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Autore: visbs88    01/02/2011    10 recensioni
(Mia prima AU)
Per il suo compleanno, Inuyasha chiederà il peluche di un colibrì, mandando in subbuglio tutta la famiglia No Taisho.
Scritta per l'iniziativa "Un prompt al giorno", prompt "Colibrì".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Inuyasha, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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(Sospira, non si sa bene perché, o forse sì, prima di mettersi a scrivere)
E per l’ennesima volta, vi scrivo una storia e non il nuovo cappy -.- come fate a non odiarmi? È praticamente… anzi, senza praticamente, è da un mese che vi dico che avrei aggiornato presto e mi sarei messa in pari con le recensioni, e non ho ancora fatto nulla -.-
Le dediche fanno qualcosa? Forse sì. Grazie mille a Harte, ryanforever, Alys93, So97LoveEd, eien91, RikaRed, Mei91, ZoeyeJames e Ellis_chan per aver recensito “Pattinaggio sul ghiaccio”, ad Alys93 e a kik_ketta per averla messa nelle preferite, a pikkolaprincess per le ricordate e a Alys93 per le seguite *.*
Ok, questa è la mia prima AU. Per chi non lo sapesse, ho una long in programma, sempre AU. Dopo aver aggiornato Vita da mercenari mi metto a scriverla (sì, la masochista inizierà una nuova long, con tutto quello che ha da fare).
Intanto, vi lascio a questa!
Buona lettura!
 
- Inuyasha, su, finisci di mangiare…
- No, non voio! – strillò un bimbo di circa quattro anni – Domani compleanno!
- E per questo non dovresti mangiare? – sospirò una donna, la madre.
- Sì! – gridò ancora il piccolo.
- Su, smettila, Inuyasha… - intervenne il padre, che assisteva in realtà piuttosto divertito.
Un ragazzino sugli undici anni guardava la scena in silenzio.
Quella famigliola era seduta a tavola, come molte altre in quella sera di settembre di Tokyo.
Inuken No Taisho, l’uomo seduto a capotavola, ridacchiava sotto i baffi. Era alto, vigoroso, con gli occhi di un castano talmente chiaro e limpido da sembrare quasi ambrato. I lunghi capelli color del grano erano tenuti raccolti da un’alta coda di cavallo. Era uno dei tanti imprenditori benestanti di Tokyo, abbastanza ricco da permettere alla famiglia di vivere senza troppi pensieri. Lanciò un’occhiata scherzosa alla moglie, Izayoi. Questa era una donna bellissima, con lunghissimi capelli neri come l’ala di un corvo e dolcissimi occhi castani, la pelle bianca e i lineamenti delicati. In quel momento, però, pareva piuttosto sconsolata, e quasi aveva rinunciato all’idea di calmare il figlioletto su di giri per via dell’imminente compleanno del giorno dopo. Inuyasha, il piccolo della famiglia. Aveva ereditato il colore degli occhi e dei capelli dalla madre, ma sembrava avere la tempra indomita del padre. Era testardo, capriccioso, chiassoso, ma non potevano non adorarlo. Specialmente quando dormiva, quelle rare volte in cui cadeva nel mondo dei sogni tranquillo e non dopo urla, strepiti e pianti.
- Sesshomaru, andresti a prendermi uno stuzzicadenti, per favore? – disse Inuken, rivolto all’ultimo membro della famiglia, il ragazzino seduto quasi in disparte. Questi si alzò silenziosamente e si avviò senza una parola in cucina. Il padre lo guardò, mentre un’ombra di tristezza offuscava i suoi occhi. Sesshomaru, undici anni, era la copia del genitore. Gli occhi allungati e i capelli chiari lo rendevano un bambino davvero bello. Tuttavia, era ben lungi dal definirsi allegro e solare come il padre. Non si poteva biasimare, però.
Izayoi era la madre solo di Inuyasha. La vera genitrice di Sesshomaru era morta sei anni prima, per un tumore. Il bambino era rimasto sconvolto dall’atroce perdita, e se già non era particolarmente chiacchierone, dopo quel tragico avvenimento si era chiuso ancora di più in sé stesso. La fase peggiore era passata, ma Sesshomaru rimaneva ancora piuttosto freddo, troppo, per essere un ragazzino. Faceva ancora fatica a chiamare “mamma” Izayoi, anche dopo cinque anni di convivenza.
Sesshomaru portò lo stuzzicadenti al padre, che lo ringraziò. Tutti e due tornarono a guardare la cruenta battaglia tra Izayoi e Inuyasha.
- Lascialo stare, dai – rise Inuken – Facciamogli un regalo di compleanno in anticipo.
- Sì, penso sia meglio – sospirò la donna, iniziando a sparecchiare. Il bimbo corse con un grido di gioia verso i giochini sparsi sul tappeto del salotto, riprendendo il divertimento interrotto per la cena.
Una mezz’ora dopo Inuken ed Izayoi erano seduti sul divano a guardare la tv, mentre Sesshomaru, seduto per terra, guardava Inuyasha giocare coi Gormiti.
- Domani compleanno, domani compleanno! – canterellò il piccolo.
- Sì, domani compi cinque anni – disse il padre, orgoglioso – Sei grande ormai.
- Troppo grande per i Gormiti – mormorò piano il fratello, quindi rapidissimo prese un giochino e lo tenne fuori dalla portata del piccolo, che cominciò a strillare.
- Ridammeo! Ridammeo!
Sesshomaru lo guardava sogghignando, e lo allontanò ancora di più.
- Sesshomaru, smettila! – ordinò Inuken, con un’occhiata di avvertimento.
- Stavo solo scherzando – borbottò il ragazzino, restituendo di malavoglia il Gormito a Inuyasha, che lo guardava ancora arrabbiato.
- Pensa a quanti bei regali, Inuyasha – intervenne Izayoi, tentando di calmare il clima burrascoso. Ci riuscì. Il piccolino sorrise allegramente, pensando ai nuovi giochi che avrebbe ricevuto.
- Sì, il peluche del coibì – disse tutto contento.
- Coibì? – ripeté il padre, senza capire.
- Credo voglia dire colibrì – bofonchiò Sesshomaru, scocciato.
- Vuoi… vuoi il peluche di un colibrì? – chiese Izayoi, scambiando un’occhiata preoccupata con il marito – Non ce l’avevi detto, tesoro!
- La maetra ho motrato un coibì – disse tutto contento Inuyasha – Voio un coibì! Il peluche di un coibì!
- Ma noi non abbiamo il peluche di un colibrì, tesoro – provò a spiegare Izayoi, mentre Inuken malediceva mentalmente la maestra dell’asilo che aveva messo quella strana idea in testa ad Inuyasha.
Gli occhioni castani del piccolo si colmarono di delusione.
- Pecchè? – chiese.
I genitori avvertirono l’aria di tempesta, quindi la madre si affrettò a dire, per evitare una crisi di capricci:
- Lo cercherò domani, tesoro, va bene? Lo cercherò dappertutto!
Inuyasha sorrise di nuovo contento, tornando ai suoi giochini, trastullandosi all’idea di ricevere un bel peluche di coibì.
- Sbaglio, o non avete cercato dappertutto il libro che volevo io, per il mio scorso compleanno? – domandò improvvisamente Sesshomaru, con voce tagliente.
- Sesshomaru, per favore – lo redarguì il padre – E’ diverso…
- Solo perché è più piccolo non è diverso – sbottò il ragazzino.
- Sesshomaru… - mormorò il padre. Gli occhi del bambino scintillavano di rammarico e frustrazione, mentre lo fissavano con aria ferita.
Il ragazzino si alzò di scatto, dirigendosi verso la sua camera.
- Sesshomaru! – lo chiamò ancora Inuken.
- Lascia perdere – lo sentirono dire, mentre entrava nella sua stanza sbattendo la porta.
Rimasero tutti in silenzio, anche Inuyasha, che non capiva proprio perché il fratellone fosse arrabbiato.
 
Sesshomaru si buttò sul letto. Non ne poteva più di quella situazione.
Izayoi ed Inuken non lo trattavano come il loro vero figlio. La donna aveva anche ragione, in fondo. Ma avevano occhi solo per Inuyasha. Malgrado il suo atteggiamento freddo, lui voleva bene al fratellino, ma non poteva evitare di esserne tremendamente geloso, geloso di quell’affetto materno che a lui era stato negato.
“Di sicuro” pensò “non avrà il suo peluche di colibrì. Non credo ne esistano”.
Con quella piccola, intima soddisfazione, riuscì a rilassarsi un po’, finché non si addormentò.
 
La mattina dopo fu svegliato dagli assordanti strilli del fratellino, e si accorse di essere in pigiama e sotto le coperte. Si domandò se fosse stato il padre o Izayoi, a preoccuparsi di lui. Fece una smorfia. No, probabilmente era stato lui stesso a cambiarsi, in un attacco di sonnambulismo.
Mentre anche la sveglia dava il suo contributo ad aumentare il fracasso, si alzò di malavoglia, per affrontare un’altra stupida giornata di scuola. Si vestì, dopo essere andato in bagno, quindi si diresse a fare colazione.
- Auguri – borbottò ad Inuyasha, quando arrivò in cucina. Il piccolo sorrise raggiante, mostrandogli la macchinina telecomandata che aveva appena scoperto in un pacchetto.
- Non c’è coibì – disse però deluso, vedendo che non c’erano altri pacchetti.
- Ti ho detto che lo prenderò oggi, tesoro – lo tranquillizzò la madre.
- Va bene – disse stranamente remissivo Inuyasha.
Poco dopo i due figli e Inuken salirono in macchina, pronti a recarsi rispettivamente all’asilo, a scuola e a lavoro. Izayoi, come ogni mattina, li salutò dalla finestra, e Inuyasha le gridò dal finestrino:
- Coibì!
Se non era testardo lui…
 
Nel pomeriggio, Sesshomaru tornò a casa accompagnato in auto da un amico. Inuyasha sarebbe arrivato un’ora più tardi. Quando entrò in casa, come al solito c’era solo Izayoi.
- Hai comprato il peluche a Inuyasha? – domandò, sperando quasi in un no, senza salutarla.
La vide sospirare, e credette di aver visto giusto.
- No, purtroppo – disse la donna, sconsolata – Ho paura che non ne esistano, di colibrì peluche.
Sesshomaru scrollò le spalle, appuntandosi mentalmente di procurarsi dei tappi per le orecchie per quando Inuyasha sarebbe arrivato, quindi si avviò verso la sua camera.
In quel momento, squillò il telefono.
Izayoi rispose in salotto, e Sesshomaru si diresse verso la camera del padre, dove c’era un altro telefono. Sollevò la cornetta per ascoltare la conversazione. Era un cattiva abitudine che aveva da un po’. Voleva sapere tutto, subito. Non poteva dimenticare di quando il padre era corso nella sua cameretta, tanto tempo prima, dopo aver parlato al telefono… gli aveva annunciato che la mamma stava molto, molto male.
Ricacciò in gola i ricordi, mettendosi ad ascoltare.
- … no, non ci credo! – sentì dire ad Izayoi, che sembrava felicissima.
- Sì, tesoro! – ah, era suo padre.
- E dov’è questo negozio?
- Vicino al cinema K’s. So che è distante, ma questo mio amico mi ha assicurato che è un negozio di peluches pazzesco, hanno di tutto… ha visto pure il colibrì!
- E’ meraviglioso! Se Inuyasha insisterà andrò a vedere!
- Va bene, ti saluto tesoro! Ti amo.
- Anche io. Ciao.
Riagganciarono. Anche Sesshomaru mise giù la cornetta, mordendosi il labbro. Perché quella pulce di suo fratello doveva sempre avere tutto quello che voleva?
Suonarono al citofono. Il ragazzino sobbalzò. Inuyasha era già arrivato? Impossibile!
- Sesshomaru, sei pronto? C’è Hiro! – sentì Izayoi gridare. Sobbalzò.
L’allenamento di calcio!
Alla velocità della luce corse in camera, afferrò il borsone e ci cacciò dentro l’occorrente, prese un elastico per legarsi i lunghi capelli e senza nemmeno provare a mettersi una tuta, abbigliamento più consono dei jeans, corse alla porta, mormorando un ciao frettoloso a Izayoi.
Come aveva fatto a dimenticarsi dell’allenamento?
Balzò nella macchina parcheggiata lì di fronte, e il ragazzino al suo interno lo salutò. Rispose con un cenno. Dopo un po’ Hiro rinunciò all’idea di provare a far conversazione. Lui e Sesshomaru erano solo compagni di squadra, non veri amici. Il secondo non sarebbe riuscito ad andare ad allenamento senza un passaggio, e il padre di Hiro si era gentilmente offerto di accompagnarlo. Tutto qui.
Il ragazzino si perse nei suoi pensieri, finché un lampo non attraversò la sua mente. Cinema K’s? Non era il cinema vicino al suo campetto da calcio?
La mente di Sesshomaru collegò tutto in un lampo. Si mise a rovistare nelle tasche del borsone. Miracolosamente, trovò dei soldi.
- Ehi, che ti prende? – domandò Hiro, che lo fissava incuriosito.
- Mi scusi – disse invece Sesshomaru, rivolto al padre dell’altro – Siamo in anticipo, vero?
- Sì, Sesshomaru-kun – rispose l’uomo, affabile – Devi andare da qualche parte?
- Sì – disse senza preamboli – Al negozio di peluches vicino al cinema K’s.
- Certo, lo conosco. Cosa ci devi compare?
Il ragazzino fece un cenno sbrigativo con la mano, e l’uomo non insistette.
Finalmente, arrivarono al negozio.
 
Sesshomaru mangiava con fatica il curry nel suo piatto, quella sera.
L’aria che si respirava nella casa era satura di nervosismo.
La scenata di Inuyasha, alla notizia che la madre non aveva potuto compare il colibrì, sarebbe rimasta eternamente nella storia, per tutti i secoli successivi.
Urla, pianti, oggetti volanti per la casa, rotolamenti per terra, tutto il meglio che un bambino di cinque anni appena compiuti in preda ad una crisi isterica potesse fare per scatenare l’inferno in una casa. E ora il piccolo era a piangere in camera sua. Doveva tenerci proprio, a quel colibrì.
Izayoi era andata al negozio, ma le avevano detto che l’ultimo peluche dell’uccellino era stato venduto poco prima. Disperata, era tornata a casa, e aveva dato l’orribile notizia ad Inuyasha, che, come previsto, ci era rimasto proprio malissimo. Era un bambino cocciuto all’inverosimile, e anche un po’ viziato.
Sesshomaru si alzò con un movimento stranamente rigido, mettendo nel secchiaio il piatto sporco.
Si incamminò verso la sua camera, ostentando un’espressione neutra. Passò accanto a quella di Inuyasha. Si fermò ad ascoltare. Sentiva singhiozzi continui, e parole che non riusciva a cogliere chiaramente.
 
Inuyasha proprio non capiva. Perché la mamma non gli aveva comprato il colibrì di peluche? Lui aveva chiesto il colibrì di peluche! E lei gli aveva detto che lo avrebbe comprato. Era stata cattiva, sì, cattiva.
Sentì la porta aprirsi, con il viso ancora immerso nel cuscinone del suo letto.
- Va’ via. No voio pallare – mugugnò senza nemmeno guardare chi fosse.
Qualcosa lo colpì alla schiena. Suo malgrado si sollevò e vide sul letto un sacchetto. Suo fratello era in piedi sulla soglia, e lo guardava quasi irritato.
- La pianti di frignare, adesso? – sbottò. Si girò e fece per andarsene.
Gli occhioni arrossati di Inuyasha si sgranarono. Prese il sacchetto, guardò dentro ed estrasse qualcosa di piccolo, colorato, sgargiante…
IL COLIBRI’ DI PELUCHE!
Lanciò un gridolino di gioia, saltò giù dal letto e corse ad abbracciare le ginocchia di Sesshomaru, placcandolo alla perfezione. Il ragazzino, sorpreso dallo slancio del fratellino, cadde pesantemente a terra.
- Mai pensato di fare rugby, marmocchio? – bofonchiò.
- Coibì!!! Coibì! – continuava a strillare Inuyasha – Azie! Azie!
- Piantala – gli disse irritato Sesshomaru, respingendo l’abbraccio del piccolino, il quale era troppo felice per arrabbiarsi.
Izayoi ed Inuken arrivarono in quel momento. Entrambi, vedendo il piccolo peluche in mano ad Inuyasha, sgranarono gli occhi.
- Coibì! – gridò il bambino – Sesshomau mi ha dato coibì!
Lo sguardo interrogativo dei genitori si spostò sul figlio maggiore, che si divincolò dalla stretta del piccino e li guardò con aria indifferente.
- Volevo fargli una sorpresa, ma non mi ricordavo dove l’avessi messo – mentì spudoratamente. Senza lasciare il tempo ai due di dire una parola, si chiuse in camera, gettandosi come al solito vestito sul letto. Quante cose erano successe, solo per un peluche.
Le grida di gioia di Inuyasha non cessavano, e anche i genitori elogiavano il pupazzetto, per farlo felice. Sesshomaru aveva scorto un sorriso dolcissimo sulle labbra di Izayoi, anche mentre guardava lui, il suo figliastro.
Forse, pensò, non era sonnambulo.

 
Mamma mia che lunga o.O ho superato ogni mio record, credo XD
Non ha proprio un vero senso nemmeno questa XD
Il cinema K’s teoricamente esiste… boh, ho dato uno sguardo a Internet.
Vabbè, spero vi sia piaciuta questa assoluta sciocchezza!
Visbs88
   
 
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