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Autore: Lupo001    02/02/2011    3 recensioni
"Tornai a casa con Caffè. Io ero triste e lui era amaro. La questione era tristemente amara o amaramente triste."
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zucchero Zuccherosamente Zuccheroso

Avevo ordinato un caffè alle cinque nel bar, Subito Dopo La Seconda A Destra. Non c’era lo zucchero. Non c’era nel caffè, nel mio piattino, sul mio tavolo, sul bancone. Mancava e non solo a me. Nessuno nel bar aveva quelle maledette bustine e nessuno sembrava averne bisogno. Io sì però. Mi lamentai, non del fatto che sul mio tavolo ci fosse una graziosa macchia di cappuccino a forma di panda (che avevo poi deciso di chiamare Macchio), ma dello zucchero!
“Nessuno lo vuole qui, così l’abbiamo tutto venduto”
L’avrei comprato io se solo mi avessero detto ch’era (o meglio ch’era stato) in vendita. Mi ero riseduta al tavolo guardando Caffè. Mi aveva domandato com’era andata a finire la storia sullo zucchero. Niente zucchero. Avevo risposto guardandolo. Mancava la dolcezza.
Tornai a casa con Caffè. Io ero triste e lui era amaro. La questione era tristemente amara o amaramente triste. Il giorno dopo, con Caffè, ero andata nel bar alle cinque, Subito Dopo La Seconda A Destra, ma niente. Il giorno dopo il giorno dopo ero andata, con la stessa compagnia, ancora nello stesso posto, alla stessa ora, ma ancora di zucchero non c’era traccia. Il giorno dopo il giorno dopo del giorno dopo quel giorno avevo poi provato ad andare, con la stessa compagnia, nello stesso bar ma alle sei punto due due. Ero entrata mi ero seduta con Caffè a chiacchierare mentre cercavo da qualche parte dello zucchero. Di punto in bianco poi spuntò una ragazza seduta su un sacco di bustine ad un tavolo. Erano bustine di tantissimo fantastico, zucchero zuccherosamente zuccheroso. Mi sedetti di fronte a lei accompagnata da Caffè, con aria tutt’altro che amichevole.
“Vogliamo dello zucchero, ora.”
Se non avesse acconsentito dopo tre richieste le avremmo fatto mangiare dei chicchi di mais e poi l’avremmo messa nel microonde, sarebbe così esplosa dall’interno. Si alzò con fare incredibilmente innocente, prese due bustine, le agitò come si deve prima di versarle, strappò via la parte superiore di entrambe e le lascio sul piattino accanto a Caffè, ma prima che potessi prendere le due (tanto agognate) bustine e concederle finalmente a Caffè lei lo spostò lontano dalla mia portata e si sedette sulle mie gambe.
“Se adesso mi inviterai a cena, in un bel ristorante, con delle belle candele, della bella musica (che chiaramente sarai tu a pagare) e metterai dei bei vestiti eleganti, con magari anche una cravatta e mi porterai un mazzo di rose, diciannove rosse e una bianca, e se alla fine della serata, quando ovviamente mi faranno male i piedi mi porterai in braccio e se dopo quattro mesi e tre quarti mi chiederai di sposarti regalandomi una gattina nera di nome Mostarda, magari potrò dare quelle bustine a Caffè e a te un bacio. Ci stai?”.
Alla fine Caffè ottenne il suo zucchero e anche io anche se in un bacio l’avevo ricevuto. Per quanto riguarda tutte quelle cose che mi aveva chiesto di fare basti sapere che nella mia casa vive una gattina nera di nome Mostarda.

  
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