Non so se leggerai come l'ultima volta mi hai detto...
e non so perchè sto scrivendo questo proprio a te però....
L'ho fatto! Ho scritto su di lui e la sto rendendo pubblica...
Grazie solo per quello che facesti per me allora,
non lo dimenticherò mai..
heart of apple....
L'ho fatto! Ho scritto su di lui e la sto rendendo pubblica...
Grazie solo per quello che facesti per me allora,
non lo dimenticherò mai..
heart of apple....
DOMENICA 14 MARZO
“A parte gli scherzi, tu qua dentro sei l'unica persona che vorrò ricordare...” queste parole mi fanno accelerare i battiti del cuore, punto lo sguardo nei suoi occhi incredibilmente azzurri e non ci trovo traccia di ilarità. È serio, per una volta riesce ad esserlo e io non riesco a ricordare come si mettono due parole in fila per rispondergli. Lo guardo e basta, ignorando ciò che mi circonda, i clienti che ci guardano, Patrizia che ci chiede di rientrare, Silvia che si arrabbia perchè non lavoriamo...
"Dai scema rientriamo
altrimenti qui licenziano anche te.” mi dice lui sorridendo
nuovamente e mi prende per un braccio
“No aspetta!” mi
fermo e lui con me, mi guarda con espressione sorpresa. Vorrei
solamente dirgli che mi mancherà da morire, che venire a lavoro
senza di lui sarà deprimente, che perdere il mio partner mi fa star
malissimo, ma mi limito a scuotere la testa e a rientrare nel delirio
che è il ristornate all'ora di punta di domenica.
Sono passate due ore da quando mi ha detto quelle cose e nonostante abbia continuato a lavorare, a ridere e scherzare, il mio cervello ancora ripete quelle parole...
Okay forse è il caso che
metta in chiaro un paio di cose, altrimenti tutto risulterà confuso.
Mi chiamo Ilenia, ho
vent'anni e faccio la cameriera.
Il ragazzo, o per meglio dire l'uomo, di cui parlo è Federico, un mio collega o forse è meglio dire ex collega...
Il ragazzo, o per meglio dire l'uomo, di cui parlo è Federico, un mio collega o forse è meglio dire ex collega...
Ho lavorato in questo
ristorante già ad ottobre, solo che sono servita solo per tre
settimana, perchè ha detta dei “capi” non c'era bisogno di
personale in quel periodo.
Successivamente sono
stata richiamata a dicembre ed è qui che ho conosciuto Federico, ma
conosciuto sul serio però. Dovete sapere che già prima di ottobre,
avevo fatto i miei tre giorni di prova a settembre e il primo giorno,
il primo primo in assoluto, dopo aver fatto le mie sei ore di lavoro,
mi era stato chiesto di poter fare la sera nel ristorante collegato
al nostro...
Ora, voi immaginate una
povera ragazza senza esperienza, fresca di diploma che, sopratutto,
di vino e aperitivi non ci capisce niente e immaginatela al Wine bar
di questo famoso ristorante... Cosa pensate che ne esca fuori?
Ve lo dico io, un vero
disastro. Ero così spaventata e ingenua che per ogni cosa chiedevo
alla mia amica Carmen, la ragazza che mi aveva trovato lavoro, fino a
che Federico, all'epoca il maitre del ristorante, non mi venne
incontro e mi urlò i peggio insulti, riducendomi uno straccio sia
nel corpo che nella mente. Ricordo che quella sera tornai a casa
all'una e in lacrime, giurando a me stessa che mai più gli avrei
permesso di trattarmi così...
Quando sono tornata a
dicembre e l'ho trovato lì la mia reazione non è stata molto
positiva, facevo di tutto per evitarlo e alle sue battute ero l'unica
a non ridere mentre tutti morivano. Anche lui si era reso conto di
questo ma mai mi è venuto a chiedere spiegazioni... Fino a che
Patrizia, la responsabile del negozio, un giorno ci ha preso entrambi
e ci ha fatto chiarire... Ho scoperto infatti che la rabbia che
riversò su di me quella sera era diretta versa il direttore del
ristorante che gli aveva dato buca, ecco perchè al Wine bar c'ero
io, e che era veramente pentito per come mi aveva trattato.
Dal giorno del
chiarimento tra di noi si è creato un bellissimo rapporto, il fatto
che lui è il responsabile in assenza di Patrizia (il ristorante dove
lui lavorava quando l'ho conosciuto ha chiuso e lui è passato a
lavorare da noi) non ha minimamente intaccato il nostro legame, che
giorno per giorno è cresciuto e solidificato e che sopratutto molte
persone ancora oggi non si spiegano...
Certo è vero, ho solo
vent'anni mentre lui già trentacinque ma che ci possiamo fare se ci
capiamo al volo e se ci basta un movimento per scoppiare a ridere?
È così, non faccio
esagerazioni, ci troviamo su tutto e quando lavoriamo in squadra non
c'è cliente che non ci fa i complimenti per il feeling che c'è.
Purtroppo tutto questo
oggi finirà, perchè lui ha deciso di licenziarsi e io non riesco a
capacitarmene, cioè in realtà so che ha fatto bene, conosco le sue
motivazioni, ma egoisticamente non lo accetto perchè mi lascia sola
in questa che è e che resterà sempre una gabbia di matti.
Ho provato a dirglielo,
ma ci abbiamo scherzato sempre che ora mi pare assurdo di doverlo
salutare seriamente e rivederlo chissà quando...
“Ile vatti a cambiare,
per oggi hai finito.” vengo riscossa dai miei pensieri dalla voce
di Patrizia così dopo aver guardato un po' in giro scendo le scale
che mi portano allo spogliatoio, dietro di me sento dei passi così
mi volto e vedo che è lui, ride come sempre, mentre a me si sta
chiudendo lo stomaco.
“Dove vai?”
“Faccio il mio dovere
fino alla fine, scappo a fare le fotocopie.” mi risponde con il suo
accento mezzo campano mezzo siculo.
“Quindi poi mi fai
vedere gli orari?”
“Certo che no. Come
sempre aspetti che attacco il foglio al muro.”
“Sei sempre il solito
uffa.”
“Non cambierò mai. Tu piuttosto, dove vai? In bagno?”
“Non cambierò mai. Tu piuttosto, dove vai? In bagno?”
“No veramente ho
finito...”
“A Federì' eccoti, dai
su andiamo a fa' le fotocopie che Ornella ci aspetta.” la mia
risposta viene superata da quella di Tania, una mia compagna, che mi
passa accanto e prendendolo a braccetto lo porta via. Impiego più
del previsto a cambiarmi, poi guardo il telefono e vedo che ci sono
due messaggi, li leggo e sono due mie amiche che sono venute a fare
una passeggiata nelle vicinanze, d'altronde cosa vuoi fare di
domenica pomeriggio se non una passeggiata a Via del Corso?
Quindi mi sistemo
un'ultima volta, esco dalla stanza e vado a vedere se le fotocopie le
ha fatte. Il foglio c'è quindi significa che è tornato, così con
un sorriso torno su pronta per salutarlo:
“Ah eccoti, pensavo che
ti eri persa.” mi dice Carmen.
“Eh lo so, c'ho messo
un po'... Senti ma Fede?” le chiedo cercandolo con lo sguardo
“Se ne è andato.” mi
dice tranquilla e a me si blocca il battito cardiaco... andato? Ma
come? Non mi ha neppure salutato? Eppure lo sapeva che non facevo il
pomeriggio...
“Ohi tutto bene?” mi
chiede lei evidentemente spaventata dalla mia faccia
“Eh? Sì sì tutto
bene, ora vado che ci sono Elisetta e Manu qua fuori. Ci vediamo
domani, ciao.” dico alzando la voce per farmi sentire da tutti, che
infatti rispondono.
Esco e chiamo le ragazze
per raggiungerle, però quando lo faccio ho la testa altrove, il mio
pensiero va sempre a lui, cavoli ci tenevo a salutarlo! Dio come sono
depressa...
“Che hai? È stata dura
la giornata?”
“No al contrario, non
c'è stato tanto casino...”
“E allora?”
“Federico se ne è
andato senza salutarmi.”
“Cosa? E perchè?”
“Non lo so, credo che
non si sia ricordato che oggi io staccavo alle quattro... Lui oggi fa
lo spezzato quindi riattacca alle sei e mezza.” dico cercando di
convincere più me stessa che loro.
“E ti dispiace non
averlo salutato vero?” mi chiede Emanuela e io annuisco solo,
sapendo che in questo momento una parola può far scoppiare la
tempesta che ho dentro
“Dai tesorì facciamo
un po' di shopping che così ci tiriamo un po' su tutte.” mi dice
Elisetta prendendomi a braccetto.
L'ora seguente la
trascorriamo passeggiando e guardando i negozi, poi però alle sei
non sappiamo che fare e di tornare a casa non se ne parla:
“E ora che facciamo?”
chiede Manu.
“Beh probabilmente non
vi andrà, ma io direi di andarci a prendere qualcosa lì al lavoro
da me, così stiamo sedute e tranquille. Ah e logicamente offro io.”
dico io e stranamente mi assecondano.
“Però io prima devo
fare una ricarica Ile, lì vicino c'è qualcosa per farla?” mi
chiede Elisetta.
“Certo, c'è Ornella,
il chioschetto dove noi andiamo per cambiare i soldi.”. Decisa la
meta ci incamminiamo, passo davanti il ristorante traendo un sospiro
di sollievo nel vedere che non è pienissimo seppur sia domenica.
“Ma dove sta questa
Ornella?”
“Qui, è il chioschetto
con la tenda blu.” rispondo io indicandolo e le pulsazioni
aumentano. Impegnato a scherzare con Ornella c'è lui, con il suo
giacchetto marrone di pelle e i suoi immancabili jeans, ignorando le
mie amiche comincio a correre saltellando verso di lui vedendo che
scoppia a ridere.
“Ecco la 'sora Lella'
va.” esordisce lui quando gli sono di fronte facendo scoppiare a
ridere Ornella.
“Simpatico! Comunque
sono arrabbiata con te, te ne sei andato senza salutarmi prima e ci
sono rimasta malissimo.” gli dico io prendendolo a braccetto, ah
dimenticavo, Federico da un paio di mesi ha cominciato a chiamarmi
'sora Lella', a quanto dice lui sembra che i miei modi, un po'
rustici in effetti, assomigliano molto a quelli della grande attrice.
“Me ne sono reso conto
dopo, sai quando mi hai detto che staccavi non ho capito tanto con
Tania che urlava come un'ossessa.” mi spiega e io mi limito a
guardarlo... Dio che sollievo averlo rivisto per salutarlo come si
deve!
“Come mai qui Antoniè?
Non hai staccato due ore fa?”. Antonietta è il mio soprannome
secondo Ornella invece, dice che ho più la faccia da Antonietta che
da Ilenia.
“Lo so, però volevamo
prendere qualcosa da bere e visto che eravamo nei paraggi abbiamo
deciso di venire alla “Baguette”, però prima la mia amica deve
fare la ricarica.”
“Ah venite alla
“Baguette”? Beh guarda io attacco alle sei e mezza, per quell'ora
vedi di farti trovare fuori chiaro?” mi dice Federico e io gli do
un pizzicotto.
“No, anzi faccio
proprio il contrario, entro con te e pretendo che sia tu a prendere
le nostre ordinazioni.” gli rispondo fingendomi altezzosa, infatti
scoppiamo a ridere entrambi.
“Ma guarda questi, gli
basta così poco per ridere. Prima o poi me direte come fate a 'annà
così d'accordo?” ci dice Ornella.
“No mai... Questo è
solo un nostro segreto.” le risponde lui cingendomi le spalle e il
gesto mi fa arrossire.
“A Federì' e mo come
farai senza sora Lella tua?”
“Questo è un dramma,
non lo so neanche io.” le risponde nuovamente fingendosi disperato.
“Ce l'ho io la
soluzione! Mi chiami tutti i giorni!” intervengo io guardandolo con
gli occhioni dolci.
“Ottima idea,
preferisci prima, dopo o mentre sono in bagno?” mi fa lui
scoppiando a ridere, quella sua risata cretina per il quale si è
guadagnato il soprannome di “Spongebob”, e io gli do uno schiaffo
sulla spalla.
“Quanto sei antipatico
quando fai così! Poi però non chiamarmi piangendo se ti manco eh,
che mica ti rispondo!” gli dico sembrando arrabbiata sciogliendo il
nostro semi abbraccio, ma lui mi riacciuffa e mi stringe di nuovo a
sé-
“E dai che scherzo!”
“A Federì' ma Claretta
che dice? O sa de te e Antonietta?” dice Ornella e io la guardo
interrogativa. Che c'entra ora la sua ragazza? Eh sì, dimenticavo di
dire che Federico è felicemente fidanzato da parecchio tempo con
Clara, una ragazza, donna anzi, che tutti conosciamo e riteniamo
simpatica. Possibile che Ornella debba sempre tirare fuori domande
assurde che non hanno logica?
“Di cosa?”
“Beh che voi due ve la
intendete.” dice ovvia e tutti e due scoppiamo a ridere. Ma dai che
va sparando!
“A Ornè ma per
piacere! Potrebbe essere mia figlia! Ah ah ah ah ah! È una
ragazzina!”
“Ehi! Mica è colpa mia
se tu sei un nonnino!” gli dico io imbronciata dandogli un
pizzicotto, poi sentiamo una voce schiarirsi così ci voltiamo verso
le mie amiche che poverine hanno assistito alla scena senza fiatare,
così scusandomi faccio le presentazione e dopo aver fatto la
ricarica lo saluto dicendogli che ci vediamo dentro.
Quando entro tutti fanno
la battuta, ma li ignoro e mi siedo al tavolo. Che strano far la
cliente nel proprio posto di lavoro! Le mie amiche/colleghe ogni
tanto vengono vicino a noi e borbottano su qualche cliente strano,
poi lo rivedo, è risalito con la sua divisa diversa dalla nostra, la
sua camicia nera con gilet sopra grigio. Lui anche mi vede e viene al
nostro tavolo a fare qualche battuta... Come farò da domani senza la
sua faccia ridicola? Senza le sue battute? Le sue scenette con
Annalisa per farmi ingelosire? Il pensiero mi rattrista e lui lo
capisce, perchè mi poggia una mano, la sua manona gigante ornata di
fede, sulla spalla e mi dice:
“Ehi guarda che mi sono
licenziato mica morto. Non preoccuparti perchè mi vedrai più spesso
di prima.”
“Lo voglio sperare per
te. La cosa che non ti perdonerò mai è che te ne sei andato prima
che del mio compleanno. Cavolo ma ti costava così tanto aspettare
venerdì?”
“Scusami non l'ho mica
fatto apposta. Però posso prometterti che verrò per farti gli
auguri okay?”
“Davvero?”
“Certo.” mi dice con
i suoi occhioni azzurrissimi totalmente sinceri e non posso che
essere entusiasta, venerdì lo rivedo! Ci abbandona perchè il dovere
lo chiama e io parlo con le mie amiche organizzando la serata. Tra i
tanti argomenti torniamo anche su di lui e sul nostro rapporto,
chiedendomi se veramente tra noi ci sia qualcosa ma io rido:
“Ma quando mai! Uno è
troppo grande, potrebbe essere mio padre e secondo è fidanzato!”
“Beh ma mica sei
gelosa!” ironizza Elisetta e tutte e tre ridiamo.
“No raga Fede per me è
un amico, per lui forse neanche quello, ma per me lui sì. È merito
suo se qui al lavoro rido sempre, è l'unico che mi capisce al volo e
mi fa passare la rabbia con pochi secondi.” spiego e sembrano
credermi. Passano un po' di minuti e poi lo vedo venire verso il
nostro tavolo, solo che la sua espressione è cambiata, stavolta è
serio, quasi dispiaciuto:
“Ile vieni un attimo
con me?” mi chiede quando ci è di fronte e io annuisco, così mi
alzo e lo seguo fuori dal locale, ci andiamo a mettere all'angolo
della strada, in modo che se passa l'ingegnere non ci vede:
“Che c'è?” gli
chiedo preoccupata
“Beh devo dirti una
cosa che non ti farà piacere.” mi dice quasi imbarazzato.
“Cioè?”
“Devo infrangere la
promessa che ti ho fatto prima.”
“Non capisco.”
“Venerdì non posso
passare.” mi dice fissandomi negli occhi e io mi gelo. Ci metto
qualche secondo a riprendermi e quando lo faccio assumo un
atteggiamento glaciale.
“Bene. Non preoccuparti
non fa niente.” gli volto le spalle per rientrare dentro.
“No dai aspetta fammi
dire perchè.” mi dice lui prendendomi per il polso.
“Non mi interessa, non
puoi venire pazienza.” dico senza voltarmi.
“Dai non fare così, mi
dispiace.”
“Anche a me, però che
ci vuoi fare? Dai torna a lavoro.” continuo a parlare senza
guardarlo, so che se lo facessi scoppierei a piangere.
“Non posso se non ti
giri e mi ripeti che non ti dispiace con il sorriso.” diavolo ma
perchè mi capisce sempre così bene?
“Fede dai...”
“Il lo vedi che faccio
bene a dire che sei una ragazzina? Sei una bambina che non mi fa
neanche parl...”
“E va bene hai ragione!
Sono una ragazzina e allora? Ho vent'anni Federì'!” mi volto a
guardarlo infuriata e lo vedo sorridere. Bastardo! Sa come farmi
arrabbiare!
“Non si danno le spalle
quando uno ti parla. E comunque fammi spiegare.”
“Federì' davvero,
tranquillo. Fa niente.” non voglio saperlo veramente.
“Lavoro.” mi dice
semplicemente.
“Eh?” dico stupita e
lui fa il suo sorrisino da bastardo.
“Lavoro, mi hanno
appena chiamato e mi hanno detto che comincio da domani, è per
questo che non posso passare... Però ti giuro sul mio cane che ti
mando un messaggio con gli auguri.” mi dice solenne portando
addirittura le dita alle labbra nella tipica mossa del giurin
giurello.
“Ok ti credo. Aspetterò
il tuo messaggio con ansia e se non arriverà ti giuro che scoprirò
dove vivi e verrò a tirarti i piedi tutte le sere.” dico gonfiando
le guance e unendo le braccia sotto al seno. Lui scoppia a ridere e
facendo un passo verso di me mi abbraccia forte.
“Come farò senza la
mia sora Lella? Me lo spieghi?” dice continuando a sghignazzare
mentre io mi sistemo meglio tra le sue braccia, inspirando così il
suo profumo, il tanto amato Jampol Gautier e gli rispondo.
“Non ne ho la più
pallida idea Feffo, la domanda me lo pongo io. Come diavolo farò
senza di te qua dentro?” lui mi distanzia un pochino e prendendo il
mio viso tra le sue mani punta il suo sguardo nel mio.
“Ce la farai,
incontrerai tanti altri Federico ragazzina, che alla fine neanche ti
ricorderai del sottoscritto.”
“Non sperarci nonno!”
dico sorridendo e lui dopo avermi fissato intensamente sorride.
“Avanti rientriamo va,
sennò la pazza dà di matto.” mi dice prendendomi per mano e io
sorrido capendo che si riferisce a Silvia. Appena rientriamo subito
sciogliamo la presa e io torno al tavolo raccontando ciò che è
successo.