Beh non c’è molto da dire, ci ho messo
tempo, troppo forse, ma volevo che fosse particolare,
con qualcosa di speciale e che riuscisse a comunicarvi e donarvi le stesse emozioni che ho provato io nello scriverlo.
Indubbiamente uno dei capitoli più difficili che abbia mai scritto, ma che spero con tutto il cuore
possiate apprezzare. Buona Lettura!
L’ultima Battaglia e la Forza della Stella
Ore 04:30
Correva, si
lasciava alle spalle immense distese bianche che puntavano verso un orizzonte
indefinito, una striscia immaginaria che separava il candore della terra
innevata dalla purezza innaturale di quel cielo plumbeo. Tutto
era bianco, non si distingueva altro colore se non quelli che le appartenevano.
Nessun albero, nessuna casa, neanche una persona eccetto lei.
Una
sensazione di paura le attraversò la spina dorsale come se fosse stata colpita
da una scossa. Non poteva essere tornata nel limbo…Scosse il capo come
per scrollarsi di dosso quell’assurdo pensiero e cercò di concentrarsi su dove
doveva andare. Poi come colta da
un’improvvisa constatazione si guardò le gambe.
Non aveva mai visto le sue gambe prive di quelle catene
ferrose che le avevano lacerato la carne per anni ed ora essere in piedi,
capace di reggersi sulle sue gambe finalmente libera, era qualcosa di
estremamente emozionante per potersi preoccupare di dove fosse.
Mosse con
attenzione i piedi nudi sulla neve, constando che non avvertiva neppure il gelo
contatto. A questo punto cominciò ad avere strani pensieri. “Dove diavolo sono
finita?” di domandò scrutando l’orizzonte. I suoi occhi
azzurri sorvolarono il paesaggio incapaci di vedere alcunché fino a quando
un’ombra lontana s’insinuò nel suo campo visivo. Era troppo lontana perché
riuscisse ad identificarla, eppure sommando quel luogo innevato, quell’immensa
steppa bianca alla figura dinanzi a lei, Kate poté solo pensare ad un nome. “Ci
sono riuscita! Devono essere loro! Li ho riportati indietro!” prese a correre
senza neanche pensarci, l’aria che avrebbe dovuto essere fredda non le
graffiava il viso, ma lei era troppo occupata a correre per prestarci la dovuta
attenzione.
Non appena la figura si fece più prossima
anche i suoi sensi andarono ad affinarsi. Era la sagoma di un giovane, stava
retto di profilo, osservando qualcosa che lei non riusciva a cogliere. La
ragazza osservò attentamente il ragazzo a pochi metri da lei, non riuscendo
stranamente a coglierne i connotati. Era come se i suoi occhi non fossero in
grado di vedere o come se la sua testa non avesse le capacità di collegarsi ai
suoi occhi. Sapeva che stava guardando qualcuno, ma ciò che le si presentava
era un alone scuro dalle fattezze umane. Poteva solo sperare di aver ragione…Ma
lei aveva ragione, non poteva essere altrimenti.
- Sei tu…Ce l’ho
fatta vero? – la sua voce non tremava dal freddo, ma stranamente dall’emozione.
L’altro si volse verso di lei senza che qualche immagine più definita riuscisse
ad arrivare al suo cervello. Eppure lei era certa, poteva essere solo lui. –
Jean…Dove siamo? – domandò avvicinandosi. La figura si fece più vicina, ma
ancora il grigiore ne impediva l’identificazione, eppure la sua voce riuscì a
disperdersi nell’aria immobile. Non rispondeva, come era possibile? Kate iniziò
ad essere titubante, lottando contro il sogno che realmente le sue aspettative
fossero state esaudite. Non poteva essersi sbagliata. Jean era davanti a lei,
ne era certa. Non riusciva a vederlo, ma il profilo era quello che ricordava,
l’altezza era aumentata, così come la massa muscolare, e anche se i suoi occhi
le erano celati, era sicura che due intensi e profondi smeraldi la stessero
osservando. Il suo salvatore, il suo primo amico, no lei l’avrebbe riconosciuto
ovunque.
Tese la mano
verso di lui per poterlo toccare e dare così voce ai suoi sogni, quando
improvvisamente una luce più intensa fece irruzione illuminando il corpo di
Jean e scaldandola. Prima non aveva avvertito nulla, neppure l’aria dei propri
respiri, ora invece quel bagliore le stava infondendo calore...Inspiegabile. –
Jean…Ce l’ho fatta, ho mantenuto la promessa…Ho anche riportato quei ragazzi
indietro, ma ora tocca a voi – si fece ancora più vicina incurante della luce.
“Kate, non puoi riportarci indietro, non è in
tuo potere e ad essere sinceri neanche nelle nostre volontà “ una voce la fece
voltare di scatto, poiché proveniva dalle sue spalle. Dietro di lei la neve
vorticava come in una danza, spirando in un lieve canto quelle parole, cantate
con una voce tenera e pura, una voce che Kate conosceva bene. – Jean? –
domandò. “Kate, distaccati dal passato, se non lo farai non riuscirai mai a
vedere oltre quella patina grigia” era la voce di Jean, ne era sicura e
proveniva dall’aria e dalla neve che danzavano. – Ma io vi devo… -
“Tu non puoi
fare niente per noi. Puoi solo vivere, riprendere da dove ti sei fermata e
continuare. Ciò che non riesci a scorgere è dovuto dal tuo non voler vedere
oltre. Esci completamente dal Limbo” finì la voce del ragazzino con dolcezza.
Kate chinò il capo afflitta, sconfitta, con una ferita nel petto che faticava a
rimarginarsi – Perché? – chiese sentendosi prossima ad urlare dalla rabbia.
Aveva dato tutta se stessa per quel fine e ora questo si andava a sciogliere
come la neve al sole.
“Perché devi lasciarci andare…Esci e afferra
quella luce” Kate alzò il capo verso la neve rabbrividendo quando un piccolo
cristallo le si posò sulla guancia sopra ad una goccia salmastra. Aveva ragione
lui? Sarebbe riuscita a fare quello che le chiedeva? Poteva vivere senza più
aggrapparsi al desiderio della vendetta? Kate inspirò a fondo aprendo gli occhi
verso la neve che si stava diradando – Te lo prometto – si volse lentamente
ritornando ad osservare la grigia sagoma davanti a lei. Doveva lasciarsi il
passato alle spalle? Annuì decisa riassumendo la sua solita espressione ferma e
concentrata tendendo verso la figura. “Voglio uscire” pensò afferrando di colpo
la mano che l’altro teneva lungo il fianco e venendo improvvisamente accecata
da un’intensa luce mentre tutto attorno a lei prendeva una sensibilità.
Aprì gli occhi accecata da una luce bianca e
fastidiosa mentre la sua mano stava stretta attorno a qualcosa. – Ehi che ti
succede? – quella voce le fece sgranare gli occhi. “Jean?” Poi si riscosse dicendosi che era
impossibile, così andò ad osservare meglio la figura che aveva davanti. Due
cupi occhi castano-rossicci la guardavano straniti, e delle ciocche blu scure
cadevano su un viso che riconobbe immediatamente. Strinse gli occhi e lasciò la
mano quando si rese conto di chi fosse. Peggio di così non poteva andare.
– Che ci fai qui Cavaliere? –
chiese rigida realizzando dove fosse. Le pareti bianche della stanza unite ad un odore malato la indussero a
pensare di essere in un ospedale…E davanti al Cavaliere dell’Aria. Il ragazzo
si scansò con una smorfia appoggiandosi alla parete con fare scocciato, ma non
propriamente arrabbiato.
– Senti qui
che razza di riconoscenza! Ti sei messa a delirare e mi sono avvicinato per
vedere se non era il caso di chiamare qualcuno! E comunque io avrei un nome e
gradirei lo usassi – Kate ignorò l’ultima parte sollevandosi ed appoggiandosi
alla spalliera del letto. Evidentemente era lui la figura grigia che aveva
visto, e la luce doveva essere stato l’impatto che aveva avuto nel momento in
cui era “uscita” da quello stato di coma; la delusione per non aver visto Jean
le fece tirare un mezzo sospiro, ma poi si ricordò che non era sola in quella
stanza e che mai avrebbero dovuto vederla in difficoltà, meno che mai quel
giapponese.
– Perché sei
qui? – chiese lei.
Takao non si
mosse – Ti teniamo d’occhio – disse con la prima scusa che gli era balenata in
mente. Kate lo guardò accigliata. Se quel pivello voleva indurla dire qualcosa,
se era lì perché sperava in delle sue scuse aveva proprio sbagliato. – Nessuno
te lo ha chiesto, e nel caso fossi qui per delle mie scuse, sappi che non le
avrai – chiarì lei senza battere ciglio.
- Ah tranquilla so che non potrò mai aspirare a
tanto, e comunque no, ero qui anche per scusarmi; sono stato troppo diretto.
Bada bene, non mi sto rimangiando quanto detto, dico solo che avrei potuto
esprimermi in maniera diversa – si giustificò lui. Kate lo osservò impassibile
per qualche istante, ripercorrendo con gli occhi quel pigiama verde chiaro che
tanto stonava con il volto buio del suo possessore. Era strano, lei lo vedeva
chiaramente triste, eppure la sua espressione tradiva un’espressione sorridente
e gioviale. – Beh non te l’ho chiesto…Non mi
interessano le tue scuse, sappi che non l’ho fatto per via delle tue parole –
era una bugia lampante, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di essere
stato partecipe di una sua decisione.
– Va bene come vuoi…Allora
è meglio che vada ad avvisare i medici che ti sei svegliata, e magari di farti
preparare qualcosa di dolce. Sei acida oltre che una pessima mentitrice – disse con un sorriso
prima di svanire dietro la porta lasciando Kate interdetta e con gli occhi
sgranati.
“Acida?...Pessima mentitrice?” abbozzò un
sorriso lasciandosi cadere sul guanciale.
Ore 11:15
Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il
bianco stucchevole del soffitto, seguito poi da un odore ancor più nauseante
del colore delle pareti. L’odore degli ospedali non aveva nazione, non aveva
collocazione geografica, era orribile sempre ed ovunque. “Classico risveglio da
romanzo rosa” si trovò a pensare tirandosi su ed osservando con ironica
esultanza che nella stanza non c’era nessuno.
“Non tutti insieme mi
raccomando!” pensò osservando la camera. Annusò meglio
l’aria, arricciando il naso
quando un aroma più delicato le accarezzò l’olfatto lasciandola smarrita.
– Ma che… - sgranò gli occhi
quando vide sui due comodini che aveva accanto tre grandi vasi di fiori
colorati. Erano bellissimi, tutti di colori
caldi e solari, con grandi petali carnosi che imprimevano un odore
meraviglioso. Sorrise a quella vista, allungando una mano e prendendo una
piccola orchidea fra le dita. – Ma che carina, la prossima volta porto la
macchina fotografica! –
improvvisamente due braccia furono attorno al suo collo e la strinsero con
forza fino quasi a soffocarla.
- Hila vorrei rimanere viva! – ansimò fra le braccia
dell’amica godendosi quel momento. Hilary si scansò sedendosi al suo fianco e
osservandola con minuziosa attenzione. – Mi vuoi analizzare le cellule? – le
chiese sentendosi quasi scannerizzata dal suo sguardo. L’altra rise poggiando
su un tavolino un bicchiere di caffè e prendendole le mani – Oddio Julia sono
felicissima che tu ti sia risvegliata! Quando sono passata poche ore fa eri
ancora addormentata – le spiegò lei. Julia le sorrise di rimando, era strano
dire di “essere tornata”, di fatto le sembrava semplicemente di aver dormito
troppo e l’unico segno sul suo corpo oltre ai graffi e le contusioni dovute al
match era un intorpidimento alle ossa, dovuto all’immobilità cui era stata
soggetta.
Non
ricordava molto di quello che era successo, ma aveva ancora nelle orecchie la
voce di Yuri che l’aveva incitata a non fermarsi e ad attaccare Illusion con
tutta loro forza…E poi il contatto che aveva avuto
con la Voce, il momento in cui aveva preso la sua scelta preferendo sacrificare
Thunder Pegasu e lei stessa piuttosto che Wolborg. Non se ne era pentita, sperava solo che fosse servito…
Scattò improvvisamente seduta quando si rese conto
di ciò che doveva sapere – Ma quindi come…Cioè cosa è
successo? Voglio dire…- Hilary la zittì con un dito e strizzandole l’occhio –
Tranquilla è tutto finito. Grazie al tuo contributo siamo riusciti a fermarli.
Gli Obscuras non ci sono più, ma avremo tempo per
raccontarci tutto – Julia trasse un sospiro di sollievo e dispiegando un ampio
sorriso all’idea che quei maledetti fossero diventati solo cenere o qualsiasi
altra cosa frammentata.
- Che fai? – domandò Hilary quando Julia fece per
alzarsi. – Non lo vedi? – l’entusiasmo di Julia era irrefrenabile, era stata
immobile per troppo tempo e voleva camminare, muoversi, uscire e andare a farsi
toccare dal caldo sole. Si sentiva l’argento vivo addosso e non aveva alcuna
intenzione di rimanere bloccata come un cadavere sul letto. – Veramente devi
essere ancora visitata, ed è meglio che mangi qualcosa – obiettò Hilary. –
Ovvio, ma quel qualcosa non saranno certo le pietanze ospedaliere…Senti come stanno gli altri? – domandò qualche secondo
dopo, e pentendosi subito della domanda quando vide il volto di Hilary
incupirsi e la sua voce farsi più bassa. – Julia resta seduta ci sono un po’ di
cose che devo spiegarti –
- Non è possibile, non ci credo – era rimasta
spiazzata, le braccia abbandonate lungo il corpo, l’orchidea era scivolata sul
pavimento ed i suoi occhi verdi si erano inumiditi. – Crystal… - Hilary annuì
chinandosi a raccogliere il fiore e passandoselo fra le dita. Già Crystal…Se
non fosse stato per lei non sarebbero stati lì; lei in primis le doveva la vita
e non lo dimenticava. Era responsabile dell’infelicità di Yuri, della rabbia di
Boris e del rimorso di Kai. – Yuri…Come sta? – domandò d’un tratto Julia
ridestandola dai propri pensieri.
- Non lo so, non l’ho visto, ma stando a quanto mi
ha detto Kai dovrebbe essere giù all’obitorio – il tono era triste e Julia lo
percepì come una stilettata; si alzò dal letto quando si accorse della flebo
che la teneva legata al trepiedi. – Julia non puoi
alzarti! – la sgridò l’amica preoccupata, ma la ragazza fu irremovibile. –
Chiama i camici bianchi e fammi staccare questo filo, o giuro che lo strappo –
intimò lei.
Hilary alzò
gli occhi al cielo – Siamo proprio tornate eh? – sorrise alzandosi e facendo
per prendere la porta. – Ah Hila! – la chiamò l’amica
sull’uscio. – Grazie per i fiori – la ringraziò lei. Hilary scosse il capo
abbozzando un sorriso – E perché ringrazi me? Non te li ho presi io – Julia
rimase interdetta qualche istante. – E chi? Mio fratello non ha simili gusti…Al massimo mi regalerebbe una margherita di campo –
Hilary aprì la porta con un sorriso malizioso – Fuochino…Hai azzeccato il colore dei capelli, ma non è Raul – e come
una furia svanì dietro la porta, lasciando Julia incapace di connettere le
ultime informazioni per qualche istante. – Non è possibile…Evvai! – Tirò un braccio verso l’alto in segno di vittoria gemendo
quando l’ago le ricordò che era ancora collegata alla flebo, ma qualsiasi
dolore era sconfitto davanti a quella meravigliosa sensazione che le era
sbocciata nel petto come uno dei fiori che aveva nei vasi.
Ore 16.58
Diede un calcio ad un ciottolo proiettandolo solo
due passi avanti a lui, come se a colpirlo fosse stato un bambino, le mani
affondavano nella felpa nera accartocciate su loro stesse con forza, e persino
l’aver mancato di calciare bene il sasso fu un senso di incapacità che si posò
grave sulle sue spalle. Si guardava intorno con occhi ridotti a due taglienti
fessure lucide, incapace di percepire il sole sfiorargli il viso, anzi trovando
fastidiosa e crudele la sua vista. Perché il sole è per definizione portatore
di gioia per i bambini, che sono liberi di scorrazzare allegramente per le
strade, di fare il bagno nelle limpide distese d’acqua salata e di giocare
spensierati tra risa e grida; ma per lui il sole non era niente di tutto
questo, per lui era una presa in giro, falso e pieno di amara delusione.
Già…Perché
tutto attorno a lui doveva assumere quest’aspetto gioioso e festoso mentre lui
stava sanguinando? C’era qualcosa di ingiusto in tutto quello, sapeva di presa
in giro, ma non si sentiva neanche nelle forze di controbattere, di urlare la
propria rabbia e dolore.
Ogni cosa che incontrava, ogni sguardo che curioso
si poggiava su di lui lo scottava e gli rivelava un paio di occhi simili ai suoi,
freddi e scostanti, capaci di farti perdere la pazienza come anche di riempirti
d’ammirazione, ma anche di infinita tristezza. Erano rigidi e apatici per
chiunque non li conoscesse, ma Yuri conosceva la natura di quegli occhi e li
amava per quello che erano.
Non erano propriamente come i suoi, poiché lui era
sempre stato cosciente del fatto che Crystal fosse in un certo senso diversa da
lui; lei si era affacciata tardi al mondo rispetto a lui, lei non aveva avuto
modo di uscire dal monastero fino a quando Vorkof non
era stato cacciato, lei non aveva potuto compiere le varie esperienze che
toccano invece le ragazze normali, lei era cresciuta più precocemente rispetto
agli altri, lei fin da piccola aveva nascosto le sue lacrime al mondo imparando
da sola che al mondo ci sei tu e che nessuno ti ringrazierà mai veramente per
ciò che fai, che le cose che vuoi devi prendertele senza mezzi termini, e che
la vittoria è l’unico traguardo ammesso. Questa era stata la filosofia di
Crystal come del resto anche la loro, ma lei una volta abbandonata la coltre
del monastero russo si era persa, annegata in quel nuovo mondo che non
conosceva e per il quale aveva messo in discussione tutto, anche la sua stessa
vita.
Diede un ulteriore calcio alla sabbia mentre un
punto si andò a posare sulla terra accaldata per asciugarsi immediatamente.
Yuri si sfiorò il viso avvertendo che la barriera gelida dei suoi occhi era stata
lacerata e che sottili scie salmastre stavano discendendo il viso spigoloso.
Non aveva la forza di compiere alcun movimento, non riusciva neppure a pensare
razionalmente, tutto gli urlava il nome della sorella, tutto gli mostrava la
crudele evidenza dei fatti: Crystal era morta, e lui era ancora vivo.
Lui che avrebbe dovuto proteggerla, lui che
nonostante il suo carattere algido e rigido amava la sorella minore più di se
stesso, lui che ora rimpiangeva di non averle mai mostrato un gesto d’affetto
sincero.
Perché l’aveva fatto? Perché si era messa in mezzo?
Cosa l’aveva spinta ad un gesto simile?
Domande che non facevano altro che scavare in
profondità nelle sue ferite estrapolandogli gemiti muti di sofferenza. Camminò
senza neanche guardare dove stesse andando, colpito, frustato dai raggi del
sole pomeridiano fino a che tutto attorno a lui inghiottì la luce e nell’alzare
lo sguardo il ragazzo si accorse di essere all’ombra di un edificio di discrete
dimensioni con un’insegna che ben ricordava.
Entrò nel piccolo chiostro dove si era incontrato
con Julia il giorno prima del suo incontro, sedendosi allo stesso posto
dell’altra volta al riparo dal sole e dagli sguardi curiosi della gente, che
evidentemente trovavano alquanto insolito un ragazzo dalla pelle così pallida e
con gli occhi ridotti a due stiletti di ghiaccio gocciolanti sangue
trasparente.
Si sentiva legato a quel posto, per quanto gli
ricordasse Julia e gli ultimi momenti in cui si era confrontato con lei circa
la situazione che stavano affrontando; ricordava che la ragazza era stata
irremovibile sulle sue decisioni e nel momento in cui si era resa conto che
probabilmente si sarebbe dovuta battere con i demoni non si era tirata
indietro, anzi aveva accettato il suo destino lottando con ogni fibra del suo essere…Esattamente come aveva
fatto Crystal. C’era qualcosa che le accomunava, la tenacia, la grinta la
determinazione anche se le avevano rivelate al mondo in modi del tutto diversi.
Erano simili sotto certi aspetti tra cui il fatto
che entrambe lo avevano lasciato.
- Una vodka doppia – sussurrò al giovane cameriere
che venne a prendere la sua ordinazione, il quale lo osservò con occhio critico
prima di rientrare nel locale con probabilmente l’idea che quella fosse una
richiesta del tutto inusuale vista l’ora.
Non appena tornò con il bicchiere posandolo sul
tavolo, Yuri rimase qualche secondo a contemplare il vetro colorato che
rifletteva la sua immagine come su uno specchio di rame. Aveva un viso
disfatto. Fece per prendere il bicchiere con le poche forze che gli rimanevano
quando una mano fu più veloce di lui.
- Ehi ma che diavolo…! –
Si voltò infastidito, sentendo il cuore spezzarsi o
al massimo spezzare la barriera di dolore che lo aveva attanagliato, quando vide quel viso sprezzante
adornato da quegli occhi verdi…Inconfondibili.
- Come fai a bere questa roba
a quest’ora? Prenditi una spremuta di frutta piuttosto –
- Julia – cercò di riprendere il suo autocontrollo,
celando le tracce del suo sfogo, ma la spagnola sembrava avere una percezione
particolare per gli stati d’animo. Gli si avvicinò con il viso puntato sul suo,
seria e concentrata come se stesse per combattere un match, le braccia coperte
in parte da bende e uno scialle a coprirle i lunghi capelli ramati. – Yuri, mi
dispiace – improvvisamente gli cinse le braccia attorno al collo stringendolo
in un abbraccio che il russo non si sarebbe mai aspettato, ma che in
quell’occasione apprezzò enormemente, stringendo a sé con forza il corpo appena
rinvigorito della ragazza ed affondando il viso umido sul suo scialle color
crema.
Non si dissero nulla, le parole sarebbero state
inutili, superflue, suoni sgradevoli e mai sufficienti per descrivere ciò che
li stava attraversando, perciò preferirono parlarsi tramite i tocchi, i gesti,
e le pressioni sulle braccia dell’altro. Dopo qualche istante Julia parlò,
continuando ad abbracciare Yuri con decisione – La riporteremo indietro, Hilary
ce la farà…Devi avere fiducia in lei come in noi –
Yuri si staccò da lei tornando a guardarla con uno
sguardo ancora dubbioso – Non dire cose che non puoi controllare, non si
possono riportare indietro i morti e credi che Hilary lo farebbe? –
La spagnola annuì seria – Ha il potere di farlo e
non lascerà che Crystal paghi per tutti, ma tu devi crederci per primo! Tu devi
reagire, devi combattere, devi andare avanti! Cosa direbbe Crystal se ti
vedesse? Come minimo si metterebbe a sbuffare indignata…Lei
è stata in grado di cambiare le carte della partita, ci ha aiutato nonostante
fosse dall’altra parte, è vero ha sbagliato, ma è anche vero che siamo una
squadra e non lasciamo nessuno indietro –
Yuri rimase colpito dalle sue parole, non credeva
che Crystal fosse tanto ben voluta dal gruppo, persino da Hilary con la quale
si era “contesa” Kai, tuttavia la decisione, la caparbietà e soprattutto gli
occhi della ragazza davanti a lui gli continuavano ad urlare di fidarsi, di
prendere la mano gli stavano tendendo e di riemergere dall’Oblio.
- Che ti dà tutta questa sicurezza? –
- La consapevolezza che o credo o lascio che la tristezza
mi sommerga e mi annulli – ribattè lei tendendogli la
mano – Io mi sono fidata di te, ho deciso di consegnarmi alla Voce consapevole
che sarei potuta non tornare, ho scelto di mia spontanea volontà e non me ne pento…Sono certa che neanche
Crystal si sia pentita, non farlo tu per lei –
Yuri osservò la mano liscia e pallida davanti a
lui, ancora di quella salvezza che non doveva semplicemente dover afferrare, ma
soprattutto voler afferrare. Le depose la mano sulla sua stringendola e vedendo
il viso di lei illuminarsi – Ottimo…Ora andiamo a lavorare –
- Lavorare? –
Julia gli rivolse un ghigno soddisfatto – Andiamo a
chiudere definitivamente questa storia –
Yuri annuì senza però lasciare il polso della
giovane, che stupita si volse verso di lui – Come hai fatto a sapere che ero
qui? –
Julia alzò le spalle – Non ci sono molti ragazzi
dalla pelle cadaverica e dai capelli rosso fuoco da queste parti, mi è bastato
chiedere alle donne del mercato sulla via principale…
–
Dentro di lui sorrise sentendo lentamente le ferite
rimarginarsi man mano che la spagnola parlava e sorrideva; non si sarebbe mai
aspettato che sarebbe tornata, che l’avrebbe rivista proprio lì, ma tutto stava
prendendo una piega fuori dalle sue previsioni…Da quando era arrivata un mese prima tutto era cambiato
dentro e fuori di lui.
Le era mancata, non lo avrebbe mai ammesso, ma le
era mancata tanto; gli erano mancati i suoi occhi verdi con scaglie dorate, le
sue battute sprezzanti, il suo caratteraccio, la sua esuberanza ma anche il suo
innato senso della giustizia e degli affetti. Senza pensarci la tirò verso di
sé fino a ritrovarsela praticamente fra la braccia, la sentì sussultare appena
ma non si fece indietro. Agì d’istinto avvicinando il viso al suo alla ricerca
di quelle labbra carnose che tante volte l’avevano ripreso ma anche aiutato
come pochi minuti prima. Incredibilmente la vide tendersi verso di lui e
soddisfatto di tale visione si fece più avanti, quando ad un tratto avvertì una
violenta scossa sotto i piedi che lo fece sbilanciare insieme a Julia che cadde
di lato.
- Ma che diavolo?! – sbottò lei, ma prima che
potesse dire qualche altra imprecazione Yuri le si buttò sopra coprendola con
il proprio corpo, mentre sopra di loro i vetri colorati del locale si
frantumarono in mille pezzi schizzando in tutte le direzioni come pioggia di
cristalli. Un’altra scossa di terremoto li fece sussultare, Yuri si alzò
tenendo la testa bassa e coprendo il viso di Julia con il petto – Sta giù e seguimi! – le intimò prendendo a correre verso l’esterno,
da dove si udivano rumori che non preannunciavano nulla di buono.
Ore 17.17
- Secondo me questo è qualcosa di sovrannaturale! –
azzardò Lai urlando per farsi sentire.
- Menomale che ci sei tu, gatto nero, altrimenti
sarei ancora qui a chiedermelo – sbottò Michael tirandosi giù il cappellino
prima volasse via strappatogli dalle braccia invisibili del vento.
Un tifone, violento ed improvviso si era riversato
sulla terra aveva scosso muri, montagne, deserti, acque e foreste, facendo
inabissare le città in una voragine oscura da cui non si riusciva ad emergere.
– Sembra che tutte le città nel giro di dieci miglia siano state colpite dal
black-out! – disse allarmata Emily
- Credo che sia molto più di sole dieci miglia…Temo che tutto il mondo
sia rimasto al buio – obiettò Ozuma che era arrivato
con tutti gli altri blaiders da Los Angeles con un
volo speciale del PPB poche tempo prima.
Hilary insieme a tutti gli altri dirottarono
l’attenzione sugli Scudi Sacri che di rimando erano consapevoli delle domande a
cui avrebbero dovuto dare risposta.
- Bisogna completare la missione, non ci rimane
molto tempo – disse Jessie all’indirizzo della Custode che ricercò
istintivamente lo sguardo di Kai che le era accanto. – Cosa dovremmo fare? –
domandò il russo avvicinandosi ad Hilary con l’intento di farle capire che le
era vicino.
Mariam li osservò da dietro Dunga con gli occhi bassi; si sentiva strana ad essere
tornata, era stato tutto estremamente veloce così come lungo e logorante. Un
senso di colpa per non aver fermato prima gli Obscuras
la stava dilaniando, ma era ancor più destabilizzante aver sperato che Max non
si fosse lasciato abbindolare dai Demoni e che fosse sano e salvo. Al suo
risveglio il primo pensiero non era andato alla missione per cui aveva lavorato
anni, ma ad un semplice ragazzo, ad un suo ex avversario, ad un Cavaliere, a
Max…E ora che si trovava a pochi passi da lui non riusciva a guardarlo negli
occhi, fuggiva da quelle sfere di zaffiro intense e profonde che sapeva essere
puntate su di lei, cercava una via di fuga da qualcosa che non conosceva
neanche lei; forse era passato troppo tempo, forse si riteneva responsabile di
parte del loro fallimento, in fondo se lei non si fosse lasciata trascinare
dalle sensazioni che le infondeva l’americano forse sarebbe stato tutto diverso…Forse.
- Mariam?! – ad un tratto
la voce più accesa di Ozuma la riportò alla realtà,
trovandosi gli occhi di tutti puntati addosso. – Mi stai ascoltando? –
- Certo Ozuma, non sono
ancora sorda – ribattè lei seccata mentre cercava
nuovamente di rifuggire dallo sguardo indagatore di Max, il quale sembrava che
non stesse prestando una grande attenzione alla conversazione, o forse era
anche questo l’ennesimo pensiero privo di fondamenta che la sua mente produceva
senza il suo consenso.
- Hilary devi sigillare i Portali, non c’è più
tempo. Questa tempesta imperverserà fino a che tu non chiuderai le Porte, o
fino a quando il Cavaliere delle Tenebre non sarà qui – continuò Ozuma ignorando prontamente lo stato di assenza della
compagna.
- E quando dovrebbe arrivare? – chiese ingenuamente
Daichi
Mariam li osservò per un breve istante,
incontrando per qualche frazione di secondo lo sguardo indagatore di Max, che
non disse nulla, si limitò a guardarla come se non la vedesse da tanto tempo, o
come se semplicemente non lo mettesse in alcun imbarazzo…Cosa che invece non si poteva dire di lei.
- E’ già qui – sospirò Mariam
distogliendo lo sguardo e portandolo verso un punto davanti a loro, dove
un’immensa macchia nera si andava ad estendere sulla coltre del cielo ad una
velocità impressionante perché si trattasse di semplici nuvole. – Diamoci una
mossa! – sbraitò Andrew cercando di farsi sentire nonostante il forte vento e
la pioggia incessante.
I ragazzi si guardarono tutti per alcuni secondi,
cercando intese, assensi, promesse, speranze e appoggi per quell’atto che non
si preannunciava facile, ma era l’ultimo e questa volta anche se non si erano
detti nulla, erano consapevoli di avere una forza in più…Erano
insieme.
- Bene Cavalieri disponetevi a cerchio attorno alla
Custode e mi raccomando deve essere un cerchio perfetto – ordinò Ozuma cercando di far arrivare le sue parole attraverso i
muri spessi di vento, pioggia, tuoni e ghiaccio che si stavano ergendo tra di
loro.
Kate si affiancò a Kai prendendogli la mano per
prendere bene le distanze e stretta l’altra in quella di Takao prese ad
allontanarsi fino a che tutti si furono trovati ad un’egual distanza dal centro
dove Hilary rimaneva immobile. Era diventata estremamente silenziosa, come se
stesse cercando di estraniarsi o come se stesse cercando di riflettere da sola,
ignorando gli sguardi preoccupati che Kai le continuava a tendere. Kate osservò
il fratello di sottecchi…Non potevano permettersi
sciocchezze, quindi che tenesse i suoi drammi mentali lontano.
La ragazza inspirò lentamente l’aria gelida della
prima sera, avvertendola scivolare fredda lungo le vie respiratorie e
raggelarle l’interno del corpo, tuttavia donandole una sensazione nuova, di
gelo che sa di gelo. Tutto ciò che la circondava le consegnava la propria
essenza, l’aria dell’oceano, la polvere, il fango, la frescura del vento, lo
sciabordio violento delle onde che si infrangevano sulla scogliera…E
poi i colori, tetri, luminosi, opachi, accesi; tutto le regalava emozioni inaspettate,
novità che sentiva di voler provare, che voleva capire, che voleva cercare di
prendere per sé…Come le aveva detto Jean.
- Ora cosa facciamo? – domandò Rei in direzione di Ozuma
- Ora Guardiani, noi ci disporremo dietro ai nostri
Cavalieri. Il compito dei Guardiani è contribuire a fortificare il potere dei
Cavalieri a cui sono collegati – spiegò Ozuma sempre
lanciando sguardi di rimprovero a Mariam, la quale
sembrava essere caduta nel più profondo mutismo.
- E come facciamo a sapere a chi apparteniamo? –
domandò Emily scettica.
Brooklyn si mosse prima di tutti, oltrepassando il
cerchio, passando rasente a Kai e fermandosi davanti a Kate sotto gli occhi
interdetti di tutti. La osservò in silenzio per alcuni secondi, ricevendo un
trattamento identico dalla ragazza, che non sembrava affatto intimorita. –
Cavaliere del Cosmo – sussurrò chinando leggermente il capo – Credo di
appartenere alla tua Tetrade –
Kate annuì, dopodiché il rosso si rivolse ai suoi
compagni – Lo sentite…Concentratevi
sui vostri bit e saprete da soli dove andare –
- Odio quando mi si dice di cercare interiormente
la risposta – ribattè Andrew chiudendo gli occhi
insieme agli altri e pian piano prendendo posto dietro al suo Cavaliere.
- Ci mancava solo questa – sussurrò quando si ritrovò
davanti agli occhi la sciarpa bianca di Kai che si lasciava condurre in una
danza dal vento incessante. – Proprio Hiwatari doveva
capitarmi? –
- Hai una salamandra di Fuoco che ti aspettavi? –
gli domandò Ralph che invece era dietro Daichi
insieme a Lai, Raul e Gao.
Andrew sbuffò infastidito, mentre dietro di lui
Michael Michelle e Ozuma si scambiavano occhiate
serie.
- Takao tu dovrai fare più fatica rispetto agli
altri, cerca di resistere – gli fece notare Dunga che
si trovava nel gruppo di Rei insieme a Mao, Jessie e Rick.
Il giapponese lo fissò senza capire il senso delle
sue parole, fino a che non arrivò la spiegazione del cavaliere alla sua
sinistra. – La tua Tetrade è incompleta poiché manca di un Guardiano, ciò
significa che le tue energie tenderanno ad esaurirsi con più facilità rispetto
alle nostre, quindi vedi di resistere – gli fece notare Kate con le braccia
perennemente incrociate attorno al petto e alla maglia blu scura che era
appartenuta a Crystal. Takao si guardò indietro ricercando i suoi Guardiani,
trovando Yuri, Julia e Boris che lo fissavano con un’espressione decisa e ferma
– Ce la faremo, non sarà facile buttarci giù – assicurò Boris stringendo i
pugni
- E bada Kinomiya che è
l’ultima volta che ti paro la schiena – l’assicurò Yuri con un cenno d’intesa
che Takao afferrò al volo. – Iniziamo –
- Buona fortuna Rei – gli sussurrò Mao dietro la
sua schiena con voce tremante, non avrebbe saputo dire se dal freddo o dalla tensione.
Tuttavia Rei si lasciò andare ad un sorriso rilassato mentre quelle parole
s’insinuavano con dolcezza e fragilità dentro di lui, lasciando rifiorire
all’altezza del suo stomaco limpide gemme colorate che emananti sensazioni
liete e gioiose.
Aveva atteso quel momento per tanto tempo, aveva
sperato che non fosse troppo tardi, aveva ingoiato i baci che Ares aveva
depositato su quelle labbra rosee e piene, aveva gridato di dolore quando lei
gli aveva fatto capire di amare quel demone anziché lui…Ma
ora era lì per lui e quella era l’unica cosa importante.
Si volse verso di lei vedendola trasalire appena ma
sorridendole prima che potesse fare qualche altra cosa – Grazie Mao…Aiutami a fermarlo e sarà tutto finito – le sfiorò con il
pollice il contorno morbido della gota, trovandolo tenero e caldo al tatto e
rosso alla vista, come se la giovane fosse arrossita, sbocciata come la più
bella delle rose selvatiche all’interno del suo cuore.
- Noi ci siamo? – domandò Emily avvicinandosi a Max
e posandogli una mano sulla spalla. Max annuì voltandosi verso la sua squadra e
trovando quasi ironico il fatto di trovarsi dietro due occhi color smeraldo
incorniciati da dei lunghi e fini capelli blu. – Io sì – disse Max più rivolto
a Mariam che alla domanda di Emily. La ragazza degli
Scudi Sacri non disse nulla, ma non appena Emily si mise davanti a lei,
rompendo così il suo contatto visivo con Max tornò a sollevare lo sguardo
sicura del fatto che il ragazzo fosse di spalle.
Prima avrebbe risolto la questione legata ai Sette Regni…
Kai non perdeva ogni suo movimento, la curava con attenzione
cercando di leggere dalle posizioni delle linee del viso la sua espressione ed
i suoi pensieri, ma Hilary sembrava criptica, come se non volesse farsi leggere
da nessuno. Sembrava inoltre che non li stesse realmente ascoltando, ma che si
fosse estraniata da tutto quello che li circondava e che si fosse rifugiata in
un universo proprio.
- Allora ci siamo sta arrivando! – sollevarono
prontamente gli sguardi verso il cielo nero e tuonante, da cui oramai si vedeva
chiaramente la macchia espandersi quasi a ricoprire tutti il manto del cielo.
Un’ombra che stava avvolgendo la Terra.
- E’ Algor? – domandò Daichi
- Sì…Dobbiamo
fare in fretta. Cavalieri incanalate tutti i vostri poteri dentro di voi e poi
scagliateli ad Hilary – iniziò Mariam sotto lo sgomento
di tutti.
- Cosa? Ma siete matti! La uccideremo – obiettò
sconvolto Takao.
Kai avvertì come uno scroscio all’interno della sua
mente e gettò uno sguardo furente in direzione di Ozuma
– Non state dicendo sul serio –
- Ti pare che siamo qui per scherzare? E’ la
Custode e questo è il suo compito –
Kai lo afferrò per i bordi della casacca
sollevandolo di qualche centimetro in preda alla rabbia – Farsi incenerire dai
nostri bit sarebbe il suo compito?! – non poteva permetterlo, non ci stava e
non avrebbe mai alzato un dito su Hilary…
- Kai non credere che siamo così sprovveduti,
sappiamo quello che facciamo – disse Mariam seria.
- Sì ne ho avute valide conferme in questi mesi –
la rimbeccò il russo senza smettere di scrutare il suo Guardiano.
- Kai – improvvisamente la voce assolutamente
neutra di Hilary gli assestò un colpo alla schiena irrigidendogli in un secondo
muscoli ed ossa. – So quello che devo fare…Non morirò –
Il russo si volse verso la brunetta rimanendo quasi
colpito dall’espressione del suo viso: era tranquilla, come se stesse parlando
di avvenimenti di routine, come se non sapesse di essere l’occhio di un ciclone
infernale, come se ignorasse che avrebbe potuto perdere la vita in
quell’azione.
- Procedete – sussurrò lei
- Cosa? Ne sei sicura? – chiese Rei
Hilary annuì tornando ad osservare la cavalcata di
Algor. Si stava avvicinando, era veloce, incredibilmente veloce ed insieme a lui
avrebbe portato distruzione e morte…La sentiva
scorrerle sulla pelle come un vento gelido, avvertiva la sofferenza soffiarle
sul viso sussurrandole rassicurazioni illusorie, la paura s’insinuava sulla
terra che calpestava, germogliando come piante che rubano l’acqua alle loro
vicine soffocandole, la morte assumeva ai suoi occhi un aspetto più nitido e
concreto di quanto non lo fosse per gli altri…
“Perché vedo tutto questo?”
“Sei la Custode,
hai una percezione diversa rispetto a loro, non dimenticare che Algor è un
cavaliere tanto quanto gli altri, quindi così come senti i loro bit power senti
anche lui” era stata la voce di Nike a
parlare.
“Nike! Sei qui!”
“Ci sono sempre
per te, Custode…Ora devi
avere coraggio, ma mi fido di te”
“Che significa?” domandò la ragazza
“Significa che
ora devi sigillarlo, ma bada sarà molto difficile, inoltre avrai solo un
attacco, solo un colpo, solo un’occasione e devi centrarlo in pieno”
Hilary annuì sentendo gradualmente i rumori
ovattarsi, i colori diventare più nitidi ma diversi da quelli di prima,
percependo di essersi estraniata. – A noi due Algor –
- Hilary che ti prende! – Takao urlò in direzione
della compagna che aveva preso ad emanare un tenue bagliore dall’interno mentre
sembrava sussurrare parole in un linguaggio incomprensibile come se stesse
parlando con qualcuno.
Kai fece istintivamente un passo in avanti con il
cuore in gola, ma Andrew e Ozuma lo trattennero con
forza – Non rompere il cerchio! – sbottò l’inglese irrigidendosi quando avvertì
il russo fremere.
Cosa stava succedendo ad Hilary e perché non
rispondeva ai suoi richiami? “Hilary…”
- Procediamo! – Kate prese in mano la situazione
raccogliendo le braccia e facendo scaturire dal centro di esse una sfera viola
che indirizzò con tutta forza contro Hilary, la quale parve assorbire il fascio
di luce che continuava a collegarle. – Forza muovetevi! – urlò la ragazza all’indirizzo
degli altri Cavalieri
Improvvisamente creando così una magnifica e
luminosa stella sul suolo, i sei punti disposti a cerchio si unirono a centro
con sei fasci di luce di diversi colori, disegnando una perfetta stella a sei
punte lucente e assolutamente indescrivibile. Aria, Acqua, Terra, Fuoco, Luce e
Cosmo raccolti in un unico punto apparivano come un’unica forza, energia
regolata da un’armonia che prendeva posto nel corpo della ragazza situata nel
cuore della stella, la quale continuava ad assorbire quelle ondate di Potere e
diventava sempre più evanescente e luminosa.
Kai faticava a tenere gli occhi su Hilary, che
oramai era quasi interamente ricoperta dall’intesa luce bianca scaturita
dall’insieme di tutti e sei i colori; era incredibile, poteva sentire l’energia
scivolargli rapida dalle braccia e confluire verso Hilary, la quale sembrava
stesse immagazzinando le forze di tutti loro, sia Cavalieri che Guardiani.
Ad un certo punto un tonfo dietro di lui gli fece
girare appena il capo, giusto per vedere Michael riverso a terra ansimante. –
Sta assorbendo tutta la nostra energia, ci prenderà uno dopo l’altro! – lo
rassicurò Ozuma sul qui viso erano segnati pesanti
tratti di stanchezza e dolore.
- Non ci ucciderà vero? –
- No, non credo almeno –
- Ah perfetto potevi dirlo prima!? Sbrigati a
colpirlo Hilary! – sbraitò Andrew senza lasciare il contatto con il braccio di
Kai attraverso il quale perdeva la sua energia.
Kai cercò ancora di immergere lo sguardo nella
bolla che ricopriva la sua ragazza, ma la luce abbagliante fu troppo forte
perché potesse scorgerla e la sua voce troppo debole perché il vento e la
pioggia riuscissero a farla giungere fino a lei…
“Ti sento Algor”
“Sei una
continua sorpresa…” una voce strana, non avrebbe saputo come descriverla…Era bella, calda profonda, eppure le metteva
addosso una paura indicibile mentre la sua mente continuava a gridarle aiuto e
pericolo.
“Perché vuoi
farci del male?”
“Perché voi mi
volete sigillare?”
“Per fermarti
dal commettere atti atroci come questo”
“Hilary…Sei una Custode temibile, peccato non averti avuta dalla
mia parte per tutto il tempo, avresti potuto evitare il tuo Destino e cambiarlo
in qualcosa di migliore”
Hilary avvertì come un campanello d’allarme
scattarle nel cuore
“Voi Custodi siete
tutti uguali, esseri che credono di ergersi a degli Dei, ma non avete capito
che il dominio è e sarà per sempre mio. Prima di te altri Custodi hanno avuto
la sfrontatezza di mettersi contro di me e posso assicurarti che non ne sono
mai usciti vivi…Ma questo immagino che nessuno te lo
abbia detto”
Hilary si morse il labbro in preda alla tensione…Stava parlando con la
Morte, con il Buio e sembrava quasi una chiacchierata cordiale, nonostante
fosse lampante che dietro le parole di Algor si celasse solo odio e disprezzo
verso quelle come lei, verso gli altri Custodi...E riusciva a sentire le grida
disperate di chi prima di lei aveva dovuto affrontare quest’incontro. “Hai
ucciso tutti i Custodi”
“Perspicace…Si facevano uccidere pur di sigillarmi; patetici
martiri dimenticati da tutto e tutti”
“Persone che
avevano a cuore il nostro mondo!” s’infuriò la ragazza
“Il mio mondo” la sua voce si fece più lontana
ed Hilary chiuse gli occhi raccogliendo dentro di sé tutta l’energia che
continuava ad affluire attraverso i sei Cavalieri. Erano tutti con lei, erano
lì con i loro cuori, con le loro speranze con i loro pensieri e sogni…Non potevano perdere, non avrebbero perso e se anche
lei fosse dovuta morire…Sarebbe
stato un prezzo che per tutto quello che aveva accanto sarebbe stata disposta a
pagare. Incrociò le braccia al petto…
- Hilary muoviti! – urlò in preda al dolore Daichi che si teneva in piedi per puro miracolo, dietro di
lui i suoi Guardiani erano tutti riversi a terra privi di sensi e anche lui era
sul punto di cedere.
- Daichi resisti! –
l’incitò Kate con un grido strozzato mentre sangue rosso cremisi le colava dal
naso per lo sforzo d’energia a cui era sottoposta. Anche lei così come gli
altri era quasi allo stremo e la cosa insolita era che Hilary ancora non si
decideva ad attaccare…Se li avesse tenuti ancora
legati a sé, la Custode avrebbe potuto ucciderli.
- Mao! – Rei urlò quando anche la sua ultima
Guardiana s’accasciò al suolo stremata lasciandolo privo di supporti.
Kate cercando di non bruciarsi gli occhi per
l’eccessiva luce scrutò le condizioni degli altri ragazzi sentendosi raggelare
quando si rese conto che erano praticamente tutti stremati e rimanevano in
piedi solo pochi Guardiani.
- Mariam! – Max si girò
verso la compagna che ancora teneva la mano sul suo braccio e non s’accennava a
spostarsi, nonostante il volto fosse contratto in una smorfia di dolore atroce
e raccapricciante.
- Deve staccarsi, deve scagliare l’attacco o finirà
per essere travolta da tutto il Potere e si ucciderà! – disse la ragazza in un
rantolo stringendo il braccio di Max come per ricercare maggiormente sostegno.
- Tieni duro Mariam, ti
prego – le sussurrò lui poco prima che la presa della giovane cominciasse ad
allentarsi.
Kai cercò di chiamarla con tutte le sue forze, gridava
attraverso la luce ed il vento il suo nome, ma lei sembrava non essere più lì.
Non la vedeva e non riusciva a farsi sentire, ma era certo che lei potesse
sentirlo, lei doveva sentirlo… - Hilary! Lascia il
contatto! –
- Hilary! – Takao gridò il nome dell’amica mentre
dietro di lui Yuri cercava disperatamente di non accasciarsi al suolo dove già
Boris e Julia erano riversi. – Non ce la facciamo più dobbiamo fare qualcosa! –
urlò Rei
- Hilary ti prego staccati! – gridò Max. Kate li
osservò per qualche secondo sentendo un brivido correrle lungo la schiena…La situazione stava sfuggendo loro di mano.
“Custode dannazione che aspetti”
“Hilary che
aspetti?” Nike chiamò il suo nome senza
ricevere risposta.
“Non è ancora il
momento…Deve avvicinarsi di
più”
- Hilary! – Takao cadde in avanti privo di energie,
ma riuscì a non spezzare il cerchio, rimando all’interno dell’area segnata.
Appoggiò un braccio a terra mentre l’altro era proteso verso Hilary, o meglio
il fascio di luce accecante che l’avvolgeva già da tempo. – Takao! – Max chiamò
il suo nome preoccupato, ma il giapponese non riusciva ad alzarsi.
Era messo indubbiamente peggio degli altri poiché
aveva dovuto fare a meno di un Cavaliere, ma nonostante tutto non si sarebbe
arreso, sempre che le sue forze non lo avessero costretto a farlo.
- Non ce la faccio più…Ti
prego Hilary – ansimò in un rantolo.
- Tirati su! Non mollare! – alzò gli occhi
incontrando quelli vitrei e severi di Kate che nonostante fosse in uno stato
deplorevole manteneva comunque quel suo tono duro e rigido. – Non puoi
arrenderti ora, forza rialzati! –
“Hilary devi
attaccare!”
Non riusciva a muoversi sentiva di doverlo fare, ma
non riusciva a controllare i propri movimenti…Algor doveva averla bloccata in qualche modo…Si
sentiva in trappola.
“Non riesco a muovermi…Kai”
“…Kai” alzò lo sguardo verso la luce
incurante del bruciore agli occhi e con ancora nella mente il suono ed il
terrore della sua voce. L’aveva sentita,era lì ed aveva bisogno di lui. Si
sentì inondare da una forza rinnovata, nuova, di cui non si seppe spiegare la
provenienza, ma non gli interessava neanche saperlo, l’importante era che fosse
riuscito a sentirla. – Hilary siamo qui! Puoi farcela! – gridò alla luce con
tutto il fiato che aveva in corpo e congiungendo le braccia per rendere il
raggio rosso fuoco doppio e ancora più potente.
“Kai” Hilary aprì gli occhi sentendosi inondare da
un calore improvviso ed inaspettato, bruciante e coinvolgente come le fiamme,
distruttivo e benefico come l’essenza del fuoco, forte e vivo come colui da cui
proveniva. Riuscì a muovere le braccia e a congiungerle verso l’alto.
“Grazie Kai…”
Scrutò il nero attorno a lei, il respiro si fece
più rarefatto, il cuore prese a diminuire i battiti e le membra tremarono a
contatto con l’aria…Stava
diventando fredda e perdeva rapidamente colore.
Ad un tratto in mezzo al nero più totale lo vide,
un punto più scuro degli altri, più gelido e profondo, l’Essenza del Buio.
Sorrise mentre sentiva le gambe non riuscire più a sorreggerla…
- Sigillo Sacro…Ora! –
Sorrise quando sentì la luce invaderla dall’interno
e forzare le pareti del suo corpo fino a farle male.
“Pronti Lancio”
All’improvviso il centro della stella esplose, una
luce abbagliante si espanse da lei per miglia e miglia, rivestendo il manto
terrestre oscurato da una nuvola trasudante Morte. La Luce dorata si riversò come oro colato sui cieli,
sugli oceani, sulla terra infondendo a tutto il Creato un nuovo respiro e una
nuova anima.
Tutti i ragazzi vennero sbalzati lontano dalla
forza dell’esplosione e caddero con violenza sulla terra fredda e bagnata dalle
lacrime del cielo, mentre sopra di loro la Luce essenza della vita cadeva
lentamente sul suo mondo sotto la forma di una pioggia di piccole gocce di
polvere dorata.
Kai chiuse gli occhi perdendo conoscenza ancora
prima di toccare il suolo, e l’ultima cosa che vide fu la Luce che lasciava il
corpo di Hilary, lasciandolo cadere privo di un controllo sul freddo suolo impregnato
d’acqua...
Eccoci qui! Beh questo è stato
l’ultimo capitolo! O_O Non rimanete con questa faccia
perché come avevo già anticipato manca ancora l’epilogo, dopodiché vi
libererete definitivamente della suddetta fic. U.U
Allora giusto per chiarire, come
oramai faccio da un po’ di capitoli a questa parte…Questo
capitolo non ha un colore singolo, ma se avrete notato sono tutti e sei i
colori della Stella. Infatti ciascun colore indica un Cavaliere…Penso
che i collegamenti siano semplici xD
Sull’ultima scena…Non
credo di essere riuscita a descriverla al meglio, ma per darvi un’immagine
simile potreste prendere quella di Beyblade quando
alla fine dello scontro fra Dranzer e Dragoon il nostro pianeta viene ricoperto di luce.
Bene, a questo punto non mi resta
che ringraziare di tutto cuore le straordinarie persone che hanno messo la mia
storia fra le seguite/preferite/da ricordare…Vi
ringrazio enormemente, questa storia è continuata anche grazie al vostro
sostegno!
Un ringraziamento particolare
alle mie splendide recensitrici che riceveranno la
risposta su altri mondi^^E ovviamente grazie anche solo a chi ha posato gli
occhi su queste mie parole…
Alla prossima con l’Epilogo!
Only for you, my Friends
Avly