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Autore: EliScrittrice89    02/02/2011    1 recensioni
Una ragazza ventenne romana, Ilenia, al suo primo lavoro.
Un uomo trentacinquenne, Federico, che dapprima sarà un semplice collega e poi diventerà il più grande incubo e sogno di Ilenia.
Tra lacrime, risate, battute, pensieri, dolori nasce questa storia a cui tengo in maniera illimitata, ogni parola scritta è scritta con il cuore... forse anche con qualche lacrime in verità... e c'è chi lo sa...
“Come farò senza la mia sora Lella? Me lo spieghi?” dice continuando a sghignazzare mentre io mi sistemo meglio tra le sue braccia, inspirando così il suo profumo, il tanto amato Jampol Gautier e gli rispondo.
“Non ne ho la più pallida idea Feffo, la domanda me lo pongo io. Come diavolo farò senza di te qua dentro?” lui mi distanzia un pochino e prendendo il mio viso tra le sue mani punta il suo sguardo nel mio.
“Ce la farai, incontrerai tanti altri Federico ragazzina, che alla fine neanche ti ricorderai del sottoscritto.”
“Non sperarci nonno!” dico sorridendo e lui dopo avermi fissato intensamente sorride.[...]
Ora che LUI mi ha risposto la mia giornata, e il mio compleanno sopratutto, può iniziare...
È questo mio stesso pensiero a farmi prendere coscienza di una cosa che già tutti sapevano e che ho continuato a negare fino ad oggi... Sono innamorata di Federico.... [...]
All'inizio sono imbarazzata e me ne sto zitta, ma poi lui comincia a dire le sue solite idiozie e mi sciolgo, al diavolo è il mio Fede, come posso imbarazzarmi? Ricordiamo vecchi episodi e vecchi clienti ridendo come due matti e per la prima volta da quando se ne è andato sto bene, vederlo, stare con lui, riderci... mi fa stare bene.
Purtroppo la sigaretta dura poco e non ho altre scuse per rimanere così arriviamo ai saluti. [...]
“Sei sempre stata la mia droga Ile e la sofferenza per averti perso mi ha cambiato, ho preso coscienza quasi subito dei sentimenti che mi legavano a te, non eri la semplice ragazzina a cui insegnare il mestiere e prendere in giro qualche volta, era la donna che sognavo di notte che desideravo in ogni momento del giorno e Clara se ne è accorta... Ha detto che era inutile portare avanti un rapporto che ormai non aveva più l'amore a tenerlo unito. Ha deciso per entrambi e tutt'ora la ringrazio, anche se ci siamo lasciati mi è vicino e ascolta i miei piagnistei su di te, quando la tua assenza mi diventa insopportabile.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1
Non so se leggerai come l'ultima volta mi hai detto...
e non so perchè sto scrivendo questo proprio a te però....
L'ho fatto! Ho scritto su di lui e la sto rendendo pubblica...
Grazie solo per quello che facesti per me allora,
non lo dimenticherò mai..
heart of apple....



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DOMENICA 14 MARZO

“A parte gli scherzi, tu qua dentro sei l'unica persona che vorrò ricordare...” queste parole mi fanno accelerare i battiti del cuore, punto lo sguardo nei suoi occhi incredibilmente azzurri e non ci trovo traccia di ilarità. È serio, per una volta riesce ad esserlo e io non riesco a ricordare come si mettono due parole in fila per rispondergli. Lo guardo e basta, ignorando ciò che mi circonda, i clienti che ci guardano, Patrizia che ci chiede di rientrare, Silvia che si arrabbia perchè non lavoriamo...

"Dai scema rientriamo altrimenti qui licenziano anche te.” mi dice lui sorridendo nuovamente e mi prende per un braccio
“No aspetta!” mi fermo e lui con me, mi guarda con espressione sorpresa. Vorrei solamente dirgli che mi mancherà da morire, che venire a lavoro senza di lui sarà deprimente, che perdere il mio partner mi fa star malissimo, ma mi limito a scuotere la testa e a rientrare nel delirio che è il ristornate all'ora di punta di domenica.

Sono passate due ore da quando mi ha detto quelle cose e nonostante abbia continuato a lavorare, a ridere e scherzare, il mio cervello ancora ripete quelle parole...

Okay forse è il caso che metta in chiaro un paio di cose, altrimenti tutto risulterà confuso.
Mi chiamo Ilenia, ho vent'anni e faccio la cameriera.
Il ragazzo, o per meglio dire l'uomo, di cui parlo è Federico, un mio collega o forse è meglio dire ex collega...
Ho lavorato in questo ristorante già ad ottobre, solo che sono servita solo per tre settimana, perchè ha detta dei “capi” non c'era bisogno di personale in quel periodo.
Successivamente sono stata richiamata a dicembre ed è qui che ho conosciuto Federico, ma conosciuto sul serio però. Dovete sapere che già prima di ottobre, avevo fatto i miei tre giorni di prova a settembre e il primo giorno, il primo primo in assoluto, dopo aver fatto le mie sei ore di lavoro, mi era stato chiesto di poter fare la sera nel ristorante collegato al nostro...
Ora, voi immaginate una povera ragazza senza esperienza, fresca di diploma che, sopratutto, di vino e aperitivi non ci capisce niente e immaginatela al Wine bar di questo famoso ristorante... Cosa pensate che ne esca fuori?
Ve lo dico io, un vero disastro. Ero così spaventata e ingenua che per ogni cosa chiedevo alla mia amica Carmen, la ragazza che mi aveva trovato lavoro, fino a che Federico, all'epoca il maitre del ristorante, non mi venne incontro e mi urlò i peggio insulti, riducendomi uno straccio sia nel corpo che nella mente. Ricordo che quella sera tornai a casa all'una e in lacrime, giurando a me stessa che mai più gli avrei permesso di trattarmi così...
Quando sono tornata a dicembre e l'ho trovato lì la mia reazione non è stata molto positiva, facevo di tutto per evitarlo e alle sue battute ero l'unica a non ridere mentre tutti morivano. Anche lui si era reso conto di questo ma mai mi è venuto a chiedere spiegazioni... Fino a che Patrizia, la responsabile del negozio, un giorno ci ha preso entrambi e ci ha fatto chiarire... Ho scoperto infatti che la rabbia che riversò su di me quella sera era diretta versa il direttore del ristorante che gli aveva dato buca, ecco perchè al Wine bar c'ero io, e che era veramente pentito per come mi aveva trattato.
Dal giorno del chiarimento tra di noi si è creato un bellissimo rapporto, il fatto che lui è il responsabile in assenza di Patrizia (il ristorante dove lui lavorava quando l'ho conosciuto ha chiuso e lui è passato a lavorare da noi) non ha minimamente intaccato il nostro legame, che giorno per giorno è cresciuto e solidificato e che sopratutto molte persone ancora oggi non si spiegano...
Certo è vero, ho solo vent'anni mentre lui già trentacinque ma che ci possiamo fare se ci capiamo al volo e se ci basta un movimento per scoppiare a ridere?
È così, non faccio esagerazioni, ci troviamo su tutto e quando lavoriamo in squadra non c'è cliente che non ci fa i complimenti per il feeling che c'è.
Purtroppo tutto questo oggi finirà, perchè lui ha deciso di licenziarsi e io non riesco a capacitarmene, cioè in realtà so che ha fatto bene, conosco le sue motivazioni, ma egoisticamente non lo accetto perchè mi lascia sola in questa che è e che resterà sempre una gabbia di matti.
Ho provato a dirglielo, ma ci abbiamo scherzato sempre che ora mi pare assurdo di doverlo salutare seriamente e rivederlo chissà quando...
“Ile vatti a cambiare, per oggi hai finito.” vengo riscossa dai miei pensieri dalla voce di Patrizia così dopo aver guardato un po' in giro scendo le scale che mi portano allo spogliatoio, dietro di me sento dei passi così mi volto e vedo che è lui, ride come sempre, mentre a me si sta chiudendo lo stomaco.
“Dove vai?”
“Faccio il mio dovere fino alla fine, scappo a fare le fotocopie.” mi risponde con il suo accento mezzo campano mezzo siculo.
“Quindi poi mi fai vedere gli orari?”
“Certo che no. Come sempre aspetti che attacco il foglio al muro.”
“Sei sempre il solito uffa.”
“Non cambierò mai. Tu piuttosto, dove vai? In bagno?”
“No veramente ho finito...”
“A Federì' eccoti, dai su andiamo a fa' le fotocopie che Ornella ci aspetta.” la mia risposta viene superata da quella di Tania, una mia compagna, che mi passa accanto e prendendolo a braccetto lo porta via. Impiego più del previsto a cambiarmi, poi guardo il telefono e vedo che ci sono due messaggi, li leggo e sono due mie amiche che sono venute a fare una passeggiata nelle vicinanze, d'altronde cosa vuoi fare di domenica pomeriggio se non una passeggiata a Via del Corso?
Quindi mi sistemo un'ultima volta, esco dalla stanza e vado a vedere se le fotocopie le ha fatte. Il foglio c'è quindi significa che è tornato, così con un sorriso torno su pronta per salutarlo:
“Ah eccoti, pensavo che ti eri persa.” mi dice Carmen.
“Eh lo so, c'ho messo un po'... Senti ma Fede?” le chiedo cercandolo con lo sguardo
“Se ne è andato.” mi dice tranquilla e a me si blocca il battito cardiaco... andato? Ma come? Non mi ha neppure salutato? Eppure lo sapeva che non facevo il pomeriggio...
“Ohi tutto bene?” mi chiede lei evidentemente spaventata dalla mia faccia
“Eh? Sì sì tutto bene, ora vado che ci sono Elisetta e Manu qua fuori. Ci vediamo domani, ciao.” dico alzando la voce per farmi sentire da tutti, che infatti rispondono.
Esco e chiamo le ragazze per raggiungerle, però quando lo faccio ho la testa altrove, il mio pensiero va sempre a lui, cavoli ci tenevo a salutarlo! Dio come sono depressa...
“Che hai? È stata dura la giornata?”
“No al contrario, non c'è stato tanto casino...”
“E allora?”
“Federico se ne è andato senza salutarmi.”
“Cosa? E perchè?”
“Non lo so, credo che non si sia ricordato che oggi io staccavo alle quattro... Lui oggi fa lo spezzato quindi riattacca alle sei e mezza.” dico cercando di convincere più me stessa che loro.
“E ti dispiace non averlo salutato vero?” mi chiede Emanuela e io annuisco solo, sapendo che in questo momento una parola può far scoppiare la tempesta che ho dentro
“Dai tesorì facciamo un po' di shopping che così ci tiriamo un po' su tutte.” mi dice Elisetta prendendomi a braccetto.
L'ora seguente la trascorriamo passeggiando e guardando i negozi, poi però alle sei non sappiamo che fare e di tornare a casa non se ne parla:
“E ora che facciamo?” chiede Manu.
“Beh probabilmente non vi andrà, ma io direi di andarci a prendere qualcosa lì al lavoro da me, così stiamo sedute e tranquille. Ah e logicamente offro io.” dico io e stranamente mi assecondano.
“Però io prima devo fare una ricarica Ile, lì vicino c'è qualcosa per farla?” mi chiede Elisetta.
“Certo, c'è Ornella, il chioschetto dove noi andiamo per cambiare i soldi.”. Decisa la meta ci incamminiamo, passo davanti il ristorante traendo un sospiro di sollievo nel vedere che non è pienissimo seppur sia domenica.
“Ma dove sta questa Ornella?”
“Qui, è il chioschetto con la tenda blu.” rispondo io indicandolo e le pulsazioni aumentano. Impegnato a scherzare con Ornella c'è lui, con il suo giacchetto marrone di pelle e i suoi immancabili jeans, ignorando le mie amiche comincio a correre saltellando verso di lui vedendo che scoppia a ridere.
“Ecco la 'sora Lella' va.” esordisce lui quando gli sono di fronte facendo scoppiare a ridere Ornella.
“Simpatico! Comunque sono arrabbiata con te, te ne sei andato senza salutarmi prima e ci sono rimasta malissimo.” gli dico io prendendolo a braccetto, ah dimenticavo, Federico da un paio di mesi ha cominciato a chiamarmi 'sora Lella', a quanto dice lui sembra che i miei modi, un po' rustici in effetti, assomigliano molto a quelli della grande attrice.
“Me ne sono reso conto dopo, sai quando mi hai detto che staccavi non ho capito tanto con Tania che urlava come un'ossessa.” mi spiega e io mi limito a guardarlo... Dio che sollievo averlo rivisto per salutarlo come si deve!
“Come mai qui Antoniè? Non hai staccato due ore fa?”. Antonietta è il mio soprannome secondo Ornella invece, dice che ho più la faccia da Antonietta che da Ilenia.
“Lo so, però volevamo prendere qualcosa da bere e visto che eravamo nei paraggi abbiamo deciso di venire alla “Baguette”, però prima la mia amica deve fare la ricarica.”
“Ah venite alla “Baguette”? Beh guarda io attacco alle sei e mezza, per quell'ora vedi di farti trovare fuori chiaro?” mi dice Federico e io gli do un pizzicotto.
“No, anzi faccio proprio il contrario, entro con te e pretendo che sia tu a prendere le nostre ordinazioni.” gli rispondo fingendomi altezzosa, infatti scoppiamo a ridere entrambi.
“Ma guarda questi, gli basta così poco per ridere. Prima o poi me direte come fate a 'annà così d'accordo?” ci dice Ornella.
“No mai... Questo è solo un nostro segreto.” le risponde lui cingendomi le spalle e il gesto mi fa arrossire.
“A Federì' e mo come farai senza sora Lella tua?”
“Questo è un dramma, non lo so neanche io.” le risponde nuovamente fingendosi disperato.
“Ce l'ho io la soluzione! Mi chiami tutti i giorni!” intervengo io guardandolo con gli occhioni dolci.
“Ottima idea, preferisci prima, dopo o mentre sono in bagno?” mi fa lui scoppiando a ridere, quella sua risata cretina per il quale si è guadagnato il soprannome di “Spongebob”, e io gli do uno schiaffo sulla spalla.
“Quanto sei antipatico quando fai così! Poi però non chiamarmi piangendo se ti manco eh, che mica ti rispondo!” gli dico sembrando arrabbiata sciogliendo il nostro semi abbraccio, ma lui mi riacciuffa e mi stringe di nuovo a sé-
“E dai che scherzo!”
“A Federì' ma Claretta che dice? O sa de te e Antonietta?” dice Ornella e io la guardo interrogativa. Che c'entra ora la sua ragazza? Eh sì, dimenticavo di dire che Federico è felicemente fidanzato da parecchio tempo con Clara, una ragazza, donna anzi, che tutti conosciamo e riteniamo simpatica. Possibile che Ornella debba sempre tirare fuori domande assurde che non hanno logica?
“Di cosa?”
“Beh che voi due ve la intendete.” dice ovvia e tutti e due scoppiamo a ridere. Ma dai che va sparando!
“A Ornè ma per piacere! Potrebbe essere mia figlia! Ah ah ah ah ah! È una ragazzina!”
“Ehi! Mica è colpa mia se tu sei un nonnino!” gli dico io imbronciata dandogli un pizzicotto, poi sentiamo una voce schiarirsi così ci voltiamo verso le mie amiche che poverine hanno assistito alla scena senza fiatare, così scusandomi faccio le presentazione e dopo aver fatto la ricarica lo saluto dicendogli che ci vediamo dentro.
Quando entro tutti fanno la battuta, ma li ignoro e mi siedo al tavolo. Che strano far la cliente nel proprio posto di lavoro! Le mie amiche/colleghe ogni tanto vengono vicino a noi e borbottano su qualche cliente strano, poi lo rivedo, è risalito con la sua divisa diversa dalla nostra, la sua camicia nera con gilet sopra grigio. Lui anche mi vede e viene al nostro tavolo a fare qualche battuta... Come farò da domani senza la sua faccia ridicola? Senza le sue battute? Le sue scenette con Annalisa per farmi ingelosire? Il pensiero mi rattrista e lui lo capisce, perchè mi poggia una mano, la sua manona gigante ornata di fede, sulla spalla e mi dice:
“Ehi guarda che mi sono licenziato mica morto. Non preoccuparti perchè mi vedrai più spesso di prima.”
“Lo voglio sperare per te. La cosa che non ti perdonerò mai è che te ne sei andato prima che del mio compleanno. Cavolo ma ti costava così tanto aspettare venerdì?”
“Scusami non l'ho mica fatto apposta. Però posso prometterti che verrò per farti gli auguri okay?”
“Davvero?”
“Certo.” mi dice con i suoi occhioni azzurrissimi totalmente sinceri e non posso che essere entusiasta, venerdì lo rivedo! Ci abbandona perchè il dovere lo chiama e io parlo con le mie amiche organizzando la serata. Tra i tanti argomenti torniamo anche su di lui e sul nostro rapporto, chiedendomi se veramente tra noi ci sia qualcosa ma io rido:
“Ma quando mai! Uno è troppo grande, potrebbe essere mio padre e secondo è fidanzato!”
“Beh ma mica sei gelosa!” ironizza Elisetta e tutte e tre ridiamo.
“No raga Fede per me è un amico, per lui forse neanche quello, ma per me lui sì. È merito suo se qui al lavoro rido sempre, è l'unico che mi capisce al volo e mi fa passare la rabbia con pochi secondi.” spiego e sembrano credermi. Passano un po' di minuti e poi lo vedo venire verso il nostro tavolo, solo che la sua espressione è cambiata, stavolta è serio, quasi dispiaciuto:
“Ile vieni un attimo con me?” mi chiede quando ci è di fronte e io annuisco, così mi alzo e lo seguo fuori dal locale, ci andiamo a mettere all'angolo della strada, in modo che se passa l'ingegnere non ci vede:
“Che c'è?” gli chiedo preoccupata
“Beh devo dirti una cosa che non ti farà piacere.” mi dice quasi imbarazzato.
“Cioè?”
“Devo infrangere la promessa che ti ho fatto prima.”
“Non capisco.”
“Venerdì non posso passare.” mi dice fissandomi negli occhi e io mi gelo. Ci metto qualche secondo a riprendermi e quando lo faccio assumo un atteggiamento glaciale.
“Bene. Non preoccuparti non fa niente.” gli volto le spalle per rientrare dentro.
“No dai aspetta fammi dire perchè.” mi dice lui prendendomi per il polso.
“Non mi interessa, non puoi venire pazienza.” dico senza voltarmi.
“Dai non fare così, mi dispiace.”
“Anche a me, però che ci vuoi fare? Dai torna a lavoro.” continuo a parlare senza guardarlo, so che se lo facessi scoppierei a piangere.
“Non posso se non ti giri e mi ripeti che non ti dispiace con il sorriso.” diavolo ma perchè mi capisce sempre così bene?
“Fede dai...”
“Il lo vedi che faccio bene a dire che sei una ragazzina? Sei una bambina che non mi fa neanche parl...”
“E va bene hai ragione! Sono una ragazzina e allora? Ho vent'anni Federì'!” mi volto a guardarlo infuriata e lo vedo sorridere. Bastardo! Sa come farmi arrabbiare!
“Non si danno le spalle quando uno ti parla. E comunque fammi spiegare.”
“Federì' davvero, tranquillo. Fa niente.” non voglio saperlo veramente.
“Lavoro.” mi dice semplicemente.
“Eh?” dico stupita e lui fa il suo sorrisino da bastardo.
“Lavoro, mi hanno appena chiamato e mi hanno detto che comincio da domani, è per questo che non posso passare... Però ti giuro sul mio cane che ti mando un messaggio con gli auguri.” mi dice solenne portando addirittura le dita alle labbra nella tipica mossa del giurin giurello.
“Ok ti credo. Aspetterò il tuo messaggio con ansia e se non arriverà ti giuro che scoprirò dove vivi e verrò a tirarti i piedi tutte le sere.” dico gonfiando le guance e unendo le braccia sotto al seno. Lui scoppia a ridere e facendo un passo verso di me mi abbraccia forte.
“Come farò senza la mia sora Lella? Me lo spieghi?” dice continuando a sghignazzare mentre io mi sistemo meglio tra le sue braccia, inspirando così il suo profumo, il tanto amato Jampol Gautier e gli rispondo.
“Non ne ho la più pallida idea Feffo, la domanda me lo pongo io. Come diavolo farò senza di te qua dentro?” lui mi distanzia un pochino e prendendo il mio viso tra le sue mani punta il suo sguardo nel mio.
“Ce la farai, incontrerai tanti altri Federico ragazzina, che alla fine neanche ti ricorderai del sottoscritto.”
“Non sperarci nonno!” dico sorridendo e lui dopo avermi fissato intensamente sorride.
“Avanti rientriamo va, sennò la pazza dà di matto.” mi dice prendendomi per mano e io sorrido capendo che si riferisce a Silvia. Appena rientriamo subito sciogliamo la presa e io torno al tavolo raccontando ciò che è successo.

   
 
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