposta – ribattè Andrew chiudendo gli occhi insieme agli altri e pian piano prendendo posto dietro al suo Cavaliere.

- Ci mancava solo questa – sussurrò quando si ritrovò davanti agli occhi la sciarpa bianca di Kai che si lasciava condurre in una danza dal vento incessante. – Proprio Hiwatari doveva capitarmi? –

- Hai una salamandra di Fuoco che ti aspettavi? – gli domandò Ralph che invece era dietro Daichi insieme a Lai, Raul e Gao.

Andrew sbuffò infastidito, mentre dietro di lui Michael Michelle e Ozuma si scambiavano occhiate serie.

- Takao tu dovrai fare più fatica rispetto agli altri, cerca di resistere – gli fece notare Dunga che si trovava nel gruppo di Rei insieme a Mao, Jessie e Rick.

Il giapponese lo fissò senza capire il senso delle sue parole, fino a che non arrivò la spiegazione del cavaliere alla sua sinistra. – La tua Tetrade è incompleta poiché manca di un Guardiano, ciò significa che le tue energie tenderanno ad esaurirsi con più facilità rispetto alle nostre, quindi vedi di resistere – gli fece notare Kate con le braccia perennemente incrociate attorno al petto e alla maglia blu scura che era appartenuta a Crystal. Takao si guardò indietro ricercando i suoi Guardiani, trovando Yuri, Julia e Boris che lo fissavano con un’espressione decisa e ferma – Ce la faremo, non sarà facile buttarci giù – assicurò Boris stringendo i pugni

- E bada Kinomiya che è l’ultima volta che ti paro la schiena – l’assicurò Yuri con un cenno d’intesa che Takao afferrò al volo. – Iniziamo –

 

- Buona fortuna Rei – gli sussurrò Mao dietro la sua schiena con voce tremante, non avrebbe saputo dire se dal freddo o dalla tensione. Tuttavia Rei si lasciò andare ad un sorriso rilassato mentre quelle parole s’insinuavano con dolcezza e fragilità dentro di lui, lasciando rifiorire all’altezza del suo stomaco limpide gemme colorate che emananti sensazioni liete e gioiose.

Aveva atteso quel momento per tanto tempo, aveva sperato che non fosse troppo tardi, aveva ingoiato i baci che Ares aveva depositato su quelle labbra rosee e piene, aveva gridato di dolore quando lei gli aveva fatto capire di amare quel demone anziché lui…Ma ora era lì per lui e quella era l’unica cosa importante.

Si volse verso di lei vedendola trasalire appena ma sorridendole prima che potesse fare qualche altra cosa – Grazie Mao…Aiutami a fermarlo e sarà tutto finito – le sfiorò con il pollice il contorno morbido della gota, trovandolo tenero e caldo al tatto e rosso alla vista, come se la giovane fosse arrossita, sbocciata come la più bella delle rose selvatiche all’interno del suo cuore.

 

- Noi ci siamo? – domandò Emily avvicinandosi a Max e posandogli una mano sulla spalla. Max annuì voltandosi verso la sua squadra e trovando quasi ironico il fatto di trovarsi dietro due occhi color smeraldo incorniciati da dei lunghi e fini capelli blu. – Io sì – disse Max più rivolto a Mariam che alla domanda di Emily. La ragazza degli Scudi Sacri non disse nulla, ma non appena Emily si mise davanti a lei, rompendo così il suo contatto visivo con Max tornò a sollevare lo sguardo sicura del fatto che il ragazzo fosse di spalle.

Prima avrebbe risolto la questione legata ai Sette Regni

 

Kai non perdeva ogni suo movimento, la curava con attenzione cercando di leggere dalle posizioni delle linee del viso la sua espressione ed i suoi pensieri, ma Hilary sembrava criptica, come se non volesse farsi leggere da nessuno. Sembrava inoltre che non li stesse realmente ascoltando, ma che si fosse estraniata da tutto quello che li circondava e che si fosse rifugiata in un universo proprio.

- Allora ci siamo sta arrivando! – sollevarono prontamente gli sguardi verso il cielo nero e tuonante, da cui oramai si vedeva chiaramente la macchia espandersi quasi a ricoprire tutti il manto del cielo. Un’ombra che stava avvolgendo la Terra.

- E’ Algor? – domandò Daichi

- Dobbiamo fare in fretta. Cavalieri incanalate tutti i vostri poteri dentro di voi e poi scagliateli ad Hilary – iniziò Mariam sotto lo sgomento di tutti.

- Cosa? Ma siete matti! La uccideremo – obiettò sconvolto Takao.

Kai avvertì come uno scroscio all’interno della sua mente e gettò uno sguardo furente in direzione di Ozuma – Non state dicendo sul serio –

- Ti pare che siamo qui per scherzare? E’ la Custode e questo è il suo compito –

Kai lo afferrò per i bordi della casacca sollevandolo di qualche centimetro in preda alla rabbia – Farsi incenerire dai nostri bit sarebbe il suo compito?! – non poteva permetterlo, non ci stava e non avrebbe mai alzato un dito su Hilary…

- Kai non credere che siamo così sprovveduti, sappiamo quello che facciamo – disse Mariam seria.

- Sì ne ho avute valide conferme in questi mesi – la rimbeccò il russo senza smettere di scrutare il suo Guardiano.

- Kai – improvvisamente la voce assolutamente neutra di Hilary gli assestò un colpo alla schiena irrigidendogli in un secondo muscoli ed ossa. – So quello che devo fare…Non morirò –

Il russo si volse verso la brunetta rimanendo quasi colpito dall’espressione del suo viso: era tranquilla, come se stesse parlando di avvenimenti di routine, come se non sapesse di essere l’occhio di un ciclone infernale, come se ignorasse che avrebbe potuto perdere la vita in quell’azione.

- Procedete – sussurrò lei

- Cosa? Ne sei sicura? – chiese Rei

Hilary annuì tornando ad osservare la cavalcata di Algor. Si stava avvicinando, era veloce, incredibilmente veloce ed insieme a lui avrebbe portato distruzione e morte…La sentiva scorrerle sulla pelle come un vento gelido, avvertiva la sofferenza soffiarle sul viso sussurrandole rassicurazioni illusorie, la paura s’insinuava sulla terra che calpestava, germogliando come piante che rubano l’acqua alle loro vicine soffocandole, la morte assumeva ai suoi occhi un aspetto più nitido e concreto di quanto non lo fosse per gli altri

“Perché vedo tutto questo?”

“Sei la Custode, hai una percezione diversa rispetto a loro, non dimenticare che Algor è un cavaliere tanto quanto gli altri, quindi così come senti i loro bit power senti anche lui” era stata la voce di Nike a parlare.

“Nike! Sei qui!”

“Ci sono sempre per te, CustodeOra devi avere coraggio, ma mi fido di te”

“Che significa?” domandò la ragazza

“Significa che ora devi sigillarlo, ma bada sarà molto difficile, inoltre avrai solo un attacco, solo un colpo, solo un’occasione e devi centrarlo in pieno”

Hilary annuì sentendo gradualmente i rumori ovattarsi, i colori diventare più nitidi ma diversi da quelli di prima, percependo di essersi estraniata. – A noi due Algor –

 

- Hilary che ti prende! – Takao urlò in direzione della compagna che aveva preso ad emanare un tenue bagliore dall’interno mentre sembrava sussurrare parole in un linguaggio incomprensibile come se stesse parlando con qualcuno.

Kai fece istintivamente un passo in avanti con il cuore in gola, ma Andrew e Ozuma lo trattennero con forza – Non rompere il cerchio! – sbottò l’inglese irrigidendosi quando avvertì il russo fremere.

Cosa stava succedendo ad Hilary e perché non rispondeva ai suoi richiami? “Hilary…”

- Procediamo! – Kate prese in mano la situazione raccogliendo le braccia e facendo scaturire dal centro di esse una sfera viola che indirizzò con tutta forza contro Hilary, la quale parve assorbire il fascio di luce che continuava a collegarle. – Forza muovetevi! – urlò la ragazza all’indirizzo degli altri Cavalieri

Improvvisamente creando così una magnifica e luminosa stella sul suolo, i sei punti disposti a cerchio si unirono a centro con sei fasci di luce di diversi colori, disegnando una perfetta stella a sei punte lucente e assolutamente indescrivibile. Aria, Acqua, Terra, Fuoco, Luce e Cosmo raccolti in un unico punto apparivano come un’unica forza, energia regolata da un’armonia che prendeva posto nel corpo della ragazza situata nel cuore della stella, la quale continuava ad assorbire quelle ondate di Potere e diventava sempre più evanescente e luminosa.

Kai faticava a tenere gli occhi su Hilary, che oramai era quasi interamente ricoperta dall’intesa luce bianca scaturita dall’insieme di tutti e sei i colori; era incredibile, poteva sentire l’energia scivolargli rapida dalle braccia e confluire verso Hilary, la quale sembrava stesse immagazzinando le forze di tutti loro, sia Cavalieri che Guardiani.

Ad un certo punto un tonfo dietro di lui gli fece girare appena il capo, giusto per vedere Michael riverso a terra ansimante. – Sta assorbendo tutta la nostra energia, ci prenderà uno dopo l’altro! – lo rassicurò Ozuma sul qui viso erano segnati pesanti tratti di stanchezza e dolore.

- Non ci ucciderà vero? –

- No, non credo almeno –

- Ah perfetto potevi dirlo prima!? Sbrigati a colpirlo Hilary! – sbraitò Andrew senza lasciare il contatto con il braccio di Kai attraverso il quale perdeva la sua energia.

Kai cercò ancora di immergere lo sguardo nella bolla che ricopriva la sua ragazza, ma la luce abbagliante fu troppo forte perché potesse scorgerla e la sua voce troppo debole perché il vento e la pioggia riuscissero a farla giungere fino a lei…

 

“Ti sento Algor”

“Sei una continua sorpresa…” una voce strana, non avrebbe saputo come descriverla…Era bella, calda profonda, eppure le metteva addosso una paura indicibile mentre la sua mente continuava a gridarle aiuto e pericolo.

“Perché vuoi farci del male?”

“Perché voi mi volete sigillare?”

“Per fermarti dal commettere atti atroci come questo”

“Hilary…Sei una Custode temibile, peccato non averti avuta dalla mia parte per tutto il tempo, avresti potuto evitare il tuo Destino e cambiarlo in qualcosa di migliore”

Hilary avvertì come un campanello d’allarme scattarle nel cuore

“Voi Custodi siete tutti uguali, esseri che credono di ergersi a degli Dei, ma non avete capito che il dominio è e sarà per sempre mio. Prima di te altri Custodi hanno avuto la sfrontatezza di mettersi contro di me e posso assicurarti che non ne sono mai usciti vivi…Ma questo immagino che nessuno te lo abbia detto”

Hilary si morse il labbro in preda alla tensioneStava parlando con la Morte, con il Buio e sembrava quasi una chiacchierata cordiale, nonostante fosse lampante che dietro le parole di Algor si celasse solo odio e disprezzo verso quelle come lei, verso gli altri Custodi...E riusciva a sentire le grida disperate di chi prima di lei aveva dovuto affrontare quest’incontro. “Hai ucciso tutti i Custodi”

Perspicace…Si facevano uccidere pur di sigillarmi; patetici martiri dimenticati da tutto e tutti”

“Persone che avevano a cuore il nostro mondo!” s’infuriò la ragazza

“Il mio mondo” la sua voce si fece più lontana ed Hilary chiuse gli occhi raccogliendo dentro di sé tutta l’energia che continuava ad affluire attraverso i sei Cavalieri. Erano tutti con lei, erano lì con i loro cuori, con le loro speranze con i loro pensieri e sogni…Non potevano perdere, non avrebbero perso e se anche lei fosse dovuta morireSarebbe stato un prezzo che per tutto quello che aveva accanto sarebbe stata disposta a pagare. Incrociò le braccia al petto

 

- Hilary muoviti! – urlò in preda al dolore Daichi che si teneva in piedi per puro miracolo, dietro di lui i suoi Guardiani erano tutti riversi a terra privi di sensi e anche lui era sul punto di cedere.

- Daichi resisti! – l’incitò Kate con un grido strozzato mentre sangue rosso cremisi le colava dal naso per lo sforzo d’energia a cui era sottoposta. Anche lei così come gli altri era quasi allo stremo e la cosa insolita era che Hilary ancora non si decideva ad attaccare…Se li avesse tenuti ancora legati a sé, la Custode avrebbe potuto ucciderli.

- Mao! – Rei urlò quando anche la sua ultima Guardiana s’accasciò al suolo stremata lasciandolo privo di supporti.

Kate cercando di non bruciarsi gli occhi per l’eccessiva luce scrutò le condizioni degli altri ragazzi sentendosi raggelare quando si rese conto che erano praticamente tutti stremati e rimanevano in piedi solo pochi Guardiani.

- Mariam! – Max si girò verso la compagna che ancora teneva la mano sul suo braccio e non s’accennava a spostarsi, nonostante il volto fosse contratto in una smorfia di dolore atroce e raccapricciante.

- Deve staccarsi, deve scagliare l’attacco o finirà per essere travolta da tutto il Potere e si ucciderà! – disse la ragazza in un rantolo stringendo il braccio di Max come per ricercare maggiormente sostegno.

- Tieni duro Mariam, ti prego – le sussurrò lui poco prima che la presa della giovane cominciasse ad allentarsi.

 

Kai cercò di chiamarla con tutte le sue forze, gridava attraverso la luce ed il vento il suo nome, ma lei sembrava non essere più lì. Non la vedeva e non riusciva a farsi sentire, ma era certo che lei potesse sentirlo, lei doveva sentirlo… - Hilary! Lascia il contatto! –

- Hilary! – Takao gridò il nome dell’amica mentre dietro di lui Yuri cercava disperatamente di non accasciarsi al suolo dove già Boris e Julia erano riversi. – Non ce la facciamo più dobbiamo fare qualcosa! – urlò Rei

- Hilary ti prego staccati! – gridò Max. Kate li osservò per qualche secondo sentendo un brivido correrle lungo la schiena…La situazione stava sfuggendo loro di mano.

“Custode dannazione che aspetti”

 

“Hilary che aspetti?” Nike chiamò il suo nome senza ricevere risposta.

“Non è ancora il momentoDeve avvicinarsi di più”

 

- Hilary! – Takao cadde in avanti privo di energie, ma riuscì a non spezzare il cerchio, rimando all’interno dell’area segnata. Appoggiò un braccio a terra mentre l’altro era proteso verso Hilary, o meglio il fascio di luce accecante che l’avvolgeva già da tempo. – Takao! – Max chiamò il suo nome preoccupato, ma il giapponese non riusciva ad alzarsi.

Era messo indubbiamente peggio degli altri poiché aveva dovuto fare a meno di un Cavaliere, ma nonostante tutto non si sarebbe arreso, sempre che le sue forze non lo avessero costretto a farlo.

- Non ce la faccio più…Ti prego Hilary – ansimò in un rantolo.

- Tirati su! Non mollare! – alzò gli occhi incontrando quelli vitrei e severi di Kate che nonostante fosse in uno stato deplorevole manteneva comunque quel suo tono duro e rigido. – Non puoi arrenderti ora, forza rialzati! –

 

“Hilary devi attaccare!”

Non riusciva a muoversi sentiva di doverlo fare, ma non riusciva a controllare i propri movimentiAlgor doveva averla bloccata in qualche modo…Si sentiva in trappola.

“Non riesco a muovermi…Kai”

 

“…Kai” alzò lo sguardo verso la luce incurante del bruciore agli occhi e con ancora nella mente il suono ed il terrore della sua voce. L’aveva sentita,era lì ed aveva bisogno di lui. Si sentì inondare da una forza rinnovata, nuova, di cui non si seppe spiegare la provenienza, ma non gli interessava neanche saperlo, l’importante era che fosse riuscito a sentirla. – Hilary siamo qui! Puoi farcela! – gridò alla luce con tutto il fiato che aveva in corpo e congiungendo le braccia per rendere il raggio rosso fuoco doppio e ancora più potente.

 

“Kai” Hilary aprì gli occhi sentendosi inondare da un calore improvviso ed inaspettato, bruciante e coinvolgente come le fiamme, distruttivo e benefico come l’essenza del fuoco, forte e vivo come colui da cui proveniva. Riuscì a muovere le braccia e a congiungerle verso l’alto.

“Grazie Kai…”

Scrutò il nero attorno a lei, il respiro si fece più rarefatto, il cuore prese a diminuire i battiti e le membra tremarono a contatto con l’ariaStava diventando fredda e perdeva rapidamente colore.

Ad un tratto in mezzo al nero più totale lo vide, un punto più scuro degli altri, più gelido e profondo, l’Essenza del Buio. Sorrise mentre sentiva le gambe non riuscire più a sorreggerla

- Sigillo SacroOra! –

Sorrise quando sentì la luce invaderla dall’interno e forzare le pareti del suo corpo fino a farle male.

Pronti Lancio

 

All’improvviso il centro della stella esplose, una luce abbagliante si espanse da lei per miglia e miglia, rivestendo il manto terrestre oscurato da una nuvola trasudante Morte. La Luce dorata si riversò come oro colato sui cieli, sugli oceani, sulla terra infondendo a tutto il Creato un nuovo respiro e una nuova anima.

Tutti i ragazzi vennero sbalzati lontano dalla forza dell’esplosione e caddero con violenza sulla terra fredda e bagnata dalle lacrime del cielo, mentre sopra di loro la Luce essenza della vita cadeva lentamente sul suo mondo sotto la forma di una pioggia di piccole gocce di polvere dorata.

Kai chiuse gli occhi perdendo conoscenza ancora prima di toccare il suolo, e l’ultima cosa che vide fu la Luce che lasciava il corpo di Hilary, lasciandolo cadere privo di un controllo sul freddo suolo impregnato d’acqua...

 

 

 

Eccoci qui! Beh questo è stato l’ultimo capitolo! O_O Non rimanete con questa faccia perché come avevo già anticipato manca ancora l’epilogo, dopodiché vi libererete definitivamente della suddetta fic. U.U

Allora giusto per chiarire, come oramai faccio da un po’ di capitoli a questa parte…Questo capitolo non ha un colore singolo, ma se avrete notato sono tutti e sei i colori della Stella. Infatti ciascun colore indica un Cavaliere…Penso che i collegamenti siano semplici xD

Sull’ultima scena…Non credo di essere riuscita a descriverla al meglio, ma per darvi un’immagine simile potreste prendere quella di Beyblade quando alla fine dello scontro fra Dranzer e Dragoon il nostro pianeta viene ricoperto di luce.

Bene, a questo punto non mi resta che ringraziare di tutto cuore le straordinarie persone che hanno messo la mia storia fra le seguite/preferite/da ricordare…Vi ringrazio enormemente, questa storia è continuata anche grazie al vostro sostegno!

Un ringraziamento particolare alle mie splendide recensitrici che riceveranno la risposta su altri mondi^^E ovviamente grazie anche solo a chi ha posato gli occhi su queste mie parole…

Alla prossima con l’Epilogo!

 

Only for you, my Friends

Avly 

  
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